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2023 03 28 – Fatti di ordinaria discriminazione

Curatore:
https://www.culturacattolica.it/servizi/redattori-e-collaboratori/redazione/mangiarotti-don-gabriele
Fonte:
CulturaCattolica.it
IN EVIDENZA: NIGER - “Abbiamo parenti arrestati, uccisi o rapiti durante momenti di preghiera, ma abbiamo la gioia nei nostri cuori nonostante le violenze”
Fatti di ordinaria discriminazione: INDIA - Chattisgarh, funerale negato a una donna cristiana - Madhya Pradesh, commissione per l’infanzia contro scuole cattoliche KIRGHIZSTAN - Agenti nella chiesa cattolica di Talas durante la messa. Multata suora slovacca
TESTIMONIANZA: DAL MYANMAR - “Villaggi distrutti, terrore e morte: è un enorme gulag a cielo aperto”

NIGER -Abbiamo parenti arrestati, uccisi o rapiti durante momenti di preghiera, ma
abbiamo la gioia nei nostri cuori nonostante le violenze
scrivono i catechisti delle zone di confine tra Niger e Burkina Faso

Abbiamo la gioia nei nostri cuori nonostante la situazione di sicurezza prevalente nell’area; abbiamo ancora fede in Gesù Cristo” scrivono i catechisti d Makalondi, Bomoanga, Kankani e Torodi, zone a cavallo tra Niger e Burkina Faso, gravemente colpite dagli attacchi condotti da gruppi jihadisti.
Abbiamo parenti arrestati, uccisi o rapiti durante momenti di preghiera, ma
abbiamo la gioia nei nostri cuori nonostante le violenzecontinua il messaggio inviato all’Agenzia Fides. “Viviamo con la paura nello stomaco, ma andiamo avanti insieme a Cristo che ci dona ogni giorno la sua parola che ci consola. Nonostante la situazione, la nostra fede sta crescendo, le nostre chiese sono piene ogni domenica per la preghiera.
Qualunque sia la situazione, continuiamo a pregare sempre in cappella come nelle famiglie secondo le realtà di ogni ambiente. Continuiamo ad annunciare la buona novella, con la fede che Gesù stesso senza scoraggiarci nonostante la situazione che viviamo ogni giorno”.
Solo negli ultimi due giorni cinque donne, un uomo e cinque volontari dell’esercito sono stati uccisi in una serie di attacchi nella parte orientale del Burkina Faso. Le donne sono morte il 20 marzo, quando il corpo di un uomo ucciso il giorno precedente e imbottito di esplosivo è scoppiato nella parte centro-orientale del Paese, dove i raid di matrice jihadista sono frequenti.
Nonostante il livello di perfidia dimostrato dall’episodio sopra dimostrato gli estensori del messaggio sottolineano come è possibile vivere le beatitudini in un contesto di sofferenza, attualizzando il messaggio evangelico alla loro situazione.
“Abbiamo la gioia di ascoltare ogni giorno la parola di Dio, che ci dà consigli su come superare la situazione di sicurezza nei nostri diversi ambienti.
Abbiamo la gioia di essere cristiani che Gesù stesso ha preparato ad essere pronti per ogni situazione che capita nel suo nome, è con noi per tutta la vita.
Tutti coloro che hanno lasciato i loro villaggi a causa dell’insicurezza affermano la loro contentezza di essere cacciati per niente.
Beati tutti coloro che vivono in zone dove la pace è totalmente assente e che non possono portare la buona novella ai poveri.
Beati tutti coloro che sono isolati a causa dell’insicurezza del territorio e non hanno più cibo e nessuna situazione accettabile.
Beati quelli a cui è stato tolto il sacerdote e che continuano a pregare.
Beati coloro che non hanno più mezzi di trasporto, né rete per comunicare ma che continuano ad annunciare la buona novella
”.
È un ‘Vangelo’ che ci arriva dalle zone di confine tra Niger e Faso, dove si vive la prova della fede del popolo Gourmanché.
È scritto da catechisti/animatori sulla ‘sabbia’ del nostro Sahel.
È destinata, in questo tempo che ci prepara alla Pasqua, ai cristiani che vivono altrove, a tutti noi!
È una buona novella che porta e condivide il sapore delle beatitudini!”
commenta con Fides p. Mauro Armanino, Missionario delle Società delle Missioni Africane, che opera a Niamey. (L.M.)
(Agenzia Fides 22/3/2023)

Fatti di ordinaria discriminazione

INDIA - Chattisgarh, funerale negato a una donna cristiana

In un villaggio il corteo è stato bloccato per due volte da una folla aizzata dagli estremisti del Bajrang Dal. Per permettere di effettuare la sepoltura in un terreno privato della famiglia è dovuta intervenire la polizia.

