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2022 08 24 Nigeria, Nicaragua, Cina: i volti della persecuzione

Fonte:
CulturaCattolica.it
NIGERIA - Rapite quattro religiose nel sud-est della Nigeria
NICARAGUA: PERSECUZIONE è l’unica parola per definire ciò che sta accadendo contro la Chiesa Cattolica
CINA – Congresso dell’Associazione patriottica dei cattolici cinesi: “studiare e mettere in atto seriamente le direttive di Xi Jinping”.

NIGERIA - Rapite quattro religiose nel sud-est della Nigeria

Quattro suore delle Sisters of Jesus the Saviour sono state rapite in Nigeria. Secondo quanto appreso dall’Agenzia Fides le quattro religiose, Johannes Nwodo, Christabel Echemazu, Liberata Mbamalu e Benita Agu, sono state bloccate dai sequestratori mentre si recavano alla messa di ringraziamento di una consorella la mattina di ieri, domenica 21 agosto lungo la strada Okigwe-Umulolo nell’ Area del governo locale di Okigwe dello Stato di Imo, nel sud-est della Nigeria,
Le aree di Okigwe e Leru situate tra gli Stati di Imo e Abia sono colpite da crescenti episodi di sequestro. L’ultimo incidente è avvenuto circa nove giorni dopo che uomini armati hanno rapito un sacerdote cattolico e un seminarista lungo la strada Obigwe-Umunneochi, tra i due Stati. I due uomini sono poi stati rilasciati a breve distanza di tempo.
Le Sisters of Jesus the Saviour (conosciute pure come Saviourites Sisters SJS) è una congregazione religiosa fondata nel 1985 nella diocesi Port Harcourt, Rivers State, sud-sud della Nigeria
Il carisma della Congregazione che consiste nel prendersi cura con compassione del popolo di Dio malato e sofferente in modo, specialmente i portatori di handicap, i poveri, gli anziani e le gli ultimi abbandonati dal punto di vista sociale economico, spirituale, educativo, psicologico e mentale.
Sentito dall’Agenzia Fides Sua Mons. Luka Sylvester Gopep, Vescovo ausiliare di Minna, ha così commentato la notizia del rapimento delle quattro religiose: “Purtroppo la situazione nel nostro amato Paese, la Nigeria, non migliora ma rimaniamo fiduciosi in Dio per il futuro”. (L.M.) (Agenzia Fides 22/8/2022)

NICARAGUA – PERSECUZIONE contro la Chiesa Cattolica

Prelevato con la forza il vescovo Álvarez, è agli arresti domiciliari a Managua

Nel pieno della notte forze di polizia e agenti paramilitari del Nicaragua hanno fatto irruzione nell’edificio della curia vescovile della diocesi di Matagalpa, dove dal 4 di agosto erano costretti agli arresti domiciliari il vescovo Rolando José Álvarez con alcuni sacerdoti, seminaristi e laici. Gli agenti hanno prelevato con la forza dall’arcivescovado 9 persone, compreso il presule, portandole via, secondo alcuni testimoni, con un convoglio di otto veicoli. A dare l’allarme è stata la stessa diocesi sui social. Centinaia di persone, quando hanno sentito le campane della chiesa suonare mentre la polizia faceva irruzione nella Curia, si sono avvicinate per cercare di proteggere il vescovo e gli altri. In un comunicato della polizia si precisa che monsignor Alvarez, come tutte le altre persone prelevate, è stato portato a Managua, il presule agli arresti domiciliari nella sua residenza privata, gli altri 8 in una caserma della polizia per accertamenti.
(Adriana Masotti – Vatican News 2022 08 20)


Abbiamo richiamato con puntualità i tanti avvenimenti accaduti dal 2018 contro la Chiesa Cattolica: è necessario non tacere e usare la parola giusta per descrivere ciò che la dittatura sta compiendo.
PERSECUZIONE. Non è un “parere” di qualcuno, ma un fatto ormai evidente.
Scrive Massimo Introvigne su Bitter Winter:

Vescovo cattolico “rapito”, USCIRF denuncia diffusa “persecuzione”
22/08/2022 MASSIMO INTROVIGNE
La repressione continua a colpire in particolare la Chiesa cattolica, afferma la Commissione americana per la libertà religiosa internazionale in un rapporto completo.

