2024 07 17 CINA: Testimonianza e raccolta di notizie
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‘Perché io cristiano sono tornato in Cina nonostante le difficoltà’
La testimonianza di un giovane cristiano che dopo 12 anni negli Stati Uniti - e proprio mentre tanti suoi coetanei cercano di scappare in Occidente - ha scelto di rientrare nel suo Paese: “Da un punto di vista spirituale, la Cina è come uno stagno prosciugato: ha urgentemente bisogno del nostro aiuto”.
Anche se la situazione in Cina oggi è “sfavorevole” per i cristiani, molti dei quali preferiscono “scappare” in Occidente in cerca di una “vita migliore”, a loro spetta il compito di “sostenere un sistema di valori diverso da quello laico”, privilegiando “Dio sull’interesse personale”. È quanto scrive in una testimonianza Rex Chen, un cristiano cinese che 12 anni fa ha lasciato il Paese per studi universitari negli Stati Uniti, dopo aver concluso il ciclo delle superiori. Una testimonianza raccolta da Chinese Church Voices, rubrica periodica del sito protestante ChinaSource Blog, nella quale egli invita a valutare “se le nostre azioni si allineano con la volontà e i valori di Dio” andando oltre la ricerca di “vantaggi nella vita terrena”.
Ripercorrendo il momento in cui l’allora studente cristiano aveva lasciato la Cina, egli ricorda come “molti non capivano perché fossi riluttante” a partire, tanto da pensare in alcuni momenti ad “abbandonare” l’idea di studiare in America. “Questo perché mia sorella, che ha 18 anni meno di me, era appena nata” sottolinea Rex Chen, cresciuto con genitori separati e la mancanza del padre e della madre, una sorellastra da curare nella crescita e col trauma da distacco dai nonni che hanno rappresentato sin da piccolo la sua famiglia.
Vi era poi una ragione ulteriore, legata alla fede professata: “Come unico cristiano della mia famiglia all’epoca, ero molto preoccupato - ricorda - che se fossi andato a studiare negli Stati Uniti, non ci sarebbe stato nessuno che continuasse a condividere il Vangelo con loro”. Ciononostante, con un carico di ansia e di timore “ho lasciato la mia casa e mi sono imbarcato nell’avventura” andando a studiare in America “da solo”.
Oggi, a 12 anni di distanza dalla partenza e dai successi accademici, egli ha scelto di tornare anche se, nel frattempo, i nonni sono morti, la sorella è emigrata e molti cristiani cinesi hanno preferito lasciare il Paese “per le ragioni più svariate”. Alcuni perché “non vogliono far crescere i figli in un ambiente come quello della Cina attuale”, altri per mancanza di una “vita comunitaria nella chiesa e di libertà di parola” (e di culto) rendendo di fatto la vita “troppo oppressiva”. Infine, alcuni insistono sull’aspetto economico e le difficoltà “nel fare soldi”. Tutte ragioni valide, prosegue, ma nessuna di queste “mette al centro il bisogno di operare per il regno di Dio”, mentre questa “credo che sia la responsabilità primaria di un cristiano, il suo dovere e la sua responsabilità “.
Anche se il costo dell’essere cristiani è “elevato”, egli non si capacità del fatto che “molti studenti della Cina continentale non facciano ritorno dopo aver completato gli studi nei seminari”. “Dato il peggioramento della situazione in Cina, l’espulsione di molti missionari, lo smantellamento di molte chiese e l’urgente necessità di più ministri per tornare a servire, ho pensato che la maggior parte di loro sarebbe tornata in Cina. Tuttavia, la realtà - prosegue nella sua riflessione - è esattamente quella opposta: almeno l’80% di quanti completano gli studi nei seminari scelgono di rimanere negli Stati Uniti”, perché alcuni “sono confusi circa la loro vocazione” mentre altri restano negli Usa per “mero egoismo, ipocrisia, codardia”.
Sottolineando l’importanza di tornare nel Paese di origine, egli rimarca la scelta di molti ebrei che allo scoppio del conflitto fra Israele e Hamas hanno deciso di lasciare le loro case in Occidente per andare a combattere o l’eroismo dei soldati ucraini. “Se queste persone possono fare sacrifici così grandi per i loro Paesi terreni, allora come cristiani - osserva - con la vita eterna e le promesse di Dio, non dovremmo essere ancora più coraggiosi e leali per il regno di Dio?”.
“Tuttavia, spero di vedere un maggior numero di cristiani rimanere in Cina per far fronte alle necessità, poiché la popolazione è vasta, i campi sono ampi e il bisogno è urgente. Tre mesi fa sono tornato in Cina e al mio ritorno ho trovato una situazione più urgente e disperata di quanto immaginassi. Da un punto di vista spirituale, la Cina - conclude Rex Chen - è come uno stagno prosciugato e spero che più persone vengano a servire in Cina, che ha urgente bisogno del vostro aiuto. Aspetto il vostro arrivo qui”.
