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Lo spirito del Raggio

Il "raggio" era un momento caratteristico e importante della vita in Gs.
Quando i ragazzi si radunavano, almeno per un'ora, tutti i presenti, di qualunque idea fossero, potevano - alzando la mano, e ad un cenno di chi presiedeva - intervenire dando il proprio parere sul tema posto all'ordine del giorno, parere che si insisteva derivasse il proprio contenuto dal paragone con un fatto già vissuto personalmente, con esperienze già fatte, con criteri già sofferti.

1. Lo spirito del Raggio.

La volta scorsa abbiamo sottolineato come il raggio costituisca l’inizio di una verifica del Cristianesimo, la quale da una parte ci permetta di aderirvi sempre più consapevolmente, dall’altra possa togliere ogni sfumatura di slealtà in una eventuale posizione di perplessità o lontananza. Certo, la slealtà è obiettivamente facile quando ci si allontana dalla Chiesa senza essercisi mai impegnati con coscienza.
Questo inizio di verifica – che è il raduno del raggio – avviene attraverso l’attenzione a comunicazioni che vengono fatte dopo una settimana di riflessione sull’ordine del giorno.
Occorre prepararsi con serietà perché da una parte l’attenzione all’intervento degli altri sia più sincera e viva, e dall’altra parte il nostro comunicare non sia una espressione teorica, uno sfogo o una esortazione generica, ma esprima realtà vissute ed esperienze sofferte, sia cioè l’accusa di un reale ricordo.
Una simile presa di coscienza comincia a raccoglierci dalla dispersione in cui l’educazione di oggi ci getta, e ci fa badare all’invito più imponente che la storia ha fatto venire a galla attraverso i secoli fino a noi. E’ un invito che non ha paragone in nessun’altra proposta, ed esige una nostra precisa presa di posizione: «Sia il vostro parlare: Sì, sì; no, no. Ché il di più vien dal maligno». (Mt. V, 37). Tanti di noi giungono ai 16-20 anni senza aver mai preso sul serio il fenomeno cristiano.
Lo spirito cristiano incomincia là dove incomincia una ricerca seria. Perciò il nostro sforzo è di riprendere e aiutare gli altri a riprendere questa ricerca.
La nostra comunità deve essere aperta come la Chiesa, che spalanca le porte della Messa della domenica, e chiunque può entrare, santo o peccatore, credente o no; e ognuno ne riceve – in proporzione alla sua serietà – qualcosa di adatto a lui, di rispondente alle sue esigenze.
Così anche il nostro raduno è aperto a chiunque e può interessare a tutti, purché se ne prenda sul serio lo scopo.

