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Sr Josefa Menedez - Messaggio di Cristo al mondo

Autore:
Graziola, Matteo – Mangiarotti, Gabriele
Fonte:
CulturaCattolica.it

Io sono l’Amore! Il mio Cuore non può contenere la fiamma che lo divora! Amo tanto le anime da dare per esse la vita! Per amor loro ho voluto rimanere prigioniero nel tabernacolo.
Da venti secoli dimoro là, notte e giorno, velato sotto le apparenze del pane e nascosto nell’Ostia, sopportando per amore l’oblio, la solitudine, i disprezzi, le bestemmie, gli oltraggi, i sacrilegi!
Per amore delle anime ho voluto lasciare loro il Sacramento di Penitenza, per dar loro il perdono, non una volta o due, ma ogni volta che avranno bisogno di ricuperare la grazia. Là le attendo, là desidero che vengano a lavarsi delle loro colpe, non con l’acqua, ma col mio proprio sangue.
Nel corso dei secoli ho rivelato in diverse maniere il mio amore agli uomini: ho mostrato quanto Mi consuma il desiderio della loro salvezza. Ho fatto loro conoscere il mio Cuore!
Questa devozione è stata come una luce irradiante sul mondo, e oggi è il mezzo di cui si serve per commuovere i cuori la maggior parte di coloro che lavorano alla propagazione del mio Regno.
Ora però voglio qualche cosa di più, poiché se chiedo amore in cambio di quello che Mi consuma, non è questo soltanto che desidero dalle anime: bramo che esse credano alla mia misericordia, che aspettino tutto dalla mia bontà, che non dubitino mai del mio perdono!
Sono Dio, ma Dio di amore! Sono Padre, ma un Padre che ama con tenerezza e non con severità. Il mio Cuore è infinitamente santo, ma anche infinitamente sapiente e, conoscendo la miseria e la fragilità umana, si china verso i poveri peccatori con una misericordia infinita.
Amo le anime dopo il primo peccato, se vengono a chiederMi umilmente perdono, le amo ancora dopo che hanno pianto il secondo peccato, e se cadessero non dico un miliardo di volte, ma dei milioni di miliardi, Io le amo e le perdono sempre, e lavo nello stesso mio sangue l’ultimo come il primo peccato.
Non Mi stanco mai delle anime e il mio Cuore aspetta continuamente ch’esse vengano a rifugiarsi in lui, e ciò tanto più quanto più sono miserabili! Un padre non si prende forse più cura del figlio malato che di quelli sani? Le sue premure e le sue delicatezze non sono forse più grandi per lui? Così il mio Cuore effonde sui peccatori, con più larghezza ancora che sui giusti, la sua compassione e la sua tenerezza.
Ecco ciò che desidero far sapere alle anime: insegnerò ai peccatori che la misericordia del mio Cuore è inesauribile; alle anime fredde e indifferenti che il mio Cuore è un fuoco che vuole infiammarle, perché le ama; alle anime pie e buone che il mio Cuore è la via per progredire verso la perfezione e giungere con sicurezza al termine beato.
Infine, alle anime a Me consacrate, ai Sacerdoti, ai Religiosi, alle anime elette e predilette, Io chiedo una volta di più che Mi diano la loro fiducia e non dubitino della mia misericordia! E’ tanto facile attendere tutto dal mio Cuore!

Voglio perdonare! Voglio regnare! Voglio perdonare alle anime e alle nazioni! Voglio regnare sulle anime, sulle nazioni, sul mondo intero! Voglio diffondere la mia pace fino alle estremità della terra, ma soprattutto su questo suolo benedetto, culla della devozione al mio Cuore.
Sì, voglio essere la sua pace, la sua vita, il suo re. Io sono la sapienza e la felicità. Sono l’amore e la misericordia. Sono la pace e regnerò!
Per cancellare la sua ingratitudine effonderò un torrente di misericordia. Per riparare le sue offese sceglierò delle vittime che otterranno perdono...
Sì, ci sono nel mondo molte anime generose che Mi daranno tutto quello che posseggono perché Io mi possa servire di loro secondo i miei desideri e la mia volontà.
Per regnare, comincerò col fare misericordia, poiché il mio regno è di pace e di amore: ecco lo scopo che voglio raggiungere, ecco la mia Opera d’Amore! …

Il mio invito lo rivolgo a tutti: alle anime consacrate e a quelle del mondo, ai giusti e ai peccatori, ai dotti e agli ignoranti, a chi comanda e a chi obbedisce.
A tutti Io dico: Se volete la felicità, Io lo sono.
Se cercate la ricchezza, Io sono la ricchezza senza fine.
Se bramate la pace, Io sono la pace...
Io sono la misericordia e l’amore! Voglio essere il vostro re …

Vengo a consumarti e ad infiammarti! Ecco tutto il mio desiderio. Infiammare le anime, incendiare il mondo. Purtroppo, le anime respingono la fiamma! Ma io trionferò: esse saranno mie e Io il loro Re! Soffri con Me affinché il mondo Mi conosca e le anime vengano a Me! La sofferenza farà trionfare l’amore.

