2023 06 21 Nicaragua, la persecuzione continua
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NICARAGUA - Ortega costringe all’esilio altri due sacerdoti TERRA SANTA - Gerusalemme: sputi, conferenze negate, te. Ombre sul futuro dei cristiani
GIULIO MEOTTI: Chi diavolo ha deciso che i cristiani fatti a pezzi sono una notizia meno importante dei pronomi Lgbt?
MESSICO - Preghiere e rintocchi di campana per le due catechiste uccise e per tutte le vittime della violenza
Martedì 20 giugno, alle 15:00 ora locale, le campane delle chiese e delle cappelle in tutto il Messico suoneranno per un minuto come segno per chiedere giustizia e testimoniare l’impegno comune della comunità ecclesiale per la pace. Lo chiede l’episcopato messicano, davanti alla violenza diffusa che continua a assediare il Paese e che si è manifestata anche nel brutale assassinio delle due catechiste di etnia Triquì rimaste uccise lo scorso 15 giugno mentre si recavano ad una processione eucaristica nello Stato di Oaxaca, teatro di violenti scontri tra gruppi armati. “Riconosciamo la loro dedizione e il loro sacrificio e rendiamo loro omaggio per il nobile lavoro portato avanti con coraggio”, si legge in merito alle due catechiste nel comunicato diffuso dall’episcopato messicano insieme alla Conferenza dei Superiori Maggiori dei Religiosi del Messico e alla Provincia Messicana della Compagnia di Gesù.
Secondo il settimanale Desde la Fe, Gertrudis Cruz de Jesús e Gliserina Cruz Merino, catechiste della parrocchia di San Juan Bautista Copala, nella diocesi di Huajuapan de León, sono state uccise da uomini armati.
Il violento attacco è stato registrato appena tre giorni prima della giornata di preghiera indetta dalla Chiesa in Messico per le vittime di violenza, le persone scomparse e per la pace in tutto il Paese.
(AP) (Agenzia Fides 19/6/2023)
NICARAGUA - Ortega costringe all’esilio altri due sacerdoti
Secondo i fedeli, si tratta di Luis Masís Velásquez e Bayardo Antonio Rugama della diocesi di Bluefields. Altri 77 religiosi hanno dovuto lasciare il Paese
Luis Masís Velásques e Bayardo Antonio Rugama sono rispettivamente i numeri 78 e 79 nella lista di sacerdoti esuli del regime di Managua. I due preti della regione caraibica di Bluefields – padre Rugama era parroco a El Tortuguero – hanno dovuto fuggire (prima di loro è avvenuto per altri 77) per evitare il carcere, dopo vari mesi di minaccia da parte delle “turbas”, i paramilitari al soldo del presidente Daniel Ortega e della moglie nonché vice, Rosario Murillo.
A denunciarlo sono stati i fedeli, secondo i quali ormai la situazione era diventata insostenibile a causa delle aggressioni continue mentre non è arrivata ancora una conferma ufficiale da parte della diocesi locale. La persecuzione contro la Chiesa – ultima realtà indipendente rimasta nel Paese dopo la repressione delle proteste del 2018 – ha raggiunto livelli di capillarità fuori da ogni precedente. Tanto da avere “congelato” i rapporti con la Santa Sede. Un paradosso per una nazione dove la gran maggioranza della popolazione è cattolica. Negli ultimi 5 anni – secondo le indagini della ricercatrice Martha Patricia Molina –, sono state registrate almeno cinquecento aggressioni nei confronti della comunità.
Il numero reale, però, soprattutto nelle aree rurali più remote, potrebbe essere ben più alto perché molte non restano segrete. Questo ha fatto sì che molti siano costretti a fuggire all’estero. Proprio l’espulsione diretta o la partenza obbligata di molti preti ha spinto l’arcivescovo di Managua, il cardinale Leopoldo Brenes, a dover riorganizzare la struttura delle parrocchie in modo da non lasciare senza guida quelle rimaste vuote.(…)
(di Lucia Capuzzi mercoledì 14 giugno 2023 Avvenire)
TERRA SANTA - Gerusalemme: sputi, conferenze negate, te. Ombre sul futuro dei cristiani
Dietro “pressioni” della municipalità, gli organizzatori hanno dovuto spostare un convegno previsto in origine al museo della Torre di Davide. L’iniziativa era incentrata su abusi e attacchi di parte del mondo ebraico ai cristiani.