2. Lo spirito del Raggio come spunto per una vita nuova.

Bisogna sottolineare che il raggio non è un punto di arrivo, ma un inizio di ricerca, e perciò uno spunto.
Normalmente siamo abituati a bloccare la nostra vita in contesti chiusi, a ridurre le nostre volontà e i nostri desideri ad ambiti delimitati, perché non viviamo uno scopo sufficientemente grande da spalancarci a tutto e a tutti.
Invece la molteplicità di rapporti e amicizie che nasce nel raggio non solo non può essere misura che ti limiti e ti riconduca a un tuo clan di persone selezionate, ma, in quanto è stato autenticamente percepito lo scopo, ti deve sviluppare una agilità nuova di attenzione, di solidarietà. di amore a tutto e a tutti. Il raggio cioè è uno spunto il cui primo effetto deve essere uno spalancare l’animo e la sensibilità a tutto il mondo in cui viviamo: un risorgere o un nascere di una attenzione e solidarietà per tutto ciò che ci circonda.
Quanto più tu moltiplichi il confronto tra tutte le cose e ciò che la tradizione cristiana ti dice, tanto più ti puoi accorgere che i valori cristiani corrispondono alle attese dell’umanità in te e attorno a te. Perciò occorre che tu sviluppi una continuità di confronto che dipende sempre più da te. «State all’erta, siate consapevoli» ripete il Vangelo. Lo sviluppo di questa verifica e di questa consapevolezza non ha limiti, e costituisce un nuovo atteggiamento verso tutti, una vita nuova.
Nel raggio inizia quindi un atteggiamento che continua tutta la vita. La preoccupazione, cioè, di verificare la tradizione e la realtà cristiana non deve essere limitata al momento del raduno di raggio, altrimenti si svuota di valore; tu la devi portare dappertutto, devi renderla immanente a tutti i tuoi gesti e a tutti gli aspetti della tua vita (famiglia, scuola, amicizie, interessi) come una cosa che continui a guardare con la coda dell’occhio qualunque cosa tu stia facendo.
Fino a quando la realtà cristiana non diventa criterio di vita, mentalità e sensibilità, l’adesione ad essa è in qualche modo parziale o fragile e non intensamente personale: così non ti può rendere veramente adulto come cristiano.
Quello che iniziamo al raggio, quindi, non dev’essere un interesse isolato, ma deve provocare il ridestarsi di un’attenzione tale da rendere istintivo il continuo confronto di tutto con il Cristianesimo.
Gesù incominciò a predicare dicendo; «cambiate mentalità» e portò una misura nuova di confronto con le cose: «venite provate».
Questo metodo di confronto – prima o poi – ci fa capire che la proposta cristiana è l’unica giusta, è vera.

3. I frutti di un vissuto impegno di raggio.

1. Apertura senza limiti.
Noi ci raccogliamo al raggio per buttarci – con sempre crescente consapevolezza e apertura – dentro l’oceano di rapporti di cui la vita è fatta. Vivendo lo spirito del raggio cresce in te un atteggiamento per cui diventi amico di tutto, diventi attento e cordiale verso tutto. Non c’è innanzitutto bisogno di rinunciare a nulla, ma di trovare il vero senso di tutto: è questo il costante sforzo del cristiano, – la sua fondamentale penitenza

2. Chiarezza di ideale (cioè punto di vista o riferimento ben preciso).
Ti troverai quindi disposto a vivere tutti gli aspetti della vita, ma con una preoccupazione precisa: quella di affrontare tutti i rapporti riferendoti alla parola di Cristo e alla realtà della Sua comunità, – quella di portare nei rapporti con tutti lo spirito e l’amore della comunità della Chiesa.
Non puoi verificare il Cristianesimo se non lo tieni come unico criterio di confronto. La chiarezza del criterio comunitario ti farà sperimentare come la realtà cristiana rinnovi e valorizzi integralmente la vita.

3. Libertà e sincerità di giudizio.
Applicare quel criterio a tutto non è affatto un vendere il cervello all’ammasso, ma anzi è un richiamarti a un impegno e a una responsabilità personali.
Infatti la comunità della Chiesa. – anche attraverso le espressioni di questo breve suo brano che è G.S. – afferma che vale la pena di vivere solo se affronti la vita con il suo criterio, e conclude dicendoti: «vieni e prova» cioè: «vieni e giudica tu». C’è un criterio più personale, più immanente a te di questo? Cfr. quello che disse Filippo a Natanaele: «vieni a vedere».
La comunità della Chiesa, con i tuoi genitori, è l’unica cosa che non ha alcun interesse a ingannarti: proprio perché sa di essere la verità non ha alcun interesse a ingannarti. Perciò essa ti offre una proposta senza equivoci: «Impegnati e giudica tu».
Ma, certo, è anche un invito scomodo questo, perché esige che sia senza equivoco anche il tuo desiderio di verità, altrimenti ti può succedere di ascoltare senza ascoltare, di avere occhi e non vedere
In te deve accadere continuamente quello che il Vangelo ripete spesso: «...e credettero in Lui i suoi discepoli», – in un approfondimento progressivo di cui non si possono immaginare gli sviluppi.

