2022 10 12 La guerra più mortale (e mondiale) dell’Africa
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
LA GUERRA MONDIALE DELL’AFRICA: ETIOPIA - La guerra più mortale (e mondiale) dell’Africa
TESTIMONIANZA: UGANDA “un’oasi di fede in un mondo che continua a diventare sempre più laico”
MOZAMBICO - Vescovo di Nacala riferisce ad ACS che terroristi hanno tagliato la gola a tre cristiani
Mons. Alberto Vera Aréjula, vescovo di Nacala in Mozambico, in un colloquio con Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), riferisce che estremisti in uniforme militare hanno radunato una folla di persone per poi sgozzare tre cristiani che avevano precedentemente separato dal gruppo. Il massacro è avvenuto il 7 settembre, il giorno dopo l’omicidio a Chipene della missionaria italiana suor Maria De Coppi.
Mons. Vera racconta: «Il fratello di una delle vittime ha detto che i terroristi, che indossavano uniformi militari, avevano radunato la popolazione dicendo che erano lì per salvarla. Quando tutti erano riuniti, hanno iniziato a chiedere loro chi fosse musulmano e chi cristiano. A coloro che si identificavano come cristiani sono state legate le mani dietro la schiena e poi hanno tagliato la gola a tre di loro. Un cristiano però è riuscito a fuggire ed è lui che ha raccontato la storia. Nella notte tra il 6 e il 7 settembre sono state uccise in totale undici persone. I terroristi hanno lasciato una scia di devastazione e di grande paura».
Riferendosi a suor Maria de Coppi il vescovo ha aggiunto: «L’ho conosciuta, era come una madre, aiutava davvero tutti con amore e umiltà. E avvieremo un processo per determinare ufficialmente se è morta da martire. Suor Maria de Coppi aiutava i bambini malnutriti in una piccola stanza dove c’erano latte e farina, e anche questa stanza è stata distrutta. Era un’infermiera e lavorava con neonati e bambini malnutriti. I terroristi ci dicono chiaramente che non ci vogliono lì. Per ora non torneremo in missione, ma continueremo a lavorare con la gente del posto».
Nonostante molti dei terroristi perseguano obiettivi islamisti e il Daesh abbia dichiarato di operare nel Paese, il vescovo Vera ha sottolineato che non si tratta di un conflitto religioso in senso stretto. Ha precisato: «Coloro che hanno un’intenzione fondamentalista islamica sono di solito stranieri. Costruiscono moschee e creano confusione tra gli altri musulmani. A Nacala ci sono almeno quattro differenti gruppi di musulmani, chiaramente diversi tra loro. I veri musulmani si sentono uniti ai cristiani e vivono fianco a fianco con loro. I leader di questo movimento, siano essi jihadisti, terroristi o criminali, stanno traendo profitto da questa situazione per motivi finanziari. Vogliono che la si intenda come una lotta religiosa, ma io non sono d’accordo e non sono l’unico a pensarla così», conclude il prelato.
(ACS 06/10/2022)
LA GUERRA MONDIALE DELL’AFRICA
ETIOPIA - La guerra più mortale (e mondiale) dell’Africa in pieno blackout mediatico
L’Etiopia sta diventando la guerra mondiale dell’Africa, con decine di migliaia di morti negli ultimi mesi, potenzialmente non denunciate, mentre i ribelli tigrini combattono una coalizione di eserciti e milizie in un totale blackout mediatico. Nessun resoconto sul conflitto dopo che il governo etiope ha interrotto le linee telefoniche e Internet nella regione del Tigray e bloccato quasi completamente l’accesso ai media per nascondere l’entità dei combattimenti. La maggior parte delle comunicazioni con il mondo esterno devono ora essere effettuate tramite telefoni satellitari.
La violenza è di dimensioni mai viste prima, anche dopo due anni di combattimenti.
Con l’escalation del conflitto nella regione settentrionale del Paese, gli esperti lo descrivono come la ‘guerra più mortale del mondo’.
“Questa è la nuova Grande Guerra d’Africa”, ha affermato Cameron Hudson, analista ed ex capo degli affari africani per il Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. “Dopo gli eventi del Congo 25 anni fa, dove ben sei paesi africani impegnarono truppe in un combattimento che alla fine uccise più di cinque milioni di persone, l’Etiopia sta rapidamente diventando la prossima guerra mondiale dell’Africa” ha aggiunto l’analista.
L’ultima offensiva di massa fa parte di una cruenta guerra civile scoppiata nel tratto settentrionale della seconda nazione più popolosa dell’Africa alla fine del 2020, quando il Primo Ministro Abiy Ahmed ha attaccato un governo locale dissidente nella regione del Tigray (vedi Agenzia Fides 6/11/2020). Le forze federali, le milizie etniche e i soldati dell’Eritrea si sono unite per combattere i ribelli che inizialmente sembrava fossero stati annientati. A metà del 2021, i guerriglieri hanno ripreso gran parte della regione con una straordinaria controffensiva. Le forze eritree si sono ritirate l’anno scorso e le forze tigrine si sono spinte verso la capitale etiope. Per un po’ sembrava che Addis Abeba potesse cadere. Tuttavia, un afflusso di droni dalla Turchia e dagli Emirati Arabi Uniti ha respinto i ribelli. Secondo fonti militari, un cessate il fuoco di mesi ha offerto una tregua ai milioni di persone in gravi difficoltà e il conflitto è caduto dall’agenda globale. Ma ora la guerra su vasta scala sta facendo di nuovo a pezzi la regione. Gli esperti affermano che il conflitto di massa vede coinvolti molti attori da tutta la regione in una situazione esplosiva che potrebbe mandare in fiamme il Corno d’Africa. È confermata la presenza di forze che, volontariamente o meno, stanno combattendo in questo conflitto dagli stati vicini: Eritrea, Somalia e Sudan e ora segnali crescenti che anche forze provenienti da Ciad, Niger e Libia potrebbero giocare un ruolo”, ha dichiarato Hudson.
