2023 02 01 «Semen est sanguis christianorum»
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CONGO RD - “Nell’est del Congo la situazione è insopportabile” dice p. Luis Arcos, spiegando perché il Papa ha rinunciato ad andarci
SPAGNA - Attacca due chiese con una katana. Ucciso sagrestano, ferito il parroco
25 gennaio 2023
Mercoledì sera un 25 enne maghrebino ha sferrato un attacco a colpi di machete, ferendo il parroco di San Isidro, per poi recarsi nella chiesa di Nuestra Senora de La Palma dove ha ucciso il sacrestano
Si chiama Yassine Kansar il 25enne maghrebino che ieri sera ha ucciso una persona e ne ha ferite altre quattro, nella città di Algericas in Spagna.
Stando a una prima ricostruzione della vicenda, l’attentatore avrebbe fatto irruzione poco dopo le 18:00 nella chiesa di San Isidro, in uno dei quartieri più popolari di Algeciras e avrebbe colpito con il machete il parroco della chiesa, don Antonio Rodriguez, ferendolo gravemente al collo. Successivamente si sarebbe diretto verso la vicina chiesa di La Palma, nel centro della città, dove avrebbe iniziato a lanciare oggetti sacri sull’altare della chiesa per poi colpire il sacrestano, Diego Valencia, che tentava di fermarlo. Il bilancio è stato in totale di quattro feriti, di cui uno grave e tre lievi, confermato da un portavoce del ministero dell’Interno. Il sacerdote Antonio Rodriguez è fortunatamente stato dichiarato fuori pericolo. (Francesca d’Amato – RV 26 01 2023)
Attentato in due chiese di Algeciras: un morto e quattro feriti
Panico e orrore ad Algesiras, in Andalusia, per un attacco mosso da un uomo armato di macete in due chiese, in cui un sagrestano è stato ucciso e almeno altre 4 persone sono rimaste ferite, fra le quali un parroco in gravi condizioni.
I drammatici avvenimenti nella testimonianza del parroco della Chiesa di La Palma, Juan José Marina, che si trovava fuori dal tempio al momento dell’attacco: «Secondo quanto mi riferiscono, un musulmano è entrato ed ha cominciato a tirare oggetti dall’altare», ha riferito a El Pais. «Allora il sagrestano ha tentato di impedirglielo ed è stato attaccato nella chiesa. Il pover’uomo ferito è uscito in strada a chiedere aiuto e là è stato di nuovo colpito, nella piazza. L’aggressore veniva dalla chiesa di San Isidro, dove aveva colpito un salesiano, che in quel momento stava officiando la Messa».
L’aggressore, che indossava una chillaba, si sarebbe poi diretto verso la vicina cappella Europa, dove è stato fermato e arrestato dalla polizia. La comunità musulmana ha diffuso un comunicato di condanna dell’attacco.
(Paola Del Vecchio - mercoledì 25 gennaio 2023 Avvenire)
COMMENTA GIULIO MEOTTI:
In Italia un cristiano ucciso in chiesa ha fatto meno notizia di un orso investito
Ho deciso di pubblicare il video dell’attentato in cui è stato assassinato un sacrestano “in nome di Allah”. Perché in Occidente si dà più peso a un gorilla morto che ai cristiani ammazzati
“Una volta al centro di quella piazza, una volta che lo ha a terra, impugna la katana con entrambe le mani e, alzando gli occhi al cielo e gridando alcune parole in arabo in cui si sente la parola ‘Allah’, gli infligge un ultimo colpo mortale”. Così a El Pais il giudice descrive il momento in cui Yassine Kanjaa, un islamista di nazionalità marocchina, ha ucciso nel centro di Algeciras il sagrestano Diego Valencia e ferito gravemente un sacerdote.
Quel pomeriggio l’islamista è entrato nella chiesa di San Isidro e ha iniziato “una discussione con i presenti, dicendo con veemenza ai parrocchiani che l’unica religione da seguire è quella islamica”. Dopo aver ucciso il sacrestano, “senza opporre resistenza”, Kanjaa viene trattenuto da agenti della polizia e “a quel punto grida ripetutamente ‘Allahu Akbar’”.
Diego Valencia, il sacrestano assassinato, aveva 65 anni, era sposato con due figli e nipoti. “Era una persona molto buona, molto conosciuta ad Algeciras perché un tempo aveva un negozio di fiori in una zona molto popolare, in via Tarifa, ed è stato un uomo molto legato alle confraternite e alle processioni”, dice a El Mundo Antonio Galán, che si trovava all’interno della chiesa quando è avvenuto l’attentato. Il terrorista quel pomeriggio è uscito di casa con un Corano e un machete. Dopo aver perpetrato l’attacco, il terrorista si è affrettato a cercare un luogo di fronte al mare per la preghiera. Si è inginocchiato e un poliziotto si è avventato su di lui.
