2022 11 30 CINA - Card. Zen condannato a pagare multa CINA - Jiangxi, il vescovo ‘clandestino’ Peng Weizhao si ufficializza - fortissime pressioni
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IRAQ - Patriarca caldeo Sako: i cristiani iracheni lasciano il Paese al ritmo di 20 famiglie al mese

INDIA - Crescono sempre di più gli attacchi contro i cristiani
Aumentano di giorno in giorno gli episodi di violenza, denuncia in una nota il Forum Cristiano Unito (UCF), organizzazione cristiana interconfessionale che si batte per i diritti umani della minoranza cristiana in India
In India cresce l’oppressione contro i cristiani “non solo di anno in anno, ma persino di mese in mese”. Lo ha dichiarato, il 26 novembre scorso, in un comunicato stampa, il Forum Cristiano Unito (UCF), gruppo cristiano interconfessionale, con sede nella capitale Nuova Delhi, che sostiene le libertà fondamentali, promuovendo i valori della giustizia, dell’equità e della libertà.
Oltre 500 incidenti nel 2022
Secondo i dati raccolti dall’UCF - riportati da Uca News - attraverso la sua help line, al 21 novembre di quest’anno sono stati segnalati in totale 511 incidenti, contro i 505 del 2021. I dati mostrano che le province dell’Uttar Pradesh nel nord, seguite dal Chhattisgarh nell’India centrale, dal Tamil Nadu e dal Karnataka nel sud, sono i luoghi più pericolosi della nazione per i cristiani. L’Uttar Pradesh ha riportato 149 incidenti, il Chhattisgarh 115, e il Tamil Nadu e il Karnataka 30 incidenti ciascuno.
Cristiani accusati di attività di conversione religiosa
Il modus operandi degli aggressori sembra essere sempre lo stesso: quello di lanciare accuse di attività di conversione religiosa, di irrompere durante le riunioni di preghiera o di attaccare singoli individui o piccoli gruppi di cristiani. La conversione religiosa è diventata un argomento molto caldo negli ultimi tempi, ma come ha sottolineato John Moolachira, arcivescovo di Guwahati ad UCA News, il 25 novembre scorso, non c’è nulla di vero e nessuno, compresi i governi, ha dati a sostegno di queste affermazioni. “La Chiesa – ha detto - non indulge mai in tali attività né le sostiene. Alcuni gruppi provenienti da altre parti del Paese vengono qui e cercano di dividere le persone nella nostra regione, cosa che noi condanniamo”.
Attacchi che rimangono impuniti
I crimini – sottolinea l’UCF - vengono compiuti impunemente. La polizia, infatti, chiude un occhio o arresta i cristiani, servendosi dell’accusa di conversioni forzate. Secondo Michael, la violenza contro le comunità cristiane è aggravata proprio dall’incapacità della polizia di indagare e perseguire i responsabili, nonostante la Corte Suprema indiana abbia dato al governo una serie di indicazioni per fermare questi orrendi atti di “mobocrazia”, della folla che governa. Finora, nel Paese sono stati registrati 79 casi contro religiosi, accusati di essere coinvolti in attività di conversione, senza che sia mai stato provato in tribunale e diversi laici, inoltre, languono in carcere, poiché i tribunali hanno negato loro la libertà provvisoria.
(RV 2022 11 29 Anna Poce – Città del Vaticano)
NIGERIA - Nuovo rapimento di un sacerdote insieme a un gruppo di fedeli; rilasciato un altro prete rapito la scorsa settimana
P. Peter Abang Ochang, parroco della chiesa St. Stephen Roman Catholic Mission (RCM) nella diocesi di Ogoja nello Stato di Cross River, è stato rapito in una zona non ancora determinata nello Stato di Nasarawa, insieme a diversi membri della St Jude Society. Il sacerdote e un numero non specificato di membri della St Jude Society si stavano recando ieri, 24 novembre, ad Abuja per partecipare ad alcune iniziative ecclesiali quando sono stati aggrediti e portati nella boscaglia.