AsiaNews16/06/2023
Una conferenza incentrata sugli attacchi contro i cristiani in Terra Santa, in programma ieri presso il museo della Torre di Davide, si è svolta in un luogo diverso da quello previsto in origine in seguito a “pressioni” provenienti dai vertici della municipalità. Fonti locali puntano il dito contro alcuni stretti collaboratori del sindaco Moshe Leon, che avrebbero minacciato di “cacciare” il direttore della struttura Eilat Lieber in caso di mancato annullamento dell’incontro. Accuse negate dai funzionari, per i quali “niente di tutto questo è mai successo” anche se i promotori hanno dovuto riprogrammare l’evento altrove.
La conferenza, intitolata “Why Do (Some) Jews Spit on Gentiles”, era stata promossa e organizzata dal Center for the Study of Relations Between Jews, Christians and Muslims presso la Open University of Israel. Al centro della discussione vi era proprio l’escalation di attacchi contro i cristiani nella città santa dei mesi scorsi, che avevano sollevato più di una preoccupazione - e condanna - dei vertici della Chiesa locale. Nel mirino sacerdoti, suore, fedeli, luoghi di culto e pellegrini oggetto di sputi, bestemmie, violenze fisiche e morali, atti di vandalismo da parte di ebrei ultra-ortodossi e nazionalisti.
Pur avendo ricevuto l’invito, sia i funzionari della municipalità che esponenti del ministro israeliano degli Esteri non hanno voluto partecipare a un incontro attaccato frontalmente in una lettera anche dal rabbino capo di Gerusalemme Rabbi Shlomo Amar. Il leader religioso parla di evento promosso da quanti “cercano di confondere e convertire gli ebrei innocenti” e accusa il museo di essere operativo durante lo Shabbat, per questo va boicottato. Fra i primi a rilanciare l’attacco il vice-sindaco Arieh King, che parla apertamente di conferenza dai toni “anti-semiti”. Va qui peraltro precisato che il rabbino Amar è stato il più autorevole leader ebraico a condannare in modo esplicito le violenze anti-cristiane dei mesi scorsi. Immediata la replica dell’organizzazione per bocca di Yaska Harani, secondo cui l’incontro intendeva “costruire un cambiamento, non offendere o attaccare la società ultra-ortodossa. L’obiettivo è davvero quello di liberare la città dagli sputi”.
La controversia sorta attorno alla conferenza è solo l’ultimo capitolo di una lunga serie di episodi che hanno sollevato preoccupazione per la presenza attuale e il futuro dei cristiani in Terra Santa, che spesso devono affrontare nemici esterni e insidie interne alla comunità stessa. (…)
Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media
Chi diavolo ha deciso che i cristiani fatti a pezzi sono una notizia meno importante dei pronomi Lgbt?
Gli ultimi 42 martiri e la rivelazione di Mike Pompeo: “L’Amministrazione Biden declassa i cristiani massacrati per promuovere l’agenda woke”. E in Europa anche i vescovi annunciano il “Dio queer”
Di GIULIO MEOTTI
Un eminente pastore luterano in Germania ha detto ai partecipanti al Congresso della Chiesa protestante tedesca che “Dio è queer”. A Norimberga, Quinton Ceasar ha colto il sermone per snocciolare una serie di dichiarazioni ideologiche da sinistra radicale su immigrazione di massa, LGBT e Black Lives Matter. Di fronte a una folla di 20.000 fedeli, la predicatrice ha detto: “Ora è il momento di dire che Dio è queer”.
Intanto, ogni due ore un cristiano veniva ucciso in Nigeria, come denuncia questa settimana la ong “Open Doors”.
Ma questi cristiani non sono queer, non sono fluidi, non sono ambientalisti, non sono abbastanza “moderni”.
“E agli occhi dei governi e dei media occidentali” - osserva un rapporto sulla persecuzione dei cristiani di Aiuto alla Chiesa che soffre - “la libertà religiosa sta scivolando verso il basso nelle classifiche dei diritti umani, eclissata da questioni come gender, sessualità e razza”.
Norimberga e Nigeria così non sembrano neanche più nello stesso pianeta.
“L’Isis in Africa (Ciad, Camerun, Niger, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Mozambico): prendere di mira i cristiani – uccidere, decapitare, uccidere preti e suore, bruciare chiese, cliniche e case – mentre il mondo resta in silenzio”. Da brivido il report questa settimana del Memri.