13/06/2024 (AsiaNews) https://www.chinasource.org/resource-library/chinese-church-voices/homeward-bound-a-christians-return-to-china/
Diocesi di Baoding, continua la repressione contro gli obiettori di coscienza cattolici
Un prete e un laico ‘spariti’ nella diocesi di Baoding
Fonti di AsiaNews raccontano l’apprensione per due persone della comunità cattolica clandestina dell’Hebei di cui non si hanno notizie da giorni. Si sospetta siano sottoposte a misure restrittive da parte delle autorità locali come già avvenuto in altri casi. In questa stessa diocesi dove un secolo fa il Concilio di Shanghai volle il santuario mariano di Donglu, restano fortissime le pressioni sulle comunità che rifiutano la registrazione negli organismi “ufficiali” della Chiesa in Cina.
Dal 17 aprile non si hanno più notizie di p. Chi Huitian, un sacerdote della contea di Zhao, scomparso dalla sua casa. “Nato in una famiglia di cattolici devoti - raccontano alcuni fedeli della diocesi di Baoding - è stato uno zelante servitore del Signore fin dall’infanzia. Diventato sacerdote si è dedicato al servizio della parrocchia.”.
Pochi giorni dopo - il 29 aprile a Zhangjiakou, sempre nella provincia dell’Hebei - è scomparso anche un laico della comunità, il prof. Chen Hekun. “La sua famiglia e i suoi amici lo stanno cercando – continuano le fonti di AsiaNews -. Ci auguriamo che chi sa dove si trova possa aiutarci. Nello stesso tempo chiediamo di pregare per lui, perché il Signore lo sostenga”.
La comunità cattolica sotterranea di Baoding è una tra le più colpite in Cina nella repressione della libertà religiosa. Già in passato sono avvenuti casi di sacerdoti sottoposti alla guanzhi, una forma di restrizione di movimenti e attività che può durare fino a tre anni, durante la quale sono sottomessi a sessioni politiche e costrizioni per aderire agli organismi “ufficiali” controllati dal Partito della Chiesa in Cina. Lo stesso vescovo Giacomo Su Zhimin fu arrestato nel 1997 in relazione ai pellegrinaggi a Donglu, luogo legato a una presunta apparizione mariana durante la rivolta dei Boxer nel 1900 e dove un santuario intitolato a Nostra Signora della Cina fu costruito proprio per volontà del Concilio di Shanghai, lo storico incontro dei vescovi del 1924 di cui in questi giorni ricorre il centenario. Mons. Su Zhimin (che oggi avrebbe 92 anni) ricomparve solo una volta nell’ospedale di Baoding nel 2003. Da allora non ci sono più state sue notizie certe su di lui.
La diocesi “ufficiale” oggi è guidata da mons. Francis An Shuxin, oggi 77enne, già giovane vescovo ausiliare di Baoding. Anche lui dal 1996 ha trascorso dieci anni agli arresti, ma ha poi deciso di lasciare la comunità sotterranea registrandosi presso le autorità. Ma questo ha creato una spaccatura, con i sacerdoti e i fedeli “clandestini” che non lo riconoscono più come il proprio vescovo.
Aggiunge Bitter Winter: Gli obiettori di coscienza venerano come modello il vescovo di Baoding Peter Joseph Fan Xueyan (1907–1992), della Chiesa cattolica sotterranea, “scomparso” nel 1990 e il cui corpo con evidenti segni di tortura fu lasciato davanti alla porta di casa di parenti a 1992 in un sacchetto di plastica.
Conclude Asia News:
Va anche aggiunto che la diocesi di Baoding è anche quella dove - come raccontavamo su AsiaNews - le autorità locali hanno adottato eccezionali misure di sicurezza in occasione del Natale scorso, imponendo blocchi del traffico e deviazioni dei percorsi degli autobus per evitare la zona della cattedrale, impedendo l’ingresso dei bambini alla Veglia natalizia e vietando di esporre oggetti che richiamino il Natale nei dormitori delle università.
(Asia News e Bitter Winter) 05/2024
Chiesa Sion di Pechino: di nuovo irruzione al servizio domenicale, giovane devota arrestata
La Beijing Zion Church era un tempo la grande chiesa domestica di Pechino. È stata bandita nel 2018, ma nonostante ripetuti arresti e molestie, i devoti hanno continuato a riunirsi, cambiando continuamente sito per eludere la sorveglianza della polizia.