Persino la questione delle sepolture in India è un pretesto per le discriminazioni contro i cristiani da parte dei fondamentalisti indù. È tornato a succedere in queste ultime ore nello Stato del Chattisgarh: a una donna cristiana è stato negato un funerale pubblico per le pressioni dei gruppi organizzati dei nazionalisti.
La signora Mate Bekko è deceduta domenica nel villaggio di Bhejripadar, che rientra nell’area della stazione di polizia di Parpa. Quando nel giorno stesso della morte, com’è d’uso, la famiglia insieme ai parenti si è avviata per il corteo funebre ha dovuto fare i conti con alcuni attivisti del Bajrang Dal (uno dei movimenti nazionalisti indù ndr) che insieme ad altri abitanti del villaggio li hanno bloccati, protestando contro la sepoltura. La polizia di Parpa, giunta sul posto, ha cercato di convincere entrambe le parti, ma senza successo.
Il giorno successivo la famiglia ha cercato nuovamente di svolgere il funerale, ma è stata nuovamente oggetto di proteste durante il tragitto venendo di fatto costretta a lasciare la salma sulla strada. Solo in seguito, le forze dell’ordine hanno richiamato i membri della famiglia e hanno fatto in modo che la sepoltura avvenisse nel terreno privato dietro la loro casa, in una situazione di tensione. (22/03/2023 Asia News di Nirmala Carvalho)

INDIA - Madhya Pradesh, commissione per l’infanzia contro scuole cattoliche

Nella diocesi di Jabalpur un preside arrestato durante un’ispezione e altri ostelli sotto indagine. Pressioni dal presidente della Commissione nazionale per i diritti dell’infanzia, il nazionalista indù Priyank Kanoongo, non nuovo a iniziative contro le scuole cristiane. Il vescovo Almeida ha invitato i fedeli alla preghiera: “Abbiamo sempre servito i poveri, la verità emergerà in tribunale”.

Nello Stato indiano del Madhya Pradesh il vescovo di Jabalpur, mons. Gerald Almeida, con un messaggio inviato ai fedeli, ha invitato a pregare per “tutto il personale della diocesi” di fronte a nuovi atti di ostilità avvenuti in questi giorni. L’iniziativa, che porta la data del 12 marzo, fa riferimento a un’ispezione improvvisa condotta dal Dipartimento governativo per la salvaguardia dei minori condotta nella scuola superiore diocesana di Junwani e nella scuola media e nel convitto di Goreghat.
L’ispezione degli ostelli per ragazzi e ragazze annessi alla scuola è stata effettuata su richiesta di funzionari della Commissione nazionale per la tutela dei diritti dell’infanzia, organismo che da quando è guidato dal nazionalista indù Priyank Kanoongo ha preso particolarmente di mira le istituzioni educative delle Chiese cristiane, da sempre in India riconosciute da tutti come un servizio per tutta la popolazione.
Durante l’ispezione a Junwani, una delle ragazze avrebbe accusato il preside Yadav di averla toccata in modo inappropriato, dichiarazione in seguito alla quale la polizia che accompagnava gli ispettori ha immediatamente preso in custodia l’uomo. Il giorno successivo l’aveva però subito rilasciato, dopo che altri studenti della scuola e i loro genitori avevano dato vita a una manifestazione per chiederne il rilascio sostenendo che Yadav sia stato incastrato in un “caso totalmente falso”.
Il 7 marzo, però, il preside è stato nuovamente arrestato, a quanto riferito proprio su pressione del presidente della Commissione nazionale per la tutela dei diritti dell’infanzia Priyank Kanoongo. Contestualmente anche l’ispettore di polizia che ha rilasciato Yadav è stato sospeso e anche il sovrintendente che si era schierato in sua difesa è stato trasferito dal suo incarico. La polizia ha anche registrato una denuncia contro i sacerdoti responsabili delle due scuole, p. Sunny Kurvila a Junwani e p. Zibi Sebastian a Goreghat.

