2023 05 31 Kandhamal: dalla persecuzione alla fratellanza con sr. Sanomina
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TESTIMONIANZA - INDIA - Kandhamal: dalla persecuzione alla fratellanza con sr. Sanomina
COREA DEL NORD - Cristiani nord-coreani arrestati per una funzione di preghiera
I cinque, fra loro parenti, si erano riuniti in una casa colonica per leggere la Bibbia e pregare. Un informatore ha avvertito la polizia, che li ha arrestati destinandoli ai campi di lavoro come accaduto in vicende analoghe in passato. Pyongyang si professa una nazione atea ma utilizza il termine “Giuda” per identificare informatori e traditori.
(AsiaNews29/05/2023) Le autorità nord-coreane hanno arrestato cinque cristiani, con l’accusa di aver promosso una funzione di preghiera sotterranea. Un capo di imputazione che in una nazione in cui le religioni sono vietate, vige una dittatura ferrea di impronta comunista ed è ammesso il solo culto della famiglia Kim da decenni al potere (e adorati come divinità), comporta l’invio nei campi di lavoro. La vicenda risale al 30 aprile scorso nel villaggio di Tongam, alla periferia di Sunchin, nella provincia di Pyongan, nel centro del Paese, ma è emersa solo in queste ultime ore.
Secondo quanto riferisce Radio Free Asia (Rfa), i cinque appartenenti ad un’unica famiglia si sono incontrati la domenica mattina - come erano soliti fare ogni fine settimana - in una casa colonica per pregare e approfondire la lettura di alcuni passi della Bibbia. Tuttavia, ad attenderli vi erano alcuni agenti di polizia che li hanno arrestati, dietro segnalazione di un informatore.
“Nel luogo in cui si teneva il servizio di culto, la polizia - racconta una fonte anonima - ha sequestrato dozzine di opuscoli biblici e ha arrestato tutti i presenti”. I cinque “stavano pregando e leggendo la Bibbia fra loro”, prosegue la fonte, si erano “riuniti fra parenti” e stavano invocando Gesù, poi “sono stati arrestati”. In vicende analoghe accadute in passato, le persone fermate sono state inviate nei campi di rieducazione attraverso il lavoro, in realtà dei lager durissimi.
La Corea del Nord è nota per giustiziare, torturare e abusare fisicamente le persone per la loro fede o per attività religiose ed è uno dei 17 Paesi coinvolti in “sistematiche, continue e gravi” violazioni alla pratica del culto secondo il rapporto 2023 della Commissione Usa per la libertà religiosa. Le Bibbie o altri materiali religiosi vengono contrabbandati di nascosto attraverso il confine cinese e distribuiti alle chiese sotterranee mediante una rete segreta. “Le persone fermate - conclude la fonte - nonostante le pressioni si sono rifiutate di rinunciare alla loro fede”.
Sempre dalla Corea del Nord giunge notizia di un uso diffuso della parola “giuda” per identificare informatore e traditori. In una nazione sulla carta atea e contraria alle religioni desta curiosità il riferimento al discepolo che ha tradito Gesù con un bacio, consegnandolo ai sommi sacerdoti. Prova ne è la storia di una ragazza che, nelle fasi più buie della pandemia di Covid-19, aveva confidato a un amico di voler fuggire in Cina alla riapertura delle frontiere. Il giovane l’ha tradita raccontando il progetto alle autorità che hanno fermato e punito la ragazza. In seguito i vicini di casa e gli abitanti dell’area hanno preso a chiamare la traditrice con l’appellativo di “Giuda dei tempi moderni”.
Un uomo di Pyongsong, nella provincia di Pyongan, a nord della capitale, spiega: “Le persone che mancano di lealtà o che pugnalano alle spalle i loro amici sono etichettate come ‘Giuda’ e disprezzate dagli altri”. Anche quanti riferiscono “di spostamenti o attività - conclude - finanche le parolacce, sono bollati come ‘Giuda’ dai compagni”.
NICARAGUA - Un altro sacerdote arrestato. Così il regime perseguita la Chiesa
La denuncia di Aiuto alla Chiesa che Soffre: “Ormai è una caccia all’uomo, anzi al sacerdote”
Padre Jaime Iván Montesino Sauceda, arrestato dalla polizia nicaraguense. È il terzo sacerdote arrestato in pochi giorni da parte del regime di Ortega
In Nicaragua “è ormai una caccia all’uomo, anzi al sacerdote. La polizia ha arrestato padre Jaime Iván Montesino Sauceda, della parrocchia di Chaguitillo, Matagalpa. Lo chiamano tradimento, avrebbe ‘minacciato l’indipendenza e la sovranità della nazione’”. Lo riferisce all’agenzia Ansa il direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, Alessandro Monteduro, ricordando che qualche giorno fa era stato “rapito un altro sacerdote dagli uomini del regime di Ortega. Padre Eugenio Pastor Rodríguez, parroco della Divina Provvidenza a Jalapa, era stato portato via dalle guardie sandiniste dalla Diocesi di Estelí. Acs-Italia - conclude Monteduro - è vicina alla Chiesa in Nicaragua ferocemente perseguitata”.
