2023 06 14 NIGERIA - Prete ucciso in un agguato stradale nel sud della Nigeria
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NIGERIA - Prete ucciso in un agguato stradale nel sud della Nigeria
Non più un agguato stradale per rapire un sacerdote ma invece per ucciderlo.
La vittima è don Charles Onomhoale Igechi sacerdote dell’arcidiocesi di Benin City nel sud della Nigeria, è stato ucciso il 7 giugno da uomini armati lungo la Agbor Road a Ikpoba Okha Local Government Area, nello Stato di Edo.
“Con grande sgomento abbiamo ricevuto questa mattina la notizia che don Charles Onomhoale Igechi è stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre tornava alla propria occupazione il 7 giugno e che i suoi resti sono stati trovati nella Boundary Street a Ikpoba Hill, Ikpoba Okha Local Government Area, Edo State” aveva annunciato Mons. Augustine Akubeze, Arcivescovo di Benin City.
Il sacerdote ucciso era stato ordinato da poco, come ricorda Mons. Akubeze: “Don. Charles Onomhoale Igechi, che è stato ordinato sacerdote il 13 agosto 2022, è stato Vice Preside del St. Michael College, Ikhueniro”.
“L’agenzia di sicurezza competente è stata informata e attualmente sta lavorando al caso”, ha aggiunto l’Arcivescovo. “Preghiamo affinché gli autori di questo atto malvagio siano portati davanti alla giustizia”
Mons. Akubeze ha annunciato una messa di suffragio per don Igechi il 9 giugno 2023, presso la cappella del Bishop Kelly Pastoral Center.
In altri Stati del sud e del sud-est della Nigeria si sono registrati negli ultimi due mesi almeno tre rapimenti di sacerdoti in agguati stradali (vedi Fides 5/6/2023). (L.M.) (Agenzia Fides 9/6/2023)
NIGERIA - Un altro rapimento “lampo” di un sacerdote cattolico
Ancora un sequestro “lampo” di un sacerdote in Nigeria. Don Jeremiah Yakubu, rapito da persone armate nella tarda ora di domenica 11 giugno dalla canonica della parrocchia della Santissima Trinità, Karku, nell’area del governo locale di Kauru, nello Stato di Kaduna, è stato rilasciato nella serata di ieri, 12 giugno.
Lo ha reso noto il cancelliere della diocesi di Kafanchan, Mons. Emmanuel Uchechowe Okolo. “Vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno offerto preghiere e suppliche per il celere rilascio del nostro sacerdote e di altri che sono ancora nelle mani dei loro rapitori” ha detto Mons. Okolo.
A differenza degli ultimi rapimenti di sacerdoti avvenuti nel sud della Nigeria (vedi Fides 5/6/2023), quest’ultimo sequestro è accaduto nello Stato di Kaduna, nel nord, in un’area a maggioranza musulmana. Ma il fatto che un gran numero di rapimenti di sacerdoti vengono commessi nel sud in aree a maggioranza cristiana, fa propendere che la maggior parte dei sequestratori ha motivazioni criminali più che religiose.
Si ricordi inoltre che il 7 giugno sempre in uno Stato del sud, quello di Edo, era stato ucciso don Charles Onomhoale Igechi sacerdote dell’arcidiocesi di Benin City (vedi Fides 5/6/2023). (L.M.) (Agenzia Fides 13/6/2023)
INDIA - Estremisti indù minacciano due chiese nell’arcidiocesi di Delhi
Nel mirino comunità nate recentemente nel distretto di Gurugram. Le manifestazioni dei movimenti legati al Bjp proprio mentre il ministro degli Interni in un incontro a Kochi assicurava “attenzione” al presidente della Conferenza episcopale mons. Thazhath.
Alcuni gruppi indù della destra nazionalista indù minacciano due chiese di altrettante missioni nell’arcidiocesi di Delhi. Cioè proprio di quella Chiesa locale di cui il premier Narendra Modi ha visitato la cattedrale in occasione della scorsa Pasqua.
L’ultimo incidente è avvenuto domenica 4 giugno nella chiesa della missione cattolica di San Giuseppe Vaz, a Kherki Daula, nel distretto di Gurugram (Gurgaon). Secondo quanto riferito al sito MattersIndia dal portavoce dell’arcidiocesi Shashi Dharan, subito dopo la funzione inglese delle 10 del mattino, un gruppo di 20-25 persone è arrivato in chiesa indossando sciarpe color zafferano e portando tridenti e spade su biciclette e automobili e ha minacciato il sacerdote e due cattolici che stavano parlando con lui. Il prete è stato anche malmenato. Gli estremisti hanno dato due settimane di tempo per chiudere la chiesa.
La chiesa, aperta nel 2021 su un terreno in affitto vicino a Manesar, un polo industriale dell’Haryana a circa 60 km a sud di New Delhi, serve circa 40 famiglie cattoliche di lingua hindi e 25 di lingua inglese. Dharan ha raccontato che il proprietario della proprietà della chiesa ha chiesto all’arcidiocesi di liberare il posto perché minacciato da radicali indù.
Già alcuni giorni prima, un’équipe dell’arcidiocesi si era recata a Farrukh Nagar, un altro villaggio del distretto di Gurugram, dopo che l’ufficiale della stazione di polizia aveva chiesto loro di recarsi sul posto per discutere di un reclamo presentato da alcuni capi villaggio riguardo a una chiesa costruita lì nel 2020 per servire sette famiglie cattoliche. I capi di cinque villaggi si sono presentati e hanno interrogato l’équipe della Chiesa sulla necessità di costruire una chiesa in quel luogo. Nel frattempo circa 300 persone appartenenti a gruppi della destra nazionalista indù si sono presentati alla stazione di polizia.