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Dicevamo la volta scorsa che il raggio non è un momento conchiuso in se stesso, ma è l’inizio di una vita. Dobbiamo tener sempre ben presente che il Cristianesimo non è veramente accettato se non diventa una trasformazione della vita; la convinzione cristiana non può neanche nascere se non scoprendo il Cristianesimo come una nuova esistenza, migliore della prima.

Le «iniziative»

I° - Nella nostra terminologia, si chiama iniziativa quell’aspetto della vita, quell’interesse che cercassimo di affrontare, concepire e sviluppare dal nuovo punto di vista cui la comunità cristiana ci vuole educare. L’iniziativa è cioè un interesse reale, genuino della vita, affrontato però con il criterio della comunità cristiana. Per essere veramente cristiani occorre innanzitutto una sincerità e autenticità umana.
Il Signore è diventato uomo ed è vissuto come ogni altro immergendosi in tutti gli interessi, i bisogni e le esigenze umane: la famiglia, l’amicizia, la stanchezza, la politica, la socialità. Ha vissuto la passione della vita così come Dio, attraverso la natura, l’ha messa nella nostra esistenza. Dio è diventato uomo, si è inserito in un popolo con solidarietà così intensa che non ha comunicato che a lui le parole che avrebbero salvato il mondo; e le disse proprio secondo la sintassi e le espressioni del Suo paese. I pagani, più disponibili ed aperti, Lo avrebbero assolto con gioia e Lo avrebbero seguito: «Se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i miracoli compiuti in mezzo a voi, già da gran tempo avrebbero fatto penitenza cinti di cilicio e di coperti di cenere» (Mt. 11. 21). Ma Egli non si allontana dal Suo paese perché il Padre gli ha assegnato quell’ambito preciso. «Non sono stato mandato che alle pecore sperdute della casa d’Israele» (Mt. 15, 24).
Se noi non siamo veramente umani, quando incontreremo la Grazia e il Soprannaturale li sentiremo come una strana maschera da sovrapporre ai nostri lineamenti. Bisogna essere sinceri e leali con ciò che i nostri bisogni umani rappresentano, con le nostre aspettative, con i nostri gusti, con tutto; bisogna vivere veramente: è questa la prima condizione per sviluppare una verifica della realtà cristiana. Se non siamo inseriti nella vita con sensibilità, intensità e consapevolezza, come faremo a testimoniare: «la parola di Dio redime l’umano?».
Sono i tipi più intensi e più sinceri umanamente che nella comunità del raggio ci illuminano e stimolano di più.

L’iniziativa è un «lavoro»

II° - L’insieme delle iniziative rappresenta quantitativamente la vita di G. S. ed è il principio di una trasformazione in senso cristiano di tutte le componenti della vita e della società.
Siccome ognuno ha la propria fisionomia, si sentirà portato a impegnarsi più nell’una che nell’altra iniziativa: non bisogna cioè essere artificiosi e pretendere di fare tutto, ma tenere presenti le particolari inclinazioni che la natura ci ha dato. Ciò non dispensa dal dovere di vivere ciascuna iniziativa nel contesto di tutte le altre, perché nessuna è conchiusa in sé, ma tutte insieme costituiscono la vita di G. S..
Le iniziative hanno l’intensità di un gusto umano, soddisfano un richiamo della nostra natura al bisogno espressivo, sono una strada per la nostra completezza finale: ma il cambiamento di mentalità applicato ad esse, la metanoia, è un lavoro, perciò le iniziative risultano anche fatica.
Questo aspetto più duro desta obbiezioni negli altri che non hanno provato, e in noi quando siamo stanchi e la vivacità d’impegno è diventata meccanica abitudine.
La comunità ci invita a vivere le iniziative con intelligenza, nel contesto totale e secondo la loro funzione, con libertà. E’ proprio la fatica di vivere i propri interessi affrontandoli da un altro punto di vista, quello della comunità cristiana, che ti libera. Perciò la fatica delle iniziative è la fatica della libertà. Nella misura in cui la rifiuti, ricadi nel meccanismo e nell’istintività (che è una spontaneità non giusta, infraumana), dalla quale altri facilmente prenderà spunto per spadroneggiare su di te.

