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2024 06 19 Basta silenzio sulle persecuzioni anticristiane

Fonte:
CulturaCattolica.it
FILIPPINE - Scia di delitti a Leyte: ucciso laico 52enne COLOMBIA - assassinato un sacerdote impegnato per la pace RD CONGO - PAPA Francesco: finiscano le violenze in RD Congo, i cristiani uccisi sono martiri - Nuovi massacri nell’est del Congo attribuiti ai jihadisti delle ADF
TESTIMONIANZA - NIGER - Il calvario nella savana
MEOTTI in margine al G7: 150.000 cristiani assassinati, le donne incinte sventrate e il silenzio nella masseria pugliese



FILIPPINE - Scia di delitti a Leyte: ucciso laico 52enne, la denuncia di mons. Maceda
Marcelino Combate è stato ucciso il 9 giugno rientrando a casa dopo un’attività pastorale. Era impegnato a curare la liturgia della Parola in due villaggi della periferia
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Dopo l’assalto alla Santo Niño Chapel di Cotabato avvenuto il 19 maggio, domenica di Pentecoste, con il lancio di una granata che ha causato due feriti e un’ondata di indignazione da parte delle autorità civili e religiose, il 9 giugno la comunità cristiana filippina - che nel Paese costituisce una netta maggioranza - ha subito una nuova violenza, nella provincia di Leyte: l’uccisione di Marcelino Combate, 52 anni, laico impegnato in un ministero pastorale. Il delitto si inserisce in una lunga scia di omicidi “irrisolti” della zona. Non si è fatta attendere l’indignazione di mons. Marvyn Maceda, vescovo di San Jose de Antique.
Il presule ha infatti definito quella di Combate “un’altra vita persa a causa di omicidi insensati”. Maceda è stato ordinato e ha servito come sacerdote nella diocesi di Naval per più di 20 anni prima di diventare vescovo nel 2019. “Sono allarmato perché questo è già il tredicesimo omicidio nel terzo distretto di Leyte dall’anno scorso e molti altri sono i casi di persone uccise con armi da fuoco negli anni precedenti”, ha detto. Era legato alla vittima in quanto nel 2011 si era avviata tra loro una collaborazione pastorale quando ricopriva il ruolo di parroco della parrocchia dell’Immacolata Concezione, proprio nella città di Leyte.

Marcelino Combate è stato ucciso da ignoti mentre tornava a casa in moto sei giorni fa, dopo aver celebrato il “Kasaulugan sa Pulong” (liturgia della Parola domenicale in assenza di celebrante) in due barangays periferici della città. Secondo il vescovo di San Jose de Antique, il laico si era offerto volontario per servire i villaggi lontani, nonostante i rischi per la sicurezza. “Unisco la mia voce alla condanna di questi atti scellerati e al grido di giustizia per Brod Mars e per le innumerevoli altre persone che sono state uccise negli ultimi anni”, ha dichiarato Maceda. Auspicando che le autorità indaghino prontamente al fine di assicurare il prima possibile i responsabili alla giustizia.

COLOMBIA - Ancora violenza: assassinato un sacerdote impegnato per la pace
Padre Ramón Montejo è stato pugnalato e investito in un parcheggio. Il dolore della Chiesa: “Fare luce sull’omicidio”
Ocaña, municipio della regione colombiana del Norte de Santander, è sotto choc per il brutale omicidio di padre Ramón Arturo Montejo Peinado in un parcheggio. Il delitto è stato immortalato da una telecamera di sicurezza. Nelle immagini si vedono due uomini trascinare il sacerdote 45enne fuori dalla vettura, nonostante la resistenza di quest’ultimo. Poi lo colpiscono ripetutamente con un pugnale, lo investono con la sua stessa auto e fuggono a bordo del veicolo. Non sono, però, andati lontano. Qualche ora dopo, i due malviventi sono stati arrestati. La Conferenza episcopale colombiana ha condannato con forza il brutale crimine. Il vescovo di Nueva Pamplona e amministratore apostolico di Ocaña, Jorge Alberto Ossa Soto, ha denunciato la violenza irrazionale che “attenta non solo alla vita di un essere umano ma ai principi fondamentali della convivenza umana”. E ha chiesto alla autorità di fare piena luce sul crimine.

Il parroco di San José di Buenavista era molto conosciuto all’interno della comunità per il suo intenso lavoro sociale nella della commissione diocesana di riconciliazione e pace e nel meccanismo di monitoraggio sulla violenza. In particolare, era intervenuto per contribuire alla liberazione di vari sequestrati negli ultimi anni. Il Norte de Santander è una regione particolarmente colpita dall’avanzata dei gruppi paramilitari eredi dei vecchi miliziani di ultradestra armati dai latifondisti in funzione anti-guerriglia negli anni Ottanta. Dalla firma dell’accordo di pace tra il governo e le Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia (Farc), nel 2017, hanno cercato di colmare il vuoto lasciato dalla guerriglia. Il risultato è un bagno di sangue.
(Avvenire Lucia Capuzzi giovedì 6 giugno 2024)

RD CONGO - PAPA Francesco: finiscano le violenze in RD Congo, i cristiani uccisi sono martiri

Al termine della preghiera dell’Angelus, Papa Francesco torna a rivolgere la sua attenzione e la sua preghiera alla Repubblica Democratica del Congo, visitata tra gennaio e febbraio del 2023, ricordando che “continuano a giungere notizie dolorose di scontri e massacri compiuti nella parte orientale” del Paese.