Voglio che il mondo lo conosca. Voglio che si sappia il mio amore! Lo sanno, gli uomini, ciò che ho fatto per loro? …

Scrivi Josefa: Un padre aveva un unico figlio. Potenti, ricchi, circondati di buon numero di servi, di tutto quello che fa il decoro e l’agiatezza e la comodità della vita, nulla mancava loro per essere felici. Il, figlio bastava al padre, il padre al figlio e tutt’e due trovavano l’uno nell’altro una piena felicità, mentre i loro cuori nobili, generosi, si volgevano con delicata carità verso le miserie altrui. Ora accade un giorno che uno dei servi di quell’ottimo padrone cadde malato. La malattia si aggravò tanto che per sottrarlo alla morte non c’era più speranza che nelle cure più assidue e nei più energici rimedi. Ma il servo stava a casa sua, povero e solo. Che fare per lui? Abbandonarlo e lasciarlo morire? Il padrone buono non può risolversi a questo pensiero. Mandargli uno dei servi? Ma il suo cuore potrà riposare in pace su cure prestate più per interesse che per affetto? Mosso dalla compassione, chiama il figlio e gli confida le sue ansie: gli espone le condizioni di quel poveretto sul punto di morire. Aggiunge che solo assidue e amorevoli cure potrebbero rendergli la salute e assicurargli una lunga vita. Il Figlio, il cui cuore batte all’unisono con quello del padre, si offre, se tale è la sua volontà, di curarlo egli stesso con molta vigilanza, non risparmiando né pene né fatiche, né veglie, finché non sia tornato in salute. Il padre acconsente: fa il sacrificio della dolce compagnia di questo figlio che, sottraendosi alla tenerezza paterna, si costituisce servo e discende alla casa di colui che, in realtà, è suo servo. Trascorre così vari mesi al capezzale dell’infermo, vegliandolo con delicatezza attenta e prodigandogli mille cure e provvedendo non soltanto a ciò che richiede la sua guarigione, ma anche al suo benessere, finché non giunge a rendergli le forze. Il servo allora, pieno di ammirazione alla vista di ciò che ha fatto per lui il suo padrone, gli domanda come potrà esprimere la sua riconoscenza e corrispondere a così meravigliosa e insigne carità. Il figlio gli consiglia di presentarsi al padre e, guarito com’è, offrirsi a lui per essere il più fedele dei suoi servi, in cambio della sua grande liberalità. Quell’uomo allora si presenta al padrone e nella convinzione di ciò che gli deve, esalta la sua carità e quel che è meglio ancora, si offre a servirlo senza alcun interesse, poiché al servizio di un tal signore, non ha bisogno di essere pagato come un servitore, essendo stato trattato e amato come un figlio! Questa parabola non è che una debole immagine del mio amore per gli uomini e della risposta che aspetto da loro. La spiegherò gradatamente affinché tutti conoscano il mio Cuore!.
Gesù tace un istante e quindi procede con ardore:
Aiutami, Josefa, aiutaMi a manifestare il mio Cuore agli uomini! Ecco che sto per dir loro che invano cercano la felicità fuori di Me: non la troveranno!... Tu, soffri e ama, poiché dobbiamo conquistare le anime!.

