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2022 08 31 Che cosa fermerà la persecuzione anticristiana?

Fonte:
CulturaCattolica.it
RUSSIA - pubblica la preghiera per la pace del Papa, cattolico russo a processo NICARAGUA - Un’altra radio cattolica costretta a chiudere ERITREA - Il governo prende il controllo di un’altra scuola tecnica cattolica NIGERIA - “Liberazione incondizionata” delle 4 religiose nigeriane rapite CINA - Chiese domestiche attaccate e bandite in diverse province
TESTIMONIANZA IRAQ - L’allarme del Patriarca caldeo Sako: crisi mondiale e guerra in Ucraina aggravano l’esodo “scioccante” dei cristiani dal Medio Oriente

RUSSIA - Mosca: pubblica la preghiera per la pace del Papa, cattolico russo a processo
Konstantin Jankauskas, deputato del quartiere Zjuzino, dovrà comparire in aula il 26 agosto per aver pubblicato sul suo profilo Facebook la supplica del Pontefice nel giorno della consacrazione alla Madonna di Russia e Ucraina. Egli è finito alla sbarra per “discredito delle forze armate”.

A Mosca è stato multato e rinviato a processo per discredito delle forze armate un deputato del quartiere Zjuzino, il cattolico Konstantin Jankauskas. La colpa è di aver pubblicato sulla sua pagina Facebook la preghiera per la pace di papa Francesco nel giorno della consacrazione alla Madonna del 14 marzo scorso, in cui si chiedeva di cessare le azioni militari in Ucraina.
Jankauskas ricordava che “la città che porta il nome della Vergine Maria a cui abbiamo rivolto le nostre preghiere, Mariupol, è diventata una città-martire della guerra che distrugge le anime e sta estenuando l’Ucraina... Con il cuore pieno di dolore unisco la mia voce a quella delle persone comuni, che chiedono la fine della guerra. In nome di Dio, sia ascoltata la voce di chi soffre, si ponga fine agli attacchi e ai bombardamenti!”, citando le parole pronunciate dal pontefice durante la consacrazione al Cuore immacolato di Maria.

L’udienza di appello al tribunale del quartiere di Zjuzino si tiene domani, 26 agosto, e Konstantin confessa di “non sapere bene che cosa dire al giudice: come può una preghiera per la pace e la vita costituire discredito per qualcuno? Mi sembra una cosa assurda, davvero un tentativo di chiamare nero il bianco”.

Jankauskas ha 40 anni, è nato a Mosca in una famiglia di origine lituana, come attesta il suo cognome, di tradizione cattolica. Economista specializzato nel mercato, ha conseguito la laurea in politologia alla facoltà di filosofia dell’università Mgu, studiando i rapporti tra lo Stato e la società civile. Attivo in politica, è membro del comitato organizzatore del “Partito del 5 dicembre”, movimento liberale non ufficiale che ricorda la data delle manifestazioni di piazza Bolotnaja nel 2011, le prime a far emergere con slogan anti-corruzione il blogger Aleksej Naval’nyj. Egli partecipa anche al movimento “Solidarnost”, che si richiama al famoso sindacato polacco.
Konstantin è deputato al municipio di Zjuzino dal 2012, rieletto nel 2017, e nel 2014 si è candidato anche per la Duma di Mosca. All’epoca è stato però bloccato da un’accusa di reato legata alla campagna di finanziamento del gruppo di Naval’nyj, quando questi ottenne oltre il 30% alle elezioni a sindaco di Mosca nel 2013, miglior risultato delle opposizioni in era putiniana. Egli ha denunciato l’accusa come inventata e fabbricata ad arte, ma viene posto agli arresti domiciliari per alcuni giorni, proprio quelli in cui si dovevano presentare i documenti per la candidatura alle elezioni. Ci riprova nel 2016 con le elezioni alla Duma di Stato, ottenendo il quarto posto nel collegio uninominale con l’8,22% dei voti.
Nel 2019 ha fatto un altro tentativo di candidarsi al parlamento. Durante la campagna elettorale sono state effettuate perquisizioni negli appartamenti dei genitori e della nonna, e lui stesso è stato arrestato quattro volte. Tra il 2020 e il 2021 è stato nuovamente messo sotto custodia per la cosiddetta “azione sanitaria”, gli arresti di massa giustificati dalle misure anti-Covid dei manifestanti in favore di Naval’nyj, dopo il suo avvelenamento e l’arresto al ritorno in Russia.
Nell’occasione Jankauskas è stato riconosciuto “prigioniero politico” dall’associazione Memorial, in seguito sciolta dal tribunale di Mosca su richiesta delle autorità.

