2022 10 05 “La nostra risposta al Kalashnikov è la preghiera”
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TESTIMONIANZA - Morto fr. André, una vita per i cristiani perseguitati (fondatore di “Open Doors”)
BURKINA FASO - Il Cardinale Ouédraogo: “La nostra risposta al Kalashnikov è la preghiera”
“La nostra risposta al Kalashnikov è la preghiera” ha affermato il Cardinale Philippe Nakellentuba Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou, domenica 2 ottobre in occasione dell’apertura del Mese missionario.
“Cari fratelli e sorelle in Cristo, all’inizio del mese di ottobre, Mese missionario, le Pontificie Opere Missionarie suggeriscono di meditare sul seguente tema: “Mi sarete testimoni” (At 1,8). Ma come testimoniare l’amore e la misericordia di Dio di fronte al terrorismo omicida che getta nella disperazione la vita quotidiana di uomini e donne, vittime dirette o collaterali di questa violenza ingiusta e inutile?” chiede il Cardinale. “La nostra risposta al Kalashnikov è la preghiera. Ciò significa che dobbiamo intensificare la nostra preghiera in questo mese di ottobre a favore della pace, nel nostro Paese e in tutto il mondo”.
L’intervento del Cardinale Ouédraogo avviene nel contesto del golpe che ha rovesciato la giunta militare capeggiata dal tenente colonello Paul Henri Sandaogo Damiba (vedi Fides 30/9/2022), che ha lasciato il Burkina Faso grazie alla mediazione effettuata dai leader religiosi (vedi Fides 3/10/2022).
Il 24 gennaio Damiba aveva rovesciato il Presidente eletto democraticamente Roch Christian Kabore, accusandolo di essere incapace di garantire la sicurezza di fronte agli attacchi sempre più frequenti dei gruppi jihadisti.
Tuttavia, a distanza di 9 mesi dal golpe di Damiba, la sicurezza in Burkina Faso è ulteriormente peggiorata. Le organizzazioni terroristiche si sono diffuse in circa il 40% del Paese. Le unità dell’esercito sono state oggetto di attacchi negli ultimi mesi. Le perdite subite hanno causato malcontento all’interno delle forze armate contro il governo. Il Burkina Faso si è distinto come una delle regioni con il maggior numero di morti a causa di attacchi terroristici nel 2021. L’uomo forte della nuova giunta militare, il capitano Ibrahim Traoré, ha usato gli stessi argomenti per giustificare il rovesciamento della giunta precedente. I massacri compiuti dai jihadisti hanno indebolito la posizione di Damiba sia all’interno dell’esercito che nell’opinione pubblica.
In questa situazione il Cardinale Ouédraogo ricorda che “di fronte alle sfide del terrorismo e dell’instabilità politica, la Chiesa, che è strettamente legata al mondo e alla sua storia, non può che essere segno e testimonianza di solidarietà promuovendo un mondo di amore e di fraternità”.
(L.M.) (Agenzia Fides 4/10/2022)
PAKISTAN - ragazza cristiana 13enne Zarvia Pervaiz, vittima di rapimento, conversione forzata all’Islam e matrimonio precoce.
Ragazze rapite e convertite con la forza: appello della società civile per la giustizia
Disappunto per i casi documentati di rapimenti, matrimoni e conversioni religiose forzate; denuncia della grave ingiustizia; appello alle istituzioni per un intervento utile a fermare il fenomeno: è quanto esprimono gruppi, associazioni e movimenti della società civile in Pakistan, senza alcuna connotazione religiosa, che segnalano l’ennesimo caso relativo alla ragazza cristiana 13enne Zarvia Pervaiz, vittima di rapimento, conversione forzata all’Islam e matrimonio precoce.
Il fenomeno, che sembra ben presente nella società pakistana, allarma le associazioni che difendono i diritti delle persone, è condannato dai membri di diverse religioni, e rimbalza anche nelle istituzioni politiche.
Tariq Gill, cristiano e membro dell’Assemblea Provinciale del Punjab, dopo aver visitato la famiglia di Zarvia, ha espresso grave preoccupazione poiché la ragazza non è stata ancora restituita alla famiglia, nonostante la denuncia (First Information Report) depositata già nel maggio 2022 alla polizia, secondo l’art 365 comma “b” del Codice penale, che punisce il reato di rapimento, induzione della donna al matrimonio.
Tariq Gill rileva: “Chiediamo che la ragazza cristiana venga restituita alla custodia ai genitori, e che si intraprenda un’azione legale contro i rapitori e a carico di quanti hanno facilitato questo processo di rapimento, conversione forzata e matrimonio forzato”. Secondo il parlamentare cristiano, “occorre una legge che vieti le conversioni forzate e i matrimoni forzati di donne appartenenti alle minoranze religiose. La chiederemo nell’Assemblea legislativa, dato che è urgente tutelare la vita delle donne in Pakistan. Condanniamo l’inerzia e l’incapacità dei custodi della legge e della giustizia di recuperare Zarvia”. Tariq Gill nota che, nonostante le ingiustizie subite, “la nostra gente cristiana si mantiene forte nella sua fede e va avanti con speranza”.
Chiedendo giustizia per Zarvia Pervaiz e tutte le vittime delle conversioni forzate, Joseph Jansen ricorda a Fides il caso una ragazza di 12 anni, Maha Asif, rapita a Lahore e condotta ad Hasilpur, dove è stata convertita e sposata forzatamente. La ragazza, in stato di prostrazione fisica e psicologica, è stata costretta a firmare documenti in cui dichiarava la sua approvazione, sotto la minaccia di morte per i membri della sua famiglia. Altri recenti casi riguardano la citta di Faisalabad, in Punjab: Saba Nadeem, 15 anni, e Chashman Kanwal, 14enne, sono state rapite, convertite con la forza e sposata da uomini musulmani nei mesi scorsi.
