2022 08 17 HONG KONG-CINA - confermato dal 19 al 23 settembre il processo al card. Zen
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CONGO RD - Barbarie a Kikwit: un prete ucciso da banditi armati
Notizie di violenza arrivano dalla diocesi di Kikwit nel sud ovest del Paese africano, con due parrocchie assaltate e derubate da uomini armati e un sacerdote ucciso nella notte tra il 6 e il 7 agosto scorso: gli hanno sparato e inutile è stato il ricovero in ospedale a Kinshasa. Si è trattato delle parrocchie di Saint Mukasa e Saint Murumba dove padre Godefroid Pembele era parroco. Degli sconosciuti, secondo i testimoni, hanno legato uno degli abati e portato via alcuni dei suoi beni. Si sono poi recati nella stanza del parroco, e gli hanno sparato. In una breve dichiarazione necrologica rilasciata domenica scorsa, il vescovo di Kikwit, monsignor Thimothée Bodika, ha annunciato la morte del suo sacerdote e ha affidato la sua anima alle preghiere dei fedeli. È dal 2021 che si verificano nel Paese atti di vandalismo: è stato così nelle diocesi di Mbuji-Mayi, nella provincia di Kasai, e di Kabinda, capoluogo della provincia di Lomami. Lo stesso vale per le diocesi di Kisantu, nella provincia di Kongo-Centrale, di Idiofa, nella provincia di Kwilu e Kasai, così come nell’arcidiocesi di Kinshasa e nella diocesi di Butembo-Beni, nella provincia del Nord Kivu. (Agenzia Fides 10/8/2022)
NICARAGUA - arrestato un altro sacerdote. Maradiaga: guerra silenziosa contro la Chiesa
Padre Óscar Benavídez è il terzo membro della comunità cattolica locale fermato nell’ambito di un’ondata di azioni repressive da parte del governo del presidente Ortega. Dall’Honduras la solidarietà del cardinale e arcivescovo di Tegucigalpa
La notizia arriva da un comunicato stampa sulla pagina Facebook. La diocesi di Siuna conferma l’arresto di Óscar Danilo Benavídez Tinoco, parroco della chiesa dello Spirito Santo nel comune di Mulukukú, nella regione autonoma dei Caraibi del Nord del Nicaragua. Secondo organizzazioni per i diritti umani, il sacerdote sarebbe stato prelevato dal suo veicolo e arrestato dalla polizia antisommossa dopo aver celebrato la Messa domenicale. La diocesi dichiara anche che si ignorano i motivi di questa azione che si somma all’arresto di altri due sacerdoti cattolici nel 2022.
Secondo i media locali, inizialmente non si conosceva il luogo in cui si trovava padre Benavídez, ma in seguito è stato localizzato nella Direzione di Assistenza Giudiziaria, meglio conosciuta come El Chipote, situata nella capitale Managua, a più di 300 chilometri dal luogo dell’arresto. Dopo aver chiesto alle autorità di poter avere informazioni sulla situazione del sacerdote, la diocesi in un comunicato stampa invita a unirsi in preghiera “per il nostro fratello sacerdote”, “la cui unica missione - scrivono - è ed è stata quella di annunciare la buona novella di Gesù Cristo, che è Parola di vita e di salvezza per tutti”.
Il cardinale e arcivescovo di Tegucigalpa Oscar Rodríguez Maradiaga
Di “guerra silenziosa” contro la Chiesa in Nicaragua ha parlato nella messa domenicale alla vigilia della solennità dell’Assunta, il cardinale e arcivescovo di Tegucigalpa Oscar Rodríguez Maradiaga. Il porporato - secondo quanto riportano i media locali - ha espresso la sua solidarietà alla comunità cattolica del Paese stretta in un assedio dal governo. Dure le sue parole, dalle quali emerge una Chiesa vessata e una “persecuzione a Gesù”.
La situazione di monsignor Rolando Álvarez
Oggi sono tredici giorni per il vescovo della diocesi di Matagalpa, monsignor Rolando Álvarez, di forzata permanenza nel Palazzo episcopale nell’impossibilità di andare a celebrare Messa, insieme a cinque sacerdoti, tre seminaristi e due laici. Il blocco imposto dalla polizia nasce dall’accusa al presule di fomentare rivolte contro il regime sandinista, nelle sue omelie. In un: “Siamo nelle mani di Dio”, ha scritto nei giorni scorsi in un tweet monsignor Alvarez, “vogliamo fare la sua volontà e tutto per la sua gloria”. Domenica, in una Messa online, ha invitato i fedeli a una crociata di preghiera e di adorazione del Santissimo Sacramento, esprimendo la sua scelta cristiana di resistere alla violenza con le armi della pace. Gli arresti dei sacerdoti e il blocco del vescovo si aggiungono - lo ricordiamo - alla chiusura di otto stazioni radiofoniche cattoliche e all’espulsione dal Nicaragua delle Missionarie della Carità, suore fondate da Santa Teresa di Calcutta, che hanno trovato asilo in Costa Rica.
