2024 10 16 SPECIALE HAITI: “SIAMO ALLO STREMO”
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SPECIALE HAITI: “SIAMO ALLO STREMO”
CAMERUN - Sacerdote religioso togolese ucciso a Yaoundé
Padre Christophe Komla Badjougou, sacerdote Fidei Donum togolese è stato ucciso a Yaoundé, la capitale del Camerun, la sera del 7 ottobre.
Il sacerdote è stato ucciso a colpi di arma da fuoco davanti al cancello dei Missionari del Cuore Immacolato di Maria (CICM) a Mvolyé, un quartiere della capitale.
Mons. Jean Mbarga, Arcivescovo di Yaoundé, ha espresso il suo “profondo dolore” e ha inviato le sue condoglianze alla famiglia del sacerdote, ai suoi amici e alla comunità cristiana.
“In questa triste circostanza, l’Arcidiocesi di Yaoundé esprime le sue sincere condoglianze alla famiglia di padre Christophe, ai suoi amici e ai fedeli della diocesi di Yagoua. La comunità cristiana è invitata alla preghiera affinché possa trovare grazia presso Dio” ha affermato l’Arcivescovo di Yaoundé.
Secondo le autorità camerunesi il religioso è stato ucciso nel corso di una rapina stradale. Le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza presenti sul luogo del delitto hanno permesso di ricostruire la dinamica dell’uccisione. Secondo quanto dichiarato da un commissario di polizia alla stampa camerunese: “Le telecamere di sorveglianza situate sul luogo del delitto mostrano che il sacerdote proveniva dal luogo chiamato “Dakar en bas” su una motocicletta che lo ha lasciato davanti al cancello del CICM. Pochi secondi dopo, si vedono arrivare due individui in moto dalla parte di Mvolyé. Dopo aver superato il religioso hanno fatto dietrofront per tornare verso il cancello dove si trova padre Christophe. Le immagini mostrano un alterco tra la vittima e uno degli assassini che è riuscito a impossessarsi della borsa del religioso. Il malvivente ha quindi sparato due volte in aria e poi tre colpi contro il sacerdote che è crollato a terra”.
Padre Christophe era vicario della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Zouzoui nella diocesi di Yagoua, nella regione dell’Estremo Nord. Era di passaggio a Yaoundé da dove era in procinto di partire per l’Italia per seguire un anno di formazione. Padre Christophe faceva parte dell’associazione dei Silenziosi Operai della Croce ispirata al Beato Luigi Novarese la cui casa madre si trova ad Ariano Irpino nel Santuario Valleluogo. Originario del Togo, era stato ordinato sacerdote nel 2013 presso la cattedrale di Nostra Signora della Trinità, ad Atakpamé.
Diventato membro effettivo dei SOdC nel 2014 ed inserito nella comunità di Mouda, ha esercitato il proprio ministero come formatore e come parroco della parrocchia di Zouzoui. (L.M.)
(Agenzia Fides 10/10/2024)
SPECIALE HAITI: “SIAMO ALLO STREMO”
Il Papa: preghiamo per Haiti, si difendano dignità e diritti della popolazione
Il Pontefice ricorda la drammatica violenza che sta soffocando il Paese caraibico e che costringe alla fuga migliaia di persone. L’appello alla comunità internazionale perché “si continui a lavorare per costruire la pace e la riconciliazione”
Si preghi per chi ad Haiti vive la violenza ed è costretto a fuggire. Francesco, dopo la preghiera dell’Angelus, parla del Paese caraibico, preda della brutalità e della ferocia dei gruppi armati che devastano la vita della popolazione innocente.
Seguo la drammatica situazione in Haiti, dove continuano le violenze contro la popolazione forzata a fuggire dalle proprie case in cerca di sicurezza altrove, dentro e fuori del Paese. Non dimentichiamo mai i nostri fratelli e sorelle haitiani. Chiedo a tutti di pregare affinché cessi ogni forma di violenza e con l’impegno della comunità internazionale si continui a lavorare per costruire la pace e la riconciliazione nel Paese, difendendo sempre la dignità e i diritti di tutti.
È solo di pochi giorni fa la denuncia di Human Rights Watch circa l’arrivo nelle baby gang di “centinaia se non di migliaia” di bambini spinti da povertà e fame, sfruttati per traffici illegali e vittime di abusi di ogni tipo da parte di gruppi criminali senza scrupoli.
I bambini vengono reclutati dai gruppi criminali, che ormai controllano quasi l’80 per cento della capitale Port-au-Prince, a seguito dell’intensificarsi delle operazioni di polizia, della forza multinazionale e di quella locale. Secondo l’Unicef, sono circa 2,7 milioni di persone, tra questi mezzo milione di bambini, costretti a vivere sotto il controlllo delle gang che continuano a provocare centinaia di morti.
(Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano 13 ottobre 2024)
HAITI - “Siamo allo stremo. Lo Stato deve aiutarci” afferma l’Arcivescovo di Port-au-Prince dopo il massacro del 3 ottobre
“La gente è allo stremo. Chiede aiuto allo Stato” afferma Max Leroy Mésidor, Arcivescovo di Port-au-Prince, Presidente della Conferenza Episcopale Haitiana (Conférence des évêques d’Haïti CEH) nel suo messaggio di condoglianza per le vittime del massacro del 3 ottobre a Pont Sondé.