Datato agosto 2022, il rapporto dell’USCIRF sul Nicaragua è un potente atto d’accusa per le massicce violazioni della libertà di religione o di credo perpetrate dal regime marxista, filo-russo e filo-cinese del presidente Daniel Ortega.

L’USCIRF, la Commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa internazionale, è una commissione indipendente e bipartisan del governo federale statunitense creata dall’International Religious Freedom Act (IRFA) del 1998. I suoi Commissari sono nominati dal Presidente e dai leader del Congresso di entrambi i partiti politici.

Il rapporto rileva che “il Nicaragua è coinvolto in una crisi sociale e politica iniziata dopo la repressione delle proteste pacifiche da parte del governo nell’aprile 2018”. Il sostegno cattolico ai manifestanti ha portato a una repressione della Chiesa cattolica.

“Dal 2018, riassume il rapporto, attori del governo e cittadini solidali con il regime hanno regolarmente intimidito e molestato i fedeli; chiese violentemente prese di mira; e molestato il clero con tattiche tra cui accuse diffamatorie, arresti arbitrari, minacce di morte sui social media, deportazioni e attacchi violenti”.

Vengono citati alcuni incidenti specifici. “Il vescovo ausiliare di Managua, Silvio Báez, si è trasferito a Roma nel 2019 e in seguito si è stabilito a Miami, Florida, a seguito di continue molestie da parte del governo e dei suoi sostenitori, incluso un complotto per omicidio. Nel 2020, uno sconosciuto aggressore ha fatto esplodere un ordigno incendiario in una cappella annessa alla cattedrale di Managua in quella che i funzionari cattolici hanno definito un’aggressione premeditata. L’incendio doloso ha provocato ingenti danni all’interno dell’edificio, inclusa la carbonizzazione di un crocifisso di legno di 400 anni al centro della stanza”.

Anche la situazione dei detenuti per la loro partecipazione alle proteste solleva preoccupazioni sulla libertà religiosa. L’USCIRF “ha ricevuto rapporti secondo cui le autorità carcerarie hanno privato i prigionieri dei loro diritti religiosi vietando l’accesso alle bibbie, le consultazioni con il clero o i servizi di preghiera comuni con i loro compagni di prigionia”.

Il rapporto rileva che nel 2022 la repressione della Chiesa cattolica è degenerata in “persecuzione”. Anche il nunzio vaticano, monsignor Waldemar Stanislaw Sommertag, è stato espulso dal Nicaragua. “A maggio la polizia ha seguito Rolando Álvarez, vescovo della diocesi di Matagalpa ed Estelí, e circondò la casa della sua famiglia. Di conseguenza, Álvarez si è rifugiato in una chiesa a Managua, che la polizia ha poi circondato, e ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il trattamento riservatogli dal governo. La polizia alla fine ha ritirato il perimetro intorno alla chiesa, permettendo al vescovo di lasciare Managua e tornare nella sua diocesi a Matagalpa, ma ha scortato il suo veicolo per il viaggio di due ore”. Tuttavia, “il 5 agosto la polizia nazionale del Nicaragua ha annunciato un’indagine su Álvarez per presunta ‘organizzazione di gruppi violenti’ e incoraggiamento a ‘commettere atti di odio contro la popolazione’. Da allora, è stato de facto agli arresti domiciliari nella sua residenza con la polizia in tenuta antisommossa che ha allestito un cordone all’esterno e gli ha impedito di uscire per celebrare la messa nella cattedrale.