Secondo un rapporto redatto dal Center for Social Justice (CSJ), Ong guidata dal cattolico pakistano Peter Jacob, nell’anno 2021 si sono verificati 78 casi di donne e ragazze (39 indù e 38 cristiane) rapite, convertite con la forza e sposate da uomini musulmani. Il 76% di queste sono minorenni. Il numero di casi registrati nel 2021, afferma il CSJ, è aumentato dell’80% rispetto all’anno 2020. Il fenomeno è solo la punta di un iceberg perché numerosi casi non vengono denunciati dalle famiglie per paura di ritorsioni.
(Agenzia Fides 29/9/2022)
NICARAGUA - Ortega: la Chiesa cattolica è una dittatura
Il presidente chiede che i chierici siano eletti dai fedeli
Il presidente nicaraguense Daniel Ortega ha definito la Chiesa cattolica “una dittatura perfetta”, due settimane dopo che papa Francesco aveva assicurato che “c’è dialogo” con Managua.
“Chi elegge i sacerdoti? Chi elegge i cardinali? Chi elegge il papa? È una dittatura perfetta, una tirannia perfetta”, ha esclamato Ortega in un discorso in occasione del 43mo anniversario della fondazione della polizia nicaraguense.
Francesco ha insistito il 15 settembre sulla necessità di “non interrompere mai il dialogo” con il Nicaragua, dove sono in crescita le tensioni tra lo Stato e la Chiesa cattolica. “C’è un dialogo. Abbiamo parlato con il governo. C’è un dialogo. Non significa che approviamo tutto ciò che fa il governo. O che disapproviamo tutto”, aveva detto il papa argentino. A marzo il Nicaragua ha espulso l’ambasciatore vaticano. E ad agosto monsignor Rolando Alvarez, critico del regime, è stato arrestato ed è “ai domiciliari”, secondo la polizia che ha citato le attività “destabilizzanti e provocatorie” del vescovo. Ignorando la mano tesa del Papa, il presidente Ortega ha attaccato violentemente la Chiesa cattolica. “Direi a Sua santità il Papa, con grande rispetto, alle autorità cattoliche - io sono cattolico - come cristiano, non mi sento rappresentato”, ha detto, riferendosi alla “storia terribile” della Chiesa, citando l’inquisizione e gli abusi contro i bambini indigeni in Canada.
“Li sentiamo parlare di democrazia”, ha ironizzato chiedendo che tutti i chierici - dai sacerdoti ai papi - siano eletti dai fedeli. (29 settembre 2022 ANSA - MANAGUA).
TESTIMONIANZA
Morto fr. André, una vita per i cristiani perseguitati
Scomparso a 94 anni il fondatore di “Open Doors”. Lo chiamavano “Il contrabbandiere di Dio” per le Bibbie che a partire dal 1955 cominciò a portare di nascosto nei Paesi dell’Europa dell’Est. Nella sua vita ha visitato 125 Paesi per stare a fianco di chi soffre a causa della sua fede.
È scomparso all’età di 94 anni Anne van der Bijl, l’attivista evangelico olandese noto come
fr. André, fondatore di “Open Doors”, organizzazione internazionale attiva in tutto il mondo a sostegno dei cristiani perseguitati. Aveva intitolato la sua autobiografia “Il contrabbandiere di Dio”, in riferimento ai milioni di copie della Bibbia fatti arrivare anche oltre le frontiere più chiuse al messaggio del Vangelo.
Formatosi negli studi biblici al Bible Training Institute di Glasgow, la svolta nella sua vita era arrivata nel 1955 quando con una delegazione olandese partecipò al Festival Mondiale della Gioventù Comunista in Polonia, allora sotto il regime comunista. Lì scoprì una Chiesa dietro la Cortina di Ferro, oppressa e perseguitata, che aveva un disperato bisogno di Bibbie. E da quel momento l’aiuto a chi soffre a causa della fede in Cristo diventò la ragione della sua vita, attraverso una fondazione che chiamò “Open Doors” proprio perché ogni porta deve essere sempre aperta al messaggio del Vangelo.
“Spero di testimoniare con la mia vita che non c’è missione più entusiasmante di quella di seguire Gesù, ovunque ci conduca”, diceva di sé. E negli anni di frontiere ne aveva superate anche tante altre: già negli anni Sessanta, quando ancora imperversava la Rivoluzione culturale, riuscì a entrare nella Repubblica popolare cinese. In anni più recenti è stato tra le voci più ferme nella difesa dei cristiani vittima del fondamentalismo islamico in Medio oriente e nell’Asia Meridionale. Ma amava al tempo spesso ripetere che per lui la parola islam era un acronimo di I Sincerely Love All Muslims (“io amo sinceramente tutti i musulmani”).
Sposato per 59 anni con la moglie Corry, scomparsa nel 2018, lascia cinque figli e undici nipoti. Già da tempo aveva lasciato la leadership attiva di “Open Doors” che prosegue la sua attività seguendone le orme. Tra le sue iniziative più note la World Watch List, il rapporto che ogni anno stila la triste “classifica” dei Paesi dove i cristiani sono maggiormente perseguitati nel mondo.
(29/09/2022 AsiaNews)