2022 07 13 PAKISTAN – Meccanico cristiano in Pakistan condannato a morte per ‘blasfemia’. Ha detto “Seguo solo Gesù”
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BURKINA FASO – Attacco terroristico a un villaggio, tra i morti almeno 22 cristiani
Ci sono stati anche feriti, ma il numero non è ancora stato accertato. Nella notte fra il 3 e il 4 luglio uomini armati hanno sferrato un attacco. Fonti locali parlano di oltre trenta morti
Sono almeno 22 i morti e molti i feriti, anche se il numero non è stato ancora accertato, nell’assalto a un villaggio in Burkina Faso. Nella notte fra il 3 e il 4 luglio uomini armati hanno sferrato un attacco a Bourasso, località situata nei pressi di Dedougou, capoluogo della provincia di Kossi, regione di Boucle du Mouhoun. Il bilancio delle vittime fornito dall’amministrazione regionale è ancora provvisorio. Fonti locali, contattate da Aiuto alla Chiesa che Soffre, riferiscono di oltre 30 morti. Il governatore, in un comunicato, ha parlato di “minaccia terroristica”.
“I terroristi sono arrivati in motocicletta al villaggio di Bourasso, domenica 3 luglio, intorno alle 17, poi sono partiti senza fare niente, ma sono rientrati durante la notte, minacciando i paesani nel cortile davanti alla chiesa”, ha raccontato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre uno dei sopravvissuti.
I terroristi, che minacciano l’intera regione da circa due anni, erano già arrivati nel villaggio diverse volte. “Hanno ucciso 14 persone davanti alla chiesa”, ha riferito un sacerdote della cattedrale di Nouna, situata a 20 km da Bourasso, che intende rimanere anonimo per ragioni di sicurezza.
Dopo questo primo massacro gli aggressori si sarebbero diretti all’interno del villaggio per uccidere un’altra ventina di persone, tra cui molti cristiani e fedeli di religioni tradizionali africane. “Siamo terrorizzati. Tutte queste persone non hanno niente a che fare con la politica o con questi gruppi terroristici, vengono attaccate pur non avendo niente con cui difendersi. È davvero un caos”, testimonia il sacerdote. “Qui, quando ci alziamo, sappiamo di essere vivi, ma non sappiamo se saremo ancora vivi la sera”. Il sacerdote stesso è sfuggito per un soffio a un’imboscata terroristica in questa stessa regione lo scorso 9 maggio. “Sono davvero triste… conoscevo quasi tutte le vittime”.
La mattina dell’attentato la diocesi di Nouna ha celebrato una Messa di ringraziamento per l’ordinazione di due suoi sacerdoti, avvenuta il giorno prima, e per i sette anni di servizio del suo catechista, residente a Bourasso, il tutto senza sapere che quella stessa notte una parte dei suoi parrocchiani, compresi i due fratelli del catechista, sarebbero morti assassinati dai terroristi.
(Avvenire Silvia Guzzetti martedì 5 luglio 2022)
NIGERIA – Rapito e liberato dopo due giorni padre Amodu
Il sacerdote era stato rapito venerdì scorso nello Stato di Benue. Lo ha annunciato la diocesi di Otukpo in un comunicato in cui si chiede maggiore sicurezza nel Paese
È stato liberato in Nigeria padre Peter Amodu, rapito lo scorso 6 luglio lungo l’autostada Otukpo-Ugbokolo, nello Stato del Benue, nel sud est del Paese. A darne notizia un comunicato del segretariato diocesano di Otupko, in cui si ringrazia Dio per la liberazione del sacerdote. “Ringraziamo tutti i sacerdoti, i religiosi, i laici e tutte le persone di buona volontà che hanno mostrato una forte solidarietà e pregato per un rilascio rapito e sicuro per il nostro fratello”, si legge ancora nel comunicato.
La preghiera per gli altri sacerdoti rapiti
Nelle ultime due settimane altri due sacerdoti sono stati rapiti nello Stato di Edo, padre Peter Udo della chiesa cattolica di San Patrizio a Uromi, assalito da uomini armati e padre Philemon Oboh del Centro di ritiro di San Giuseppe a Ugboha, prelevato dalla sua auto mentre era in viaggio. Sparito il 4 luglio anche padre Emmanuel Silas, nella diocesi di Kafanchan. “Mentre continuiamo a raccomandare al Signore la vita di altre numerose persone che sono tenute prigioniere da bande criminali in varie parti del Paese, per il loro sicuro salvataggio”, scrive ancora la diocesi di Otupko, “preghiamo che attraverso l’efficace intercessione della Beata Vergine Maria, il Signore ci preservi da ogni male e riporti la sicurezza nel nostro Paese, la Nigeria”.
(Michele Raviart – RV 09 07 2022)
PAKISTAN – Meccanico cristiano in Pakistan condannato a morte per ‘blasfemia’. Ha detto “Seguo solo Gesù”
New Delhi: più di cinque anni dopo il suo arresto, un meccanico cristiano accusato di blasfemia è stato condannato a morte lunedì da un tribunale di Lahore. L’imputato, che ha una moglie e una figlia, ha perso anche la madre nel 2019 mentre era dietro le sbarre.