“Il terrorismo musulmano è una questione religiosa”, scrive El Mundo in un editoriale. “Quanto accaduto dopo il micidiale attentato di Algeciras non fa che confermare ciò che si sa: la paura di accettare una realtà inquietante e di essere accusati di islamofobia”.
Una paura che si esercita con l’autocensura.
In Italia di Diego Valencia e dell’attentato in chiesa abbiamo letto poco o niente. Mentre nelle stesse ore sapevamo tutto di un altro spagnolo, Juan Carrito, l’orso del parco nazionale dell’Abruzzo, investito da un’auto. Non c’è giornale, telegiornale o sito che non ne abbia scritto. Cento volte di più dei Diego Valencia. Persino Avvenire, il giornale dei vescovi, ha messo la notizia molto dentro, a pagina dodici, e senza alcun riferimento alle grida di “morte ai cristiani” e “Allahu Akbar”. Un collega giornalista mi racconta che al TG1 hanno discusso nella riunione di redazione se dare la notizia: il “politico” ha riferito della condanna della premier Giorgia Meloni, ma si è deciso per non fare alcun servizio sull’attentato in chiesa. Però c’era un servizio su una ong che recupera i vestiti usati e li rivende. Questo è il giornalismo.
Prima c’è stata la decapitazione di 11 cristiani nigeriani durante la celebrazione del Natale. Il giorno dopo, una donna cattolica, Martha Bulus, è stata decapitata cinque giorni prima del matrimonio. Poi i terroristi hanno sparato a chiunque incontrassero in una piazza dove si era radunata la comunità evangelica, uccidendo due giovani cristiane. Poi è stato decapitato il pastore Lawan Andimi. “Ogni giorno”, afferma padre Joseph Bature Fidelis, della diocesi di Maiduguri, “i nostri fratelli e le nostre sorelle vengono massacrati per le strade”.
Mentre questi cristiani venivano assassinati in Nigeria, i media hanno raccontato la storia di un maiale legato e spinto da una torre elastica in un nuovo parco a tema in Cina. La storia è diventata virale su BBC, The Independent, The New York Times, Sky News, Deutsche Welle e molti altri media mainstream. Il maiale cinese ha ottenuto più copertura mediatica dei cristiani assassinati in Nigeria.
Così l’uccisione di un gorilla in uno zoo di Cincinnati ha suscitato più copertura mediatica della decapitazione di 21 cristiani su una spiaggia in Libia mentre invocavano il nome di Gesù in arabo. ABC, CBS e NBC hanno dedicato sei volte più servizi alla morte di un gorilla rispetto all’esecuzione di massa dei cristiani.
Lo scrittore franco-libanese Amin Maalouf ha detto che “le minacce ai panda provocano più emozioni” della morte dei cristiani.
In un’era di informazioni 24 ore su 24 sui nostri telefoni cellulari, computer, televisori e social media, l’abominio subito dai cristiani perseguitati deve rimanere non soltanto senza immagini, ma anche senza titoli, sospesi in un limbo, tra un Occidente debole e negazionista e un Islam radicale che li perseguita. Non sembra esserci modo per spingere il mondo occidentale a prendere coscienza di questa tragedia di cui nessuno parla e che potrebbe avere conseguenze fatali per il futuro della nostra civiltà.
“Per stanchezza o per vergogna, o entrambi, chiudiamo gli occhi”, scrive su Le Point Franz-Olivier Giesbert. “La vita dei cristiani dell’Est, dell’Africa o dell’Asia non vale niente? Questa è una domanda che abbiamo il diritto di porci quando vediamo il posto che i nostri cari media danno alle uccisioni e alle discriminazioni a cui sono sottoposti cattolici e protestanti nel pianeta: niente o quasi niente, con poche felici eccezioni. È la nostra ipocrisia che alimenta lo scontro di civiltà”.
L’establishment occidentale censura le immagini dei crimini dei nostri nemici. Il governo francese ha censurato le “orribili torture” delle vittime del teatro Bataclan. È stato un errore: era nell’interesse pubblico sapere esattamente quale nemico abbiamo di fronte. La Commissione Europea ha dichiarato che la stampa non dovrebbe riferire quando i terroristi sono musulmani. L’ex ceo di Twitter, Dick Costolo, ha sospeso gli account che mostravano fotografie della decapitazione di ostaggi occidentali. Ma a Twitter non dispiaceva essere inondato dalle immagini di un ragazzino morto, Alan Kurdi, su una spiaggia.