Il padre Stasis Jankauskas, sposato con la giornalista Olga Gorelik, è stato anch’egli un professore universitario e non ha mai nascosto le sue convinzioni religiose, per le quali è stato licenziato più volte ai tempi dell’ateismo sovietico. I familiari di Konstantin hanno invitato tutte le persone interessate ad assistere al processo per “discredito papale”; in molti si uniranno al desiderio di pace che non è solo dei cattolici, ma di tutte le persone di buona volontà in Russia come in Ucraina e nel mondo intero.
(di Vladimir Rozanskij AsiaNews25/08/2022) -

NICARAGUA - Un’altra radio cattolica costretta a chiudere
Con motivazioni “ingiustificabili”, il servizio di telecomunicazioni del Paese ha recapitato a Radio Stereo Fe, della diocesi di Estelí, un avviso di chiusura immediata dell’emittente. Come è accaduto ad altre stazioni radiofoniche, continueranno a diffondere la Parola di Dio attraverso i social network

“Oggi si chiudono quasi 28 anni di evangelizzazione radiofonica in FM”. Così in un comunicato la direzione di Radio Stereo Fe, della diocesi di Estelí, informa che è stata costretta a cessare le trasmissioni. Nel testo si invitano i fedeli e gli ascoltatori a non perdere la speranza e a rimanere uniti nella preghiera. Della diocesi di Estelí fanno parte le parrocchie di Estelí, Madriz e Nueva Segovia.

Chiusura ingiustificata
L’emittente ha reso noto il testo con il quale Servizio di Telecomunicazioni, TELCOR, ha intimato al direttore di Radio Stereo Fe, Álvaro José Toledo Amador, di chiudere immediatamente le trasmissioni perché con la morte nel 2021 dell’ex direttore padre Francisco Valdivia sarebbe scaduta la licenza concessa. La direzione della stazione radiofonica su Facebook contesta la decisione e parla di “motivazioni ingiustificate”.

Una reazione dopo la denuncia della Diocesi
La decisione di chiudere Radio Stereo Fe è arrivata all’indomani di una trasmissione durante la quale era stato letto il comunicato del clero della diocesi di Estelí nel quale si illustrava la situazione che sta vivendo la Chiesa nicaraguense. Nel testo si denunciava apertamente l’azione del governo con la decisione di porre agli arresti domiciliari per 15 giorni nella Curia arcivescovile di Matagalpa il vescovo locale e amministratore apostolico della diocesi di Estelí, monsignor Álvarez, poi arrestato insieme ad altre 9 persone, tra sacerdoti e laici, e condotti a Managua. Il comunicato della diocesi di Estelì ricordava anche tutte le azioni intraprese dal governo contro la Chiesa dal 2018, come l’ingiusta detenzione di sacerdoti e vescovi, con false accuse a loro carico.
(2022 08 25 Patricia Ynestroza - Vatican News)

ERITREA - Il governo prende il controllo di un’altra scuola tecnica cattolica
Si tratta della scuola agro-tecnica di Hagaz gestita dai religiosi lasalliani. Mentre a settembre anche la scuola tecnica Don Bosco di Dekemhare verrà acquisita dal governo

Il governo eritreo ha preso il controllo di una scuola tecnica cattolica. La notizia viene riportata dalla Bbc.
L’ennesima «requisizione» da ormai tre d’anni, che ha toccato anche una trentina di strutture sanitarie. Si tratta della scuola agro-tecnica di Hagaz gestita dai Fratelli delle scuole cristiane, i religiosi lasalliani e da 23 anni fornisce formazione su macchine agricole, allevamento di colture e animali, conservazione del suolo.
La scuola è nota anche per la produzione di vini Shalku, grappa e marmellata, oltre di yogurt e formaggi, prodotti con il latte dei bovini lì allevati.