Un altro sacerdote bloccato nella sua parrocchia dalla polizia
Agli episodi di tensione, giovedì 11 agosto, si è aggiunta, secondo quanto riferiscono varie agenzie, la denuncia del sacerdote nicaraguense Aníbal Manzanares, a cui è stato proibito di uscire dalla sua parrocchia, nel Municipio di Terrabona, dipartimento di Matagalpa (al nord). “Amici e fratelli, solo per comunicarvi che la polizia questa mattina mi ha notificato che non ho il permesso di uscire, non posso andare in strada, né partecipare a processioni, attività al di fuori della chiesa parrocchiale, quindi credo di essere sotto sorveglianza”, ha detto il sacerdote Manzanares, della parrocchia di San José, in un messaggio registrato mercoledì e diffuso giovedì suoi social network.
Vietata la processione della Madonna di Fatima
Un altro provvedimento delle forze dell’ordine è stato notificato all’arcidiocesi di Managua, che in un comunicato ha informato sacerdoti e fedeli del divieto imposto dalla polizia alla processione mattutina inizialmente fissata alle 7 del mattino del 13 agosto, “in occasione del Congresso mariano e della conclusione del pellegrinaggio dell’immagine di Nostra Signora di Fatima nel territorio nazionale”. Dunque, “in spirito di pace, nelle attuali circostanze che il nostro Paese sta vivendo”, l’arcidiocesi ha dato appuntamento ai fedeli alle 8 del mattino direttamente in cattedrale, dove l’immagine della Madonna di Fatima sfilerà in processione nell’atrio, per poi continuare con la recita del Rosario e la celebrazione della Messa presieduta dal cardinale Leopoldo Brenes. Alla vigilia dell’Assunta e nel giorno della Solennità del 15 agosto, conclude il comunicato, “offriamo tutte le Eucaristie e la Gritería Chiquita” affinché “i nicaraguensi possano crescere nella fede e nella speranza” La Gritería Chiquita è una festività mariana locale che si celebra alla vigilia del’Assunzione e ricorda le invocazioni levate alla Vergine della popolazione nicaraguense nel giorno dell’eruzione del vulcano Cerro Nego avvenuta nel ‘47.
(Vatican News 2022 08 16 e giorni precenti)
INDIA - Tamil Nadu, cristiani aggrediti: mons. Machado chiede rispetto per la libertà religiosa
L’arcivescovo di Vasai ha chiesto di lasciare che la legge faccia il proprio corso dopo l’arresto di un funzionario locale accusato di aver aggredito alcuni cristiani. I membri di un’organizzazione nazionalista indù hanno protestato davanti alla stazione di polizia chiedendone il rilascio.
“Il carattere multireligioso e multiculturale dell’India e la spiritualità del Paese devono essere sostenuti per difendere la vita, promuovere la pace tra i popoli e prendersi cura del creato, la nostra casa comune. La libertà per la quale i nostri antenati hanno lottato dovrebbe essere all’ordine del giorno per tutti, soprattutto per proteggere i più deboli”. Sono le parole di mons. Felix Machado, arcivescovo di Vasai e segretario generale della Conferenza episcopale cattolica dell’India dopo un caso di cronaca che vede coinvolti alcuni fedeli cristiani e i membri di Munnani Hindu, un’organizzazione nazionalista indù con sede nello Stato meridionale del Tamil Nadu.
Il 7 agosto, dopo l’arresto di un funzionario locale di nome Uthman che avrebbe aggredito un predicatore cristiano e due fedeli, alcuni estremisti indù hanno protestato davanti alla stazione di polizia. I militanti hanno accusato gli agenti di sostenere le attività di conversione religiosa dei tre cristiani.
Secondo una prima ricostruzione, Uthman avrebbe aggredito il predicatore Spendi Labersan e due suoi amici giunti in città per visitare un parente a Golden Nagar, vicino a Nanjundapuram. I membri di Munnani Hindu sostengono che Uthman abbia semplicemente interrogato Labersan mentre predicava in un luogo pubblico in favore della conversione religiosa. Labersan nella sua denuncia dice di essere stato bloccato, minacciato e infine aggredito.
“La libertà religiosa è sancita nel preambolo della Costituzione, praticare e propagare la fede è un diritto, e se questo è stato violato, la legge può essere applicata e i tribunali possono decidere”, ha aggiunto il prelato. “Ci sono restrizioni alla predicazione, non è un campo libero. Dobbiamo anche rispettare le libertà degli altri, ma nessuno può impedirci di mantenere lo spirito del preambolo”.
“Le nostre tradizioni religiose sono diverse. Ma le nostre differenze non sono causa di conflitti e dispute, né di pregiudizi”, ha continuato ancora l’arcivescovo, ricordando che la settimana prossima il Paese festeggerà il 75mo anniversario dell’indipendenza: “75 anni sono un periodo di tempo per acquisire maturità e saggezza come nazione”.
“Abbiamo ereditato un grande patrimonio, il Mahatma Gandhi è stato un testimone eccezionale e coraggioso della verità, dell’amore e della non violenza”, ha proseguito ancora mons. Machado.
