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2023 10 04 “Viviamo solo di speranza. Non è il nostro Dio il Dio dell’impossibile?”

Fonte:
CulturaCattolica.it
CAMERUN - Ferito un sacerdote e alcuni insegnanti dai separatisti anglofoni
NIGERIA - Arrestati i presunti assassini del seminarista bruciato vivo
INDIA - Madhya Pradesh, omaggio interreligioso a Gandhi in una scuola attaccata dai fondamentalisti ISRAELE - Sputi ai cristiani, Pizzaballa: Netanyahu passi dalle parole ai fatti
SPECIALE HAITI: - voto dell’Onu per intervento di forza internazionale - Padre Nestor Fils-Aimé: “Viviamo solo di speranza. Non è il nostro Dio il Dio dell’impossibile?”

CAMERUN – Ferito un sacerdote e alcuni insegnanti dai separatisti anglofoni

Ferito un sacerdote della Società Missionaria di San Giuseppe di Mill Hill (MHM) nel corso di un assalto alla Parrocchia St. Martin of Tour’s di Kembong , della diocesi di Mamfe, nel Camerun sudoccidentale.
Secondo quanto reso noto dai Mill Hill Missionary, “il 26 settembre, verso le 11 del mattino, sei uomini armati in moto (che si suppone siano essere Amba boys – Anglophone Resistance) sono entrati nel nostro complesso parrocchiale di Kembong”.
“La loro prima domanda è stata: dove sono gli insegnanti? Quindi quando gli insegnanti si sono mostrati hanno chiesto a tutti di sedersi. P.. Elvis Mbangsi era nella casa parrocchiale. Giunto sul posto gli è stato ordinato di sedersi. Ma prima ancora che il padre potesse farlo, gli hanno sparato a una gamba. I ribelli hanno poi sparato alle gambe anche agli insegnanti”.
Alcune persone sono state colpite più volte come p. Elvis che è stato colpito ad entrambe le gambe e alla mano sinistra.
Poiché l’ospedale distrettuale di Kembong è stato distrutto in precedenti attacchi da parte dei separatisti, i feriti hanno ricevuto le prime cure all’ospedale di Manfe, per poi essere trasferiti all’Ospedale Generale di Bamenda per cure più specialistiche. Sono tutti in condizioni stabili e fuori pericolo.
Gli aggressori hanno affermato di voler impedire l’esercizio della scuola nella regione.
L’attacco è avvenuto meno di 24 ore dopo il rapimento di dieci leader di quartiere da parte di uomini armati che si sono presentati come separatisti. Secondo quanto riferito, queste persone sarebbero stati rapiti per aver sostenuto la ripresa delle lezioni nella regione. Per la loro liberazione i rapitori avrebbero chiesto un riscatto di 50 milioni di franchi CFA (poco più di 76.000 euro).
Dal 2016 le due regioni anglofone del Camerun, nel nord-ovest e nel sud-ovest, sono in preda a una guerra di secessione dal resto del Paese, francofono. I gruppi separatisti, definiti “Amba boys”, intendono formare un proprio Stato, l’Ambazonia. Hanno imposto un boicottaggio scolastico per protestare contro il sistema educativo che penalizzerebbe gli anglofoni. Migliaia di scuole sono state chiuse. Molte sono state bruciate mentre gli insegnanti hanno abbandonato in massa le regioni anglofone.
A farne le spese è pure la Chiesa che continua ad operare nonostante violenze e minacce, cercando sempre la via del dialogo con tutti, come sottolinea in un’intervista all’Agenzia Fides (vedi Fides 15/9/2023) il Presidente della Conferenza Episcopale del Camerun, Mons. Andrew Nkea Fuanya Arcivescovo di Bamenda (capoluogo dell’area anglofona). “Nonostante le violenze non ho chiuso nessuna parrocchia né sono scappato” ricorda. (L.M.) (Agenzia Fides 28/9/2023)