Rivolgo il mio appello alle Autorità nazionali e alla Comunità internazionale, affinché si faccia il possibile per la cessazione delle violenze e per la salvaguardia della vita dei civili. Tra le vittime, molti sono cristiani uccisi in odium fidei. Sono martiri. Il loro sacrificio è un seme che germoglia e porta frutto, e ci insegna a testimoniare il Vangelo con coraggio e coerenza. (RV 15/06/2024)

RD CONGO - Nuovi massacri nell’est del Congo attribuiti ai jihadisti delle ADF

Kinshasa (Agenzia Fides) – Sono 41 le persone uccise secondo il bilancio ufficiale presentato oggi, 10 giugno, dal governo congolese, di una serie di attacchi commessi il 7 giugno dai guerriglieri delle ADF nel Territorio di Beni, nel Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Secondo il governo di Kinshasa, 39 persone sono state uccise nei villaggi di Masala e Mahibi e due in quello di Keme. Altre nove sono rimaste ferite.
Le Forze Democratiche Alleata (ADF nella sigla inglese) sono un gruppo originario dell’Uganda, che da decenni si è installato nell’est della RDC, in particolare nel Nord Kivu. Nel 2019 le ADF hanno fatto atto di adesione allo Stato Islamico (sulla genesi e le trasformazioni di questa formazione vedi Fides 24/6/2023), accentuando il loro profilo “jihadista”.
Gli ultimi massacri compiuti (in precedenza altre 15 persone sono state uccise il 4 giugno a Masau, al confine tra le provincie del Nord Kivu e dell’Ituri, mentre altre uccisioni di massa sono avvenute ad aprile e maggio) sembrano essere dovute paradossalmente all’operazione Shujaa, condotta congiuntamente dall’esercito congolese ed ugandese per dare alla caccia ai jihadisti delle ADF.
L’operazione lanciata nel settembre 2021, ha però avuto come conseguenza lo spostamento verso ovest degli appartenenti alle ADF che per sfuggire alle truppe congolesi e ugandesi si stanno dirigendo verso Mangina e il territorio di Mambasa nell’Ituri. In queste aree gli ADF puntano a saccheggiare le risorse locali come il cacao e a sfruttare le miniere artigianali locali per potere riorganizzarsi e continuare le loro azioni mortali. (L.M.) (Agenzia Fides 10/6/2024)

NIGERIA - Rapito un altro sacerdote

Rapito un altro sacerdote in Nigeria. P. Christian Ike, parroco della chiesa di San Matteo di Ajalli, Orumba North Local Government Area nello Stato di Anambra, nel centro-sud della Nigeria, è stato sequestrato assieme a un’altra persona nella mattina di domenica 16 giugno.
Lo ha reso noto in una dichiarazione la diocesi di Ekwulobia. “Cari fratelli e sorelle, per favore pregate per il rilascio del Rev. P. Christian Ike e del signor Ogbonnia Aneke, che sono stati rapiti questa mattina intorno alle 9:45 mentre tornavano dalla messa in una stazione periferica della parrocchia di San Matteo, Ajalli, Orumba North L.G.A”, si legge nella dichiarazione del 16 giugno firmata dal cancelliere diocesano p. Lawrence Nwankwo.
Secondo la ricostruzione della polizia redatta sulla base del racconto di un testimone oculare, il sacerdote e alcune altre persone stavano tornando dalla chiesa di San Michele, dove avevano celebrato la funzione mattutina. “Quando sono arrivati allo svincolo di Amagu, il loro veicolo è stato bloccato da uomini armati giunti a bordo di tre veicoli. Mentre due persone sono riuscite a fuggire, gli aggressori hanno prelevato il sacerdote e un’altra persona, prendendo pure alcuni effetti personali degli occupanti del veicolo”.
Ricordiamo che a maggio in Nigeria almeno altri due sacerdoti erano stati sequestrati e poi liberati dopo alcuni giorni (vedi Fides 31/5/2024) mentre a giugno nello Stato di Kaduna era stato rapito e poi rilasciato Gabriel Ukeh (vedi Fides 11/6/2024).
La diocesi di Ekwulobia nella quale opera p. Christian Ike è guidata dal Cardinale Peter Ebere Okpaleke. (L.M.) (Agenzia Fides 18/6/2024)

TESTIMONIANZA

NIGER - Il calvario nella savana

di Mauro Armanino

Era il mercoledì 29 maggio passato, nella savana che conduce al Burkina Faso. Un gruppo di militari nigerini ha bruciato i granai nel villaggio di Nadouani, della parrocchia di Bomoanga.