La diocesi di Jabalpur gestisce queste scuole e questi ostelli per ragazzi e ragazze da oltre 80 anni: attualmente sono più di 600 ragazzi e ragazze a frequentarle. “Abbiamo servito i poveri ma non ci siamo mai trovati a dover affrontare una situazione del genere”, ha dichiarato mons. Almeida al sito cattolico a Matters India. “È deplorevole che i funzionari che dovrebbero far rispettare le leggi le violino”, ha aggiunto il presule dicendosi certo che “la verità emergerà in tribunale”.
Nel suo messaggio alla diocesi mons. Almeida invita i fedeli a pregare “il Signore che nella sua giustizia e misericordia ci protegge e la Madonna che intercede per noi presso il Padre”. In particolare il vescovo raccomanda a tutti di sostare in questi giorni a pregare davanti al Santissimo Sacramento con questa intenzione. (14/03/2023 Asia News di Nirmala Carvalho)

KIRGHIZSTAN - Agenti nella chiesa cattolica di Talas durante la messa. Multata suora slovacca

Durante la celebrazione eucaristica serale di domenica 26 marzo, alcuni agenti di polizia e del Comitato statale per la sicurezza nazionale sono entrati nella chiesa cattolica parrocchiale di Talas (parrocchia di San Nicola), in Kirghizstan, e hanno multato per un importo di 90 dollari suor Daniela Cincilova, cittadina slovacca della Congregazione delle Suore Francescane Insegnanti, nell’ambito di un procedimento penale ai sensi dell’art. 142 (“Violazione della legislazione sulla libertà di religione e sulle organizzazioni religiose”) del codice penale della Repubblica. Secondo gli inquirenti, la religiosa sarebbe responsabile di aver diffuso il cattolicesimo romano tra i residenti di Talas senza l’autorizzazione della Commissione statale per gli affari religiosi. «La decisione di multare suor Daniela è stata presa certamente per ignoranza del personale locale coinvolto nell’operazione, dal momento che la suora non ha violato le norme vigenti in Kirghizstan», racconta all’Agenzia Fides Damian Wojciechowski SJ, fratello gesuita, direttore della curia dell’Amministrazione Apostolica della Kirghizia. Infatti, suor Daniela stava solamente leggendo dall’ambone una delle letture previste dal calendario liturgico, ovvero non stava né predicando, né presiedendo la celebrazione eucaristica, entrambe, queste ultime, azioni che un cittadino straniero può compiere solo se in possesso di un apposito certificato rilasciato dagli organi governativi competenti. «Ci siamo già attivati per presentare ricorso in tribunale e confidiamo nel fatto che la multa possa essere cancellata, dal momento che abbiamo sempre agito in conformità alla legislazione vigente», continua il gesuita.
Attualmente in Kirghizstan, Paese a maggioranza musulmano, vivono alcune migliaia di cattolici, di cui circa 500 frequentano assiduamente le 9 parrocchie presenti nella Repubblica. Le 3 chiese principali si trovano a Biškek, Jalal-Abad e Talas. Quest’ultima, riconsacrata nel 2019, è stata la prima ad essere riaperta dopo la fine dell’URSS come chiesa vera e propria. Numerosi, infatti, sono i cattolici locali che vivono distanti dalle parrocchie e si riuniscono a pregare in case private, ricevendo periodicamente la visita dei missionari che operano in Kirghizia. Tra i religiosi cattolici, la presenza numericamente più significativa è quella dei gesuiti (9 sacerdoti e un fratello, provenienti da Slovenia, Vietnam, Stati Uniti, Kazachstan, e Polonia), cui si affiancano 5 suore Francescane Insegnanti, 4 suore Missionarie della Carità, 2 suore Missionarie della Consolata e un sacerdote diocesano della Slovacchia. (CD) (Agenzia Fides 28/03/2023)

TESTIMONIANZA

DAL MYANMAR - “Villaggi distrutti, terrore e morte: è un enorme gulag a cielo aperto”

Dai generali ai soldati l’esercito fa quello che vuole. Ai capi interessa solo riempire i conti correnti personali a Singapore. La storia del Paese si decide altrove, tra Cina e Occidente

