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2024 05 29 Fino a quando rimarremo insensibili all'odio anticristiano dilagante?

Fonte:
CulturaCattolica.it
CONGO - rifiutano di convertirsi all’islam: assassinati 14 cristiani
HAITI - uccisi tre missionari impegnati in un orfanotrofio
FILIPPINE - Santo Niño Chapel: due uomini a bordo di una motocicletta hanno lanciato una granata durante la funzione

CONGO - rifiutano di convertirsi all’islam: assassinati 14 cristiani

Quattordici cristiani, molti dei quali giovanissimi, sono stati uccisi con i panga e a colpi di kalashnikov in una zona della provincia congolese del Nord Kivu non lontano da quella dell’Ituri per mano dei ribelli delle Forze alleate democratiche (Adf). Si tratta di un gruppo armato che nel 2019 ha annunciato la propria affiliazione allo Stato islamico, accentuando così la connotazione jihadista della sua agenda politica. Il motivo dell’esecuzione è stato il loro aperto rifiuto di convertirsi all’islam. Il massacro, avvenuto una decina di giorni fa nei pressi del centro di Eringeti, è documentato in un video diffuso dal gruppo jihadista e rilanciato in Europa da fonti della società civile. Il commento delle immagini, a dir poco agghiaccianti, è in lingua kiswahili; in particolare, la voce algida e compassata è quella di un giovane congolese preso prima in ostaggio dagli islamisti e costretto poi a convertirsi per evitare la pena capitale. Le stesse fonti riferiscono che ogni settimana si verificano uno o due raid, vere carneficine, nei villaggi o nei campi, a volte anche sulle strade in terra battuta: uccidono, incendiano e sequestrano impunemente ragazzi e ragazze cristiani o animisti, che successivamente vengono sottoposti a sedute d’indottrinamento invasive: una sorta di lavaggio del cervello che trasforma queste reclute in automi in grado di compiere indicibili nefandezze, grazie anche alla somministrazione di sostanze stupefacenti. L’ultimo attacco, in sequenza temporale, è avvenuto a Maji Moto, tra Oicha e Eringeti, circa 40 chilometri da Beni, nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, con un bilancio di almeno 4 morti.
(Avvenire Giulio Albanese lunedì 27 maggio 2024)

HAITI - uccisi tre missionari impegnati in un orfanotrofio
Le vittime sono due giovani Usa di 21 e 23 anni e il direttore locale dell’Ong Missions in Haiti. I due giovani uccisi erano la figlia e il genero del membro repubblicano della Camera Ben Baker.

Tre missionari, tra cui la figlia e il genero di un deputato degli Stati Uniti, sono stati assassinati nell’isola, dove si contano già a migliaia le vittime della violenza delle bande armate, una situazione che ha costretto all’invio di una missione internazionale guidata dal Kenya per ripristinare la sicurezza nel Paese.
Secondo quanto reso noto dall’Ong Missions in Haiti, l’assassinio dei tre missionari è avvenuto giovedì in un orfanotrofio a nord della capitale haitiana, dove sono ospitate decine di bambini.
Nella struttura ha fatto irruzione un gruppo di banditi armati e ha sparato uccidendo Natalie e Davy Lloyd, 21 e 23 anni, figlia e genero del membro repubblicano della Camera Ben Baker, eletto nello Stato del Missouri. La terza vittima è Jude Montis, 45 anni, direttore locale della Ong. La tragedia è stata seguito in diretta al telefono dai familiari dei missionari americani fino a quando il collegamento non si è interrotto.

Missions in Haiti – fondata nel 2000 – gestisce una scuola per 450 bambini, oltre a due chiese e un orfanotrofio nel quartiere di Bon Repos, alla periferia nord di Port-au-Prince, un territorio controllato da due bande sanguinarie. (Avvenire sabato 25 maggio 2024)

TESTIMONIANZA
I missionari di Haiti, vittime di una “tragica, inumana e assurda quotidianità”

La violenza dei gruppi armati haitiani è diventata più silenziosa, ma non si ferma: nell’ultima settimana altri tre missionari evangelici sono stati uccisi nella capitale Port-au-Prince. In questo contesto non manca, tuttavia, il coraggio della fede che, come dice Maddalena Boschetti, missionaria italiana nello Stato caraibico, ci aiuta “ad avere speranza e non paura” per il futuro

Non si ferma il clima di violenza ad Haiti che, dal 29 febbraio, è in mano a bande criminali che stanno sconvolgendo il Paese. “In un luogo di cui non si parla più da qualche tempo, forse per far pensare che le cose siano già state sistemate – spiega Maddalena Boschetti, missionaria italiana nello Stato caraibico - questa è la nostra tragica, inumana, assurda, anormale quotidianità”. Nell’ultima settimana sono stati uccisi tre missionari evangelici, di cui due americani, in modo estremamente violento nell’orfanotrofio di cui erano responsabili, a due passi dall’ospedale San Camillo, a La Plaine, nella capitale Port-au-Prince, davanti ai bambini da loro accolti.

