2022 12 14 MEOTTI - “L’Europa ha venduto i cristiani perseguitati per trenta barili di petrolio”
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MEOTTI - “L’Europa ha venduto i cristiani perseguitati per trenta barili di petrolio”
MYANMAR - Kachin: arrestato un noto pastore battista
Il reverendo Hkalam Samson sarebbe stato portato in un quartier generale dell’esercito due giorni fa. Ancora non si hanno notizie sul suo rilascio. Nelle prossime ore potrebbero essere eseguite nuove pene capitali contro attivisti e oppositori del regime. Il numero di sfollati è salito a 1,4 milioni ma per gli operatori umanitari è sempre più difficile portare assistenza.
L’ex presidente della Convenzione battista del Kachin (Kbc), il pastore Hkalam Samson, è stato arrestato dalla giunta golpista del Myanmar mentre si trovava all’aeroporto nazionale di Mandalay per andare a Bangkok, in Thailandia, dove avrebbe dovuto ricevere cure mediche. Dopo un breve interrogatorio è stato rilasciato e il 5 dicembre è stato fatto salire su un volo interno per Myitkyina, capitale dello Stato Kachin e una delle aree dove si concentra la presenza cristiana in Myanmar.
Il personale della Kbc che lo attendeva all’aeroporto, però, non l’ha visto scendere, scrive Myanmar Now. Alcune autorità militari hanno informato la congregazione battista che il reverendo Samson è stato portato nei quartieri generali del comando militare settentrionale, anch’esso situato a Myitkyina, ma non è stato possibile parlargli direttamente.
La Kbc ha espresso preoccupazione e chiesto la sospensione di questa “detenzione irragionevole”, condotta senza che venissero date chiare spiegazioni.
Il reverendo Hkalam Samson attualmente è presidente dell’Assemblea consultiva nazionale Kachin, un’organizzazione che riunisce capi religiosi e politici di etnia Kachin. Il pastore è sempre stato uno strenuo difensore dei diritti umani in Myanmar: nei mesi scorsi ha partecipato ai funerali delle oltre 60 persone uccise in un attacco aereo della giunta militare sulla municipalità di Hpakant, uno dei peggiori bombardamenti dall’inizio del conflitto civile, mentre nell’estate del 2019 era stato citato in giudizio dai militari per aver affermato, in un incontro con l’allora presidente americano Donald Trump, che l’esercito birmano opprime la minoranza cristiana. Il processo era stato archiviato nei giorni successivi dopo che il reverendo aveva parlato con il capo dell’esercito, il generale Min Aung Hlaing.
Nel frattempo, mentre la giunta continua a siglare accordi di cooperazione con la Russia, la repressione interna continua indiscriminata e nella quasi totale indifferenza dell’opinione pubblica internazionale: 7 studenti universitari sono stati condannati a morte la settimana scorsa e si teme che la sentenza possa essere portata a termine nelle prossime ore. La pena capitale contro gli attivisti e gli oppositori del regime è stata reintrodotta dai militari a luglio.
Il numero di sfollati interni è salito ancora, arrivando a oltre 1,4 milioni di persone. Alle 300mila scappate prima dello scoppio del conflitto se ne sono aggiunte oltre un milione in 22 mesi dopo il colpo di Stato del febbraio 2021 che ha messo fine al governo guidato da Aung Sang Suu Kyi. Secondo le stime delle Nazioni unite, almeno 31mila edifici civili (case, scuole, luoghi di culto) sono stati distrutti dagli attacchi armati delle truppe militari, ma la stessa Onu ammette che la cifra potrebbe essere molto più alta.