Arresti e condanne, così il regime perseguita la Chiesa
Padre Sauceda è stato arrestato martedì 23 maggio. La sua parrocchia, San Giovanni Paolo II di Sébaco, si trova nel Matagalpa, “uno dei dipartimenti più colpiti dalla repressione della Chiesa cattolica da parte del presidente Ortega”, sottolinea Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Il sacerdote è accusato di aver commesso atti che minano l’indipendenza, la sovranità e l’autodeterminazione della nazione ex art. 1 della legge 1055, “accusa rivolta in particolare agli oppositori e ai critici della dittatura di Ortega. (…)
Per la fondazione pontificia “si sta assistendo a un palese tentativo di mettere a tacere la Chiesa in Nicaragua. In una situazione di forte deterioramento politico e sociale, il ruolo di mediatrice di pace e promotrice di riconciliazione assunto dalla Chiesa ha avuto come effetti repressione, false accuse, arresti e pene detentive ingiustificate”. (…)
(Avvenire Redazione Internet venerdì 26 maggio 2023)
NICARAGUA - chiusa l’Università cattolica Inmaculada Concepción
L’Ateneo, appartenente all’arcidiocesi di Managua, si occupava della formazione filosofica e teologica dei seminaristi. È stata legalmente cancellata per “scioglimento volontario”
Il 18 maggio i media nicaraguensi hanno dato notizia della cancellazione di un’altra università cattolica, in base a una decisione di “scioglimento volontario” presa dal Ministero dell’Interno nei confronti dell’Università Cattolica Inmaculada Concepción dell’Arcidiocesi di Managua (Ucicam).
Nell’ultimo anno le autorità nicaraguensi hanno chiuso altre 17 università private con questa modalità “volontaria”, considerata dagli oppositori come un modo per fare pressione su chi li avversa.
L’Ucicam è stata inaugurata nel 2011 e fungeva anche da centro di formazione per i seminaristi di varie chiese locali dell’America Centrale, fornendo formazione in filosofia e teologia. Si trovava negli stessi locali del Seminario Maggiore La Purísima di Managua.
(Vatican News 2023 05 19)
NICARAGUA - A Ortega non bastano più gli arresti: congelati tutti i conti della Chiesa
Il regime ha ordinato il blocco dei fondi per «attività illecità» e sospetto «riciclaggio». E’ il primo passo per la requisizione delle proprietà. Il cardinale Brenes esorta a non avere paura
Venerdì scorso, un sacerdote di Granada, località turistica del Nicaragua, si è recato in banca per ritirare dei soldi dal deposito della parrocchia. Ha scoperto così che il conto era stato congelato. Nelle ore successive, la Chiesa si è resa conto che il caso di Granada non era il solo. Al contrario, i risparmi di tutte le 9 diocesi del Paese erano stati bloccati. Sabato è arrivata la conferma ufficiale: la polizia ha ammesso di avere confiscato i fondi per presunta «attività illecita». Addirittura ¬parla di «una rete di riciclaggio di soldi» facente capo alle differenti diocesi, all’interno delle quali sarebbero state trovate borse con «centinaia di migliaia di dollari di dubbia provenienza». Accuse gravissime che il cardinale Leopolgo Brenes, arcivescovo di Managua, ha definito «infondate» e ha esortato a «non avere paura». In effetti, finora è stata presentata alcuna prova. Né gli interessati sono stati avvertiti. Una prassi usuale del regime di Daniel Ortega. I 94 cittadini spediti a febbraio in esilio e privati della nazionalità hanno scoperto di aver perso i loro beni in patria dai media. Eppure, il nuovo capitolo dell’offensiva del presidente e della vice, nonché consorte, Rosario Murillo, rappresenta un ulteriore salto di livello della persecuzione in atto ormai da un anno e mezzo. Il congelamento dei conti è il primo passo per la requisizione dei fondi e delle proprietà della Conferenza episcopale da parte dello Stato. Esattamente quanto il governo ha fatto con le Ong e associazioni indipendenti. Ora tocca all’ultima realtà autonoma rimasta: la Chiesa cattolica, appunto. Poi, l’orteguizzazione della nazione centroamericana sarà completa. O almeno questo credono Ortega e Murillo. La gente, in grande maggioranza cattolica, vive con crescente disagio gli arresti di sacerdoti e vescovi, l’espulsione delle congregazioni religiose e la chiusura di opere sociali da queste realizzate. Il malessere è palpabile anche all’interno della base orteguista. Il governo, però, non è disposto a sentire ragioni.