Il 7 luglio, uno di questi siti è stato identificato dalla polizia e perquisito. Come riporta la chiesa, “Verso le 10 del mattino del 7 luglio, mentre un gruppo di giovani membri si era radunato nel distretto di Haidian , a Pechino, per una funzione domenicale, più di venti poliziotti e ufficiali delle forze dell’ordine hanno fatto irruzione nel sito. Tutte le persone presenti sono state interrogate e i loro nomi sono stati registrati. Diversi devoti sono stati portati alla stazione di polizia di Ganjiakou per essere interrogati nel pomeriggio”. Una sorella Zhou Sirui è stata arrestata.
Secondo un portavoce della chiesa, “Suor Zhou Sirui è una giovane membro della generazione post-95. Crede nel Signore fin da bambina. Durante gli anni del college, è rimasta ferma nella sua fede. Era entusiasta della comunione della chiesa e partecipava attivamente ai servizi. Per questo motivo, è stata spesso interrogata dalla polizia. Tuttavia, non si è tirata indietro a causa delle intimidazioni. Non solo è stata ferma, ma ha anche incoraggiato i giovani membri che erano deboli e scossi dalla persecuzione. Siamo grati di avere una donna così giovane come buona testimone in questa terra!”
La Chiesa Sion di Pechino si rifiuta di scomparire. I credenti insistono che è l’opera del Signore e continueranno a farlo nonostante tutte le persecuzioni.
(Bitter Winter 07/10/2024 di Qi Junzao)
Yan Zhengxue: artista cristiano cinese perseguitato muore all’età di 80 anni
Figura chiave del movimento artistico dissidente e membro della Chiesa della Casa della Compagnia dell’Amore Santo di Pechino, è stato più volte detenuto e torturato.
Il famoso artista dissidente cinese Yan Zhengxue è morto a Pechino il 28 maggio alle 3 del mattino all’età di 80 anni. Yan aveva sofferto di trombosi cerebrale l’anno scorso, dopo che la sua salute era stata gravemente danneggiata da anni di persecuzione, detenzione e tortura.
Yan Zhengxue è nato l’11 gennaio 1944 a Haimen, Taizhou, nella provincia di Zhejiang . È stato ammesso alla Scuola Media Affiliata dell’Accademia di Belle Arti di Zhejiang. Nel 1965 lasciò l’Accademia e viaggiò per la Cina cercando di trovare la sua strada come artista. La sua prima mostra personale è stata al Museo Nazionale d’Arte Cinese nel 1988.
Nel 1989, Yan entrò a far parte dello Yuanmingyuan Art Village e si specializzò in performance di “action art” attraverso le quali denunciò l’ingiustizia del sistema del PCC e la repressione degli studenti nell’incidente del 4 giugno in piazza Tiananmen. È stato arrestato e imprigionato nella prigione di Beidahuang. Per quanto poteva, continuò a creare opere d’arte in carcere e a tenere un diario che divenne famoso.
Rilasciato, è stato nuovamente arrestato più di dieci volte, ha trascorso anni nei campi di lavoro e, come lui stesso ha riferito, è stato ripetutamente torturato. Ha utilizzato i documenti dei suoi processi e della sua detenzione per creare più opere d’arte d’azione. Ha anche creato ritratti scultorei di altri dissidenti, inclusi grandi busti di Lin Zhao e Zhang Zhixin, entrambe attiviste giustiziate sotto il presidente Mao.
Suo fratello è morto nel 2013 in un incidente automobilistico sospetto, mentre altri dissidenti credevano che fosse stato assassinato dalla sicurezza dello stato come avvertimento per l’artista.
Yan era anche un devoto cristiano e membro della Chiesa della Casa della Compagnia dell’Amore Santo di Pechino, considerata illegale dal PCC. I correligionari hanno riferito a “Bitter Winter” di essere stati convocati dalla polizia e di aver detto loro che non avrebbero potuto partecipare al funerale, che si è svolto il 30 maggio nella sala Jiu Nian delle pompe funebri di Changping. Avevano infatti intenzione di ricordare Yan come compagno di fede e di cantare per lui un inno cristiano, cosa che la polizia voleva assolutamente impedire. (Bitter Winter 03/06/2024 di Hu Zimo)
L’anziano Zhang Chunlei della chiesa di Guiyang Renai è in gravi condizioni di salute in prigione
È detenuto da più di tre anni senza essere stato condannato. Soffre di cirrosi epatica e dovrebbe essere rilasciato immediatamente.
“Bitter Winter” ha più volte riferito della persecuzione della Renai Reformed Church, una chiesa domestica a Guiyang, una città con status di prefettura con 4,7 milioni di abitanti e capitale della provincia sudoccidentale di Guizhou. L’anziano della chiesa, Zhang Chunlei, è stato arrestato il 16 marzo 2021. Era stato uno dei firmatari del documento contro i Regolamenti del 2018 sugli affari religiosi redatto dal pastore Wang Yi, della Early Rain Covenant Church di Chengdu, anche lui in prigione.