Dopo la pubblicazione del rapporto dell’USCIRF, il 19 agosto la polizia ha “rapito” il vescovo Álvarez dalla sua residenza a Matagalpa e lo ha portato in una casa a Managua dove è attualmente detenuto, mentre cinque sacerdoti della sua diocesi arrestati con lui sono stati mandati in carcere. L’incidente è stato condannato dalla Chiesa cattolica in Nicaragua e nei paesi limitrofi e dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

Il regime ha preso di mira anche noti sacerdoti cattolici che hanno criticato il regime, riferisce l’Uscirf. Padre Manuel Salvador García, della chiesa di Nandiame, è stato aggredito da attivisti pro-regime e ha cercato “di difendersi con un machete”. È stato “condannato a giugno [2022] a due anni di carcere per aver minacciato la folla con un’arma, e successivamente condannato ad altri due anni e otto mesi” per aver presumibilmente aggredito una donna attivista. Padre José Leonardo Urbina, è stato arrestato per “abuso di minore”, ma i colleghi cattolici considerano le accuse in gran parte inventate, afferma il rapporto.
Le istituzioni cattoliche sono state chiuse con vari pretesti amministrativi, comprese scuole, università, emittenti radiofoniche e televisive, e i centri delle Missionarie della Carità, l’ordine fondato da Madre Teresa.
Gli Stati Uniti hanno inserito il Nicaragua nella sua Special Watch List per gravi violazioni della libertà religiosa. L’USCIRF raccomanda che rimanga nella Special Watch List e che vengano imposte sanzioni contro gli ufficiali più responsabili della persecuzione religiosa.

Altro scenario drammatico per la Chiesa Cattolica: la CINA

18/08/2022 (Asia News)

A Wuhan l’Assemblea nazionale ‘ufficiale’ dei cattolici cinesi

Nella città dell’Hubei il “congresso” incaricato di dettare la linea e rinnovare le cariche.
Il vice-ministro Cui Maohu elogia “l’autonomia e indipendenza” della Chiesa cinese e chiede di “studiare e mettere in atto seriamente le direttive di Xi Jinping”.
Nel bilancio dei sei anni trascorsi dalla precedente Assemblea nemmeno un accenno all’Accordo con il Vaticano sulla nomina dei vescovi.

Wuhan (AsiaNews) – Si è aperta oggi a Wuhan - la grande città dell’Hubei balzata all’attenzione del mondo per la pandemia da Covid-19 - la decima Assemblea nazionale dei rappresentanti cattolici cinesi, l’incontro più importante degli organismi “ufficiali” controllati dal Partito comunista cinese. All’Assemblea partecipano 345 delegati provenienti dalle 28 suddivisioni amministrative del Paese.

Nella visione del partito, l’Assemblea è una sorta di congresso a cui è affidato il compito di dettare la linea ai cattolici e rinnovare le cariche del gruppo dirigente. La prima si tenne nel febbraio 1957 a Pechino e fu in quell’occasione che venne costituita l’Associazione patriottica dei cattolici cinesi per marcare l’autonomia da Roma. Dopo la seconda, tenuta nel 1962, la celebrazione delle Assemblee fu poi sospesa durante gli anni della Rivoluzione culturale, quando la persecuzione colpì duramente anche il cattolicesimo “ufficiale”: la terza poté tenersi solo nel 1980 quando venne costituito anche il Consiglio dei vescovi cattolici della Cina, anch’esso rigidamente controllato dal partito.

La decima Assemblea giunge a sei anni dalla precedente, che si era tenuta a Pechino nel 2016, e alla viglia ormai del 20° Congresso del Partito comunista cinese con l’attesa conferma al terzo mandato per il presidente Xi Jinping. La scelta di tenerla a Wuhan non è evidentemente causale: la grande città dell’Hubei è infatti un luogo dalla lunga storia per la comunità cattolica in Cina. Nell’Ottocento, per la sua posizione sulle rive dello Yangtze, la città di Hankou - la parte storica dell’odierna Wuhan - fu il crocevia dell’evangelizzazione nell’interno della Cina. Dopo la vittoria dei comunisti di Mao e l’espulsione di tutti i missionari stranieri, fu poi qui che il 13 aprile 1958 avvenne la prima ordinazione di due vescovi senza l’approvazione della Santa Sede: si trattava di mons. Bernardino Dong Guangqing, vescovo di Hankou, e mons. Marco Yuan Wenhua, vescovo di Wuchang. Dopo la morte nel 2007 di mons. Dong Guangqing (che nel frattempo aveva chiesto e ricevuto il ritorno in comunione con Roma) la diocesi era rimasta vacante per 14 anni. Finché lo scorso 8 settembre 2021 nella cattedrale di San Giuseppe a Wuhan è avvenuta l’ordinazione di mons. Giuseppe Cui Qingqi, l’ultima finora avvenuta ai sensi dell’Accordo sino-vaticano sulla nomina dei vescovi firmato “ad experimentum” nell’ottobre 2018 e rinnovato per altri due anni nel 2020.