NIGERIA – Arrestati i presunti assassini del seminarista bruciato vivo

Sono stati catturati i presunti assassini di Stephen Na’aman il seminarista bruciato vivo nell’assalto del 7 settembre alla parrocchia di St. Raphael a Fadan Kamantan, nella diocesi di Kafanchan, nello Stato di Kaduna, nel nord della Nigeria (vedi Fides 8/9/2023).
Gli 8 sospettati sono stati arrestati dalla task force militare speciale dell’Operazione Safe Haven (OPSH). Un portavoce della task force, il capitano James Oya, ha affermato che le persone arrestate, sono sospettate non solo dell’assalto alla parrocchia cattolica e della morte del seminarista, ma anche della morte di Dorathy Jonathan, uccisa il 1° settembre nel villaggio di Afana a Zango Kataf, che aveva opposto resistenza a un tentativo di stupro.
I banditi avevano assalito la parrocchia per tentare di rapire i due sacerdoti che vi operano. Non riuscendoci avevano appiccato l’incendio nel quale era morto il giovane seminarista. Secondo il portavoce militare in quell’occasione “la rapida risposta delle nostre truppe ha salvato i Rev. PP. Emmanuel Okolo e Noah Monday, il parroco e il suo assistente” dal tentativo di sequestro di persona. (L.M.) (Agenzia Fides 2/10/2023)

INDIA – Madhya Pradesh, omaggio interreligioso a Gandhi in una scuola attaccata dai fondamentalisti
Nella diocesi di Sagar una scuola promossa dalle suore è stata presa di mira semplicemente perché da un cartellone è sparita un’immagine di Ganesh. Le religiose hanno risposto chiamando a raccolta insegnanti e amici, in gran parte indù, per celebrare insieme l’odierno anniversario della nascita del padre della patria, testimone della non-violenza.

Estremisti indù prendono di mira l’ennesima scuola del Madhya Pradesh, gridando all’oltraggio contro la divinità indù Ganesh per la semplice sparizione di una fotografia. È quanto sta accadendo alla scuola del Mary’s Convent delle suore della Congregazione di Gesù (CJ) a Deori, nella diocesi di Sagar.

Secondo un copione ormai tristemente noto una folla di estremisti istigata dai gruppi nazionalisti indù ha fatto irruzione nell’istituto chiedendo la chiusura della scuola, accusandola di aver mancato di rispetto alla divinità indù Ganesh e chiedendo un’indagine della polizia contro la preside, sr. Sarita Joseph. La folla si è dispersa dal campus scolastico solo dopo aver ricevuto rassicurazioni dalla polizia sull’apertura di un’indagine sull’accaduto. Che in realtà è solo un piccolo incidente, in una scuola che da sempre offre istruzione a studenti di ogni religione nel rispetto di tutti.

“Il 22 settembre – spiega una nota della diocesi di Sagar – i ragazzi della nona classe hanno decorato una bacheca mettendo anche un’immagine di Ganesh. Il giorno dopo hanno notato che l’immagine era sparita dalla bacheca. Si sono lamentati con la preside che solo allora è venuta a sapere dell’immagine e non è stata in grado di ricostruire chi l’avesse tolta. La vicenda è stata cavalcata da alcuni gruppi fondamentalisti che hanno chiesto la chiusura della scuola. Hanno anche affisso alcuni manifesti sui muri e nel mercato contro la scuola. Ma alcuni studenti stessi si sono lamentati sui social media sostenendo che tutti questi incidenti sono inventati e rovinano il nome della nostra scuola”.

Proprio per aiutare a uscire da questo clima pesante la St Mary’s Convent School ha così deciso di proporre un incontro interreligioso per la giornata di oggi, festa nazionale in India in occasione dell’anniversario della nascita del Mahatma Gandhi. “I nostri insegnanti e il personale – racconta sr. Sarita Joseph – hanno celebrato l’anniversario della nascita del padre della nazione, pregando per ahimsa (la nonviolenza ndr) pace, armonia, verità e onestà, che sono i principi fondamentali che il Mahatma ha voluto trasmettere. Questo sfortunato incidente ha rafforzato la nostra determinazione a servire la società, attraverso il nostro apostolato educativo: questa è la nostra missione, dare dignità agli studenti attraverso l’istruzione, dare priorità al sistema di valori e lavorare per la costruzione della nazione”.
“Nella nostra scuola – ricorda la preside – attraverso il nostro apostolato educativo, serviamo la comunità maggioritaria che costituisce l’85% dei nostri studenti. Ribadiamo il nostro impegno a servirli in modo disinteressato, senza discriminazioni di casta e di credo”.
(di Nirmala Carvalho AsiaNews 02/10/2023)