Caro direttore,

è passato tempo dal nostro ultimo contatto. Vorrei aggiornarvi ma il dramma che viviamo è proprio questo: qua non cambia nulla. Solo e sempre terrore, paura, violenza e morte. L’esercito ha mano libera. Regna l’arbitrio: dal generale all’ultimo soldato semplice, ognuno per il potere che gli spetta, lo esercita nel modo più arbitrario che ritenga.
Il dramma nel dramma è che questo popolo aveva assaporato, dopo decenni di dittatura, un breve periodo di libertà e ora è terrorizzato dal dover nuovamente affrontare 30 anni di questo clima. Immaginate cosa vive questa gente! I giovani, fra tutti, sono quelli che mi fanno più pena. Le Università sono chiuse, non vengono più rilasciati passaporti. Sono chiusi, come tutti noi, in un’immensa prigione senza possibilità di costruire un futuro per sé e il Paese. Pensare di dover vivere per i prossimi decenni in un enorme gulag è roba da suicidio o depressione (che infatti galoppano).

Il quadro generale non è cambiato: l’esercito controlla le città ma non ciò che sia un metro fuori da esse. Di lì in poi, siamo in quello che i romani descrivevano sulle antiche mappe con “hic sunt leones”.

Questo non deve far pensare che la vita nelle campagne sia meglio della città. Le condizioni alimentari e igieniche sono drammatiche. Manca tutto. Inoltre tutti i villaggi vivono nel terrore di raid da parte dell’esercito che colpisce prima con mezzi pesanti, bombardamenti e aviazione, per poi penetrare con truppe di terra e ritrarsi dopo aver ucciso, violentato, bruciato case, capanne, luoghi di culto e raccolti. Queste azioni sono estremamente efferate e senza limiti. La lista dei villaggi distrutti sarebbe infinita, soprattutto nelle regioni di Mandalay, Sagain e aree delle minoranze etniche.
Il tutto ricorda quanto accadde in Italia nelle tante stragi naziste nella seconda guerra mondiale. Ma immagino che sia anche quanto accade oggi in Ucraina: solo che lì c’è l’attenzione dei media. Questo cambia molto: almeno la violenza, da qualunque parte provenga, potrà avere memoria.

La gente, senza distinzione di razza o religione, ha creato forme di sostegno reciproco, pur con i poveri e pochi mezzi a disposizione. Ad esempio: in ambito cattolico, i seminari, che sono chiusi come le università, sono diventati centri di accoglienza, le chiese diventano ospedali da campo (qua nel senso letterale del termine), la Caritas fa il possibile. Drammaticamente questo è un momento dove ciascuno di noi è chiamato a una testimonianza. Non può essere delegata ad altri.

A questo popolo non fa certo difetto lo spirito di carità ma in questi giorni ho maturato una considerazione che forse non è politically correct: senza la coscienza di un Dio presente in ciascuno di noi, manca di un “quid”. È evidente che ci si possa aiutare per il solo fatto di essere uomini, ma se non riconosco la sacralità della persona umana, il rispetto della vita altrui è solo pura convenzione. Come dimostrano drammaticamente gli eccidi di cui vi ho raccontato.

In ogni caso: l’esito della guerra è già scritto. Proseguirà per anni. Il fatto è che tutto ciò sembra andare bene ai 4 grandi: è una guerra guerreggiata ove anche le spese militari cadono “a fagiolo” per tutti. E tutti fanno affari con tutti, depredando il Paese e non solo con la vendita di armi ma anche con droga, pietre preziose, legname, petrolio.

Le cose sono chiare: ai generali interessa solo incamerare quanto più possibile dalla vendita delle risorse del Paese, trasferire i profitti nei loro conti correnti privati a Singapore e poi, nel caso, fuggire. La storia di questo Paese e situazioni analoghe conduce a questa conclusione. Perché le alternative sono solo due: o a un colpo di stato segue un altro colpo di stato o il ritorno alla democrazia. Perciò non c’è un progetto sul Paese. Per essere tale dovrebbe coinvolgere la popolazione: si dovrebbe avviare quel percorso di democratizzazione proposto da Aug San Su Ky. Ma questa è stata proprio la ragione del golpe perché contrastava con i privilegi dell’esercito.

La storia della Birmania, diciamocelo, in realtà viene decisa altrove: prevarrà la volontà di controllo del Grande Vicino o la volontà occidentale di non lasciare campo libero in tal senso?

Pongo una domanda: se è vero che al Grande Vicino è indifferente chi comandi purché possa perseguire le sue finalità (le dichiarazioni ufficiali parlano in tal senso), cosa impedisce la restaurazione di un governo democratico?
(Un lettore del Myanmar- 23.03.2023 - Lettera firmata ilSussidiario.net)

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