L’agguato
Secondo quanto racconta Maddalena Boschetti, l’imboscata è avvenuta improvvisamente giovedì 23 maggio. I tre missionari hanno dato notizia dell’agguato ai loro cari in diretta, usando il Wi-Fi, attraverso uno scambio concitato di messaggi e, successivamente, le violente immagini sono comparse anche sui social. Nonostante tutti gli appelli, nessuno è intervenuto e le gang hanno depredato, vandalizzato, picchiato, ucciso e bruciato i corpi con estrema violenza. A perdere la vita due giovani coniugi americani, Natalie e Davy Lloyd, di 21 e 23 anni, rispettivamente figlia e genero di un deputato repubblicano statunitense. Con loro è deceduto anche Jude Montis, il responsabile haitiano dell’orfanotrofio.

Una violenza silenziosa
La violenza può essere tale anche con meno rumore. Secondo il racconto della missionaria Boschetti, presente sul territorio, le gang hanno cambiato tattica e si stanno “travestendo da eroi della patria che hanno liberato Haiti da un primo ministro non eletto, non amato e non voluto”. Al momento stanno utilizzando pochi rapimenti e poche esecuzioni, ma le loro vittime sono soprattutto gli autisti del trasporto pubblico che ogni qualche metro “sono costretti a pagare un pedaggio alla banda che ha il potere su quel tratto di strada”, spiega la missionaria. Attraverso un sistema violento, i banditi fermano i veicoli con armi da guerra, costringendo gli autisti a consegnare i soldi richiesti, come se fossero vere e proprie tariffe che variano a seconda dei mezzi.

Il viaggio della “speranza”
Di fronte a questa situazione sono i passeggeri a pagare “perché - racconta ancora Boschetti - il costo dei viaggi è cresciuto a dismisura. Il collegamento dalla capitale a Mare Rouge nel Nord-Ovest del Paese è diventato molto costoso ed è passato da 500 gourd a 7.500”. Una quota molto elevata se si pensa che ad Haiti il 60 % della popolazione vive sotto la soglia della povertà. A aggiungersi all’aspetto economico c’è il pericolo degli agguati delle bande che “estorcono e rapiscono interi autobus”. Il denaro estorto viene poi distribuito nei quartieri devastati dalla fame e serve a fomentare manifestazioni contro gli interventi stranieri nel paese.

Il martirio e il coraggio della Fede
“Il nostro Papa ci invita a riflettere come nel martirio l’unione fra i cristiani sia già realizzata”, sottolinea la missionaria. “Questi fratelli evangelici, sono nel mio cuore dei martiri, come suor Luisa Dell’Orto o Suor Isa Sola, e sono luce per aiutarci a vedere il martirio dei tanti fratelli e sorelle haitiani che continua nell’indifferenza”. Nel clima di violenza, tuttavia, i martiri ispirano “il coraggio della fede nel Signore della Vita, che ci invita a non aver paura, a sperare e a dare speranza, e a diventare chicchi di grano che caduti a terra, danno in Lui, frutti di Vita per tutti”.
(RV 27 maggio 2024)

FILIPPINE - da governo e Chiesa condanna unanime per l’attacco alla Santo Niño Chapel
Il raid risale al 19 maggio, domenica di Pentecoste. Due uomini a bordo di una motocicletta hanno lanciato una granata durante la funzione. Marybel Atis, 40 anni, e Rosita Tubilo, 65 anni, sono state investite dalle schegge riportando diverse ferite. Card. Quevedo: attentato “scellerato” e “atto sacrilego”. Appello alle autorità perché sia fatta giustizia
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Dai vertici presidenziali a personalità di primo piano della Chiesa cattolica è unanime la condanna per l’attacco a colpi di granate che si è consumato il 19 maggio scorso, domenica di Pentecoste, in una cappella di preghiera a Cotabato, nel sud della Filippine. Obiettivo dell’assalto la Santo Niño Chapel, nell’area di Barangay Rosary Heights 3, al cui interno era in corso una lettura della Bibbia. Secondo le prime ricostruzioni, due uomini a bordo di una motocicletta hanno lanciato una granata nel luogo di culto colpendo due fedeli presenti al momento della funzione: Marybel Atis, 40 anni, e Rosita Tubilo, 65 anni, sono state investite da alcune schegge riportato diverse ferite.

Commentando la vicenda il card. Orlando Quevedo, arcivescovo emerito di Cotabato, parla di “scellerato attentato” e di un “orrendo atto sacrilego che grida al cielo”. Per il porporato si tratta di un “crimine che merita una durissima condanna” perché commesso contro semplici fedeli “riuniti per adorare Dio in un luogo sacro”.

Il cardinale, che è anche membro in rappresentanza delle comunità cristiane del Consiglio dei leader della Regione autonoma del Bangsamoro nel Mindanao musulmano, regione travagliata dove è in atto una lotta di potere in vista del voto del 2025, invita le autorità a garantire giustizia alle vittime. “Faccio appello alle nostre forze di sicurezza, militari e investigative - conclude la nota dell’arcivescovo emerito di Cotabato - affinché individuino i responsabili e li consegnino alla giustizia”.

Immediata e unanime anche la condanna del governo di Manila.(…)

Parole che non bastano a placare i timori di una comunità cattolica già oggetto nel recente passato di sanguinosi attentati nell’area. Di questi è ancora viva la memoria della bomba esplosa in una chiesa di Marawi nel dicembre scorso, colpendo un simbolo di pace e convivenza e marchiando con il sangue l’inizio dell’Avvento. Nell’esplosione dell’ordigno durante la messa sono morte quattro persone, decine i feriti in un attacco rivendicato nei giorni successivi dallo Stato islamico, attivo nell’area.
(AsiaNews 22/05/2024)

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