2023 01 25 IL RAPPORTO OPEN DOORS 2023
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NIGERIA - Sacerdote bruciato vivo CONGO RD - Attentato nella chiesa pentecostale
MALI - Il dramma del villaggio di Douna minacciato dai jihadisti MYANMAR - Distrutta dall'esercito l'antica chiesa cattolica dell'Assunzione INDIA - Indù a caccia di cristiani, migliaia in fuga dai villaggi
IL RAPPORTO OPEN DOORS 2023
Uscita la World Watch List 2023. Più di 360 milioni di cristiani subiscono alti livelli di persecuzione per la loro fede.
In un anno 5.621 gli uccisi, 4.542 arrestati senza processo, 5.259 rapiti.
Nel complesso c’è un aumento del livello di persecuzione.
Asia e Africa i continenti più pericolosi.
Tra le minacce, l’Islam in primis, il comunismo nell’America Latina e l’integralismo indù. Crescono le pressioni quotidiane sul lavoro e si diffonde il “modello cinese”.
Maglia nera: la Corea del Nord.
Sono più di 360 milioni i cristiani che subiscono elevati livelli di persecuzione e discriminazione a causa della loro fede: uno ogni sette e, divisi per macro-aree geografiche, uno ogni cinque in Africa, due ogni cinque in Asia, uno ogni 15 in America Latina. È quanto emerge dal rapporto 2023 della sezione Usa di Open Doors, l’associazione internazionale impegnata dal 1955 a sostenere con preghiere e aiuti materiali i cristiani in difficoltà, che dal 1993 si incarica di pubblicare la World Watch List (WWL), l’elenco dei 50 stati in cui i cristiani sono più duramente perseguitati, accompagnata da un aggiornamento sulla situazione mondiale, relativo a un centinaio di paesi.
Globalmente i dati del rapporto indicano, per il periodo considerato che va dal 1° ottobre 2021 al 30 settembre 2022, qualche miglioramento. Diminuisce leggermente, passando da 5.898 a 5.621, in media 15 al giorno, il numero dei cristiani uccisi. Sono di meno anche i cristiani arrestati senza processo e incarcerati: 4.542 rispetto ai 6.175 del rapporto precedente. Più che dimezzato è il numero delle chiese e degli edifici connessi attaccati o chiusi: 2.110 contro i 5.110 del 2021, per effetto principalmente della riduzione di quelle colpite in Cina, dove tuttavia dal 2016 a oggi sono più di 20.000 le chiese chiuse, danneggiate o distrutte. Un forte aumento invece si riscontra per quanto riguarda i cristiani rapiti che salgono da 3.829 a 5.259, ben 5.000 dei quali in tre paesi africani: Nigeria, Mozambico e Repubblica democratica del Congo.
Tuttavia, al di là dei dati riportati, nei 100 paesi monitorati si registra un ulteriore aumento del livello di persecuzione rispetto al periodo precedente e il più alto da quanto l’elenco viene pubblicato. Sono stimati in quasi 30.000 i cristiani aggrediti, picchiati o vessati con minacce di morte a causa della loro fede, ma sono sicuramente molti di più i casi di cui non si ha notizia. Sono la punta dell’iceberg anche gli attacchi a case (4.547) e ad attività economiche (2.210) documentati. Devastante e in continuo aumento risulta poi la pressione esercitata sui cristiani, quotidianamente: discriminazioni sul lavoro, esclusione o difficoltà di accesso ai servizi di base - scuola e sanità - minacce e intimidazioni, mancanza di soccorsi e aiuti in caso di crisi e calamità, omissione di protezione e assistenza da parte delle istituzioni, ingiustizie legittimate.
(Anna Bono 19 01 2023 LNBQ)
NIGERIA - Sacerdote bruciato vivo. “Erano venuti per uccidere” dice a Fides il Vescovo ausiliare di Minna
“Sono venuti per uccidere. Se il loro scopo era una rapina o un sequestro di persona avrebbero agito in modo diverso” dice all’Agenzia Fides Mons. Luka Sylvester Gopep, Vescovo ausiliare di Minna, la diocesi dove è avvenuto l’assalto nel quale è rimasto ucciso p. Isaac Achi.