(AP) (4/10/2022 Agenzia Fides)
ETIOPIA - Rinviati a data da definire i colloqui di pace per fermare la guerra in Tigray
Le speranze riposte nei colloqui di pace in Sud Africa, organizzati dall’Unione Africana (UA) per cercare una soluzione al conflitto nel Tigray, per milioni di civili, tigrini, amara, afar, sono svanite lo stesso fine settimana dell’8 ottobre 2022 nel quale erano previsti, dopo un rinvio a data da destinarsi. I motivi potrebbero essere ricollegati a questioni logistiche e alla mancata consultazione in anticipo dei partecipanti. Ai colloqui erano stati invitati rappresentanti del Governo Federale e dei ribelli tigrini del TPLF, mentre erano stati esclusi gli eritrei e gli Amahara.
Secondo molti analisti, i colloqui di pace sono particolarmente difficili data l’intensità del conflitto. Grande preoccupazione c’è anche per una possibile destabilizzazione di tutto il Corno d’Africa e non solo dell’Etiopia. “I combattimenti sono radicati - ha dichiarato Martin Plaut, esperto del Corno Africa, - si tratta probabilmente del conflitto più intenso al mondo, con decine di migliaia di truppe che si scontrano lungo il confine settentrionale del Tigray con l’Eritrea. Sappiamo che le truppe etiopi sono state portate in gran numero in Eritrea, per unirsi all’attacco, e che armi pesanti, carri armati e artiglieria, sono state viste dirigersi verso i fronti.”
Dopo più di 700 giorni il Tigray è ancora inaccessibile ai media ed ai giornalisti. Il prossimo 17 ottobre il Consiglio per gli Affari Esteri dell’Unione Europea, tra i temi in agenda, ha anche un dibattito sull’Etiopia.
(GF) (Agenzia Fides 11/10/2022)
TESTIMONIANZA: “un’oasi di fede in un mondo che continua a diventare sempre più laico, nel quale il bisogno di Dio è ridotto o assente”.
UGANDA - I Vescovi: “I progressi degli ultimi 10 anni rischiano di essere dissipati dalle conseguenze della pandemia e della guerra in Ucraina”
Kampala (Agenzia Fides) – “Negli ultimi dieci anni, il nostro Paese ha proseguito su una traiettoria positiva sotto molti aspetti” affermano i Vescovi dell’Uganda nel messaggio per i 60 anni d’indipendenza del Paese. Facendo un confronto con quanto scrivevano nel 2012, in occasione del 50esimo dell’indipendenza, i Presuli affermano che il Paese ha fatto progressi di carattere economico e sociale, rimanendo “un’oasi di fede in un mondo che continua a diventare sempre più laico, nel quale il bisogno di Dio è ridotto o assente”.
“Le nostre chiese e moschee continuano a riempirsi di fedeli nei giorni di culto. Le diverse fedi possono esprimersi pubblicamente senza timori di rappresaglie o persecuzioni” sottolineano. “Per questo ringraziamo Dio e continuiamo a pregare affinché questa nazione continui ad essere la stella splendente in cima a una collina che sta diventando sempre più secolare”.
Sul piano economico, negli ultimi dieci anni ci sono stati segnali positivi di crescita. Il governo ha continuato ad attrarre nuovi investitori grazie ai quali sono spuntati diversi parchi industriali nel Paese, mentre l’agricoltura ha beneficiato della meccanizzazione e della creazione di un’industria agroalimentare.
I progressi economici sono però messi a rischio dalla pandemia da Covid-19 degli ultimi due anni. “Come il resto del mondo, anche il nostro Paese continua a risentire degli effetti del Covid-19” ricordano i Vescovi. “Non possiamo non citare le terribili conseguenze del Covid-19 sui bambini che hanno subito un forte deterioramento dell’istruzione. (Durante i mesi di confinamento) molte ragazze sono rimaste incinte e sono diventate loro stesse madri-bambine. È necessario raggiungere e offrire supporto psicosociale a queste ragazze il cui trauma durerà per molti anni”.
“A causa dell’impatto della pandemia di Covid-19, e della tragica guerra della Russia contro l’Ucraina, la nostra economia sembra essere in caduta libera” rimarcano. “Molte aziende sono ferme; i prezzi dei beni di prima necessità sono alle stelle. I prezzi dei carburanti stanno soffocando ogni settore dell’economia, e questi sono davvero tempi incerti per il nostro Paese. Con un’economia in crisi, sono in aumento insicurezza, rapine e corruzione”.
Altra nota negativa è l’aumento “preoccupante” negli ultimi dieci anni dell’accaparramento di terre. “Nella nostra lettera pastorale di 10 anni fa, auspicavamo la pace, la riconciliazione e il dialogo tra tutti i gruppi religiosi, politici, sociali ed etnici del Paese” ricordano i Vescovi. “Dopo 10 anni, assistiamo al persistere del tribalismo, del nepotismo, dell’intolleranza e dell’indifferenza. Siamo divisi per affiliazione politica, religiosa, tribale, etnica e regionale. Questo porta all’individualismo, all’avidità, all’insicurezza e alla corruzione. Il dialogo dovrebbe offrirci i mezzi per risolvere differenze e conflitti”.
(L.M) (Agenzia Fides 11/10/2022)