Condividi:

2023 05 10 MASSACRATI come animali 17 cristiani al giorno

Fonte:
CulturaCattolica.it
Mentre la UE discuteva di gabbie per polli e l’Onu di diritto d’Israele a esistere. Cosa fare contro il genocidio? Adottiamo la proposta del cardinal Biffi per salvare i cristiani dimenticati da tutti (Giulio Meotti)

CONGO - Dieci giorni di terrore e morte in Congo: ottanta cristiani vengono uccisi dalle ADF

La Chiesa nella Repubblica Democratica del Congo Orientale (RDC) continua a subire il peso del terrorismo delle Forze Alleate Democratiche (ADF), uno dei tanti gruppi armati che operano in tutta la regione che ha promesso di uccidere più cristiani per compiacere Allah.
In dieci giorni, la provincia del Nord Kivu ha visto oltre 80 persone uccise e centinaia rapite dal gruppo estremista ADF che rivendica l’alleanza con lo Stato Islamico. Per decenni, l’ADF ha ucciso, mutilato, rapito e sfollato milioni di persone nel Nord Kivu nonostante la presenza delle forze di pace e delle truppe locali e regionali nella regione travagliata.

In un comunicato, il vicario della parrocchia di Babwisi, dove sono stati uccisi decine di cristiani, ha affermato: “Aprile si è rivelato un mese di spargimento di sangue ironico sull’attesa di avere la pace dopo aver celebrato la morte e la risurrezione di Cristo Gesù. Dal 7 al 18 le uccisioni di cristiani sono state numerose nelle seguenti entità: Mavete, Musandaba, Katere e Mamungelesi, tutte nell’Oicha occidentale.
Il vicario ha continuato analizzando le cifre: “Venerdì 7 aprile e sabato 8 aprile 2023, 26 persone sono state uccise dai ribelli dell’ADF nei villaggi di Mavete e Musandaba, territorio di Beni. Tra loro c’erano membri della parrocchia di Babwisi, diocesi di Beni, dove otto uomini sono stati uccisi lasciando vedove e bambini”.
Martedì 18 aprile 2023, 45 persone sono state uccise dagli stessi ribelli dell’ADF questa volta a Katere e Mamungelesi in una notte di insondabile orrore, dove uomini, donne e bambini sono stati massacrati come polli. Durante il suo attacco, abbiamo perso uno dei nostri evangelisti insieme a sua moglie. Il suo nome è Emmanuel Kambale. La parrocchia è devastata. Inoltre, oltre 30 persone sono state rapite e non si sa dove si trovino”.
Ha aggiunto: “Due giorni dopo l’attacco di Katere e Mamungelesi, nove corpi sono stati scoperti a diversi chilometri da Katere, ed è stato stabilito che erano vittime dei rapimenti di martedì da parte dell’ADF. Questo ha portato a 54 il totale dei cristiani uccisi a Katere e Mamungelesi”.

Ottanta persone sono state uccise e diverse rapite in questi dieci giorni di aprile, con altre che si ritiene siano state gettate nel fiume Samboko ancora disperse, secondo un sopravvissuto all’attacco di Katere.
Questi attacchi di aprile hanno costretto migliaia di persone a fuggire dai loro villaggi e ad allagare le città più sicure più vicine di Oicha, Mbau e Beni come profughi. Il capo della parrocchia ha chiesto a persone di buona volontà di venire ad aiutare le tante vedove e orfani che vivono come rifugiati a Oicha.
04 / 28 /2 023 DRC (International Christian Concern)

COMMENTA GIULIO MEOTTI

“45 cristiani, donne e bambini, massacrati come polli in una notte d’orrore”

Mentre la UE discuteva di gabbie per polli e l’Onu di diritto d’Israele a esistere. Cosa fare contro il genocidio? Adottiamo la proposta del cardinal Biffi per salvare i cristiani dimenticati da tutti