Ed è in questo clima - carico di tensioni dal Manipur, al Madhya Pradesh fino all’Hariyana - che l’arcivescovo Andrews Thazhath, arcivescovo di Trichur e presidente della Conferenza episcopale cattolica dell’India (CBCI), ha incontrato proprio domenica a Kochi, in Kerala, il ministro degli Interni dell’India Amit Shah. L’incontro è stato cordiale ed è durato circa mezz’ora. L’arcivescovo - riferisce una nota della CBCI - ha espresso le ansie dei cristiani in India a fronte delle sfide e dei problemi che stanno affrontando in alcune parti del Paese, citando in maniera particolare gli attacchi nel Manipur. Il ministro ha risposto illustrando i risultati della missione a Imphal assicurando i suoi sforzi per la pace. A mons. Thazhath che citava alcuni incidenti concreti come le continue intimidazioni alle scuole del Madhya Pradesh ha risposto che esaminerà la questione e farà il necessario per il bene del Paese.
(06/06/2023 AsiaNews ha collaborato Nirmala Carvalho)
INDIA - Chhattisgarh: suora festeggia i primi voti, arrestata per le leggi anti-conversione
Al suo primo ritorno al villaggio d’origine sr. Bibha Kerketta, delle Figlie di Sant’Anna di Ranchi, aveva organizzato una Messa in casa sua per amici e parenti. I radicali indù l’hanno accusata di gettare discredito sulle altre religioni. Si trova in cella insieme alla madre e ad altre tre persone fermate.
Una giovane suora indiana che stava festeggiando al suo villaggio d’origine la sua prima professione religiosa, avvenuta sei mesi fa a Ranchi, è stata arrestata insieme alla madre e altre tre persone a Balachhapar, un villaggio del distretto di Jashpur, nello Stato indiano del Chhatisgarh. L’accusa - lanciata dai gruppi locali dei nazionalisti indù - è di aver condotto una sessione di guarigione e conversioni, gettando discredito sulle altre religioni.
In realtà, secondo quanto riferito dai gruppi cristiani locali all’agenzia cattolica indiana MattersIndia, sr. Bibha Kerketta, religiosa delle Figlie di Sant’Anna - una congregazione indiana fondata nel 1897 da suor Mary Bernadette Prasad Kispotta, la prima serva di Dio di origini tribali in India - al suo primo ritorno al villaggio aveva semplicemente voluto organizzare una Messa di ringraziamento per i suoi primi voti, invitando i parenti, gli amici e i vicini cattolici.
La sera del 6 giugno i gruppi radicali indù hanno fatto irruzione nella casa nel bel mezzo della funzione. Il Dainik Jagran, un giornale hindi molto diffuso nel nord dell’India, ha riferito che “la seduta di guarigione e la conversione religiosa” hanno creato agitazione a Jashpur. Alla notizia della tensione, una squadra di polizia ha portato i due gruppi alla stazione di polizia per interrogarli e ha poi arrestato sr. Kerketta, sua madre e altre tre persone in base a varie sezioni della legge anti-conversione in vigore nello Stato. La religiosa e le altre persone si trovano in un carcere di Jashpur.
(08/06/2023AsiaNews/Agenzie)
PER NON DIMENTICARE
DRAMMA HAITI - Terremoti, frane, alluvioni non danno tregua: i missionari vicini alla popolazione
L’emergenza climatica continua a mietere vittime sull’isola caraibica. Dopo oltre un anno di insicurezza, paura, carestia, fame e disperazione, è di queste ultime ore la notizia diffusa dai Missionari Camilliani presenti a Port au Prince, di alluvioni e frane, con l’esondazione di un fiume a Croix des Mission, periferia della capitale. Le vittime sono oltre 50, 140 feriti e dispersi oltre a decine di migliaia di senzatetto.
Sette dei 10 dipartimenti di Haiti sono stati colpiti duramente dalle forti piogge che hanno costretto migliaia di famiglie a lasciare le loro abitazioni. Le persone che hanno subito danni sono più di 37.000 e sono state allagate quasi 32.000 abitazioni. Secondo quanto riferito, il bilancio sembra destinato ad aggravarsi, migliaia di famiglie hanno urgente bisogno di cibo, acqua potabile e medicine.
Ad aggravare ulteriormente la situazione di questa martoriata popolazione si aggiunge un altro terremoto di magnitudo 5.5 registrato nella notte del 6 giugno scorso con un primo bilancio provvisorio che vede 4 morti, numerosi feriti e un’infinità di crolli, riportano i missionari da Jeremie, Il terremoto del 6 giugno è stato il secondo a colpire la regione in soli due giorni: era stato preceduto il 4 giugno da una scossa di magnitudo 4,4. Nell’agosto 2021, un terremoto di magnitudo 7,2 aveva colpito la stessa regione della penisola meridionale di Haiti (vedi Agenzia Fides 04/09/2021).
Attacchi di bande, esecuzioni extragiudiziali, rapimenti e violenza di genere sono diventati comuni nella vita di Haiti (vedi Agenzia Fides 22/5/2023), costringendo i residenti locali a fuggire dalle loro case, documenta il rapporto dell’Ufficio integrato delle Nazioni Unite ad Haiti, pubblicato in questi giorni. Oltre alle bande, le attività dei gruppi di vigilantes provocano un gran numero di linciaggi. Nei primi tre mesi del 2023, più di 1.630 persone sono state uccise, ferite o rapite, con un aumento del 30% rispetto al trimestre precedente. Si stima che quasi la metà della popolazione di Haiti – circa 5,2 milioni di persone – abbia bisogno di assistenza umanitaria.
(AP) (Agenzia Fides 12/6/2023)