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2023 02 08 SIRIA – TERREMOTO Aiuti bloccati dalle sanzioni: il dramma nel dramma siriano

Fonte:
CulturaCattolica.it
CINA - il Partito comunista fa sparire di nuovo il vescovo Shao Zhumin - Il pastore cristiano Miao è ancora perseguitato e indagato NICARAGUA - Tre preti e un diacono condannati dal regime - a processo il vescovo di Matagalpa accusato di cospirazione TERRA SANTA - Gerusalemme, profanato il Santuario della Flagellazione

SIRIA - Aiuti bloccati dalle sanzioni: il dramma nel dramma siriano

Su L’Osservatore Romano la testimonianza dal convento francescano di Aleppo
“Sembrava non finire mai. Sembrava che la terra dovesse aprirsi ed inghiottirci”. È ancora incredulo di cosa ha vissuto, fra’ Bahjat Karakach, guardiano del convento francescano di Aleppo, che è parte della Custodia di Terra Santa, e che raggiungiamo mentre da 24 ore senza sosta coordina con i suoi confratelli gli aiuti alla popolazione. L’incredulità per questa ulteriore frustata ad una terra già martoriata non ha però ancora tempo di esprimersi, perché ora la priorità è organizzare i soccorsi. Per quanto le scosse, anche violente, continuino a ripetersi «queste scosse ulteriori sono terribili perché danno il colpo di grazia agli edifici e alle infrastrutture già lesionati».

“Diverse abitazioni qui intorno a noi sono distrutte o lesionate, ma è soprattutto nella parte est della città, dove le costruzioni sono già di loro più fragili, che si sono verificati più crolli e più morti”, continua fra’ Bahjat. “La chiesa è una costruzione molto solida, per cui subito dopo la grande scossa molti abitanti hanno cercato rifugio qui. Abbiamo grandi sale e credo che abbiamo già superato i 1000 sfollati ospitati nella nostra struttura. Noi siamo solo quattro frati ma contiamo sul supporto di molti volontari laici che sono molto efficienti e generosi. Offriamo loro un riparo per dormire ma anche cibo. Ora stiamo portando 500 pasti fuori, a quelli che si sono rifugiati altrove. Anche le condizioni climatiche non ci aiutano”.

Ci sono morti o feriti, ma meno che nella parte est: “Qui è crollata la casa del vescovo greco-cattolico: lui si è salvato, ma il prete che viveva con lui è rimasto seppellito dalle macerie e non ce l’ha fatta». Da fuori, dalle autorità civili stanno arrivando molti aiuti. «Ci stanno aiutando molto. Mi arrivano proposte di aiuto, farmaci, cibo, medici che vorrebbero venire dall’Europa. Ma è impossibile farle arrivare per via delle sanzioni che colpiscono il nostro paese. L’assurdità della guerra che non si ferma neanche davanti a questa tragedia. Una tragedia nella tragedia”. (di Roberto Cetera 07 febbraio 2023 RV)

CINA - Wenzhou: il Partito comunista fa sparire di nuovo il vescovo Shao Zhumin
Trattenuto anche il suo segretario. L’obiettivo è impedire loro di partecipare al funerale di un religioso della Chiesa “sotterranea”, p. Chen Nailiang. Mons. Shao vittima di continue persecuzioni governative. Divieto di spostamento per il Capodanno lunare al vescovo di Xuanhua.

Le autorità cinesi di sicurezza fanno sparire ancora mons. Shao Zhumin, vescovo di Wenzhou (Zhejiang). AsiaNews lo ha appreso da fonti locali, secondo cui il religioso è stato portato via insieme al suo segretario (e cancelliere della diocesi), p. Jiang Sunian. L’obiettivo è di impedire loro di partecipare al funerale di p. Chen Nailiang, morto il 29 gennaio all’età di 90 anni.
Preso di mira come mons. Lin Xili, primo vescovo di Wenzhou, mons. Shao è spesso sottoposto al lavaggio del cervello per spingerlo ad aderire alla chiesa “ufficiale”, controllata dal Partito comunista cinese (Pcc). Mons. Shao è riconosciuto dal papa, ma non dal Partito, che pretende di esercitare il proprio controllo su tutte le attività religiose.