Nel frattempo l’Agenzia Fides ha appreso del rilascio di p. Victor Ishiwu, parroco della chiesa di St. Jude a Eburummiri, Ibagwa-Aka, area del governo locale di Igbo-Eze South dello Stato di Enugu, che era stato rapito nelle prime ore di sabato 19 novembre mentre officiava le preghiere di adorazione.
banditi che parlavano inglese pidgin (lingua franca nata dall’incontro tra l’inglese e alcuni idiomi locali) e lingue fulani, hanno seguito il religioso alla casa parrocchiale e hanno minacciato di bruciare le strutture della parrocchia se si fosse rifiutato di uscire, per poi irrompere nella canonica e a prelevare il sacerdote con la forza. (L.M.) (Agenzia Fides 25/11/2022)
NIGERIA - Liberati p. Ochang e i membri della St Jude Society rapiti il 24 novembre
Abuja (Agenzia Fides) - “P. Peter Abang Ochang e i suoi accompagnatori sono stati rilasciati la mattina di sabato 26 novembre. Stanno bene” dice all’Agenzia Fides p. Peter Abue, Vicario Generale della diocesi di Ogoja, confermando la liberazione di Peter Abang Ochang, parroco della chiesa St. Stephen Roman Catholic Mission (RCM) nella diocesi di Ogoja nello Stato di Cross River.
(Agenzia Fides 29/11/2022)
MALI - La Conferenza Episcopale: “Non abbiamo notizie della sorte di p. Hans-Joachim Lohre”
“Non abbiamo al momento ulteriori notizie né contatti con i rapitori di p. Hans-Joachim Lohre” dicono all’Agenzia Fides fonti della Conferenza Episcopale del Mali in relazione al rapimento di p. Hans-Joachim Lohre, il “padre bianco” di nazionalità tedesca scomparso domenica 20 novembre (vedi Fides 22/11/2022).
“Al momento abbiamo rilasciato solo il comunicato del Cardinale Jean Zerbo, Arcivescovo di Bamako, che esprime la vicinanza della Chiesa in Mali alla famiglia del missionario” affermano le fonti di Fides.
Nel suo comunicato del 23 novembre, il Cardinale Zerbo scriveva: “Al momento della stesura di questo documento, non abbiamo ancora notizie di p. Hans Joachim”. “Rivolgiamo uno speciale pensiero alla sua famiglia biologica in Germania e preghiamo in comunione con tutti gli uomini di buona volontà affinché il Signore ce lo riporti senza indugio e in buona salute”.
Il Cardinale Zerbo, precisa le circostanze della scomparsa di p. Hans-Joachim che avrebbe dovuto celebrare la messa domenicale presso la comunità cristiana di Kalaban-Coura (riva destra di Bamako) alle 8:30. Ma il missionario non si è presentato alla celebrazione. “È stato alla fine di domenica sera che i suoi confratelli si sono accorti della sua assenza. La sua auto Peugeot Partner di colore grigio era parcheggiata davanti a casa dalla mattina, ma al suo telefono continuava a rispondere la segreteria telefonica. Questa assenza prolungata ha fatto pensare ad un rapimento e i confratelli hanno contattato la polizia del 5° arrondissement” afferma il Cardinale Arcivescovo di Bamako, che conclude rivolgendo una preghiera per la rapida liberazione del missionario e di tutti coloro che sono sequestrati: “Che Nostra Signora del Mali interceda per lui, per noi e per tutti coloro che sono rapiti e tenuti in ostaggio non solo in Mali, ma in tutto il mondo”.
(L.M.) (Agenzia Fides 24/11/2022)
CINA - Card. Zen condannato a pagare multa per gestione del fondo umanitario ‘612’
Accusato insieme a cinque personalità democratiche di non aver registrato l’organizzazione benefica in base alla legge. Il porporato si è rifiutato di ricevere una sentenza più leggera degli altri coimputati. La pena massima comminata è di 492 euro. Secondo la difesa, il processo è stato un attacco alla libertà di riunione.
Colpevoli di non aver registrato in modo corretto un fondo umanitario di cui erano i gestori e condannati a pagare una multa. È la sentenza emessa oggi dalla giudice Ada Yim della Corte di West Kowloon nei confronti del card. Joseph Zen Ze-kiun e di cinque esponenti del fronte democratico.
Iniziato a settembre, il processo si è chiuso oggi dopo un lungo dibattimento. Lo scorso 11 maggio la polizia aveva arrestato il porporato e altri quattro accusati con la più grave imputazione di “collusione” con forze straniere, reato coperto dalla draconiana legge sulla sicurezza imposta nell’estate 2020 da Pechino.
Yim ha stabilito che il Fondo non poteva godere di alcuna esenzione rispetto alla legge sulle società in quanto non era di “natura pubblica” e non aveva soli scopi caritativi. Secondo la giudice, l’organizzazione aveva anzi fini politici e legami con gruppi politici.