Sebbene nello Stato occidentale del Rakhine sia stata siglata una tregua tra l’esercito e la milizia locale dell’Arakan Army per permettere l’invio di cibo e medicinali alle popolazione civile - da settembre l’assistenza umanitaria era stata bloccata - l’attività degli operatori umanitari sta venendo limitata dai continui blocchi di viaggio imposti in diverse aree del Paese e da una nuova legge, varata a fine ottobre, che prevede la registrazione di tutte le organizzazioni no-profit nazionali e straniere. Le ong e i cooperanti non conformi alla nuova normativa rischiano fino a 5 anni di prigione. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, “queste nuove regole potrebbero ridurre notevolmente lo spazio operativo lasciato alle organizzazioni civili per fornire beni e servizi essenziali a una popolazione che sta lottando per sopravvivere”. Yangon (AsiaNews07/12/2022)
Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media
“L’Europa ha venduto i cristiani perseguitati per trenta barili di petrolio”
Gli eurodeputati coinvolti nel “Qatargate” votavano contro le mozioni sul genocidio di 96.309 cristiani (“hanno decapitato mio padre davanti a me per aver rifiutato la conversione all’Islam”)
GIULIO MEOTTI
Manga è cristiano. E Dio solo sa se non va bene essere cristiani in Nigeria, il luogo più pericoloso al mondo dove viene ucciso un cristiano ogni due ore. Manga doveva essere uno di questi. Ventenne, Manga stava tornando a casa come ogni sera, dopo l’università. La madre stava preparando la cena. Gli uomini di Boko Haram, il gruppo islamista che ha giurato fedeltà ad Al-Qaeda, ha fatto irruzione nella sua casa. Portano fuori Manga, suo padre e suo fratello, mentre sua madre e i fratelli più piccoli si chiudono in un’altra stanza. “Poi hanno chiesto a mio padre e a noi due se eravamo pronti a rinnegare Gesù e ad abbracciare l’Islam”, ha testimoniato Manga alla ong “Porte Aperte”. Il padre di Manga rifiuta. “Così ci hanno detto: ‘Ti uccideremo.’ Ho risposto loro: ‘Se ci uccidete, cosa ci guadagnate?’. Manga viene colpito con il calcio di un fucile e suo padre viene brutalmente assassinato. ‘Lo hanno decapitato e gli hanno messo la testa sullo stomaco, davanti ai miei occhi’, dice Manga. ‘Poi hanno cercato di decapitare mio fratello’. Manga guarda impotente mentre la sua famiglia viene massacrata. Poi arriva il suo turno. ‘Hanno preso un coltello, con i denti seghettati e hanno cercato di tagliarmi il collo’. Manga riesce a trovare la forza per pregare. Il giovane viene lasciato a terra, davanti ai suoi occhi i corpi del padre e del fratello. Come se non bastasse, quelli di Boko Haram appendono una bomba al cancello della casa, dove la madre di Manga e i fratelli più piccoli urlano di terrore. Vengono salvati dai vicini.
Ma per il secondo anno consecutivo, la Nigeria è stata appena esclusa dall’elenco dei paesi del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti che commettono le peggiori violazioni della libertà religiosa nel mondo. Per più di vent’anni, il presidente degli Stati Uniti è stato tenuto a rivedere ogni anno lo stato della libertà religiosa in ogni paese del mondo e designare quei governi ed entità che perpetrano o tollerano gravi violazioni della libertà religiosa. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha annunciato le designazioni di quest’anno il 2 dicembre: niente Nigeria.
La Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale ha dichiarato di essere “indignata” per l’esclusione della Nigeria.
Jude Arogundade, vescovo della diocesi di Ondo, sud-ovest della Nigeria, ha osservato che “ogni volta che i Democratici statunitensi sono al potere distolgono lo sguardo dalle uccisioni di cristiani. Era molto visibile durante l’amministrazione Obama”. E lo è sotto Joe Biden, garante dell’emiro del Qatar.
Ogni giorno in Nigeria 17 cristiani sono uccisi per la loro fede. Il rapporto “Nigeria’s Silent Slaughter” rivela che dal 1 gennaio 2000 al 31 gennaio 2020 ci sono stati 96.309 morti totali in Nigeria. Open Doors parla di 13.000 chiese distrutte. 43.000 cristiani uccisi in dodici anni.
E dov’è l’Unione Europea su questi 100mila morti? Da nessuna parte.
E il Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu? Tace, d’altronde il Qatar ne fa parte ed è il 18esimo paese al mondo che più perseguita i cristiani. Chi vorrebbe inquisire se stesso?
E il Commissario Onu per i diritti umani?
E Amnesty International? Niente.
Il Qatar a Khartoum, la capitale del Sudan, ha costruito la più grande tipografia di Corano in tutta l’Africa, ha riferito Al-Sharq. A cosa serve? A islamizzare paesi dove lo scontro di civiltà è all’ordine del giorno. E dove a pagare sono i cristiani.