Nel Zhejiang la percentuale di cristiani supera il 10%. Come mons. Shao, p. Chen apparteneva alla comunità “sotterranea”: di conseguenza, le autorità hanno comunicato a tutti i religiosi sotterranei il divieto di presenziare al funerale o di celebrare messa, affidata poi a tre sacerdoti della parrocchia di Rui’an.
Già sacerdote della parrocchia di Pingyang, p. Chen era molto amato dai fedeli. Il Pcc lo ha perseguitato sin dai suoi primi passi nella Chiesa cattolica, tra fine anni Quaranta e inizio Cinquanta del secolo scorso: egli ha passato diversi anni in prigione o in campi di “rieducazione” attraverso il lavoro.

Mons. Shao è da tempo vittima delle stesse persecuzioni di Stato. Non è la prima volta che le Forze dell’ordine lo arrestano o lo trattengono per diverso tempo. L’ultimo caso si era avuto il 7 aprile, quando le autorità lo avevano portato via a bordo di un aereo, con ogni probabilità per impedirgli di celebrare le funzioni della Settimana santa, soprattutto la Messa del Crisma. Pochi mesi prima, il 25 ottobre 2021, la polizia lo aveva sequestrato, in via ufficiale per “turismo”; il suo rilascio era avvenuto circa due settimane dopo.

La firma nel 2018, e il duplice rinnovo nell’ottobre 2020 e 2022, dell’Accordo sino-vaticano sulla nomina dei vescovi non ha fermato la repressione governativa dei cattolici cinesi, soprattutto di quelli non ufficiali. Oltre al caso di mons. Shao, vi è quello di mons. Jia Zhiguo, messo agli arresti domiciliari. Ci sono poi vescovi colpiti da varie vessazioni, come mons. Guo Xijin, e quelli obbligati a seguire sessioni politiche come mons. Zhang Weizhu.

Un altro religioso sotto controllo del regime comunista è mons. Agostino Cui Tai, vescovo di Xuanhua (Hebei), più volte costretto agli arresti domiciliari. Il governo gli ha vietato di spostarsi per il Capodanno lunare, permettendo solo alla sua famiglia di andarlo a visitare.
(AsiaNews 31/01/2023)

CINA - Wang Hai: Il pastore cristiano Miao è ancora perseguitato e indagato

Il popolare predicatore di etnia Miao è stato rilasciato nel 2020 ma i suoi guai non sono finiti.
Il pastore Wang Hai è una figura leggendaria nello Yunnan. Proviene da una famiglia della minoranza etnica Miao, dove suo padre ei suoi fratelli servivano già come anziani della Miao Trinity Church nella contea di Yongshan, nella provincia dello Yunnan.
Con grandi sacrifici, suo padre è riuscito a iscriverlo allo Yunnan Bible Seminary, e nel 2012 è stato ordinato nella Chiesa delle Tre Autonomie controllata dal governo. A quel punto, si stava già spostando di villaggio in villaggio con la sua moto, piantando nuove chiese, e convertire centinaia di abitanti del villaggio Miao. La maggior parte di loro erano persone molto semplici provenienti da villaggi senza acqua o elettricità regolari. Tuttavia, sono stati conquistati dal ministero giovane, dinamico e amabile di Wang.
Questo attivismo non era esattamente il benvenuto nella Chiesa delle Tre Autonomie. Il proselitismo, l’istituzione di nuove chiese e le missioni tra le minoranze etniche non sono accettabili in un’organizzazione il cui scopo è controllare e limitare le attività religiose, non espanderle.
Wang Hai in viaggio verso i remoti villaggi Miao in inverno. Da Weibo.
Wang è stato messo sotto sorveglianza insieme ai suoi genitori. Sono stati arrestati nell’agosto 2020. Wang, tuttavia, è stato rilasciato su cauzione il 19 ottobre 2020.
Rimane sotto sorveglianza e indagine e le sue attività sono state limitate.
(Bitter Winter 30/01/2023 di Mo Yuan)

