2024 01 03 NIGERIA – Dopo i massacri di Natale i nigeriani hanno quasi perso la speranza
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NICARAGUA – Natale di arresti
NIGERIA – Dopo i massacri di Natale i nigeriani hanno quasi perso la speranza
“Questo è stato davvero un Natale cruento per noi”, ha detto martedì il governatore dell’Altopiano Caleb Mutfwang in una dichiarazione in cui ha sottolineato che gli attacchi sono stati “ben coordinati” ed effettuati utilizzando “armi pesanti”.
Nel discorso del vescovo, pubblicato dal Nigeria Catholic Network, si sottolinea anche che “i nigeriani hanno quasi perso la speranza” che “un governo possa veramente prendersi cura di loro” e che “i nostri politici metteranno al primo posto i nostri interessi e troveranno un modo per affrontare il cancro della corruzione”.
Secondo i resoconti di diverse fonti di stampa locali e attivisti per i diritti umani, 198 cristiani sono stati uccisi in una serie di attacchi terroristici in 26 comunità cristiane dell’Altopiano. Gli attacchi sono iniziati la notte del 23 dicembre e sono continuati fino al giorno di Natale.
Sean Nelson, un avvocato specializzato in diritti religiosi presso lo studio legale Alliance Defending Freedom (ADF), ha detto alla CNA che “interi villaggi” sono stati rasi al suolo e altre centinaia di cristiani sono ora sfollati a causa degli attacchi, che secondo lui sono stati motivati dalla tribù Fulani “odio verso i cristiani” e “desiderio di impossessarsi di terre”.
“La portata di questo attacco è scioccante”, ha detto Nelson. “Se non verranno intraprese azioni reali dopo questi attacchi questo Natale, può trattarsi solo di deliberata indifferenza verso la vita di queste comunità cristiane”.
Nelson ha affermato che i Fulani “lanciano attacchi contro le comunità dell’Altopiano e della Cintura Centrale da anni” ma che i loro attacchi sono aumentati in modo significativo nell’ultimo anno.
“È indescrivibile il dolore che queste comunità cristiane hanno vissuto quest’anno. Il presidente della Nigeria ha ordinato alle forze dell’ordine di trovare e perseguire gli aggressori, ma abbiamo già sentito dichiarazioni simili in passato, con poche azioni intraprese in seguito”, ha affermato. “Questa volta deve essere diverso.”
(Di Peter Pinedo per CNA 27 dicembre 2023 Agenzia di stampa cattolica)
NIGERIA - “I massacri di Natale mirano a destabilizzare la Nigeria” dice il vescovo di Sokoto
Abuja (Agenzia Fides) - “Possiamo continuare a credere che non esista un piano a lungo termine per prendere in mano le redini del potere dello Stato nigeriano?” chiede Matthew Hassan-Kukah, vescovo di Sokoto all’indomani dei massacri compiuti tra il 23 e il 26 dicembre nello Stato di Plateau.
In assalti coordinati contro una ventina di villaggi sono state uccise circa 200 persone, 500 ferite mentre almeno 200 nuclei familiari sono stati costretti a lasciare le proprie case e trovare accoglienza in campi per sfollati.
Gli attacchi sono stati attribuiti a pastori Fulani. Nella cosiddetta Middle Belt, l’area che segna tradizionalmente il confine tra il nord, abitato in gran maggioranza da musulmani, e il sud cristiano, in passato si sono verificati scontri e massacri tra i Fulani, allevatori nomadi musulmani, e le popolazioni stanziali, dedite all’agricoltura e cristiane. Mons. Kukah in una serie di dichiarazioni riprese dalla stampa nigeriana delinea un quadro che va oltre al tradizionale scontro rurale o a rivalità di ordine religioso. Secondo il vescovo di Sokoto gli ultimi massacri rientrano in un disegno di destabilizzazione della Federazione Nigeriana.
“Questi omicidi sono solo il preludio. I massacri non sono più scontri tra pastori e agricoltori per i pascoli. No, c’è di più e noi come nazione faremo bene ad affrontare questa minaccia prima che sia troppo tardi. Nessun male dura per sempre. Il mondo ha sconfitto la schiavitù, l’apartheid, il nazismo, il razzismo e le forme di estremismo” afferma Mons. Kukah che aggiunge “Potremmo far finta di non essere in guerra, ma in realtà è in corso una guerra contro lo Stato nigeriano e il suo popolo. Dio non voglia, ma potrebbe scattare in qualsiasi momento, ovunque e per qualsiasi motivo”.