Siamo tecnofili utopisti che crediamo di vivere nel magico mondo di Mark Zuckerberg in cui nessuno dovrebbe mai soffrire e tutti dovrebbero essere sempre felici e in pace. I conflitti alle nostre porte, insieme alla nostra avversione a fare scelte difficili, esigeranno un prezzo molto alto. E visto che non siamo disposti a pagarlo, si decide di non mostrare neanche l’attentato terribile a una chiesa in Spagna.
Nel video si vede il terrorista che ha ucciso Diego Valencia alla fine fare una specie di inchino. Come se ci dicesse: les jeux sont faits.
CONGO RD - Quattro postulanti comboniani attaccati da un gruppo ribelle nel Nord Kivu
Risale a domenica 22 gennaio l’attacco subito da un gruppo di fratelli postulanti comboniani insieme al loro formatore nella provincia del Nord Kivu. Artefici sono stati ribelli Mai-Mai, fortunatamente nessuno di loro è stato colpito a morte.
“I ribelli hanno attaccato il veicolo che tornava dal campo e che trasportava quattro postulanti comboniani insieme al loro formatore, fr. Jacques Eluma. Hanno sparato senza esitazione sul veicolo” ha riferito il superiore provinciale dei Missionari Comboniani, padre Léonard Ndjadi Ndjate.
“L’unico rimasto ferito – prosegue – è stato fratel Héritier Mambaya, 22 anni, originario di Bumba che è stato ricoverato all’ospedale Matanda, nella città di Butembo”. Il provinciale non ha rivelato maggiori dettagli sulle condizioni del giovane e ha chiesto “l’intercessione di san Daniele Comboni”.
Papa Francesco arriverà nel Paese il 31 gennaio.
(AP) (Agenzia Fides 26/1/2023)
CONGO RD - “Nell’est del Congo la situazione è insopportabile” dice p. Luis Arcos, spiegando perché il Papa ha rinunciato ad andarci
“Perché il Papa non va a est? Perché è una situazione insopportabile. C’è il rischio che tirino una bomba e uccidano degli innocenti” afferma p. Luis Arcos, Padre Bianco di nazionalità spagnola, missionario nell’est della Repubblica Democratica del Congo da 52 anni, in un’intervista rilasciata alle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Spagna. Nel programma del viaggio, poi rimandato, che Papa Francesco doveva fare nella RDC e in Sud Sudan nel luglio 2022, era prevista una vista a Goma, ma nel viaggio che inizia oggi, 31 gennaio, la tappa nella città capoluogo del Nord Kivu non c’è.
“In effetti – spiega p. Luis – “quando sono iniziati i preparativi per la sua visita, c’erano già molti problemi e diverse vittime causate dagli oltre 100 diversi gruppi armati presenti nella provincia. E l’insicurezza produce povertà per molti” sottolinea p. Luis che riassume con questa immagina la situazione: “Non puoi uscire di casa dopo le sei di sera; i miei confratelli congolesi non possono andare a trovare i genitori che sono a 50 chilometri da Goma”.
Si tenga presente che Goma è una città sovraffollata a causa delle persone che dai villaggi del Nord Kivu vi si sono trasferiti alla ricerca di un minimo di sicurezza. “Goma ha visto crescere la sua popolazione da 300.000 a 1,5 milioni di persone in 30 anni” riferisce il missionario.
Come tutti i missionari che operano nell’est della RDC anche p. Luis sottolinea che al centro del dramma di queste terre c’è la lotta per il controllo e lo sfruttamento delle immense ricchezze minerarie di queste aree.
(Agenzia Fides 31/1/2023)
CONGO RD - Nuovo massacro nell’Ituri a due giorni dalla visita papale, mentre l’M23 avanza nel Nord Kivu
Mentre Papa Francesco si appresta ad arrivare a Kinshasa, dall’est della Repubblica Democratica del Congo continuano a giungere notizie drammatiche. Almeno 15 persone sono morte in un triplice assalto a tre villaggi nell’Ituri, attribuiti alle ADF (Forze Democratiche Alleate) il gruppo di origine ugandese cui è stata attribuita la responsabilità dell’attentato commesso domenica 15 gennaio contro la Chiesa di Cristo in Congo (Eglise du Christ au Congo ECC) a Kasindi, nel Territorio di Beni, Nord Kivu.
(Agenzia Fides 31/1/2023)