Un’altra scuola di formazione sempre gestita da religiosi cattolici, la scuola tecnica Don Bosco di Dekemhare, verrà acquisita dal governo eritreo entro settembre.

A partire dal 2019 il governo eritreo ha preso il controllo delle scuole secondarie e delle strutture sanitarie gestite da enti religiosi in tutto il Paese. Il governo del dittatore Isaias Afewerki, che regna incontrastato da quasi trent’anni ed è sopravvissuto anche alla sanguinosa guerra con l’Etiopia, ha citato un regolamento approvato nel 1995 per motivare la sua decisione, che limita le attività delle istituzioni religiose in tutto territorio eritreo.

I vescovi eritrei si sono opposti al regolamento, sostenendo che i servizi sociali della Chiesa non hanno mai agito in opposizione al governo. La Conferenza episcopale cattolica dell’Eritrea ha scritto al governo eritreo, affermando che “la vita della Chiesa è connessa al servizio del popolo” e i vescovi hanno ripetutamente invitato il governo eritreo a “coltivare una democrazia inclusiva e porre fine alle tattiche autoritarie”.
I cattolici costituiscono circa il 4% della popolazione dell’Eritrea. La chiesa cattolica è uno dei soli quattro gruppi religiosi autorizzati ad operare nel Paese, insieme ai gruppi eritrei ortodossi, evangelici luterani e sunniti. Tutti gli altri gruppi religiosi sono visti dal governo come agenti stranieri.
(Avvenire Redazione Internet giovedì 25 agosto 2022)

UNA BUONA NOTIZIA

NIGERIA - “Liberazione incondizionata” delle 4 religiose nigeriane rapite

“Con il cuore pieno di gioia le sorelle di Gesù Salvatore desiderano annunciare la liberazione incondizionata delle quattro nostre sorelle, rapite lungo la strada Obigwe-Umulolo il 21 agosto 2022”. Così la segretaria generale delle Sisters of Jesus the Saviour), Suor Zita Ihedoro, ha annunciato la liberazione delle quattro consorelle rapite domenica scorsa sull’asse stradale Okigwe-Umulolo nell’area del governo locale di Okigwe nello stato di Imo.
“Oggi è un giorno memorabile per noi. Pertanto, desideriamo condividere questa gioia con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, che in un modo o nell’altro hanno contribuito alla liberazione rapida e sicura delle nostre care sorelle. Vi ringraziamo sinceramente per le vostre preghiere e il vostro sostegno morale in questo momento difficile. Che Gesù il Salvatore che siamo venute per servire vi benedica, vi protegga e vi sostenga, Soprattutto nei momenti di difficoltà” conclude il comunicato firmato da Suor Zita Ihedoro.
Le quattro religiose, Johannes Nwodo, Christabel Echemazu, Liberata Mbamalu e Benita Agu, erano state bloccate dai sequestratori mentre si recavano alla messa di ringraziamento di una consorella la mattina di domenica 21 agosto lungo la strada Okigwe-Umulolo. (L.M.)
(Agenzia Fides 24/8/2022)

CINA - Chiese domestiche attaccate e bandite in diverse province

A Pechino, le incursioni della polizia di Shaanxi, Shanxi, Jilin e Sichuan hanno preso di mira le chiese che si rifiutavano di unirsi alla Chiesa delle Tre Autonomie controllata dal PCC. Gli ordini sono arrivati dallo stesso Xi Jinping.

