2022 06 15 Report 2022 di Open Doors: nel mondo oltre 360 milioni i cristiani perseguitati
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TANZANIA – Ucciso e fatto a pezzi un Padre Bianco
NIGERIA – rapito un prete – Ultimi aggiornamenti sul massacro nella chiesa di Owo: - “I cambiamenti climatici non hanno nulla a che fare con la strage nella chiesa di Owo” dice il Vescovo di Ondo
Report 2022 di Open Doors: nel mondo oltre 360 milioni i cristiani perseguitati
Pubblicato dalla onlus il rapporto annuale che descrive la realtà di sfollati e rifugiati di fede cristiana.
In 58 Paesi sono stati costretti a lasciare le proprie case quasi esclusivamente a causa della propria identità religiosa.
La World Watch List rivela che, dal 1° ottobre 2020 al 30 settembre 2021, i cristiani uccisi sono 5.898, le chiese e gli edifici connessi attaccati o chiusi 5.110
Sono 76 i Paesi in cui i cristiani affrontano livelli di persecuzione alti. Lo rivela Porte Aperte- Open Doors che, in vista della Giornata Mondiale del Rifugiato dell’Onu, il 20 giugno, e in concomitanza con le ultime cifre diffuse dall’UNHCR circa il numero di sfollati nel mondo (100 milioni), pubblica “Chiesa Profuga: Report 2022 su sfollati interni e rifugiati”. La onlus da oltre 60 anni impegnata nella ricerca sul campo di cause e soluzioni alla persecuzione, offre supporto materiale, aiuti di emergenza, informazioni e assistenza ai cristiani perseguitati a causa della loro fede e cura anche una World Watch List. Da essa emerge che nei primi 58 Paesi i cristiani dichiarano di essere stati forzatamente sfollati dalle proprie case quasi esclusivamente a causa della propria identità religiosa, mentre circa la metà degli sfollati interni proviene da 5 Paesi (46%) dove più si perseguitano i cristiani, e oltre i 2/3 dei rifugiati (68%) arrivano da 5 Paesi in cui si sperimenta un livello alto di discriminazione e persecuzione. Concentrandosi sulle prime 50 Nazioni dove più si perseguitano i cristiani, la World Watch List 2022, dal 1° ottobre 2020 al 30 settembre 2021, registra oltre 360 milioni di cristiani che sperimentano alti livelli di persecuzione e discriminazione a motivo della loro fede, e 312 milioni che affrontano un livello di persecuzione molto alto o estremo.
I numeri
Porte Aperte riferisce, che nel lasso di tempo preso in esame dal Rapporto, i cristiani uccisi sono 5.898, in aumento del 4% rispetto al report 2021 che ne contava 4.761. Le chiese e gli edifici connessi attaccati o chiusi sono 5.110, il 14% in più; i cristiani arrestati senza processo e incarcerati 6.175, (+69%). Il dato più allarmante è quello dei cristiani rapiti: 3.829, il 124% in più rispetto ai 1.710 del precedente report. Il rapporto del 2022 evidenzia inoltre che lo sfollamento dei cristiani dalle loro case e comunità è frutto anche di una strategia deliberata di persecuzione religiosa, volta a cancellare la presenza della cristianità da una determinata comunità o da un certo Paese. In alcuni casi si tratta di una strategia dichiarata e pubblica, in altri è invece segreta e informale. Altro elemento che il report rileva è che la persecuzione religiosa non si ferma necessariamente alle frontiere. I cristiani costretti a spostarsi possono subire persecuzione religiosa in qualsiasi fase del loro viaggio. Porte Aperte sottolinea, inoltre, che lo sfollamento allontana gli individui e le famiglie dalle reti sociali e comunitarie e questo minaccia la resilienza dei cristiani e il loro senso di identità. Oltre a perdere le proprie abitazioni, i cristiani sfollati perdono anche le reti pratiche di sostegno sociale o finanziario e di protezione e devono poi affrontare continue e nuove sfide, in primo luogo violenza psicologica e insicurezza fisica, che scaturiscono da pressioni di gruppi religiosi violenti. Ma ci sono anche da considerare, in chi si converte al cristianesimo, i traumi dovuti alla violenza e al rigetto da parte della famiglia.