Mentre dalla Nigeria arrivava la notizia di 46 cristiani uccisi, questo accadeva in Uganda. Scuola secondaria del distretto di Kasese. Mumbere Bright, uno dei tre studenti sopravvissuti all’attacco, dice di essersi nascosto dietro i cadaveri di altri compagni. “I ribelli islamici hanno chiesto se c’erano musulmani tra gli studenti, ma non ce n’erano. Hanno detto che “non uccidono compagni di fede”. E hanno massacrato ogni studente che vedevano usando asce e oggetti appuntiti. Il bilancio è di almeno 42 morti, per lo più studenti. Un’altra sopravvissuta racconta alla BBC: “I canti cristiani sono stati interrotti dalle urla”. Il dormitorio dei ragazzi era stato chiuso a chiave e gli islamici hanno versato benzina e dato fuoco. “All’interno, l’odore della morte è inconfondibile: i letti sono stati ridotti a reti metalliche con pezzi di carne ancora attaccati”. Delle 42 vittime, 38 sono studenti.
Un modus operandi che ricorda altri attacchi. Nell’aprile 2022 in Nigeria, i musulmani hanno preso d’assalto un bordello, dicendo alla gente di recitare il Corano e uccidendo dieci persone che non hanno saputo farlo. In Burkina Faso nel novembre 2021, i musulmani hanno chiesto agli abitanti di un villaggio se fossero cristiani o musulmani, così hanno ucciso i primi. In Mozambico, nel giugno 2021, i musulmani hanno dato la caccia ai cristiani porta a porta che non conoscevano il Corano. Nelle Filippine nel febbraio 2019, i musulmani hanno ucciso un uomo per non aver recitato i versetti del Corano, rilasciando altri sei che avevano saputo farlo. In Mali, i musulmani che urlavano “Allahu akbar” hanno preso ostaggi, liberando coloro che potevano recitare il Corano. Nell’aprile 2015, musulmani in Kenya che urlavano “Allahu akbar” hanno preso d’assalto il Garissa College e sparato solo a coloro che non sapevano recitare il Corano. In un ristorante in Bangladesh nel luglio 2016, i jihadisti hanno risparmiato coloro che sapevano recitare il Corano. Nel luglio 2017 in Kenya, i musulmani hanno chiesto ai cristiani di “recitare i dogmi islamici” e li hanno uccisi quando non hanno saputo farlo.
Questa settimana un’importante organizzazione nigeriana per i diritti umani ha pubblicato un rapporto in cui afferma che 700 cristiani sono stati assassinati a maggio come “doni d’addio” all’ex presidente Muhamadu Buhari: “Plateau ha ‘donato’ 350 vite cristiane, Benue 190, Kaduna 100, Nasarawa 62, Niger 50, Taraba 40 , Borno 40…”.
“Non meno di 1.100 cristiani indifesi sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco dai jihadisti islamici sostenuti dal governo nigeriano negli ultimi 60 giorni, tra il 12 aprile e il 12 giugno 2023”, afferma il rapporto, osservando che il totale equivale a “una media giornaliera di 17 cristiani uccisi”.
Il rapporto afferma anche che 100 chiese sono state rase al suolo o distrutte dai jihadisti islamici negli ultimi sessanta giorni.
Almeno 53.350 cristiani sono stati massacrati dall’insurrezione islamica del 2009, con 18.100 chiese e 2.200 scuole bruciate.
“Più di 50 milioni di cristiani, per lo più nel nord della Nigeria, affrontano gravi minacce jihadiste perché si professano cristiani” e non meno di “14 milioni sono stati sradicati e 8 milioni costretti a fuggire dalle loro case per evitare di essere uccisi”.
Eppure, l’Occidente fa spallucce.
L’Amministrazione Biden ha appena nominato un commissario federale che vigili sulla censura di libri che promuovono l’ideologia Lgbt e transgender nelle scuole. Qui alcuni esempi di cosa contengono i libri messi al bando negli stati repubblicani. Ma la stessa Amministrazione Biden ha tolto la Nigeria dalla lista nera dei paesi che non rispettano la libertà religiosa.