Come da copione nel suo intervento il vice-ministro Cui Mahou ha posto l’accento sull’autonomia della Chiesa cinese, lodandola per aver “rafforzato la sua guida ideologica e politica, aderito ai principi di autonomia e di indipendenza della Chiesa sotto la bandiera dell’amore per la patria e per la religione, promosso la costituzione di una ideologia e una teologia cinese”. Il vice-ministro non ha poi mancato di invitare i cattolici a “studiare e mettere in atto seriamente le direttive del presidente Xi Jinping sul lavoro religioso, come anche le decisioni del Governo centrale per assicurare i principi dell’autonomia e dell’auto-amministrazione, per promuovere la cinesizzazione della Chiesa e il patriottismo dei fedeli, per rafforzare la guida della Chiesa e il ruolo degli organi patriottici”.

22/08/2022 (Asia News)
L’arcivescovo di Pechino Li Shan alla guida dell’Associazione patriottica

Il presule che guiderà l’organismo voluto da Pechino per sancire l’autonomia del cattolicesimo cinese ha 57 anni e venne ordinato nel 2007 con il consenso della Santa Sede. Mons. Ma Yinglin diventa “presidente onorario”. Il vescovo di Hainmen mons. Shen Bin alla guida del Consiglio dei vescovi. All’Assemblea nazionale ribadita la retorica del patriottismo e della sinicizzazione e la necessità di “unire e guidare il vasto numero dei cattolici a prendere come guida il pensiero di Xi Jinping”.

Wuhan (AsiaNews) – L’arcivescovo di Pechino Giuseppe Li Shan è stato eletto presidente dell’Associazione patriottica dei cattolici cinesi, mentre mons. Shen Bin vescovo di Haimen (nella provincia dello Jiangtsu) guiderà il Consiglio dei vescovi cinesi, l’organismo collegiale non riconosciuto dalla Santa Sede. Sono queste le due maggiori nomine emerse dai lavori della decima Assemblea nazionale dei rappresentanti cattolici cinesi, l’incontro degli organismi controllati dal Partito comunista cinese, conclusosi sabato 20 agosto a Wuhan.

Nel comunicato ufficiale sulla conclusione dei lavori diffuso dal sito internet dell’Associazione patriottica si racconta che i delegati hanno discusso “il grande progetto di trasmettere lo spirito pastorale, onorare il Signore e beneficiare il popolo” e “hanno guardato alla causa del patriottismo e alle brillanti prospettive di approfondire la sinicizzazione del cattolicesimo nel nostro Paese”, con l’intenzione di “guardare avanti” cercando “la verità e il pragmatismo”. Con la consueta retorica nazionalista viene comunque espressamente menzionata anche la necessità di “unire e guidare il vasto numero dei cattolici a prendere come guida il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una Nuova era, continuare a tenere alta la bandiera del patriottismo e dell’amore per la religione, aderire ai principi dell’autogestione indipendente della Chiesa e dell’educazione democratica, aderire alla direzione della sinicizzazione del cattolicesimo nel Paese, rafforzando vigorosamente la costruzione di forze patriottiche”. Parole che vanno lette anche alla luce delle pressioni senza precedenti denunciate recentemente dal clero dell’Hebei sull’adesione forzata dei sacerdoti all’Associazione patriottica.
Si fa inoltre riferimento alle direttive del Comitato centrale del Partito per la comunità cattolica in Cina, le stesse che nei mesi scorsi hanno portato all’entrata in vigore di nuovi regolamenti per “migliorare il controllo ‘democratico’ sulle religioni”, compresa un’ulteriore stretta sulle attività online ormai del tutto vietate senza l’autorizzazione del governo.

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