Secondo il vescovo di Sokoto per affrontare questa situazione occorre superare l’approccio puramente militare fondato solo “su fucili e pallottole”, ma occorre “con urgenza reimpostare l’architettura della sicurezza nazionale” fondata su “un’analisi intellettuale solida e profonda e di una mappatura degli obiettivi e persino delle ambizioni di un Paese, della sua posizione locale, regionale o globale nel mondo”.
Per questo Mons. Kukah rivolge alcune domande ai responsabili della sicurezza dello Stato: “Abbiamo domande che necessitano di risposte: chi sono questi assassini? da dove vengono? Chi li sponsorizza? Quali sono i loro reclami e contro chi? Cosa vogliono? Chi vogliono? Per chi lavorano? Quando finirà tutto questo? Perché sono invincibili e invisibili? Chi offre loro la copertura? Siamo condannati a convivere con tutto questo e a consegnare questa nazione distrutta ai nostri figli? Dovremmo semplicemente essere sedati per rendere tutto questo sopportabile? Chi fornirà l’oppio per alleviare il nostro dolore? Stiamo camminando nel sonno verso l’autodistruzione?”. (L.M.) (Agenzia Fides 2/1/2024)
Riporto ampi stralci dell’articolo dedicato a questa carneficina dal giornalista Giulio MEOTTI
“Hanno massacrato bambini cristiani di nove mesi”. Ma in Occidente è come se non fosse mai successo
Zero dal tronfio Guterres. Zero marce a Londra e Roma. Zero sui giornali. Valiamo meno di zero. Così pubblico io i video agghiaccianti del “Maledetto Natale” dei 200 cristiani fatti a pezzi
Di GIULIO MEOTTI
La stampa nigeriana evoca un “pogrom” e il Journal du dimanche lo chiama il “Maledetto Natale”.
“In Nigeria, dove la metà della popolazione è cristiana, diversi attentati hanno provocato centinaia di morti tra i fedeli. È stato nello stato di Plateau, nel centro del paese, che sono state massacrate comunità cristiane da 26 villaggi diversi. Il 27 dicembre il bilancio ammontava a 200 morti e 500 feriti. Diversi gruppi di uomini armati – musulmani del nord – sono scesi in queste piccole città e causato un massacro, prendendo deliberatamente di mira i civili identificati come cristiani che festeggiavano la Speranza e il ritorno del loro Salvatore. Come i 2,2 miliardi di cristiani che popolano il pianeta, i nigeriani hanno celebrato il Natale finché un’ondata di orrori non si è abbattuta su di loro. Sui social, le immagini delle sparatorie lasciano senza parole: corpi crivellati di proiettili, pavimenti macchiati di sangue e residenti traumatizzati. Tutto è iniziato a Mushi, un remoto villaggio. La notte del 23, mentre la gente stava cenando, una banda armata è arrivata, sorprendendo tutti, e ha sparato sulla folla, effettuando esecuzioni sommarie, incendiando case e vandalizzando chiese. Lì sono morte 20 persone. Dopo questo primo massacro, altri attentatori hanno attaccato il villaggio di Tudun Mazat, dove hanno commesso atrocità simili, prima di abbattersi su altre comunità cristiane, lasciando dietro di sé solo tristezza e desolazione”. (…)
Racconta sulla strage di Natale Gideon Para-Mallam, pastore protestante ambasciatore della Ifes (International Fellowship of Evangelical Students): “Un bambino di 9 anni della scuola elementare, Regard Yusuf, è stato indotto con l’inganno a condurre gli aggressori nel luogo dove si nascondeva sua madre insieme ad altre donne, la vigilia di Natale del 24 dicembre 2023, durante gli attacchi coordinati a Mangur e Bokkos, nello stato di Plateau. Per questo motivo 23 donne sono state massacrate, e con loro il bambino di 9 anni e sua madre. Tra le vittime ci sono anche Veronica Mallan e Godwin Mallan, di 9 mesi. Mentendo, gli assassini avevano promesso al bambino che non sarebbe stato ucciso, ma hanno fatto l’esatto contrario, condannandolo a una morte prematura. Un bambino di 9 anni e un neonato di 9 mesi: due giovani vite promettenti tra le 160 persone uccise dalle forze del terrorismo e della perversità. Solo una donna, caduta in un fosso durante la fuga, è sopravvissuta per poter raccontare quanto accaduto”.