L’assalto è avvenuto alle 3 del mattino di domenica 15 gennaio, quando un gruppo armato ha tentato di entrare nella residenza parrocchiale di p. Isaac Achi della chiesa di San Pietro e Paolo, Kaffin Koro, nella diocesi di Minna, nello Stato di Niger, nella Nigeria centro settentrionale. “I malviventi avrebbero tentato di entrare nell’abitazione, non riuscendoci hanno dato fuoco alla casa, bruciando vivo il sacerdote. Ancora prima di dare fuoco all’abitazione i banditi hanno sparato indiscriminatamente. Segno di una volontà di uccidere” dice Mons. Gopep. Secondo il Vescovo ausiliare di Minna, “L’assalto è stato commesso da una banda di pastori Fulani. Ma ci chiediamo chi li ha inviati ad assalire la casa parrocchiale”.
Nella sparatoria un altro sacerdote è stato ferito mentre fuggiva dall’abitazione parrocchiale. “P. Collins Omeh è stato colpito a una spalla” dice Mons. Gopep. “È ora ricoverato in ospedale e i medici ci hanno rassicurato che non sono stati raggiunti organi vitali od ossa importanti”.
“Questi gruppi di pastori Fulani sono ormai dei mercenari. La maggior parte non sono di origine nigeriana me provengono da altri Paesi” dice un’altra fonte della Chiesa nigeriana.
In un’altra area della Nigeria, sabato 14 gennaio è stato rapito un altro sacerdote. Don Michael Olubunimi Olofinlade, parroco della chiesa di San Giorgio, Omu Ekiti, nell’area del governo locale di Oye nello Stato di Ekiti, nel sud-ovest della Federazione. “P. Olofinlade era in missione per un incarico pastorale fuori dalla parrocchia. (L.M.) (Agenzia Fides 16/1/2023)
CONGO RD - Attentato nella chiesa pentecostale di Kasindi
Si è trattata di una rappresaglia per le perdite inflitte dall’esercito ai jihadisti. È questa l’opinione delle forze armate congolesi per l’attentato di domenica 15 gennaio che ha colpito il luogo di culto della Chiesa di Cristo in Congo (Eglise du Christ au Congo ECC) a Kasindi, nel Territorio di Beni, Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo alla frontiera con l’Uganda. Nell’esplosione di un ordigno artigianale sono morte 10 persone e 39 sono rimaste ferite.
(…) Il capitano ha utilizzato la denominazione ADF/MTM (Forze Democratiche Alleate, la loro sigla originaria cui si è aggiunta in seguito Madina at Tauheed Wau Mujahedeen, la città del Monoteismo e dei Mujahedeen, —MTM) per designare il gruppo terroristico che è conosciuto anche come Provincia dell’Africa Centrale dello Stato Islamico (Islamic State Central Africa Province, ISCAP).
E proprio a nome dell’ISCAP è giunta la rivendicazione dell’attentato. “I combattenti dello Stato Islamico sono riusciti a piazzare e far esplodere una bomba all’interno di una chiesa cristiana nella città di Kasindi”, ha dichiarato l’organizzazione terroristica in un comunicato diffuso sul canale Telegram, sottolineando che l’attentato è “un’ulteriore prova dei fallimenti delle recenti campagne militari delle forze del Congo e dei loro alleati per garantire la sicurezza dei cristiani”.
(L.M.) (Agenzia Fides 16/1/2023)
MALI - Il dramma del villaggio di Douna, minacciato dai jihadisti
“La situazione è ancora bloccata. Continuiamo a pregare per i nostri fratelli mentre speriamo che gli sforzi di mediazione abbiano successo per permettere ai fedeli di continuare a vivere in pace” dice all’Agenzia Fides Mons. Jean Baptiste Tiama, Vescovo di Mopti, descrivendo la situazione della comunità cristiana di Douna (parrocchia di Barapireli) minacciata dai jihadisti.
“Da qualche tempo il villaggio di Douna è minacciato dai jihadisti. Il 4 gennaio sono tornati ancora nel villaggio per imporre alle due comunità cristiane di chiudere le chiese” afferma un comunicato del 5 gennaio della diocesi di Mopti, pervenuto all’Agenzia Fides. “È ormai proibito battere le campane, suonare strumenti musicali e pregare nelle chiese. Quello che ancora più inquietante è che i jihadisti chiedono ai cristiani di praticare la religione musulmana” sottolinea la diocesi di Mopti che invita i fedeli “a perseverare nella preghiera per vincere le forze del male”.