Il 3 e 4 dicembre 2021, il Partito Comunista Cinese ha tenuto a Pechino una Conferenza nazionale sul lavoro relativo agli affari religiosi , la prima conferenza del genere dal 2016. Xi Jinping ha parlato alla Conferenza e ha chiesto una campagna più aggressiva contro le “Forme di religione non-sinicizzate” e “illegali”.

Nel corso di quest’anno, i credenti cristiani di varie parti della Cina hanno costantemente riferito a Bitter Winter che le condizioni per le chiese domestiche si stanno deteriorando. Il piano di Xi Jinping di costringere tutti i cristiani protestanti a unirsi alla Chiesa delle Tre Autonomie controllata dal governo, o ad affrontare l’arresto e la “liquidazione” delle loro chiese come xie jiao o gruppi religiosi “illegali”, viene attuato spietatamente. Sembra che in questo mese di agosto le autorità locali e la polizia siano sotto pressione dal PCC per reprimere ulteriormente le chiese domestiche indipendenti.

L’11 agosto, Bitter Winter ha riferito che la Chiesa dell’Abbondanza (Fengsheng), una chiesa domestica storica a Xi’an, Shaanxi, che era riuscita a sopravvivere e operare per circa trent’anni, era stata vittima di una repressione.
Il 19 agosto, la Chiesa dell’Abbondanza è stata ufficialmente “liquidata”, non come xie jiao ma come “organizzazione sociale illegale”. Il divieto ha preso di mira anche la China Gospel Association, parte della stessa rete di chiese domestiche. La Chiesa dovrebbe cessare le sue attività o far sì che i suoi membri e pastori vengano arrestati e detenuti. Per il momento, il pastore Lian Changnian e suo figlio, il pastore Lian Xuliang, sono stati posti sotto “sorveglianza residenziale in un luogo designato”.
Sempre il 19 agosto, circa 70 membri della Covenant Home Church a Linfen, provincia di Shanxi, stavano frequentando un campo genitori-figli quando sono stati circondati da circa 100 poliziotti armati. Gli adulti sono stati detenuti. La polizia ha anche perquisito le case dei membri della chiesa Li Jie e sua moglie Li Shanshan, e Han Xiaodong, e ha sequestrato libri e documenti cristiani.
Il 21 agosto, un servizio della Changchun Sunshine Reformed Church, una chiesa domestica nella città di Changchun, provincia di Jilin, è stato perquisito dalla polizia. Come dimostrano i video diffusi dai fedeli, i presenti alla funzione sono stati picchiati dagli agenti. Due donne hanno avuto un infarto e hanno dovuto essere ricoverate in ospedale. Nove credenti sono stati arrestati. La polizia sembrava essere particolarmente interessata al pastore Guo Muyun, all’anziano Qu Hongliang e al fratello Zhang Liangliang, che erano stati accusati di dirigere un’organizzazione religiosa illegale.
Il 14 agosto era stato perquisito anche il ramo di Mentougou della Chiesa di Sion a Pechino. I computer sono stati confiscati e il pastore Yang Jun e nove devoti sono stati detenuti, anche se in seguito sono stati rilasciati.
Ancora: la detenzione di Wenzhou Christian Lin Xuesui, che era stato arrestato dall’Ufficio di pubblica sicurezza di Sichuan Gulin il 14 giugno per “organizzazione e finanziamento di raduni illegali” è stata formalizzata in arresto. Il “crimine” di Lin era che predicava il Vangelo e aiutava gli abitanti di un villaggio in una remota zona di montagna.
(Bitter Winter 24/08/2022 di TAO NIU)

TESTIMONIANZA

IRAQ - L’allarme del Patriarca caldeo Sako: crisi mondiale e guerra in Ucraina aggravano l’esodo “scioccante” dei cristiani dal Medio Oriente