Chiedo scusa ai lettori che ne rimarranno scioccati, ma la verità va mostrata, specie quando una congiura del silenzio fa di tutto per tenerla nascosta. Perché il pianto di questo bambino cristiano è stato censurato?
Il settimanale Le Point spiega che “l’attuale aumento dell’intolleranza è accompagnato da un declino della libertà religiosa in tutto il mondo. I cristiani sono tra le prime vittime di questa regressione. (…)
L’ex segretario di Stato Mike Pompeo ha spiegato perché i cristiani sono figli di un dio minore:
“L’anno scorso, secondo il gruppo per i diritti umani Open Doors, il 90 per cento dei cristiani assassinati per la loro fede in tutto il mondo sono stati uccisi in Nigeria. Leggi di nuovo quel numero: 90 per cento. Questo numero sbalorditivo è aumentato dall’80 per cento solo un anno prima. Dovremmo ricordare che i cristiani costituiscono quasi la metà della popolazione della Nigeria, il paese di gran lunga più popoloso dell’Africa. Secondo le email recentemente ottenute attraverso il processo del Freedom of Information Act (FOIA), l’Amministrazione Biden sembra più preoccupata di promuovere la sua agenda woke che di garantire la libertà religiosa. Nei mesi che hanno preceduto la decisione di rimuovere la Nigeria dalla lista nera, il Dipartimento di Stato di Biden stava prendendo in considerazione il finanziamento di progetti woke, come i ‘ruoli di genere’ in Nigeria. L’ideologia progressista richiede ai suoi fedeli di ignorare la verità e il valore della fede religiosa e, invece, di vedere ogni conflitto attraverso i prismi di razza, etnia e genere”.
I musulmani hanno celebrato il Natale in Nigeria massacrando 200 cristiani in una dozzina di comunità. I jihadisti hanno ucciso a colpi di machete i cristiani e hanno bruciato le chiese parte di una campagna genocida. In America e in Occidente, non una sola persona ha marciato, manifestato o protestato contro questo vero e proprio genocidio. (…)
NICARAGUA – Natale di arresti
20 dicembre
Mons. Isidoro del Carmen Mora, vescovo di Siuna, detenuto dal 20 dicembre, il giorno dopo aver aver chiesto ai fedeli, durante l’omelia della Messa, di pregare per monsignor Álvarez.
29 dicembre 2023
Nicaragua. Ortega imprigiona il vicario dell’arcidiocesi di Managua e altri due preti
Prima, nella tarda serata di ieri, hanno catturato monsignor Carlos Áviles, vicario dell’arcidiocesi di Managua e collaboratore molto vicino al cardinale Leopoldo Brenes, all’uscita da una riunione della curia, nella zona di Las Sierritas della capitale. Poi, al termine della Messa, hanno prelevato padre Héctor Treminio, parroco di Santo Cristo de Esquipulas, situata vicino all’uscita per Masaya. Il giorno prima era toccato a padre Pablo Villafranca della chiesa di Nuestro Señor de Veracruz di Nindirí. Secondo fonti locali, il sacerdote sarebbe stato rilasciato ma al momento risulta scomparso. Tutti e tre i presbiteri erano vicini al vescovo Rolando Álvarez, da 513 nel carcere de La Modelo, dove sconta una condanna a 26 anni e quattro mesi per «tradimento della patria». E tutti e tre avevano espresso critiche nei confronti del regime di Daniel Ortega e della vice, nonché moglie, Rosario Murillo.
Le “ragioni” dell’arresto
Monsignor Áviles e padre Villafranca, inoltre, avevano partecipato al primo intento di dialogo nazionale tra governo e opposizione civile nella tarda primavera del 2018. Una trattativa, a cui la Chiesa aveva cercato di collaborare, per risolvere la crisi esplosa nell’aprile di quell’anno con manifestazioni di massa per chiedere le dimissioni di Ortega, al potere dal 2007 e determinato a restarci.
Purtroppo, il negoziato è fallito per l’intransigenza dell’esecutivo. Il movimento civico di protesta è stato represso nel sangue e, da allora, è iniziato il sistematico annientamento delle realtà indipendenti. Il “metodo Ortega-Murillo”, l’hanno chiamato. Dopo aver silenziato media e organizzazioni civili, il regime si è concentrato sull’ultimo spazio di autonomia rimasto. La Chiesa, appunto.