Il Mali soffre dal 2012 delle violenze commesse da diversi gruppi di jihadisti. Il centro del Paese è uno dei focolai della violenza che si è estesa ai Paesi vicini, Burkina Faso e Niger, e si sta allargando verso sud.
(L.M.) (Agenzia Fides 12/1/2023)
MYANMAR - Distrutta dall’esercito l’antica chiesa cattolica dell’Assunzione nell’arcidiocesi di Mandalay; la cappella dell’Adorazione resta in piedi
L’esercito birmano ha incendiato l’antica chiesa cattolica dell’Assunzione, costruita nel 1894 a Chan Thar, villaggio abitato da popolazione cattolica nella regione di Sagaing, nel territorio dell’Arcidiocesi di Mandalay, situata nel Nordest del Myanmar. Nell’azione compiuta il 15 gennaio scorso, i militari hanno dato alle fiamme anche l’annesso convento delle suore Francescane Missionarie di Maria (FMM) costrette a fuggire insieme con circa 3.000 abitanti del villaggio: anche le loro case, circa 500 abitazioni, sono state distrutte e del villaggio restano solo macerie.
Racconta all’Agenzia Fides suor Rita, una delle religiose fuggite: “Abbiamo chiesto alle persone del villaggio di lasciare le case, di non opporsi ai soldati e di non fare resistenza, per evitare massacri e brutalità. I soldati vogliono stroncare ogni resistenza dei civili. Entrano nei villaggi, occupano gli edifici come scuole e chiese e vi si accampano. Da lì conducono i rastrellamenti, casa per casa, per stanare i ribelli. Sono rimasti nella nostra chiesa per tre giorni e, quando sono andati via, hanno appiccato il fuoco alla chiesa e al nostro convento”.
La suora racconta che “per miracolo, la cappella dell’Adorazione, nella chiesa, non è stata toccata dalle fiamme. Lo consideriamo un segno dell’Altissimo: anche in questa violenza brutale e insensata il Signore è sempre con noi. La nostra regione era nota per essere una tra le più pacifiche e armoniose nella nazione. Ora è un luogo di devastazione e macerie. È terribile”.
Da quella zona, di antica evangelizzazione, dove nel XIX secolo si stabilirono i religiosi francesi delle Missioni Estere di Parigi (MEP), sono nate molte vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata. Lì c’erano seminari, istituti di formazione per catechisti ed è andata avanti per decenni una fiorente attività di costruzione di chiese e opere pastorali. Uno dei preti originario di Chan Thar, padre Joseph, rileva a Fides amaramente: “Vediamo con le lacrime agli occhi la distruzione di Chan Thar. Oggi i militari birmani non sono più soldati professionali di un esercito statale, con un’etica o una missione di difesa della nazione. Sono diventati gruppi armati senza controllo, che compiono ogni genere di crimini, abusi e misfatti”.
(PA-JZ) (Agenzia Fides 18/1/2023)
Myanmar, data alle fiamme… Era simbolo di convivenza
(di Chan Tharn Vatican News 2023 01 18)
Ridotta in cenere, la chiesa cattolica del villaggio di Chan Tharn, la chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione, edificata 129 anni fa, nel 1894, nella regione di Sagaing, arcidiocesi di Mandalay, situata nel Nordest del Myanmar, è stata completamente rasa al suolo per volere della giunta militare al potere. Ritenuta simbolo della tolleranza religiosa, la chiesa è stata incendiata lo scorso 15 gennaio dalle forze armate…
L’inascoltato appello del cardinale Bo
I soldati, che per quattro volte hanno incendiato il villaggio, hanno dato alle fiamme anche l’annesso convento delle suore Francescane Missionarie di Maria, costrette a fuggire insieme con circa 3.000 abitanti. La chiesa, il suo campanile, la casa del parroco e il secolare convento delle suore erano stati recentemente ristrutturati. È questo l’ultimo episodio di una lunga serie di distruzioni e persecuzioni che hanno riguardato in particolar modo il villaggio di Chan Thar, dove i cattolici vivono in armonia con i buddisti. Il 31 dicembre, un appello era stato lanciato dal cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e presidente dei vescovi birmani, con il suo messaggio di fine anno aveva lanciato appello di pace al Paese, chiedendo di dichiarare “il mese di gennaio come il mese del cessate il fuoco”…
Lunga catena di distruzioni (da Avvenire 17 gennaio 2023)
Sono passati quasi 500 anni da quando i missionari cattolici sono arrivati nella diocesi di Mandalay. Il villaggio di Chan Thar è composto da secoli da discendenti cattolici portoghesi ed è stato già incendiato quattro volte dalle forze armate di Tatmadaw. La Chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione del villaggio di Chan Thar fu costruita nel 1894. Ha quindi 129 anni.