Il massacro è stato perpetrato alle prime ore del mattino del 3 ottobre da membri della banda armata Gran grif de Savien (Petite Rivière de l’Artibonite) nella località di Pont Sondé, tra i comuni di Saint-Marc e Estère (dipartimento dell’Artibonite). Almeno 70 persone sono state uccise, tra le quali vi sono 10 donne e 3 bambini. Nell’assalto sono rimaste ferite 16 persone e 45 abitazioni sono state date alle fiamme. Oltre 6.000 persone sono fuggite dalla zona dopo il massacro.
“Il Paese è completamente malato. Ma la situazione nell’Ovest e ad Artibonite, i due dipartimenti più grandi, è peggiore” afferma Mons. Mésidor che si chiede se esiste una cospirazione per distruggere queste due zone in particolare e il Paese in generale. “Da due anni il comune di Petite Rivière de l’Artibonite è abbandonato. Nessuna presenza della polizia. Lo stesso vale per la città di Liancourt. Queste due aree in cui la vita un tempo era vibrante sono ora sopraffatte dalla disperazione”.
Negli ultimi anni il dipartimento di Artibonite, nell’ovest del Paese, è stato travolto dalla violenza delle gang con civili intrappolati nel fuoco incrociato. Da aprile a giugno 2024, gli attacchi delle hanno causato almeno 76 vittime, tra cui bambini, a Gros-Morne, L’Estère, Liancourt, Petite Rivière de l’Artibonite e Terre Neuve, secondo l’Ufficio integrato delle Nazioni Unite ad Haiti (BINUH).
Il Dipartimento d’Artibonite è considerato il paniere di Haiti per la sua produzione di riso. La forte instabilità nell’area ha contribuito alla crisi alimentare che si aggiunge a quella della sicurezza, in un Paese che sembra non trovare pace. Secondo dati diffusi da un gruppo di Ong che operano ad Haiti 5,4 milioni di haitiani soffrono di grave insicurezza alimentare, di cui 2 milioni – circa il 18% della popolazione – soffrono di fame grave.
In tutta Haiti dal 2023, più di 700.000 persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case per sfuggire alla violenza dei gruppi armati e alla diffusa insicurezza. Nella prima metà del 2024 (da gennaio a giugno), le Nazioni Unite hanno registrato 3.638 omicidi, con un aumento di quasi il 74% rispetto al 2023.
Il premier ad interim Garry Conille si è recato negli Emirati Arabi Uniti e in Kenya per chiedere di rafforzare la missione internazionale di sicurezza ad Haiti, finora composta da soli 400 poliziotti per la maggior parte keniani. (L.M.) (Agenzia Fides 7/10/2024)
IN QUESTO DRAMMA UNA TESTIMONIANZA DI LUCE
HAITI - Padre Massimo Miraglio: “continuiamo con coraggio e determinazione il nostro impegno accanto alla gente affinché un giorno abbiano una vita dignitosa”
“Malgrado ormai da tempo si siano spenti i riflettori internazionali su Haiti, giornali e media non ne parlino più, la situazione non è assolutamente cambiata né migliorata”. Padre Massimo Miraglio, missionario Camilliano, racconta a Fides la realtà che ha ritrovato al suo rientro in Haiti dopo una lunga e forzata pausa italiana.
“Nonostante l’intervento delle forze ONU capeggiate dal gruppo keniota, giunto sull’isola lo scorso 25 giugno, e in questi giorni rafforzato con ulteriori forze giamaicane e del Belize, il contesto è sempre di degrado. Possiamo dire che la presenza di queste forze in Haiti è quasi inoperante. Lamentano mancanza di materiale, paura di perdita di vite umane, regole di ingaggio abbastanza restrittive - rimarca il missionario. Di fatto la capitale Port au Prince continua ad essere in mano alle gang armate seminando terrore tra la gente. Tutte le attività continuano ad essere quasi paralizzate. L’ingresso sia a sud che a nord della capitale è completamente bloccato, si transita solo dopo aver pagato tangenti ai diversi gruppi che fermano durante il tragitto. Questo vale però solo per i trasporti pubblici e per i camion che in molti casi vengono sequestrati invece di essere lasciati passare. Anche l’uscita che porta a Jeremie, 200 km a sud della capitale, ormai è totalmente chiusa, via terra è praticamente impossibile arrivarci. Ed è in questo quadro tragicamente triste per la maggioranza della popolazione haitiana che il primo ottobre aprirà l’anno scolastico” spiega padre Massimo presente sull’isola da quasi venti anni.