Triste bilancio
Tra l’aprile 2018 e l’agosto 2023, secondo l’ultimo studio della ricercatrice Martha Molina sono stati registrati 667 attacchi: da profanazioni a insulti ad aggressioni, sequestri, incarcerazioni arbitrarie. Ne sono stati vittima 214 persone, tra preti, vescovi e agenti di pastorale. Ottantatré religiose di differenti ordini e congregazioni e 70 sacerdoti sono stati mandati in esilio. Gli ultimi dodici, detenuti con varie accuse, sono stati espulsi il 19 ottobre e mandati in Vaticano che ha accettato di accoglierli. I conti della Chiesa sono stati bloccati, quattro università e due istituti superiori sono stati confiscati, 15 emittenti e 11 progetti sociali sono stati chiusi. Lo scorso 18 maggio, Managua ha “congelato” le relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Uno degli atti più clamorosi è stata, ad agosto, la revoca della personalità giuridica alla Compagnia di Gesù e l’esproprio della Università dei gesuiti José Simeón Cañas (Uca). (Avvenire Lucia Capuzzi)
30 dicembre 2023
NICARAGUA - Dopo la faccia, Ortega perde pure la testa: in due giorni arrestati 11 preti
Altri sette sacerdoti sono stati arrestati in Nicaragua nelle ultime 24 ore. Prima la polizia ha catturato Marcos Diaz Prado, parroco di San Tommaso apostolo a Porto Corinto, nella diocesi di León, e padre Fernando Calero, della chiesa di Nostra Signora di Fatima, nella diocesi di Metagalpa. Poi è toccato ai vicari dell’arcidiocesi di Managua, Miguel Mántica e Silvio, catturati insieme a padre Mykell Monterrey, parroco di Nostra Signora della Candelaria, Gerardo Rodrígues della Purissima Concezione e Raúl Zamora, della chiesa della Divina Misericordia, assediata dai paramilitari del regime durante le proteste pacifiche del 2018. A darne notizia la ricercatrice e attivista Martha Molina.
È la prima volta che la zona di León viene raggiunta dalla repressione messa in atto da parte del presidente Daniel Ortega nei confronti della Chiesa. La diocesi si è, dunque, dichiarata in stato di emergenza, i tradizionali festeggiamenti di fine anno sono stati cancellati. La raffica di fermi si somma ai quattro di venerdì quando sono stati prelevati un altro vicario di Managua, Carlos Áviles, e i sacerdoti Héctor Treminio e Pablo Villafranca. Undici sacerdoti imprigionati in due giorni. (Avvenire Lucia Capuzzi)
2 gennaio 2024
Ortega arresta un altro prete, il quattordicesimo in dieci giorni
È salito a 14 il numero dei sacerdoti cattolici arrestati dal 20 dicembre in Nicaragua: lo riferiscono gruppi di attivisti nicaraguensi in esilio, denunciando l’aumento della repressione di religiosi nel Paese centroamericano per la quale ieri all’Angelus ha espresso preoccupazione anche papa Francesco. L’ultimo arresto in ordine di tempo, il quattordicesimo in dieci giorni, ha riguardato Gustavo Sandino, parroco del Comune di Santa María de Pantasma, nel dipartimento settentrionale di Jinotega, prelevato all’improvviso dalla polizia il 31 dicembre 2023.
A Managua, invece (come riferito l’altro ieri), erano stati prelevati poche ore prima padre Fernando Téllez Báez, parroco di Nostra Signora delle Americhe, nelle prime ore di ieri, e padre Jader Hernández, parroco della Madre del Divino Pastore, nella serata del 30 dicembre. La nuova ondata di arresti ordinata dal governo di Daniel Ortega, e condannata pochi giorni fa anche dall’Onu, è iniziata il 20 dicembre con la carcerazione del vescovo di Siuna, Isidoro Mora, secondo un elenco stilato dall’avvocato specializzato in questioni ecclesiali, Martha Molina, attualmente in esilio negli Stati Uniti.
Intanto, l’avvocatessa Molina ha detto in una conferenza stampa di avere avuto notizia che ieri in alcune chiese le Messe in programma non sono state celebrate e i fedeli sono stati invitati a tornare a casa. Non è dato sapere, per il momento, se i sacerdoti di queste parrocchie siano stati sequestrati.
(Avvenire Redazione Esteri)