La famiglia di Masih ha rilasciato una dichiarazione in cui l’uomo spiega cosa è successo nel giugno 2017, quando è stato arrestato (riportato da Bitter Winter):
“Sono innocente, ha detto Masih, il caso contro di me è infondato, falso e costruito contro di me solo per distruggere i miei affari. La mia attività andava bene ed ero molto felice, ma Muhammad Naveed, che è anche un meccanico di motociclette e aveva aperto un negozio di fronte a me, era geloso perché la mia attività andava bene e aveva una buona reputazione nella zona. Avevamo già discusso pochi giorni prima dell’incidente e mi aveva minacciato di terribili conseguenze. Il giorno dell’incidente, ho litigato con Muhammad Irfan, che si rifiutava di pagarmi dopo aver fatto riparare la sua bicicletta. Quando ho chiesto a Irfan di pagare il conto concordato, ha risposto dicendo: “Sono un seguace di Peer Fakhir (asceti musulmani sufi) e non chiedo il conto”. Ho insistito per il mio conto e ho detto che non seguo nessuno tranne Gesù.
“Irfan è andato al negozio di Naveed e dopo pochi minuti è tornato e ha trasformato l’intera faccenda in un affare religioso e ha iniziato ad accusarmi di blasfemia. La gente ha iniziato a radunarsi intorno al mio negozio ed è arrivato anche il proprietario [dei locali in cui lavoro], Muhammad Ashfaq, che mi aveva già chiesto di lasciare il suo negozio. Questa è stata un’opportunità per Naveed e Ashfaq di regolare i conti, quindi si sono lamentati con la polizia e la polizia ha registrato un primo rapporto informativo (FIR) ai sensi della sezione 295 C della legge sulla blasfemia che prevede una pena di morte obbligatoria”.
L’affermazione “Seguo solo Gesù” è stata costruita come “Mi rifiuto di seguire il profeta Maometto” e qualificata come blasfemia. La Corte di sessione ha acconsentito.
La famiglia ha anche affermato che la sentenza è stata pronunciata molto rapidamente e senza ascoltare davvero la difesa. Questa è la regola nei tribunali inferiori in Pakistan, dove si crede automaticamente alle accuse di blasfemia. Masih ora ripone le sue speranze nell’appello.
Dal 2019, il caso ha assistito a più rinvii, riprogrammazione, giudice che non si è presentato, testimoni che non si sono presentati e persino l’avvocato del denunciante.
Dopo essere stato arrestato, è stato riferito che la famiglia è fuggita da Lahore per la paura.
Il Pakistan ha ereditato le leggi sulla blasfemia dopo la spartizione nel 1947. Tuttavia, durante il regime del generale Zia-ul Haq tra il 1980 e il 1986, sono state introdotte una serie di clausole che includevano una disposizione per punire la blasfemia contro il profeta Maometto e la pena per questo era “la morte, o carcere a vita”.
Secondo i dati della Commissione nazionale per la giustizia e la pace, 776 musulmani, 505 ahmadi, 229 cristiani e 30 indù sono stati ammoniti dalla legge sulla blasfemia dal 1987 al 2018.
(REVATHI KRISHNAN 5 luglio 2022 (ThePrint) e Bitter Winter 11 luglio 2022)
INCREDIBILE
CINA – Mons. Lei celebra nella cattedrale di Leshan la nascita del Partito comunista cinese
Festeggiamenti avvenuti il 29 giugno, San Pietro e Paolo, due giorni prima la data ufficiale del “compleanno” del Partito. Cattolici invitati ad “ascoltare la parola del Partito, sentire la grazia del Partito e seguire il Partito”. La politica è entrata nella Chiesa cinese. Sempre più serrato il controllo del regime nei confronti dei religiosi cattolici.
La cattedrale della diocesi di Leshan (Sichuan) usata per celebrare l’anniversario della nascita del Partito comunista cinese (Pcc). È avvenuto il 29 giugno, Festa di San Pietro e Paolo, alla presenza del vescovo, mons. Lei Shiyin, di alcuni sacerdoti e suore. In realtà la fondazione ufficiale del Partito guidato poi da Mao Zedong è il primo luglio 1921 (il primo congresso è stato tenuto però 22 giorni dopo).
Per l’occasione, l’invito rivolto alla comunità cattolica è di “ascoltare la parola del Partito, sentire la grazia del Partito e seguire il Partito”. Una fonte cattolica raggiunta da AsiaNews spiega che in Cina “non si tratta più di ascoltare il Signore, di sentire la sua grazia e di seguirlo. Questa è la radice della malattia della Chiesa cinese di oggi, è difficile uscire dall’influenza dell’ideologia. La politica è entrata nella Chiesa”.
Mons. Lei è stato ordinato senza mandato papale nel 2011. Personaggio molto discusso, è stato accusato anche di avere un’amante e dei figli. Papa Francesco gli ha tolto la scomunica dopo la firma nel 2018 dell’Accordo sino-vaticano sulla nomina dei vescovi.
Rinnovata poi nell’ottobre 2020, l’intesa non ha fermato la persecuzione nei confronti degli esponenti della Chiesa cattolica, soprattutto di quelli non ufficiali, che non vogliono sottomettersi agli organismi religiosi controllati dal Partito.
Al contrario, con la stretta ordinata da Xi Jinping sulle attività di tutti i gruppi religiosi, lo spazio di manovra dei cattolici cinesi si è ridotto in modo ulteriore. Dal primo giugno sono entrate in vigore le “Misure per la gestione finanziaria dei siti religiosi”. Dal primo marzo il regime ha introdotto quelle amministrative per i servizi d’informazione religiosa su internet”.
In febbraio l’Amministrazione statale per gli affari religiosi, entità governativa sotto il controllo del Fronte unito del Pcc, ha reso pubbliche le “Misure amministrative per il personale religioso”, un documento sulla gestione di clero, monaci, sacerdoti, vescovi, ecc. Nel febbraio 2018 il Partito aveva adottato invece i “Nuovi regolamenti sulle attività religiose”, secondo cui il personale religioso può svolgere le sue funzioni solo se aderisce agli organismi “ufficiali” e si sottomette al Pcc.
(AsiaNews 02/07/2022)