In seguito, nel villaggio di Tchinibai, altri militari, dopo aver scoperto e poi bruciato una moto nascosta nella capanna, hanno ucciso 7 contadini che intrecciavano stuoie al riparo di un albero. Morti invisibili di contadini uccisi ad opera di gruppi armati e, apparentemente anche da parte di coloro che dovrebbero proteggerli. Da armi a armi e da sopruso in sopruso si vive abitando quotidianamente la paura che domani non arrivi troppo tardi, con altre domande e minacce da parte dei ‘djihadisti’ o sedicenti tali.

Il calvario del popolo gourmanché, insediato alla frontiera tra il Burkina e il Niger, sembra senza fine. Si tratta di un popolo che, per molto tempo, ha resistito alle pressioni dell’imposizione musulmana e ha poi aderito in modo sorprendente al cristianesimo. Queste persone si trovano da tempo in una situazione di persecuzione aperta e dolorosa da parte dei gruppi armati composti soprattutto da giovani del popolo Peul o Fulani, per tradizione allevatori di bestiame.

Il conflitto armato si tinge di ideologia islamica ‘salafista’. Ciò però non spiega tutto ciò che sta accadendo in questa zona situata ad un centinaio di chilometri dalla capitale Niamey. Allevatori, agricoltori, cristiani, musulmani soprattutto di etnia ‘Peul’ in un contesto militarizzato nei quale i contadini della regione contano sempre meno. In questa fase di transizione politica, che segue il colpo di stato di fine luglio (vedi Agenzia Fides 27/7/2023), le condizioni di vita dei poveri si sono ulteriormente deteriorate. La parola ‘genocidio’, usata e abusata sotto altri lidi, può apparire eccessiva. Eppure ciò a cui stiamo assistendo, con le dovute proporzioni e differenze, si apparenta a questo particolare processo di sparizione. Non è casuale che, talvolta nella relativa indifferenza delle forze di sicurezza, si lasci perpetrare un calvario culturale, economico, religioso e etnico nella savana.

Un popolo da tempo ‘dimenticato’ dallo Stato. L’elemento cristiano, ben presente nel cuore di questo popolo, si è gradualmente trasformato in fattore ‘aggravante’ di persecuzione. Sono ormai molti i villaggi di questa zona di frontiera che i contadini gourmanché hanno dovuto abbandonare. Stranamente ma non molto, i membri dell’etnia ‘peul’ vivono indisturbati in questi stessi villaggi, protetti dai gruppi armati e ignorati dai militari. Per ironia divina è proprio di questa regione che sono originari i prossimi due presbiteri della chiesa di Niamey, la cui ordinazione è prevista per il prossimo mese di settembre. Dal calvario alla risurrezione nella savana passano appena tre giorni.

(Agenzia Fides 7/6/2024)

MEOTTI in margine al G7
150.000 cristiani assassinati, le donne incinte sventrate e il silenzio nella masseria pugliese
Rapporto choc sul genocidio. Dopo crumble di taralli, trofie al pesto, Sassicaia e crostatine al limone, uno dei nove del G7 poteva dire almeno una parola sui martiri assassinati “come polli”. Niente!
GIULIO MEOTTI 14 giugno 2024

“8.400 cristiani rapiti nel 2023 e 840 che non sono mai tornati vivi. 500 chiese attaccate nel 2023 e 18.500 dal 2009. 70 chierici cristiani rapiti nel 2023 e almeno 25 uccisi. 300 comunità cristiane distrutte nel 2023 e più di 1.100 dal 2009. 15 milioni di sfollati cristiani e centinaia di migliaia che hanno attraversato i confini internazionali. 150.000 cristiani assassinati dal 2009”.

Sono soltanto alcuni dei numeri da capogiro del nuovo rapporto dell’International Society for Civil Liberties and Rule of Law sulla Nigeria e i suoi cristiani che l’arcivescovo Matthew Ndagoso dice che sono uccisi “come polli”.

Come se gli islamisti avessero cancellato dalla faccia della terra una città come Taranto e tutti i suoi abitanti.

L’ultimo rapporto parlava di 100.000 morti. Ma i numeri corrono veloce sulle gambe dello choc di civiltà.

I due burocrati europei e i capi di governo di Germania, Canada, Francia, Italia, America, Giappone e Inghilterra. Quale occasione migliore per un gesto importante sui cristiani perseguitati, anziché parlare di aborto e chiedere a Israele di arrendersi ad Hamas, dopo il crumble di taralli, le trofie al pesto, lo scorfano con pomodorini secchi, un bicchiere di Sassicaia e una crostatina al limone servite dallo chef Massimo Bottura? (… abbonati a Giulio Meotti per l’articolo integrale)

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