L’iniziativa strumento educativo

III° - Il raggio ha un valore di richiamo iniziale, tanto è vero che è generico; il suo effetto più immediato è la sorpresa di far trovare aperta di fronte una strada. Ma da solo non basterebbe per compiere quella verifica della realtà cristiana che ci proponiamo.

E’ attraverso il complesso degli interessi vissuti secondo un nuovo punto di vista che noi ci trasformiamo, diventiamo «lievito» che trasforma gli altri, e la comunità di conseguenza si ingrossa.

La parola di Cristo fiorisce dentro la terra del nostro interesse, del nostro bisogno e gusto umano, ma li trasforma e ne cambia i termini dandoci la speranza del loro compiersi.

E’ per noi, quindi, e non per irretire gli altri, che facciamo le iniziative: è per provare che il Cristianesimo risponde alla mia vita e io mi riconosco in esso. La intensa vita della comunità ci fa capire e condividere le parole di S. Paolo: «Per me vivere è Cristo». Perciò le iniziative servono innanzitutto a noi, a renderci concreti, a darci la possibilità di una testimonianza vera, che renda vivo il raggio e ogni volta nuovo. Se in un raggio gli interessi sono troppo spesso prediche o teorie e non brani di vita presentiti, desiderati, provati o falliti, è segno che i suoi componenti non vivono le iniziative.

L’iniziativa come apertura

IV° - Più che una ricercata espressione, come invece è il raggio, l’iniziativa è un modo di stare insieme con gli altri, di convivere con loro.
In un primo momento è il modo di vivere tra noi, poi si rivela come il livello o il campo in cui possiamo convivere e dialogare anche con compagni che non hanno la nostra idea.

Questa convivenza non è giusta se io non metto nel gusto e nel bisogno che mi unisce agli altri il punto di vista della realtà cristiana che attraverso la comunità mi arriva. Solo così l’altro capirà allora che qualcosa di nuovo mi rivalorizza tutte le cose meglio che la sua concezione non faccia.
Attraverso le iniziative, quindi, la comunità cristiana diventa lievito di una società nuova intervenendo in una realtà di valori naturali umani che cristiana può non essere ancora.

Le iniziative più importanti

V° - Uno non deve mettere da parte niente della sua personalità per essere cristiano, ma dall’adesione al Cristianesimo sarà rinnovato tutto: il rapporto con padre e madre, con i fratelli, con i compagni di classe; il rapporto con tutte le cose. Per questo occorre sottolineare che le iniziative devono continuare attraverso noi anche quando non siamo fisicamente presenti nella comunità, anche durante le vacanze, per esempio, proprio perché esse sono la trasformazione di ogni gesto e rapporto, un nuovo modo di vivere anche il riposo e lo svago.
Ma ci sono dei valori che dentro tutta la vasta trama dal nostro gioco di uomini e quindi nella nostra comunità cristiana hanno una importanza particolare perché determinano l’ordine di tutto. Ci sono dei valori che catalizzano tutti gli altri interessi. Essi sono:
• La Cultura, visione unitaria di tutto;
• La Caritativa, educazione alla legge del mio essere, che è l’amore;
• Le Missioni, educazione ad una apertura senza confini. Questi tre valori entrano in tutto, trasformano tutti i nostri rapporti: costituiscono l’ispirazione cristiana che deve invadere tutto ciò che facciamo.

Ma c’è una iniziativa che anima qualsiasi altra, che dà chiarezza ad ogni interesse, che dà unità alla vita: è la preghiera. La preghiera è il terreno in cui possono alimentarsi tutti i nostri bisogni nel modo giusto, e riceverne il presentimento e la profezia di una completezza finale. La preghiera impegna i due fattori della nostra umanità, l’intelligenza e la volontà, e ci fa diventare saggi e liberi.

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