ISRAELE – Sputi ai cristiani, Pizzaballa: Netanyahu passi dalle parole ai fatti
Il premier ha stigmatizzato l’episodio e ha promesso «azioni immediate». Condanna anche da parte di alti esponenti religiosi e di ministri israeliani

“Prendiamo atto che per la prima volta anche il primo ministro israeliano ha stigmatizzato questo fenomeno. Speriamo che ora, oltre alle parole, seguano i fatti”. Lo ha detto all’Ansa il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca dei latini di Gerusalemme, sugli sputi per terra che alcuni ebrei ultraortodossi diretti al Muro del Pianto per la festa di Sukkot hanno indirizzato ieri, nei pressi della Porta dei Leoni in Città Vecchia a Gerusalemme, a pellegrini cristiani in processione con la Croce in spalla.

“Non è un fenomeno che mi stupisce e, purtroppo non è una novità” ha commentato il cardinale. “La sempre maggiore frequentazione da parte di ebrei ultraortodossi della Via Dolorosa renderà inevitabilmente questi fenomeni sempre più frequenti. Si tratta infatti di un problema di formazione al rispetto dell’alterità che è assente in quella comunità. In più si aggiunge il peso della difficile storia tra cristiani ed ebrei in Europa”. Per il Patriarca di Gerusalemme, “sarà necessario un lungo lavoro di educazione, unito anche alla necessaria attuazione delle leggi che proibiscono questi fenomeni di intolleranza religiosa”. “Ringrazio – ha aggiunto – le tante associazioni israeliane, religiose e non, che hanno espresso solidarietà”.

Esponenti del governo israeliano e religiosi hanno condannato l’episodio. Il premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato: “Condanno con fermezza tutti i tentativi di intimidire i fedeli e adotterò azioni immediate e decise contro tutto questo”. “Israele – ha aggiunto su X – è impegnato a salvaguardare il sacro diritto di culto e di pellegrinaggio ai luoghi santi di tutte le fedi. Un comportamento offensivo verso i fedeli è sacrilego e inaccettabile. Non sarà tollerata ogni forma di ostilità verso chiunque impegnato in riti religiosi”.

Anche uno dei due rabbini capo di Israele, l’askenazita David Lau, ha detto di “condannare fermamente il fatto di danneggiare qualsiasi persona o leader religioso”. (…)
(Avvenire Redazione Esteri martedì 3 ottobre 2023)

SPECIALE HAITI

HAITI – voto dell’Onu per intervento di forza internazionale
Sempre più fuori controllo la violenza nel Paese caraibico dove a dettare legge sono le bande armate. Gli Stati Uniti hanno presentato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di una risoluzione che autorizzi l’invio di una missione di pace. Maria Vittoria Rava (Ospedale pediatrico di Haiti): si vedono morti per le strade, la missione dell’Onu deve proteggere i civili e intervenire nelle zone in mano alla criminalità

Sarà il Kenya a guidare la forza internazionale che dovrà cercare di ripristinare la tregua nella martoriata terra di Haiti. Lo hanno stabilito, dietro richiesta dello stesso Paese caraibico inoltrata già nell’ottobre scorso, gli Stati Uniti che hanno presentato al Consiglio di sicurezza dell’Onu una risoluzione in tal senso. Un provvedimento che si rivela irrinunciabile per cercare di combattere la drammatica ondata di violenza prodotta dalle bande armate che ha ormai ha sopraffatto l’autorità e l’azione della polizia locale.

Una adesione, quella del Kenya a dirigere la missione, che rappresenta un cruciale precedente dopo il rifiuto di Stati Uniti, Onu e Canada a prendere la guida della forza multinazionale. Secondo la risoluzione Onu la “missione multinazionale di sostegno alla sicurezza viene creata per un periodo iniziale di dodici mesi”, con una rivalutazione dopo nove mesi. L’obiettivo, sottolinea il documento, è “fornire supporto operativo alla polizia haitiana” nella lotta contro le bande criminali, aiutare a proteggere scuole, porti, ospedali e aeroporti e “migliorare le condizioni di sicurezza ad Haiti”.