“Il mio auspicio è che si eviti ogni tipo di campanilismo e di restrizione nei confronti delle persone e si vada oltre l’orizzonte ristretto dei propri interessi per aprirsi a un confronto vero e sincero impegnato nella tutela dei diritti fondamentali ovunque e da parte di tutti, rimanendo in ogni momento fedeli alla Costituzione indiana, e che tutti siano accettati come fratelli o sorelle”.
(AsiaNews 09/08/2022di Nirmala Carvalho)
HONG KONG-CINA - confermato dal 19 al 23 settembre il processo al card. Zen
Il porporato andrà alla sbarra insieme a cinque esponenti del fronte democratico. Sono accusati di non aver registrato un fondo di beneficienza di cui erano amministratori fiduciari.
La Corte di West Kowloon ha fissato dal 19 al 23 settembre lo svolgimento del processo al card. Joseph Zen Ze-kiun, e a cinque noti esponenti del fronte democratico: tutti accusati di non aver registrato correttamente un fondo umanitario di cui erano amministratori fiduciari. La decisione è arrivata ieri a una udienza preliminare presieduta dalla giudice Ada Yim, come riporta la Hong Kong Free Press.
La polizia aveva arrestato il vescovo emerito della città e gli altri imputati con la ben più grave accusa di “collusione” con forze straniere, in violazione della draconiana legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nell’estate 2020.
Oltre al porporato andranno alla sbarra la nota avvocata Margaret Ng, la cantante-attivista Denise Ho, l’ex parlamentare Cyd Ho, l’accademico Hui Po-keung e l’attivista Sze Ching-wee. Cyd Ho è già in prigione per aver partecipato a una manifestazione non autorizzata. Tale accusa ha colpito diverse personalità democratiche, tra cui il magnate cattolico Jimmy Lai, dopo che Pechino ha imposto nel giugno 2020 una draconiana legge sulla sicurezza nazionale.
Fino alla sua chiusura nell’ottobre scorso, il Fondo 612 ha assistito migliaia di manifestanti pro-democrazia coinvolti nelle proteste del 2019. Tutti gli imputati si sono dichiarati non colpevoli: i loro difensori hanno messo in questione che l’organizzazione benefica avesse l’obbligo di registrarsi in base alla Societies Ordinance. La difesa chiede anche che nell’interpretazione dell’ordinanza si tenga conto del diritto dei cittadini ad associarsi sancito dalla mini-Costituzione locale (Basic Law). (AsiaNews)
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Diciamolo subito, il cardinale Zen, 90 anni compiuti lo scorso gennaio, non rischia il carcere ma solo una pesante multa in quanto è caduta la principale accusa, quella di collusione con potenze straniere. Sarà quindi processato per la mancata registrazione del Fondo con cui lui e gli altri attivisti pro-democrazia assistevano i manifestanti delle proteste del 2019.
Ma il fatto di evitare il carcere non rende meno grave l’accaduto né diminuirà l’impatto che tale processo avrà nelle relazioni con la Santa Sede. Non può infatti sfuggire il fatto che il processo si terrà proprio nel momento in cui si dovrà decidere sulla conferma per altri due anni del controverso accordo segreto fra Cina e Santa Sede sulla nomina dei vescovi, che scade il 22 ottobre e fu firmato per la prima volta nel 2018. A meno di colpi di scena dell’ultima ora l’accordo sarà confermato, (...) Ma la conferma avverrà con davanti l’immagine del cardinale Zen trascinato in tribunale, quel cardinale che più di tutti si è speso per mettere in guardia la Santa Sede dal firmare questo accordo. Sarà un’ulteriore umiliazione per la Chiesa cattolica, una prova di forza del regime comunista che intende dimostrare di poter imporre qualsiasi accordo alle sue condizioni e di aver piegato anche la Chiesa.
E il volto del cardinale Zen in tribunale sarà lì a ricordare quanto avesse ragione (...) nel prevedere il disastro per la Chiesa cinese. In quattro anni non solo sono stati nominati appena sei vescovi (36 diocesi restano ancora senza titolare), ma in tutta la Cina si è intensificata la persecuzione, soprattutto nei confronti di quanti non hanno voluto cedere all’Associazione patriottica dei cattolici, un organismo di fatto controllato dal Partito Comunista. (...) Fatto è che si è realizzato esattamente quanto previsto dal cardinale Zen: la Santa Sede ha ceduto tutto, dando in pasto al regime comunista i cattolici fedeli a Roma, senza ottenere nulla di significativo. (...)
Basterà vedere il cardinale Zen in tribunale per inchiodare i diplomatici della Santa Sede alle loro responsabilità, per chiedere conto di questo tradimento dei cattolici perseguitati, anzi per aver contribuito ad aumentare la persecuzione. E purtroppo i cinesi non sono neanche gli unici, basti vedere cosa sta avvenendo in Nicaragua e. Sarà un caso, ma si tratta sempre di regimi comunisti.
(LNBQ 12 08 2022)