NICARAGUA - Tre preti e un diacono condannati dal regime: rischiano 10 anni di carcere
La lettura della sentenza il 3 febbraio. Per padre Ramiro Tijerino, padre José Luis Díaz, padre Sadiel Eugarriosa e il diacono Raúl Vega González richiesta dell’accusa è di 10 anni di carcere

Prosegue la persecuzione del regime di Daniel Ortega contro la Chiesa cattolica, in Nicaragua. Tre sacerdoti cattolici nicaraguensi e un diacono sono stati giudicati colpevoli di cospirazione per minare l’integrità nazionale e di diffusione di notizie false a danno dello Stato e della società nicaraguensi. Ancora non si conosce l’entità della condanna, che sarà resa nota contestualmente alla lettura della sentenza, il prossimo 3 febbraio, ma si sa che la richiesta dell’accusa è di 10 anni di carcere.
I quattro, insieme a due seminaristi e a un cameraman della diocesi di Matagalpa, sono stati giudicati colpevoli dal giudice Nadia Camila Tardencilla, capo del Secondo tribunale penale distrettuale di Managua come ha reso noto l’équipe di avvocati che difendono i sacerdoti e gli altri processati.
Il giudice ha giudicato colpevoli padre Ramiro Tijerino, rettore dell’Università Juan Pablo II e responsabile della parrocchia di San Juan Bautista, padre José Luis Díaz e padre Sadiel Eugarrios, rispettivamente primo e secondo vicario della cattedrale di Matagalpa di San Pedro, e il diacono Raúl Vega González.

I quattro sono le stesse persone che nell’agosto del 2022 erano state trattenute dalla polizia, insieme al vescovo Rolando Álvarez, per due settimane nella sua chiesa, per essere successivamente tratte in arresto. Di conseguenza, tale condanna appare un’ulteriore conferma di quanto accadrà al vescovo, già rinviato a giudizio. (Avvenire Redazione Internet lunedì 30 gennaio 2023)

NICARAGUA - a processo il vescovo di Matagalpa accusato di cospirazione
Monsignor Rolando José Álvarez Lagos dovrà affrontare il processo in una data ancora da precisare. Confermati gli arresti domiciliari

Il vescovo nicaraguense di Matagalpa e amministratore apostolico della diocesi di Estelí, monsignor Rolando José Álvarez Lagos, accusato di “cospirazione per minare l’integrità nazionale e propagazione di notizie false attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione a danno dello Stato e della società nicaraguense” è stato rinviato a giudizio. Questa la decisione del giudice nell’odierna udienza preliminare tenutasi in un tribunale a Managua. Confermato anche il mandato di cattura per il sacerdote Uriel Antonio Vallejos, parroco della parrocchia Jesús de la Divina Misericordia nella città di Sébaco, su cui pendono le stesse accuse contro il vescovo ed è attualmente esule.

Nicaragua, il vescovo Álvarez accusato di cospirazione e messo agli arresti domiciliari
Monsignor Álvarez è il primo vescovo a essere arrestato e incriminato da quando il presidente Daniel Ortega è tornato al potere in Nicaragua nel 2007. Era stato prelevato dal palazzo vescovile di Matagalpa all’alba dello scorso 19 agosto da agenti di polizia, assieme a sacerdoti, seminaristi e laici, dopo essere stato tenuto forzatamente rinchiuso per 15 giorni nella Curia con l’accusa di aver tentato di “organizzare gruppi violenti” con “l’obiettivo di destabilizzare lo Stato nicaraguense e attaccare le autorità costituzionali”. Il vescovo era stato poi trasferito nella sua residenza privata a Managua agli arresti domiciliari, mentre le altre persone erano state condotte in una caserma della polizia della capitale. Il presidente Ortega ha accusato la Chiesa cattolica di usare “i vescovi in Nicaragua per organizzare un colpo di Stato”, nel contesto delle manifestazioni scoppiate nell’aprile 2018 per le controverse riforme del governo. In seguito agli eventi, numerose Conferenze episcopali di tutto il mondo, così come organizzazioni civili, avevano espresso la propria solidarietà alla Chiesa nicaraguense. (Vatican News 2023 01 30)