Il vescovo di Matagalpa, Rolando Álvarez è recluso da quasi quattro mesi nel carcere di La Modelo di Managua dove sconta una condanna a 26 anni per «terrorismo». La settimana scorsa, padre Jaime Iván Montecinos, della medesima diocesi, è stato arrestato in quanto «minaccia per la sicurezza nazionale». Solo nel 2022, i cattolici hanno subito 161 attacchi, finora 32 religiose sono state cacciate dal Paese, 7 edifici confiscati e13 media e 10 Ong cattoliche chiuse. Il Nicaragua è l’unico Paese d’America e il 13esimo nel mondo ad avere congelato le relazioni con la Santa Sede. Il paradosso nel paradosso è che Ortega e Murillo continuano a definirsi ferventi cattolici. Dopo aver manipolato il sandinismo adesso è il turno della fede.
(Avvenire Lucia Capuzzi 29 maggio 2023)
NICARAGUA - Ennesimo atto sacrilego ai danni di luoghi sacri: dall’inizio del 2023 sono già 90
“Possono profanare i nostri templi, distruggere le nostre immagini, ma la nostra fede rimane sempre in Gesù Cristo che ha creato il cielo e la terra. Viva Gesù sacramentato”.
Si tratta dell’ennesimo atto sacrilego denunciato pochi giorni fa ai danni della cappella Nuestra Señora de Fatima a Campuzano, nel comune di Nindirí, dipartimento di Masaya. “Un gruppo di ignoti ha profanato il Santissimo, le ostie consacrate sono state estratte dal tabernacolo e sono state abbandonate in una proprietà vicina”, ha dichiarato Jesús Silva, parroco della parrocchia di Santa Ana de Nindirí, a cui appartiene la cappella.
Nel recente rapporto dell’avvocato nicaraguense Martha Patricia Molina, ‘Nicaragua: ¿Una Iglesia perseguida?’, sono stati denunciati 529 attacchi contro la Chiesa cattolica, dal 2018, quando sono scoppiate le proteste contro il regime dittatoriale di Daniel Ortega e Rosario Murillo. Dall’inizio del 2023 ne sono stati registrati già 90. Nel 2020 era stata profanata anche un’altra cappella situata nello stesso comune, dove i criminali hanno rubato denaro.
Cinque anni di ostilità, persecuzioni, assedi, profanazione, distruzioni, rapine, espulsioni, confische perpetrati dalla dittatura, oltre alla carcerazione di capi religiosi e laici impegnati della Chiesa in Nicaragua è quanto Molina ha denunciato. Nel rapporto si precisa che nel 2018 la Chiesa Cattolica in Nicaragua ha subito 84 attacchi, 80 nel 2019, 59 nel 2020, 55 nel 2021, 161 nel 2022, numero più elevato registrato negli ultimi 5 anni.
(AP) (Agenzia Fides 26/5/2023)
COLOMBIA - sacerdote trovato morto in chiesa
Padre Carlos Josué Serpa Garza, forse è stato vittima di un omicidio. Era vice parroco della chiesa di Santa María de Cañaveral a Floridablanca
Sgomento e dolore hanno manifestato i fedeli della comunità cattolica di Floridablanca, nel dipartimento colombiano di Santander, per la notizia della morte, probabilmente violenta, ieri nella sua chiesa del sacerdote Carlos Josúe Serpa Garza.
Il religioso, riferisce Radio Blu di Bogotà, era da cinque anni “l’amato e conosciuto” vice parroco della chiesa di Santa María de Cañaveral della città. Il suo corpo senza vita è stato rinvenuto da un sacrestano che ha avvertito la polizia, giunta sul posto insieme ad agenti della criminale e a magistrati della Procura.
È stata aperta una indagine per confermare le cause del decesso, precisa l’emittente, ma secondo le prime informazioni disponibili fornite dalle autorità, accanto al corpo sarebbe stato rinvenuto “un oggetto capace di causare un trauma”.