Fu formalmente arrestato e rinviato a giudizio per le nebulose accuse di “frode e incitamento alla sovversione del potere statale”, spesso usate contro le chiese domestiche. Il suo caso è stato processato il 29 novembre 2022. Poi è successo “qualcosa”. Passarono i mesi e il verdetto non fu mai annunciato. Sua moglie Yang Aiqing è stata ripetutamente rifiutata quando ha cercato di ottenere informazioni.
Riferisce che il 4 giugno all’avvocato di Zhang è stato finalmente permesso di ispezionare il fascicolo del caso, ma alcuni pezzi mancano “misteriosamente”. Suor Yang lancia ora un appello per il marito. (Bitter Winter 12 giugno 2024)
Membro della Chiesa della Prima Pioggia di Chengdu arrestato per aver commemorato Tiananmen
Fu Lijun ha pubblicato con cautela solo musica e una preghiera il 4 giugno. Era abbastanza per finire in prigione.
Mentre in tutto il mondo il 4 giugno molti commemorano l’anniversario del sanguinoso incidente del 4 giugno, cioè l’uccisione di massa degli studenti in piazza Tiananmen, a Pechino, il 4 giugno 1989, in Cina ogni ricordo dell’evento è severamente vietato. I motori di ricerca sono stati manipolati per disabilitare le ricerche per “4 giugno incidente” o “4 giugno Early Rain Church
piazza Tiananmen”. In realtà, coloro che commemorano in qualsiasi modo l’incidente del 4 giugno rischiano di finire in prigione.
Che non si tratti solo di un rischio teorico è stato confermato da quanto accaduto il 4 giugno di quest’anno a Fu Lijun, membro della Chengdu Early Rain Covenant Church, il cui pastore Wang Yi (non parente dell’omonimo capo degli Affari esteri cinese) ) è stato condannato a nove anni di carcere nel 2019 . Ufficialmente la Early Rain Church è stata liquidata, ma di fatto i membri continuano a incontrarsi in case private, sotto continue vessazioni da parte della polizia.
L’evangelista di strada Chen Wensheng condannato di nuovo
Ha ricevuto una condanna relativamente mite (un anno e sette mesi), ma la strategia delle autorità è quella di continuare ad arrestarlo (è stato arrestato più di 100 volte).
I lettori di “Bitter Winter” conoscono il predicatore di strada Chen Wensheng, un ex tossicodipendente che si convertì al cristianesimo e iniziò a viaggiare attraverso la Cina e il Vietnam portando una croce e portando nelle città e nei villaggi una potente testimonianza cristiana.
Libera la blogger cristiana che raccontò la pandemia a Wuhan
È finalmente libera, dopo aver scontato i termini della condanna, la blogger cinese Zhang Zhan, fra le prime a raccontare la pandemia di Covid-19 a Wuhan. Dopo una settimana senza notizie di lei, attivisti e gruppi pro diritti umani hanno annunciato in queste ore la conferma del suo rilascio dalla prigione. Si trova assieme ai suoi familiari, anche se le autorità le hanno comunque imposto restrizioni alla propria libertà.
Il ritardo della liberazione
Trascorsi i quattro anni di carcere a cui era stata condannata con la classica accusa di “provocare litigi e creare problemi”, oggi doveva essere il giorno della liberazione di Zhang Zhan, la blogger cristiana di Shanghai che nel febbraio 2020 si era recata a Wuhan e dalla città epicentro della pandemia da Covid 19 come “cittadina giornalista” per tre mesi aveva provato a raccontare quanto stava succedendo. A fine giornata, però, dal carcere femminile di Shanghai dove ha scontato la sua detenzione non è ancora filtrata alcuna notizia. E la preoccupazione degli attivisti per i diritti umani è che la sua privazione della libertà stia semplicemente continuando sotto un’altra forma.
Quarant’anni, laureata alla Southwestern University di Chengdu, Zhang Zhan era un avvocato a cui a Shanghai le autorità locali avevano già sospeso la licenza a causa delle sue battaglie per i diritti umani. Era già stata arrestata una prima volta nel settembre 2019 per aver marciato con un ombrello su Nanjing Road a Shanghai, a sostegno delle proteste di Hong Kong. Alle prime notizie della pandemia si era quindi recata a Wuhan per documentare quanto stava succedendo, pubblicando un centinaio di video in tre mesi e rispondendo anche a domande di media internazionali. Arrestata nel maggio 2020 era diventata la prima blogger a essere condannata per le notizie diffuse sulla pandemia. (AsiaNews)