Rava (Fondazione Rava): il popolo chiede sicurezza
“La Missione internazionale è un segnale che qualcuno si ricorda di Haiti e della sua necessità di sicurezza ma ci si chiede se il contingente keniota sia preparato ad affrontare una situazione così complessa e violenta”, spiega a Vatican News Francesca Maria Vittoria Rava, presidente della Fondazione Rava che gestisce l’ospedale pediatrico Saint Damian a Port-au-Prince, nel quale sono curati ogni anno circa 80 mila bambini haitiani. Rava riferisce le perplessità della popolazione che teme che i soldati inviati sotto l’egida dell’Onu non abbiamo la forza di entrare nelle roccaforti dove operano le bande criminali e che possano solo alzare il livello dello scontro, un pregiudizio maturato sulla base dei fallimenti delle precedenti missioni di pace dell’Onu nel Paese caraibico.
(Paola Simonetti e Marco Guerra – Vatican News 2023 10 03)

HAITI – Padre Nestor Fils-Aimé: “Viviamo solo di speranza. Non è il nostro Dio il Dio dell’impossibile?”

Il pesante stato di instabilità, violenza, terrore che da quattro lunghi anni continua ad imperversare su Haiti colpisce anche i missionari Chierici di San Viatore presenti sull’isola caraibica. “I nostri missionari vivono questa insicurezza come tutto il resto della popolazione, cercando di sopravvivere. Per evitare di esporsi eccessivamente al pericolo hanno dovuto prendere una serie di misure di sicurezza. Tra queste hanno evacuato la località di Croix des Bouquets, dove il confratello, p. Jean-Yves Médidor era stato rapito lo scorso marzo (vedi Agenzia Fides 14/3/2023).” È quanto ha scritto all’Agenzia Fides padre Nestor Fils-Aimé, Superiore Provinciale del Canada dei Chierici di San Viatore, CSV, in merito alla crisi inarrestabile che sta distruggendo gli haitiani. Il missionario ha spiegato che la situazione ‘si sta impantanando a causa della slealtà degli attori che ne traggono grandi profitti’. “Ariel Henry, il presidente (non eletto) e primo ministro di Haiti ad interim dal 20 luglio 2021, non ha alcun interesse a porre fine all’insicurezza e al proliferare delle bande criminali. Resta sordo alle grida dell’intera popolazione presa in ostaggio. Si dice che Port-au-Prince è controllata all’80% da bande armate che seminano il terrore. Molte persone hanno dovuto lasciare le loro case e tutto ciò che possedevano per scappare dai criminali. Noi confratelli viatoriani ci stiamo limitando anche negli spostamenti. Svolgiamo la maggior parte degli incontri la piattaforma Zoom o un gruppo Whatsapp. A Croix-des-Bouquets, la comunità non ha notizie di un immobile destinato al Noviziato. Si trova nel cuore di una zona senza legge, fuori controllo, occupata dai banditi.”
Facendo riferimento al recente messaggio della Conferenza episcopale haitiana, nel quale i vescovi hanno fatto eco ‘al grido di un intero popolo di fronte all’abbandono, padre Nestor ha messo in luce come anche questo appello sia rimasto inascoltato “insieme a tutte quelle grida soffocate che lasciano completamente indifferente le autorità governative”.
“Di recente – aggiunge il Superiore Provinciale – i vari capibanda hanno registrato un messaggio nel quale invitavano la popolazione a svolgere liberamente le proprie attività e promettevano di non chiedere più riscatti né rapire cittadini. Hanno lanciato una campagna chiamato ‘Vivere insieme’ ma tra il dire e il fare… Non dicono nulla delle armi pesanti a loro disposizione.”
“Viviamo solo di speranza. Noi Viatoriani e l’intera popolazione continuiamo a sognare una nuova alba nella quale potremo riprendere senza difficoltà tutte le attività. Anche se quel giorno sembra ancora lontano, continuiamo a fare progetti. Non è il nostro Dio il Dio dell’impossibile?” conclude.
Secondo Le Nazioni Unite, solo tra gennaio e metà agosto 2023, sono stati registrati almeno 2439 morti rinvenuti per le strade e almeno un migliaio di feriti, giustiziati, smembrati a colpi di machete, dati alle fiamme, ragazze e donne stuprate spesso da gruppi. A fine giugno il numero dei rapiti, stranieri compresi, aveva già superato i mille con un aumento di sempre più donne e bambini. Gli sfollati interni sono quasi 200 mila, 5,2 milioni di persone hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria e 4,9 milioni stanno soffrendo una gravissima crisi alimentare.
(NFA/AP) (Agenzia Fides 25/9/2023)

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