La crisi economica mondiale e la congiuntura globale segnata dall’intervento militare russo in Ucraina hanno effetti gravi anche sulla rete di opere caritative e sociali sostenute dalle Chiese in Medio Oriente, fornendo ulteriori spunti alla fuga dei cristiani autoctoni dalla regione del mondo in cui è nato, morto e risorto Gesù. A lanciare l’allarme è il cardinale iracheno Louis Raphael Sako, Patriarca della Chiesa caldea, nell’intervento con cui ha inaugurato i lavori del Sinodo annuale dei Vescovi caldei, in corso a Baghdad dal 21 al 27 agosto. In uno dei sette punti in cui ha articolato il suo discorso, il Patriarca Sako ha fornito dettagli eloquenti per documentare gli effetti diretti prodotti dalla crisi mondiale e dalla guerra in corso in Europa anche sulla tenuta economica delle reti di solidarietà ecclesiale attive in Medio Oriente. “Questa situazione” ha rimarcato il cardinale “ha un impatto negativo sullo stato economico della Chiesa in Iraq, Siria e Libano”, dove tutta la popolazione è colpita da disoccupazione, povertà, limitazioni nei servizi idrici ed elettrici. “Le risorse economiche delle diocesi” ha aggiunto il Patriarca caldeo “sono limitate. Le organizzazioni benefiche che ci hanno aiutato ora concentrano i loro sforzi in Ucraina. Le donazioni e le raccolte sono molto limitate, non arrivano le offerte, gli affitti degli immobili, già di per sé molto bassi, non vengono pagati regolarmente... Anche gli studenti delle nostre scuole hanno difficoltà a pagare le rette, e i cristiani chiedono che i loro figli siano esentati”, con il risultato che le entrate non riescono a coprire nemmeno il costo dei generatori elettrici.
Il Patriarca Sako riconosce che anche per le istituzioni ecclesiali il patrimonio economico continua a essere rappresentato dai beni immobili, e si chiede se non sia giunto il momento di cominciare a vendere quei beni per affrontare le nuove emergenze poste da questi tempi difficili. Il cardinale ricorda che già al Sinodo annuale del 2021 era stata disposta la creazione di una “cassa comune caldea” come strumento condiviso per affrontare le esigenze crescenti e le situazioni di crisi affrontate dalle singole diocesi.

Nel suo articolato intervento, il Patriarca caldeo Sako si tiene lontano dalla tentazione di far dipendere la continuità della presenza cristiana in Medio Oriente da soluzioni tecniche congiunturali. Rivolto ai suoi confratelli vescovi, il Patriarca ha richiamato la comune chiamata “a portare la nostra responsabilità ecclesiale, umana e nazionale con lo spirito di Cristo e coi suoi sentimenti” vocazione che può essere alimentata solo da un “vivo rapporto passionale verso il Cristo, Colui a cui siamo stati consacrati, come si è consacrato Lui stesso”. Solo l’esperienza della grazia donata da Cristo può sostenere anche i vescovi caldei nel compiere “la nostra missione e il nostro servizio con generosità e disinteresse, in spirito di unità, lontani dal particolarismo e del desiderio di dominio e fama”. La guida pastorale delle diocesi – ha riconosciuto il cardinale iracheno - “non può essere esercitata senza potere”, ma tale esercizio “non deve arrivare al dispotismo e alla dittatura”, visto che l’autorità episcopale è fondata “sulla apostolicità”, e si esercita attraverso una collegialità “che si estende a tutti i membri del Popolo di Dio, sacerdoti, monaci e monache, laici e laiche”. Il Patriarca ha esortato i vescovi caldei a esercitare verso i sacerdoti un accompagnamento “paterno e non autoritario, come si fa con i figli”, affrontando i contrasti e le difficoltà “faccia a faccia”. Difficoltà e problemi – ha aggiunto il cardinale – “ci saranno sempre, come nei tempi degli Apostoli di Cristo, ma devono diventare occasioni per vivere la carità”, sempre tenendo conto del fatto che
“la disciplina è importante”, mentre “il disordine distrugge”. (GV) (Agenzia Fides 23/8/2022)

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