80 cristiani uccisi e centinaia rapiti dagli islamisti in Congo. Il vicario della parrocchia di Babwisi, dove sono stati assassinati, racconta: “Aprile si è rivelato un mese di spargimento di sangue dopo aver celebrato la morte e la risurrezione di Gesù. Martedì 18 aprile, 45 persone sono state uccise in una notte di insondabile orrore, dove uomini, donne e bambini sono stati massacrati come polli. Più di 30 persone sono state rapite e non si sa dove si trovino.”... Il vescovo del Congo, Melchisedech Paluku Sikuli, racconta a Newsweek che “cattolici sono uccisi anche nei letti d’ospedale”. Lo storico inglese Tom Holland sul Times ha scritto che “lo sterminio di massa dei cristiani” è il grande progetto islamista.

Nelle stesse ore, dalla Nigeria (il primo produttore petrolifero d’Africa e il sesto al mondo) arrivata la notizia della decapitazione di un bambino cristiano di cinque anni. Anche l’arcivescovo della Nigeria Matthew Ndagoso racconta che i cristiani sono uccisi “come polli” nel suo paese. Il 5 aprile, 52 cristiani massacrati. Il 7 aprile, altri 38. In totale, 134 cristiani assassinati in una settimana. La Commissione americana per la libertà religiosa ha appena rivelato che 18.000 scuole cristiane sono state distrutte dal 2015.

La baronessa inglese Cox assieme ad altri parlamentari ha incontrato i sopravvissuti cristiani alle stragi, tra cui una donna di nome Margaret nel villaggio di Ngar, che ha detto loro: “Mia sorella è stata violentata e le hanno tagliato i polsi prima che le sparassero al cuore. Presero mio fratello, sua moglie e tutti i loro sei figli, li legarono e li massacrarono come animali”. Un’altra vittima, Veronica, ha descritto come un uomo con un machete le abbia tagliato il collo e una mano, tagliando via un dito. “Ho perso conoscenza. Quando mi sono svegliata, ho visto mia figlia a terra, era morta e con il mio dito mozzato in bocca”.

I cristiani sono vittime del più grande orrore al mondo. Alle donne cristiane del Camerun i fondamentalisti islamici tagliano un orecchio come avvertimento. In Mozambico stanno decapitando i bambini.

Intanto nei giorni scorsi in Uganda uno studente cristiano veniva ucciso per aver rivendicato la sua fede in una discussione con i musulmani.

E se il Congo, la Nigeria, il Mozambico e l’Uganda ci sembrano lontani, che ne dite della Libia, questo paese nostro “alleato” che noi occidentali abbiamo rovesciato per portarvi la libertà e che Bernard-Henri Lévy - il bel paraguru che in 24 ore passa dai rotocalchi di gossip alle periferie di Kiev e Kabul - ci assicurava sarebbe stata una grande democrazia? Di oggi la notizia che sei libici sono stati condannati a morte per essersi convertiti al Cristianesimo. Questo è l’Islam: quello che ha fatto l’Isis - decapitare ventuno copti in Libia per non essersi convertiti all’Islam - lo fanno le “leggi”.

E mentre la UE si rivolgeva agli stati membri per “evitare le gabbie per i polli”, a Roma passava una coppia di ragazze cristiane nigeriane sequestrate dai terroristi islamici. Ha raccontato una di loro, Maria Joseph: “Hanno messo i cristiani in gabbie, come animali. La prima cosa che hanno fatto è stata convertirci con la forza all’Islam. Hanno cambiato il mio nome in Aisha e ci hanno avvertito di non pregare come cristiane o saremmo state uccise. Volevano farmi sposare uno dei loro capi, ma ho rifiutato. Per punirmi mi hanno rinchiuso in una gabbia per un anno intero”.

Ma delle gabbie per le cristiane non si occupano in molti.