TERRA SANTA - Gerusalemme, profanato il Santuario della Flagellazione

Si allunga la serie di attacchi e atti intimidatori perpetrati nelle ultime settimane contro chiese e obiettivi cristiani nella Città Vecchia di Gerusalemme. Nella mattinata di oggi, giovedì 2 febbraio, un uomo – definito dai media israeliani come “turista americano” - ha fatto irruzione nella Cappella della Condanna, all’interno del Santuario della Flagellazione, sulla Via Dolorosa, nel cuore del quartiere cristiano della Città Vecchia, e ha vandalizzato una statua di Gesù lì collocata, gettandola a terra e poi colpendola con un martello. L’uomo è stato fermato e consegnato alla polizia israeliana. Nei video della sua cattura, circolanti su internet, si sente il vandalo urlare a alta voce che “non possono esserci idoli a Gerusalemme, che è la Città Santa”.
Le informazioni diffuse dalla polizia israeliana e rilanciate dai media locali collegano la profanazione a asseriti problemi di salute mentale del vandalo. Nel contempo, occorre tener presente che nelle ultime settimane proprio il quartiere cristiano e il quartiere armeno della Città Vecchia di Gerusalemme hanno registrato una serie di atti intimidatori nei confronti di persone e luoghi di culto, mentre aumenta di giorno in giorno il bilancio tragico di vittime nella catena di rastrellamenti, attentati e rappresaglie che da mesi si registra nei Territori Occupati palestinesi e in Israele.
La Custodia francescana di Terra Santa, dopo l’assalto alla cappella della Condanna, ha diffuso un comunicato, firmato dal Custode Francesco Patton e dal segretario padre Alberto Joan Pari, in “per esprimere preoccupazione e deplorazione davanti “a questa sequenza crescente di gravi atti di odio
e di violenza nei confronti della comunità cristiana in Israele”. La Custodia parla di “crimine in odio”. E aggiunge: “Non è un caso che la legittimazione della discriminazione e della violenza nell’opinione pubblica e nell’attuale scenario politico israeliano si traduca poi anche in atti di odio e di violenza contro la comunità cristiana”.

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Anche gli episodi di violenza e intimidazione ai danni di obiettivi cristiani nella Città Vecchia di Gerusalemme hanno fatto registrare un’impennata dopo l’insediamento del nuovo governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu e sostenuto anche da formazioni religiose ultra-nazionaliste che spingono sull’acceleratore della retorica anti-araba.
Una parte consistente del recente stillicidio di atti violenti e intimidatori ha preso di mira luoghi e abitanti del quartiere armeno. Lo scorso 11 gennaio, sulle mura degli edifici del quartiere sono comparse scritte intimidatorie, compresi gli slogan “morte agli armeni” e “morte ai cristiani”. Il 26 gennaio, una squadra di circa quaranta coloni ebrei hanno effettuato un raid contro un ristorante armeno vicino alla Porta Nuova, urlando slogan sacrileghi contro Gesù. Nei giorni successivi, sacerdoti e laici cristiani hanno subito aggressioni con sputi e uso di spray al peperoncino nelle strade del quartiere armeno.
Dopo l’assalto al ristorante armeno, i Vescovi ordinari cattolici di Terra Santa avevano diffuso un comunicato per deplorare “questa violenza non provocata” che “ha instillato paura nei negozianti e nei residenti del quartiere cristiano, come nei visitatori”, aggiungendo che tale incidente era “l’ultimo di una serie di episodi di violenza religiosa che sta colpendo i simboli della comunità cristiana, e non solo”. Venerdì 27 gennaio, l’Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme, si era recato a visitare i proprietari del ristorante assalito e dei negozi circostanti, in segno di solidarietà.
La cappella oggi vandalizzata fa parte del Convento francescano della Flagellazione, e rappresenta una delle stazioni della pia pratica della “Via Crucis” compiuta dai gruppi di pellegrini che, durante la loro visita alla Città Santa, ripercorrono il cammino di Gesù verso il Calvario, nel giorno della sua condanna a morte. (GV) (Agenzia Fides 2/2/2023)

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