Gli sfollati cristiani nel mondo
Nell’Africa subsahariana i principali Paesi che generano rifugiati e sfollati interni cristiani sono Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea e Nigeria dove, in particolare, sono attivi gruppi estremisti islamici che prendono di mira anche proprietà, bestiame e terreni. Nel Medio Oriente e nel Nord Africa, i cristiani che lasciano il proprio Paese per ragioni prevalentemente legate alla fede sono spesso di origine musulmana. Per loro, la minaccia principale può essere costituita dai familiari. Le Nazioni con più sfollati sono Iran e Siria, teatri di conflitti prolungati che, nell’ultimo decennio, hanno provocato conseguenze particolarmente gravi per le comunità cristiane minoritarie, costringendole ad allontanarsi in massa. Un caso a sé è l’Iraq, dove sono rimasti soltanto 166mila cristiani autoctoni. Prima che Saddam Hussein salisse al potere, il Paese contava oltre un milione di cristiani, ma il numero si è ridotto durante il suo governo e un aumento della persecuzione è stato registrato a partire dal 2003. Dopo l’invasione che ha rovesciato Hussein, le pressioni sono arrivate al culmine nel 2014, quando lo Stato Islamico di Iraq e Siria (ISIS) ha dichiarato che i cristiani avrebbero dovuto lasciare il Paese, convertirsi all’islam o pagare una tassa. In Asia si contano più rifugiati e sfollati interni cristiani in Afghanistan, Myanmar e Pakistan. Le principali fonti di pressione che portano gli individui ad abbandonare le proprie case sono famiglia e comunità locale. Forti, inoltre, le pressioni su chi si converte al cristianesimo da un’altra religione, soprattutto in Pakistan, dove le minoranze religiose vivono sotto l’ombra di leggi contro l’apostasia e la blasfemia. Convertirsi al cristianesimo è considerato inaccettabile e una minaccia all’onore della famiglia e per evitare percosse, matrimoni forzati e delitti d’onore, molti di coloro che si convertono fuggono o si rifugiano in luoghi dove non vengono riconosciuti. In America Latina, i cristiani sono primariamente colpiti da insicurezza e criminalità, e mentre i ragazzi scelgono di lasciare i luoghi di origine temendo di essere reclutati da bande criminali o incastrati in cicli di violenza, donne e ragazze rischiano di essere prese di mira come oggetti di violenza sessuale. Originano più sfollati Colombia e Messico. In Paesi autoritari come Cuba, Nicaragua e Venezuela, poi, responsabili della Chiesa e cristiani più attivi si trovano anche ad affrontare persecuzioni da parte di funzionari governativi, in particolare se hanno avuto una presenza pubblica significativa o partecipato a proteste contro il governo.
(Tiziana Campisi – Città del Vaticano- 15 06 2022)
TANZANIA - Ucciso e fatto a pezzi un Padre Bianco originario del Malawi
“P. Samson è stato ucciso ma non sappiamo da chi e in quali circostanze” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Gervas John Mwasikwabhila Nyaisonga, Arcivescovo di Mbeya, l’arcidiocesi tanzaniana dove operava p. Michael Mawelera Samson, dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi), originario del Malawi, scomparso il 10 giugno e il cui corpo è stato ritrovato sul greto del fiume Meta, la mattina dell’11 giugno
“Il suo corpo sezionato è stato ritrovato intorno alla 6,30 dell’11 giugno” conferma Mons. Nyaisonga. “P. Samson probabilmente è stato colpito alla testa, forse è stato tramortito e poi l’assassino o gli assassini si sono accaniti sul suo corpo sezionandolo. La testa, il collo, le gambe e il busto erano separati. Non pensiamo che si tratti di un rito di stregoneria perché tutte le membra del povero corpo sono state ritrovate. In genere, per i riti di stregoneria, si asportano alcune parti del corpo della vittima” afferma l’Arcivescovo.
Mons. Nyaisonga, aggiunge che “p. Samson è stato ucciso in un luogo diverso da quello dove è stato ritrovato il suo corpo che è stato avvolto in un lenzuolo per poterlo trasportare senza lasciare tracce ematiche”.
I funerali del missionario ucciso si terranno domani, 16 giugno, alla presenza di una delegazione dei Padri Bianchi e della diocesi di Mzuzu, in Malawi, di cui p. Samson era originario.
(L.M.) (Agenzia Fides 15/6/2022)
Mentre la Nigeria è ancora sotto choc per il massacro nella chiesa di Owo
NIGERIA - Rapito un sacerdote
Mentre non è ancora chiara la responsabilità del massacro nella chiesa di San Francesco Saverio di Owo, nello Stato di Ondo (nel sud-ovest della Nigeria), avvenuto domenica 5 giugno (vedi Fides 6/6/2022), è stato reso noto che poche ore prime dell’assalto, un sacerdote cattolico è stato rapito a Obangede, nell’area del governo locale di Okehi nello Stato di Kogi, confinante con quello di Ondo. P. Christopher Itopa Onotu parroco della chiesa di Our Lady of Perpetual Help, sarebbe stato rapito sabato 4 giugno, ma la maggior parte dei parrocchiani si sono accorti della sua scomparsa solo la mattina successiva, non vedendolo arrivare per celebrare la Messa di Pentecoste. Testimoni hanno riferito che alcuni uomini armati sono entrati nella canonica attorno alle 9 di sera e hanno prelevato con la forza il sacerdote.
RIGUARDO AL MASSACRO
Nel frattempo le autorità nigeriane hanno pubblicato il bilancio ufficiale delle vittime dell’assalto alla chiesa di Owo. La National Emergency Management Agency riferisce che i morti sono 22 e i feriti 50; in precedenza la stampa aveva riferito che le vittime erano almeno 50. Tra loro risultano anche bambini e ragazzi. Al momento le autorità non si sbilanciano sulle responsabilità dell’assalto, che appare essere stato organizzato ed eseguito da un gruppo ben armato e addestrato.