La difesa aveva chiesto invece l’archiviazione perché gli amministratori fiduciari non avevano diritti e obblighi reciproci, quindi non si erano costituiti in società. In aggiunta gli avvocati difensori avevano contestato la costituzionalità della normativa sulle società, che a loro dire restringe in modo “sproporzionato” la libertà di riunione.
La giudice Yim aveva proposto di modulare la pena in tre diverse categorie a seconda del ruolo degli imputati. AsiaNews ha appreso da fonti sul luogo che il card. Zen si è rifiutato di ricevere una sentenza più leggera: “Siamo tutti sullo stesso piano”, il porporato ha detto alla coimputata Margaret Ng.
Hong Kong (AsiaNews25/11/2022)
CINA - Jiangxi, il vescovo ‘clandestino’ Peng Weizhao si ufficializza
In una cerimonia tenuta a Nanchang il presule - ordinato segretamente con il mandato di papa Francesco nel 2014 e per questo anche arrestato - si è insediato come vescovo ausiliare di una diocesi i cui confini sono decisi da Pechino. A Yujiang tutto il clero sottoposto a forti pressioni.
Nel giuramento che ha dovuto leggere ha promesso di aderire al principio delle chiese indipendenti e autogestite e di “guidare il cattolicesimo ad adattarsi alla società socialista”.
Il vescovo sotterraneo cinese mons. Giovanni Peng Weizhao - nominato da papa Francesco nel 2014 per la diocesi di Yujiang e per questo anche arrestato per sei mesi dalle autorità cinesi - ha aderito agli organismi “ufficiali” del cattolicesimo cinese e in una cerimonia tenuta questa mattina è stato riconosciuto come “vescovo ausiliare della diocesi dello Jiangxi”. Il rito si è svolto a Nanchang alla presenza di circa 200 persone ed è stato presieduto dal vescovo locale Li Suguang, che è anche vice-presidente della Conferenza dei vescovi cattolici cinesi, l’organismo collegiale non riconosciuto dalla Santa Sede.
Mons. Peng Weizhao, 56 anni, ha studiato nel Seminario nazionale di Pechino divenendo sacerdote nel 1989. Era stato ordinato vescovo di Yujiang segretamente con il mandato di papa Francesco il 10 aprile 2014 come successore di mons. Tommaso Zeng Jingmu, guida della locale e vivace Chiesa sotterranea, che trascorse ben 23 anni in carcere morendo poi a 96 anni nel 2016. Poche settimane dopo la sua ordinazione lo stesso vescovo Peng era stato arrestato; rilasciato nel novembre 2014 è sempre stato fortemente limitato dalle autorità nelle possibilità di esercitare il proprio ministero.
Mons. Peng Weizhao ora diventa vescovo ausiliare della “diocesi dello Jiangxi”. La qualifica in questo caso è importante: la diocesi di cui il presule era stato nominato vescovo da Francesco era infatti Yujiang, una circoscrizione ecclesiastica che esisteva fin dal 1885 e dove prima della rivoluzione comunista avevano svolto il loro ministero i missionari lazzaristi. Sono dunque le autorità cinesi, senza alcun accordo con la Santa Sede, ad aver perseguito l’obiettivo di incorporare in un’unica diocesi tutte le cinque circoscrizioni ecclesiastiche tradizionalmente legate alla metropolia di Nanchang.
Nella provincia dello Jiangxi c’erano dunque attualmente due vescovi: mons. Li Suguang - 58 anni dal 2010 vescovo ufficiale di Nanchang (il capoluogo della provincia) - e appunto mons. Peng Weizhao, che ufficializzandosi diventa l’ausiliare di mons. Li (cosa che in sé non potrebbe fare senza il consenso della Santa Sede, da cui oggi non è giunta alcuna informazione in proposito). Come riportavamo in questa testimonianza pubblicata da AsiaNews due anni fa la Chiesa sotterranea di Yujiang ha subito fortissime pressioni dopo l’Accordo del 2018 sulla nomina dei vescovi affinché il suo clero si “regolarizzasse”. E già allora si citava il timore che potesse accadere quanto successo a Mindong, nel Fujian, dove il vescovo sotterraneo mons. Guo Xijin era stato spinto ad accettare il ministero di vescovo ausiliare, salvo poi rinunciare al ministero episcopale dopo una manciata di mesi constatata la scarsa libertà di movimento nelle nuove condizioni.