“Non possiamo nascondere il fatto che l’anno scolastico si aprirà con tante apprensioni e tra mille difficoltà. Tanti bambini non andranno a scuola e moltissime scuole rimarranno chiuse soprattutto a Port au Prince a causa della presenza delle gang armate. Molti bambini non potranno andare a scuola perché non hanno i soldi necessari per comprare il materiale minimo per poter accedere all’insegnamento. Ricordiamo che in Haiti l’80% delle scuole sono private e i costi aumentano ogni anno di più mentre le famiglie continuano a precipitare nella miseria.” Anche a Jeremie – dove i Camilliani hanno una comunità - la situazione è drammatica e tanti bambini non potranno iniziare l’anno scolastico puntuali il primo di ottobre. “I libri come tutto il materiale scolastico hanno costi proibitivi e arrivano con difficoltà dalla capitale. Così come pure la divisa e la cartella per gli alunni. Trovare un paio di scarpe decenti per poterli mandare a scuola è diventata una cosa veramente impegnativa e costosissima. Insomma si preannuncia un anno scolastico veramente difficile per i bambini di Haiti” aggiunge p. Miraglio.
“Nella nostra parrocchia Nostra Signora del Soccorso a Pourcine, nell’entroterra montagnoso di Jeremie, quest’anno avremo 250 scolari iscritti tra elementari e scuola materna” spiega p. Massimo che è il parroco (vedi Fides 28/9/2023). Siamo riusciti a costruire due piccole strutture molto semplici, con legno locale, tendoni e lamiere dove verranno ospitate sei classi della scuola elementare e due della scuola materna. Con altrettanta grande difficoltà siamo riusciti a completare lo staff di insegnanti. Sono tutti molto giovani, gli unici che accettano di venire ad insegnare in località così lontane, nonostante l’idea di avere un salario. Sarà il secondo anno che si aprirà qui tra le montagne Pic-Makaya la scuola ‘Nostra Signora del Perpetuo Soccorso’.”
Tra i vari progetti che i missionari cercano di portare avanti sull’isola caraibica il Camilliano emerge l’assoluta priorità di un ambulatorio medico. “Vorremmo realizzare un piccolo ambulatorio nella parrocchia per evitare grandi spostamenti ai quali sono sottoposti quanti si ammalano, il nostro Foyer Saint Camille di Port au Prince è lontanissimo. Inoltre proprio in questa settimana, con un gruppo di medici cubani e l’appoggio di una organizzazione locale, organizzeremo una clinica mobile con la quale poter dare una prima accoglienza ai malati in una zona montana e fare confluire la gente da due valli vicine. È un’impresa ardua anche questa perché per raggiungere il posto dove vorremmo portare la clinica sono necessarie più di quattro ore a piedi e altrettante per poter ritornare sui sentieri lungo i pendii che soprattutto in questo periodo di piogge sono molto pericolosi.”
“Seguendo il carisma del nostro Fondatore, San Camillo, vogliamo lavorare sul territorio accanto ai gruppi di malati cronici, bambini con problemi di nutrizione, anziani che spesso sono abbandonati e soli nelle proprie case. Speriamo di poter realizzare entro il 2025 un ambulatorio, siamo molto grati all’organizzazione Madian Orizzonti, dei Missionari Camilliani di Torino, che ci sostiene con grande affetto e confidiamo nel supporto di tante altre persone che ci verranno incontro nel nostro cammino.”
“In questo momento anche la provincia purtroppo non è esente da problemi a causa delle difficoltà enormi di comunicazione con la capitale. Poter ricevere beni di ogni genere da Port au Prince è complicatissimo, essendo Haiti un paese dove tutto è molto centralizzato e tutto arriva dalla capitale. In questi ultimi tempi anche i trasporti dalla provincia verso il capoluogo Jeremie sono difficili a causa dell’aumento del costo del diesel e della benzina.”
“A Pourcine Pic-Makaya nella nostra parrocchia proseguono i lavori dell’acquedotto, stiamo portando l’acqua dalla sorgente al centro del villaggio. Ed è molto importante non solo perché accorcerà le distanze della sorgente alla valle, dove vive la maggior parte della gente, ma soprattutto perché potremo potabilizzare l’acqua ed evitare/limitare le continue e frequenti epidemie di colera e malattie intestinali. Insieme all’acquedotto continuano i lavori di sostegno all’agricoltura. Nei prossimi mesi speriamo di lanciare un vivaio per la produzione del caffè nella zona che in passato aveva dato un certo benessere. Non perdiamo comunque la speranza e continuiamo a lottare per creare delle migliori condizioni di vita – conclude padre Miraglio. L’acquedotto, le scuole, il vivaio, le cliniche mobili, sono tutti aspetti importanti per ravvivare la speranza della popolazione e far sì che le loro condizioni di vita possano migliorare e trattenere la gente dall’abbandonare queste località di campagna per venire ad addensarsi nelle metropoli o nelle cittadine di provincia che già sono, come Jeremie, stracariche di persone, dove non si è in grado di dare lavoro né speranza a questa gente che lascia la campagna per scendere in città. Noi continuiamo con coraggio e determinazione il nostro impegno accanto a questa popolazione contadina, cerchiamo di sostenere la loro fede, di accompagnarli per poter arrivare un giorno ad avere dei livelli di vita dignitosi”.
(di Antonella Prenna Agenzia Fides 25/9/2024)