(L.M.) (Agenzia Fides 7/6/2022)
NIGERIA - “Assalto commesso da un gruppo ben organizzato. Il numero delle vittime probabilmente più alto di quello ufficiale”
“Chi ha commesso il massacro domenica 5 giugno nella chiesa San Francesco Saverio di Owo è un gruppo ben organizzato e ben addestrato” riferiscono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa in Nigeria, che per motivi di sicurezza hanno chiesto l’anonimato.
“Gli assalitori sono giunti al termine della messa di Pentecoste, mescolandosi ai fedeli che stavano uscendo dal luogo di culto. Si sono divisi in gruppetti che hanno iniziato a far esplodere ordigni e a sparare sui fedeli, sia dentro che fuori la chiesa, dimostrando una padronanza delle armi e delle tattiche di guerriglia” spiegano le fonti d Fides. “Il bilancio ufficiale di 22 morti, riferito dalle autorità, va rivisto al rialzo” aggiungono. “Probabilmente le persone uccise sul colpo sono una cinquantina, alle quali vanno giunte quelle morte in seguito alle ferite riportate”.
La drammaticità delle condizioni e del numero di feriti è indirettamente testimoniata dai diversi appelli alla donazione di sangue lanciati dalle autorità sanitarie subito dopo la strage. “Siamo veramente preoccupati perché il massacro è stato commesso in uno Stato come quello di Ondo, nel sud-ovest, finora risparmiato dalle violenze che affliggono altre aree della Nigeria” sottolineano le nostre fonti.
“Le comunità cristiane e i cattolici in particolare si sentono minacciati. Ormai non passa settimana che un prete cattolico non venga rapito. Anche alla vigilia della strage del 5 giugno ne era stato rapito uno, in uno Stato confinante” ricordano le fonti riferendosi al rapimento, sabato 4 giugno, di p. Christopher Itopa Onotu parroco della chiesa di Our Lady of Perpetual Help, a Obangede, nell’area del governo locale di Okehi, nello Stato di Kogi, confinante con quello di Ondo (vedi Fides 7/6/2022).
“Quello che sta gettando nello sconforto la popolazione nigeriana è che la maggior parte degli assassini e dei rapitori non sono stati portati di fronte alla giustizia. E questo genera diffidenza nei confronti dello Stato e la tentazione di proteggersi da soli” concludono le nostre fonti. La tensione in Nigeria è in crescita mentre è stata ormai avviata la campagna elettorale per le elezioni presidenziali del febbraio 2023.
(L.M.) (Agenzia Fides 8/6/2022)
NIGERIA - “I cambiamenti climatici non hanno nulla a che fare con la strage nella chiesa di Owo” dice il Vescovo di Ondo
“Suggerire o fare una connessione tra le vittime del terrore e le conseguenze del cambiamento climatico non solo è fuorviante ma significa gettare sale sulle ferite delle vittime del terrorismo in Nigeria” afferma Sua Ecc. Mons. Jude Ayodeji Arogundade, Vescovo di Ondo, la diocesi alla quale appartiene la chiesa di San Francesco Saverio di Owo, dove domenica 5 giugno è stata commessa una strage di fedeli (vedi Fides 6/6/2022).
Mons. Arogundade risponde al Presidente della Repubblica di Irlanda, Michael D Higgins, che nel suo messaggio di condoglianze per il massacro, aveva messo in guardia da “ogni tentativo di fare dei pastori (Fulani) un capro espiatorio, perché questi sono tra le prime vittime delle conseguenze del cambiamento climatico”. Alle bande di pastori Fulani, alla ricerca di pascoli e acqua per i loro greggi, sono attribuiti diversi assalti in Nigeria, soprattutto contro comunità di agricoltori stanziali. In un primo momento anche il massacro nella chiesa di Owo è stato attribuito a un commando di Fulani ma le autorità ora accusano l’affiliazione in Nigeria dello Stato Islamico, Islamic State West Africa Province (ISWAP, nato da una scissione di Boko Haram) di essere responsabile della strage della domenica di Pentecoste.
Nella sua dichiarazione, Mons. Arogundade ha descritto come “scorretto e inverosimile” attribuire al cambiamento climatico un ruolo nel massacro di Owo e che “alludere a qualche forma di politica del cambiamento climatico nella nostra situazione è del tutto inappropriato”.
In tutta la Nigeria c’è “una forte paura in ogni parte del Paese, e una situazione del genere non ha nulla a che fare con l’ideologia”, prosegue il Vescovo di Ondo che rivolge un appello a “coloro che cercano di approfittare di questo evento orribile per far avanzare qualsiasi forma di agenda ideologica, di desistere da tale opportunismo”
“I commenti che associano banditismo, rapimenti e attacchi raccapriccianti a cittadini innocenti con questioni riguardanti il cambiamento climatico sono deviazioni dalla verità” conclude il Vescovo attribuendo alla politica il degrado delle condizioni di sicurezza nel Paese.
(L.M.) (Agenzia Fides 13/6/2022)