Nel 2020, Donald Trump aveva inserito la Nigeria in quella lista per la prima volta. Trump ha sollevato la questione con il suo omologo nigeriano Muhammadu Buhari. “Abbiamo avuto gravissimi problemi per i cristiani uccisi in Nigeria”, gli ha detto Trump. Quando il suo predecessore, Barack Obama, ha incontrato Buhari, non ha mai discusso delle stragi dei cristiani.
Lo ha appena spiegato l’ex segretario di Stato Mike Pompeo:
“L’anno scorso, secondo il gruppo per i diritti umani Open Doors, il 90 per cento dei cristiani assassinati per la loro fede in tutto il mondo sono stati uccisi in Nigeria. Leggi di nuovo quel numero: 90 per cento. Questo numero sbalorditivo è aumentato dall’80 per cento solo un anno prima. Dovremmo ricordare che i cristiani costituiscono quasi la metà della popolazione della Nigeria, il paese di gran lunga più popoloso dell’Africa. Secondo le email recentemente ottenute attraverso il processo del Freedom of Information Act (FOIA), l’Amministrazione Biden sembra più preoccupata di promuovere la sua agenda woke che di garantire la libertà religiosa. Nei mesi che hanno preceduto la decisione di rimuovere la Nigeria dalla lista nera, il Dipartimento di Stato di Biden stava prendendo in considerazione il finanziamento di progetti woke, come i ‘ruoli di genere’ in Nigeria. L’ideologia progressista richiede ai suoi fedeli di ignorare la verità e il valore della fede religiosa e, invece, di vedere ogni conflitto attraverso i prismi di razza, etnia e genere”.
Il 59 per cento degli americani pensa che l’ideologia trans è stata promossa troppo oltre
Due giorni prima del massacro di 42 studenti cristiani in Uganda, l’Amministrazione Biden ha sanzionato i dirigenti dell’Uganda per una legge restrittiva dei diritti Lgbt. Perché la stessa sanzione non solo non è stata imposta alla Nigeria, ma questa è stata omessa dalla lista nera dei paesi che non proteggono le minoranze religiose?
Priorità.
“La persecuzione dei cristiani si è intensificata e il silenzio dei leader occidentali continua a essere assordante”, commenta il magazine inglese Spiked. “Non c’è protesta internazionale. Non ci sono grandi iniziative di politica estera. Non ci sono vertici di emergenza. Invece, ci sono notizie a livello locale e internazionale che citano leader politici che affermano che è troppo presto per speculare sul motivo per cui uomini armati avrebbero preso di mira una chiesa o perché un cristiano è stato lapidato a morte per aver menzionato Gesù. Poi il ciclo delle notizie va avanti e non cambia nulla. Nell’UE, i membri del Parlamento Europeo hanno respinto una mozione per discutere la persecuzione dei cristiani e non hanno condannato l’omicidio di Deborah Samuel. Negli Stati Uniti, Biden ha rimosso la Nigeria da una lista nera sulla libertà religiosa, una decisione che diventa ogni giorno più scioccante. Tra pochi giorni, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite si riunirà a Ginevra, per discutere un’azione sulle sfide più urgenti in materia di diritti umani che il mondo deve affrontare. Almeno questa è la teoria. In realtà, la sistematica persecuzione dei cristiani non sarà all’ordine del giorno. Non lo è mai stata. Invece, se doveste chiedere ai diplomatici africani qual è la più grande priorità di politica estera delle nazioni occidentali – sulla base delle lobby e degli intensi dibattiti dietro le quinte che accompagnano tali sessioni delle Nazioni Unite – probabilmente concluderebbero l’educazione sessuale, i ‘diritti riproduttivi’ e i ‘diritti all’orientamento sessuale e all’identità di genere’. Rispondere alla persecuzione dei cristiani non è certo facile. Ma noi non abbiamo nemmeno il primo passo, che è riconoscere quello che sta accadendo. I leader occidentali rimangono spettatori della carneficina”.
Trump proibì l’alza bandiera Lgbt dalle ambasciate di tutto il mondo e provò a contrastare gli assassini dei cristiani. Biden fa l’esatto contrario. Così l’Unione Europea che festeggia il “mese dell’orgoglio” è silente e indifferente sulla persecuzione dei cristiani.
Non è una divisione politica, ma di civiltà. E per istinto - a meno di non averlo perso o sia stato offuscato dalle diavolerie ideologiche contemporanee - si capisce subito da che parte stare.