Sri Lanka
Io ho capito come sarebbe finita quando ci fu l’assassinio di un bambino di 8 mesi, Matthew, in una chiesa dello Sri Lanka durante la messa di Pasqua. Un infante cristiano fatto a pezzi che non ha turbato o raggelato l’Occidente, non è diventato virale sui social, non un hashtag, non ha spinto gli europei ad affollare una sola piazza, non ha spinto il mondo islamico a fare un esame di coscienza, non ha indotto i politici e gli opinionisti a riflettere su chi ha ucciso quel bambino o su coloro che fomentano e finanziano l’odio anticristiano. Il duca di Cambridge, il principe William, ha visitato i sopravvissuti musulmani dell’attacco alla moschea di Christchurch, in Nuova Zelanda. Perché la stessa compassione non ha spinto la famiglia reale inglese a fermarsi nello Sri Lanka, la loro ex colonia, per incontrare i sopravvissuti cristiani, prima di tornare in Gran Bretagna? Intere famiglie cristiane sono state decimate nell’attacco.

La coraggiosa giornalista britannica Melanie Phillips ha definito questa persecuzione dei cristiani come “il nostro segreto colpevole”: “La libertà religiosa, il valore centrale della civiltà occidentale, viene distrutta in gran parte del mondo. Ma l’Occidente, negando miopicamente questa guerra religiosa, distoglie lo sguardo dalla distruzione del suo credo fondativo. Pertanto, non sorprende che, di fronte alle barbarie jihadista all’estero e alle invasioni culturali in patria, il mondo libero si stia dimostrando così inefficace”.

Perché l’Onu ha un “inviato speciale per i Territori palestinesi”, l’italiana Francesca Albanese, che nega il diritto di Israele a esistere, e non ha nessun delegato alla persecuzione e al genocidio dei cristiani? Perché siamo una civiltà in disfacimento. Questo ci dice l’indifferenza al martirio quotidiano di 17 cristiani. “La nostra memoria è selettiva” scrive su Le Figaro Benjamin Sire. “Non ricordiamo proteste di massa nei nostri quartieri per denunciare gli abomini commessi da Boko Haram, incapaci di disturbare il sonno di un militante filo-palestinese o dell’estrema sinistra”.

Cosa fare per questi dimenticati da tutti? Abbiamo epocali flussi migratori che portano ogni giorno in Italia 300 persone. Usiamoli per salvare i cristiani perseguitati. La Repubblica Ceca ha creato un programma di accoglienza per i cristiani perseguitati dall’Isis, come la Polonia. Il giornalista americano Glenn Beck ha raccolto 22 milioni di dollari per una operazione di salvataggio dei cristiani afghani. “Hungary Helps” è stato istituito per offrire aiuto ai cristiani perseguitati in Africa e in Medio Oriente. Ha aggiunto al proprio logo la lettera araba ? (“nun”), con cui l’Isis ha segnato le case dei cristiani che dovevano convertirsi all’Islam, fuggire o morire.

Si va dal “Nazarene Fund” che ha portato centinaia di cristiani in Australia, alla rete di George Weidenfeld, editore britannico nato a Vienna e sopravvissuto all’Olocausto, che in Polonia ha portato in salvo molti cristiani iracheni. In Polonia è attiva la “Fondazione Hatune”, dal nome della suora cattolica Hatune Dogan. Operazioni spesso finanziate da privati. Come il producer di Hollywood, Mark Burnett. Della logistica e della sicurezza si occupano spesso ex agenti dei servizi segreti, come Joseph e Michele Assad. Per il primo è una questione personale: quando aveva diciannove anni, Joseph Assad, copto egiziano, fuggì le persecuzioni dei cristiani per trovare riparo in America. Il modello per queste missioni è quella del 1975 con cui, nell’arco di diverse settimane, per via aerea o per mare gli Stati Uniti misero in salvo decine di migliaia di vietnamiti dopo la caduta di Saigon. Decisivo il ruolo della ong Barnabas: fa pressione sui governi affinché concedano visti ai cristiani.