Un residente del quartiere dove si trova la chiesa ha dichiarato che “non sappiamo molto bene cosa sia successo, ma il sacerdote era molto conosciuto nella zona, chiediamo che venga fatta un’indagine approfondita”. (Avvenire Redazione Esteri giovedì 25 maggio 2023)
TESTIMONIANZA
INDIA - Kandhamal: dalla persecuzione alla fratellanza con sr. Sanomina
In un villaggio dell’Orissa nel 2008 l’unica famiglia cattolica era stata costretta a fuggire durante la persecuzione perdendo tutto. Ora la bambina di allora ha emesso la prima professione religiosa e anche gli indù che avevano partecipato alle violenze hanno preso parte alla festa dei cristiani. Un raggio di luce mentre la Chiesa dell’India vive giorni di nuova angoscia per la situazione dei cristiani nello Stato del Manipur.
Sono settimane di nuova apprensione in India per la grave situazione che sta colpendo le comunità cristiane dello Stato del Manipur, pesantemente coinvolte da morte e distruzioni delle loro chiese negli scontri etnici tra i Meitei e i gruppi tribali locali. Lo stesso Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Türk, in una conferenza stampa tenutasi a Ginevra, ha espresso profonda preoccupazione per l’escalation di tensioni e ha invitato le autorità indiane a rispondere rapidamente alla situazione. Türk ha sottolineato l’importanza di indagare e affrontare le cause profonde della violenza, rispettando gli obblighi internazionali in materia di diritti umani.
Quanto sta accadendo in queste settimane nel Manipur ricorda altre pagine dolorose della storia recente delle comunità cristiane dell’India. E proprio dal distretto di Kandhamal, che nel 2008 fu colpita dalla più grave delle ondate di persecuzione, è arrivata in questi stessi giorni una storia di grande fede e speranza oltre la tribolazione che vogliamo offrire come un raggio di luce in questo momento così difficile.
Con la sua famiglia da bambina in Orissa fu costretta con la violenza a lasciare il villaggio, durante la persecuzione del 2008. Erano l’unica famiglia cristiana in quella comunità del distretto di Kandhamal. Ora, quindici anni dopo, Sanomina ha compiuto il primo passo per diventare suora. E alla festa in suo onore hanno preso parte anche gli indù del villaggio.
Sr. Sanomina Kanhar, figlia unica di Kumar e Lourd Kanhar, ha emesso la prima professione presso le Suore di Nostra Signora di Fatima, a Bangalore. Appartiene al villaggio di Sadingia, nella parrocchia di Pobingia, nel distretto di Kandhamal. La sua è l’unica famiglia cattolica del villaggio, mentre 54 famiglie sono indù.
P. Madan Singh, direttore di Jana Vikas, un centro di servizi sociali del distretto di Kandhamal, ha raccontato così questa storia ad AsiaNews: “Durante le violenze dell’agosto 2008, il signor Kumar fu picchiato duramente. In quel periodo sr. Salomina aveva 5 anni. Quando la gente li attaccò, devastò le loro case, danneggiò le proprietà e portò via 7 capre, 5 pecore e 4 mucche. Volevamo costringere Kumar a rinnegare Gesù, ma disse loro: ‘non rinnegherò il mio Signore che mi ha dato la vita e la fede, sono pronto anche a morire’. Fu costretto ad allontanarsi dal villaggio, lasciando tutto e portando con sé la moglie e i tre figli. La sua famiglia andò al campo di soccorso di Janla, gestito dalle suore di Madre Teresa a Bhubaneswar. Quell’esperienza gli spezzò il cuore. Anche quando è tornato al villaggio hanno minacciato di ucciderlo se avesse praticato il cristianesimo. Ma ha perseverato nella fede, ha ripreso a coltivare la terra e a ricostruire la sua casa”.
Per aiutare i suoi figli Kumar si era rivolto a p. Manoj Nayak quando erano alla Jana Vikas. E con lui Salomina ha scoperta la sua vocazione alla vita religiosa. “Quando ho chiesto a suo padre perché avesse acconsentito – racconta ancora p. Madan Singh - mi ha risposto: ‘Dio mi ha dato un’unica figlia e io l’ho donata all’opera di Dio’. Ma la cosa più interessante è che proprio le persone che perseguitavano la sua famiglia, oggi hanno accolto sr. Salomina nella sua casa dall’ingresso del villaggio con danze e musiche tradizionali. Hanno anche aiutato a cucinare i pasti per gli ospiti e i parenti. Il parroco p. Cassian Pradhan ha organizzato la cerimonia, alla quale hanno partecipato nove sacerdoti e quattro suore e più di 400 cristiani provenienti dai villaggi vicini. È stata una testimonianza di fede e un segno di unità e fratellanza”.
(di Nirmala Carvalho 27/05/2023 Asia News)