Mons. Peng è stato probabilmente sottoposto a fortissime pressioni per accettare la stessa linea. Già dal 22 settembre aveva informato il suo clero di aver dato le dimissioni da vescovo di Yujiang e aver accettato il piano del governo di integrare tutte le diocesi nell’unica diocesi dello Jiangxi. L’11 ottobre scorso aveva poi partecipato alla cerimonia della posa della prima pietra dell’episcopio della nuova diocesi comune che sorgerà a Nanchang ed è stato presentato dagli organismi cattolici ufficiali controllati dal Partito comunista cinese come un modello di quella sinicizzazione che è la parola chiave indicata da Xi Jinping per il futuro delle religioni in Cina. E nonostante una certa opposizione manifestata dal clero di Yujiang, mons. Peng ha accettato oggi di insediarsi come ausiliare di mons. Li.
Secondo quanto riferito dal sito chinacatholic.cn (il sito degli organismi cattolici controllati dal Partito comunista cinese) oggi nella cerimonia di insediamento ha letto un giuramento che recita così: “Giuro di osservare i comandamenti di Dio, adempiere ai doveri pastorali del vescovo ausiliare, predicare fedelmente il Vangelo, guidare i sacerdoti e i fedeli della diocesi di Jiangxi, attenermi alla Costituzione nazionale, salvaguardare l’unità della patria e l’armonia sociale, amare il Paese e la religione, e persistere nel principio delle chiese indipendenti e autogestite, aderire alla direzione del cattolicesimo del mio Paese in Cina, guidare attivamente il cattolicesimo ad adattarsi alla società socialista e contribuire alla realizzazione del sogno cinese del grande ringiovanimento della nazione cinese”.
Tutto questo conferma quanto le autorità cinesi esercitino una forte pressione sia sui vescovi ufficiali sia su quelli non ufficiali. E che perseguano non solo la loro politica di controllo dei vescovi, ma anche il loro piano di adattamento dei confini delle diocesi secondo i loro obiettivi politici, senza dare grande peso ai negoziati con il Vaticano.
Nanchang (AsiaNews24/11/2022)
IRAQ - Patriarca caldeo Sako: i cristiani iracheni lasciano il Paese al ritmo di 20 famiglie al mese
I cristiani iracheni, in buona parte concentrati nelle città della Piana di Ninive e in altre aree del nord Iraq, continuano a lasciare il Paese “al ritmo di 20 famiglie al mese”. Il dato è stato riferito dal Cardinale iracheno Louis Raphael Sako, Patriarca della Chiesa caldea, in una sofferta riflessione sulla condizione dei cristiani in Iraq.
Nelle sue considerazioni allarmate, diffuse dai canali mediatici del Patriarcato caldeo, il cardinale ricorda che più della metà dei cristiani iracheni sono emigrati negli ultimi lustri, e tanti altri “sono in lista d’attesa”.
Nel suo intervento il Patriarca caldeo si sofferma sui tanti fattori sociologici, politici e ambientali che favoriscono il lento e silenzioso esodo dei cristiani autoctoni dalle loro terre natìe. Instabilità politica e sociale, insicurezza, assenza di pari opportunità, discriminazioni e misure penalizzanti subite nei posti di lavoro, carenza di disposizioni giuridiche che tutelino la piena uguaglianza dei cittadini – compresi quelli cristiani – davanti alla legge. In particolare, il Primate della Chiesa caldea chiama in causa la perdurante assenza di una legge sullo status personale dei cristiani, che continua a aprire la strada a discriminazioni di matrice settaria, costringendo tutti a regolare le questioni relative allo statuto della persona (come ad esempio il diritto matrimoniale, o le successioni ereditarie, o la custodia dei minori) secondo leggi che attingono alla tradizione giuridica islamica, e fanno riferimento, diretto o indiretto, alla Sharia.
Nel suo testo, il Patriarca deplora anche l’utilizzo strumentale di parole e simboli religiosi nelle propagande e nelle controversie politiche. Il Patriarca riporta anche a titolo di esempi alcuni casi recenti di corruzione e discriminazione di cui è venuto a conoscenza. “Se qualcuno non vuole che rimaniamo nel nostro Paese come cittadini con pari dignità” conclude il Cardinale iracheno “ce lo dica con franchezza, in modo che possiamo affrontare la questione prima che sia troppo tardi”. (GV) (Agenzia Fides 25/11/2022)