Nel 2000, il cardinale di Bologna Giacomo Biffi, teologo pungente e ironico, uno degli ultimi uomini di Chiesa che preferiva posizioni nette a sfumature e compromessi, fece scandalo lanciando un appello¹ alle autorità perché favorissero ‘‘l’afflusso di immigrati cattolici’’ rispetto a quelli di religione musulmana, “per salvare l’identità della nazione” e perché “non esiste il diritto di invasione”. Dovremmo far nostra l’idea di Biffi. Dare ai cristiani la priorità dell’accoglienza.

Perché se sarei felice di ricostruire l’Europa e spezzare il pane con i cristiani martirizzati, non potrei mai farlo con i loro (e i nostri) carnefici. Quelli che gettano nel Mediterraneo dalle barche i cristiani soltanto perché cristiani. La civiltà non è un pasto gratis e loro non lo meritano.

INDIA - Chhattisgarh: estremisti indù assaltano preghiera, ma la polizia ferma i cristiani
di Nirmala Carvalho

Accusati di “disturbo alla quiete pubblica” un gruppo di fedeli riuniti dentro una casa privata. L’arcivescovo di Raipur mons.Thakur ad AsiaNews: “Seminano tensione mentre dovrebbero proteggere la popolazione”. Intanto il governo locale del Tamil Nadu si schiera contro la furia anti-conversioni dei nazionalisti indù: “La Costituzione garantisce a ogni cittadino il diritto di propagare la propria religione”.

Nello Stato indiano del Chhattisgarh una casa privata dove un gruppo di cristiani si era riunito per pregare è stata assaltata domenica 30 aprile da un gruppo di estremisti del Bajrang Dal, un movimento dei nazionalisti indù. Una cinquantina di persone erano riunite nella casa del dottor Vinay Sahu, un dentista locale, quando decine di militanti sono arrivati armati di bastoni cantando acclamazioni indù.
I membri della comunità cristiana, che si erano barricati dentro la casa per paura, hanno immediatamente telefonato alla polizia, la cui stazione si trova ad appena 500 metri. Gli agenti si sono presentati solo un’ora dopo e, anziché agire contro gli assalitori, hanno portato in caserma il dentista e una decina di altri cristiani presenti accusandoli di disturbo alla quiete pubblica.
“Anche la polizia ci accusa di convertire la gente al cristianesimo - ha raccontato Arun Pannalal, presidente del Chhattisgarh Christian Forum -. Hanno chiesto perché avessero tenuto una preghiera in una casa privata e hanno minacciato di mandarli in prigione. Solo dopo le nostre pressioni li hanno rilasciati in serata”.

“Dal 2019 svolgiamo momenti di preghiera a casa nostra - ha riferito il dottor Sahu -. Nel 2021 il Bajrang Dal aveva organizzato una protesta simile e anche in quell’occasione eravamo stati minacciati di violenza se non avessimo interrotto le preghiere. Ma è casa nostra e non abbiamo mai obbligato nessuno a partecipare alla funzione. Tutti i partecipanti erano cristiani. Non usiamo nemmeno microfoni e non causiamo inquinamento acustico. Non riusciamo a capire il motivo di questi attacchi”.

Mons. Victor Henry Thakur, arcivescovo di Raipur, che è anche presidente del Consiglio dei vescovi cattolici del Chhattisgarh (CBCG), ha commentato la vicenda ad AsiaNews: “Con le elezioni per l’Assemblea legislativa locale previste per la fine dell’anno, stanno preparando il terreno seminando tensioni e sospetti nella società. Gli estremisti di destra lanciano accuse di conversione inventate e infondate contro i cristiani e l’amministrazione arresta e trattiene i cristiani innocenti, mentre quanti creano problemi di ordine pubblico sono liberi. L’amministrazione ha il dovere di proteggere la popolazione”.
Raipur (02/05/2023AsiaNews)

Vai a "Cristiani perseguitati. Memoria e preghiera"