Racconta Mondafrique che il Qatar è all’origine dell’islamizzazione dell’Africa sotto la copertura dell’aiuto umanitario. Dal Qatar sono partite verso il Burkina Faso 722 missioni “umanitarie” e “forti di questa manna insperata, ong qatarine si sono dedicate a seminare i germi dell’Islam radicale. Predicatori sono venuti dal Qatar, sono state create scuole coraniche e istituiti centri di beneficienza. Le azioni umanitarie servono da cavallo di Troia per l’Islam radicale”.
Un paese, il Burkina Faso, dove sono all’ordine del giorno gli attacchi ai cristiani e alle chiese.
“L’Islam ci viene imposto” ha detto ad Aiuto alla chiesa che soffre il vescovo Melchisedech Paluku Sikuli.
“Le moschee vengono costruite ovunque”.
Nelle scorse ore il Qatar ne ha inaugurata un’altra in Nigeria.
“L’indagine sugli atti di corruzione all’interno del Parlamento europeo è una rivelazione essenziale: le nostre istituzioni sono nel mirino del Qatar, il principale finanziatore dell’Islam politico in Europa, una deriva che spiega molte delle battaglie che affrontiamo...”, ha scritto il filosofo ed eurodeputato francese François-Xavier Bellamy.
Forse allora l’inchiesta di Bruxelles sulla corruzione pro Qatar riuscirà anche a fare luce sull’omertà del Parlamento Europeo sulla persecuzione dei cristiani e più precisamente sul caso della giovane cristiana nigeriana Deborah Samuel, uccisa e bruciata dagli islamisti.
244 i voti contrari e 231 quelli a favore sulla mozione per Deborah Samuel
La sinistra (anche italiana) si è tutta schierata contro la richiesta del gruppo conservatore di un dibattito sulla strage di cristiani (tranne Carlo Calenda).
All’interno del gruppo dei Socialisti&Democratici europei, scosso dal “Qatargate”, l’eurodeputato italiano Pietro Bartolo si è dimesso dal ruolo di relatore ombra per la liberalizzazione dei visti e Andrea Cozzolino dal ruolo di coordinatore sul tema delle “Urgenze sulle violazioni dei diritti umani”.
L’eurodeputato belga Marc Tarabella si è autosospeso dal gruppo dei Socialisti e Democratici, mentre la sua collega eurodeputata, la socialista belga Maria Arena, si è autosospesa dal ruolo di chair della sottocommissione del Parlamento europeo per i diritti dell’uomo. Nessuno di loro può essere ritenuto ancora colpevole di niente, la giustizia deve fare il suo corso.
Ma Bartolo, Tarabella e Arena avevano tutti votato contro la richiesta di una sessione dedicata ai cristiani uccisi. E di questo sono colpevoli. Hanno trovato il tempo di elogiare il Qatar e l’abolizione della “kafala”, il permesso che il datore di lavoro deve concedere ai dipendenti per lasciare il paese, ma non di fare luce su un “genocidio” di cristiani commesso in nome dell’Islam (come lo ha appena definito la baronessa inglese Cox alla Camera dei Lords).
E gli stessi al Parlamento Europeo hanno votato per condannare l’uccisione della giornalista di Al Jazeera, organo del Qatar, e non quella di Deborah Samuel. Il Parlamento Europeo ha votato anche una risoluzione sulla persecuzione delle minoranze religiose. Ma non prima di aver cancellato una frase sui cristiani: “Si stima che i cristiani costituiscano la maggioranza di tutti i perseguitati religiosamente e che 340 milioni di cristiani nel mondo subiscono alti livelli di persecuzione e discriminazione, con oltre 4.500 cristiani uccisi solo nel 2020 a causa della loro religione”.
Ha ragione allora il giornalista Marc Fromager, direttore di Aiuto alla chiesa che soffre, quando scrive su Le Figaro che i cristiani “pensano di essere stati venduti per 30 barili di petrolio da parte delle autorità politiche dell’Occidente. Non si aspettavano di essere dimenticati anche dai propri fratelli”. Barili di petrolio, tubi di gas e ora scopriamo anche stanze piene di contanti. A Bruxelles, in queste ore, si è visto a quale livello di mercimonio morale sia decaduta l’“Europa ufficiale”.