Si tratta dell’ultimo episodio in ordine di tempo di una lunga catena di distruzioni e persecuzioni. Nel corso del 2022, l’esercito di Tatmadaw ha messo nel mirino più volte il villaggio di Chan Thar. L’elenco degli attacchi fornito dalla fonte è preciso e drammatico: la prima volta risale al 7 maggio 2022; la seconda volta il 7 giugno 2022, distruggendo 135 case. Il 14 dicembre 2022, reggimenti combinati di Tatmadaw hanno incendiato per la terza volta le case civili del villaggio di Chan Thar e per la quarta volta il 14 gennaio 2023, distruggendo quasi tutte le case del villaggio: 800 abitazione dove i cattolici - in buona parte discendenti degli antichi colonizzatori portoghesi - vivevano in armonia a fianco dei due quartieri abitati dai buddisti.
“Di 800 case, ne sono rimaste solo circa 60 mentre le altre sono andate in cenere. Le persone stanno fuggendo. Possono sopportare tutto ma non la perdita della loro chiesa storica. La speranza è che questa notizia arrivi a Roma e possa spingere le Nazioni Unite ad intervenire con maggiore decisione”, riferisce la fonte.
INDIA - Persecuzione in India. Indù a caccia di cristiani, migliaia in fuga dai villaggi
Esodo della comunita di origine adivasi nello Stato centrale di Chhattisgarh per sfuggire alla conversione forzata da parte della maggioranza. Colpiti almeno 18 centri
Indù a caccia di cristiani, migliaia in fuga dai villaggi
Ancora una volta i cristiani di origine adivasi (aborigena) sono nel mirino degli estremisti indù che ne chiedono la riconversione all’induismo. Oltre mille sono stati costretti a fuggire dai loro villaggi nello Stato centrale di Chhattisgarh per sfuggire alla conversione forzata. E così in altre realtà locali La polizia non riesce a riportare la calma e la tensione, accesa prima di Natale potrebbe estendersi. Rapporti delle organizzazioni locali per la tutela delle minoranze segnalano che nei distretti di Narayanpur e Kondagaon è in corso “una campagna organizzata” per riportare all’induismo i cristiani convertiti in passato al cristianesimo per sfuggire alla sopraffazione dell’induismo militante e delle caste superiori. La situazione ha provocato anche una frattura tra gli adivasi cristiani e quelli indù, che si sono scontrati più volte.
Irfan Engineer, direttore del Centro per lo studio della società e del secolarismo, organizzazione tra le più autorevoli nel cercare la convivenza tra le fedi in India, ha condotto un’indagine sul campo per valutare la situazione. Ne è risultato un documento che sottolinea come sia in atto “una campagna organizzata per convertire con la forza gli adivasi cristiani alla religione indù”.
Gli attacchi coordinati che tra il 9 e il 18 dicembre hanno interessato 18 villaggi del distretto di Narayanpur e 15 di quello di Kondagaon hanno creato una situazione in cui “ai fuggitivi viene imposto di rinunciare alla fede cristiana e convertirsi per non essere costretti a lasciare il villaggio o affrontare conseguenze peggiori, anche la morte”. “Molti sono aggrediti duramente e picchiati con canne di bambù, tubi di gomma, sbarre di metallo e altro. Almeno una ventina sono stati ricoverati con ferito e fratture”, ha segnalato Irfan Ingeneer. La tensione, che ha avuto origine a ottobre con episodi passati perlopiù inosservati, resta alta e potrebbe aggravarsi.
(Stefano Vecchia mercoledì 11 gennaio 2023 Avvenire)