Dio creò l’uomo per amore. Lo collocò sulla terra in condizioni tali che niente potesse mancare quaggiù alla sua felicità, mentre aspettava l’eterna. Ma per avervi diritto doveva osservare la legge dolce e sapiente imposta dal Creatore.
L’uomo, infedele a questa legge, cadde gravemente malato: commise il primo peccato. L’uomo, cioè il padre e la madre, il ceppo del genere umano. Tutta la posterità fu macchiata della sua bruttura. In lui l’umanità intera perdette il diritto alla felicità perfetta che Dio gli aveva promesso e dovette, d’allora in poi, tribolare, soffrire, morire.
Dio nella sua beatitudine: non ha bisogno né dell’uomo né dei suoi servizi: basta a sé stesso. La sua gloria è infinita e niente la può diminuire. Tuttavia, infinitamente potente, è anche infinitamente buono. Lascerà soffrire e morire l’uomo creato per amore? no, gli darà una nuova prova di questo amore e, ad un male così estremo, applicherà un rimedio di valore infinito.
Una delle Persone della SS.ma Trinità prenderà l’umana natura e riparerà divinamente il male cagionato dal peccato. Il Padre dà il suo Figlio. Il Figlio sacrifica la sua gloria scendendo in terra non in qualità di signore, di ricco, di potente, ma nella condizione di servo, di povero, di bambino.
La vita che Egli condusse in terra la conoscete tutti. Sapete come dal primo momento della mia incarnazione, Mi sottomisi a tutte le miserie della natura umana.
Bambino soffrii il freddo, la fame, la povertà e le persecuzioni.
Nella mia vita di operaio fui spesso umiliato e disprezzato come il figlio di un povero falegname. Quante volte il mio padre adottivo ed io, dopo aver portato il peso di una lunga giornata di lavoro, ci trovavamo la sera ad aver appena guadagnato quanto bastava ai bisogni della famiglia... E così sono vissuto per trenta anni!
Allora abbandonai la dolce compagnia di mia Madre, Mi consacrai a far conoscere il mio Padre celeste, insegnando a tutti che Dio è carità. Sono passato facendo bene ai corpi e alle anime: ai malati ho dato la salute, ai morti la vita, alle anime?... ah! alle anime... ho reso loro la libertà perduta col peccato, ho loro aperto le porte della vera ed eterna patria. Venne poi l’ora in cui per comprare la loro salvezza il Figlio di Dio volle dare la sua stessa vita! E in qual maniera morì? circondato da amici?... acclamato come benefattore?... Anime carissime, voi ben sapete che il Figlio di Dio non ha voluto morire così: Egli non aveva sparso altro che amore, fu vittima dell’odio... Egli aveva portato la pace al mondo, fu oggetto di crudeltà accanita... Egli aveva reso la libertà agli uomini: fu imprigionato, legato, maltrattato, calunniato e morì infine su una croce tra due ladroni, disprezzato, abbandonato, povero e spogliato di tutto. Così Egli si immolò per salvare gli uomini... così compì l’Opera per la quale aveva lasciato la gloria del Padre suo: l’uomo era malato e il Figlio di Dio scese verso di lui. Non soltanto gli rese la vita, ma gli meritò la forza e i mezzi necessari per acquistare quaggiù il tesoro dell’eterna felicità.
Come ha risposto l’uomo a tale favore? Si è offerto come il buon servitore al servizio del Padrone divino senza altro interesse che gli interessi di Dio?...
Qui bisogna distinguere le differenti risposte dell’uomo al suo Dio.

Parlerò dapprima a coloro che non Mi conoscono. Sì, a voi, carissimi figli, che fino dall’infanzia viveste lontani dal Padre. Venite!
Vi dirò perché non Lo conoscete: e quando comprenderete chi Egli sia, e quale Cuore amante e tenero abbia per voi, non potrete resistere al suo amore. Non accade spesso a coloro che crescono lontano dalla casa paterna di non provare alcun affetto per i genitori?... Ma se un giorno sperimentano la tenerezza del padre e della madre non li amano forse più ancora di quelli che non hanno mai lasciato il loro focolare?

A voi, che non soltanto non Mi amate, ma Mi odiate e perseguitate, Io chiederò soltanto: ‘Perché quest’odio accanito?... Che cosa vi ho fatto perché Mi maltrattiate così?...’. Molti non si sono mai fatti questa domanda, ed ora che Io stesso la rivolgo loro, forse risponderanno: ‘Non so’.
Ebbene risponderò per voi! Se dalla vostra infanzia non Mi avete conosciuto, è stato perché nessuno vi ha insegnato a conoscerMi
. E mentre voi crescevate le inclinazioni naturali, l’attrattiva per il piacere e per il godimento, il desiderio della ricchezza e della libertà sono cresciuti con voi. Poi un giorno avete inteso parlare di Me. Avete sentito dire che per vivere secondo la mia volontà occorreva amare e sopportare il prossimo, rispettare i suoi diritti e i suoi beni, sottomettere e incatenare la propria natura: insomma, vivere sotto una legge.
E voi che fino dai primi anni non viveste che eseguendo il capriccio della vostra volontà e forse gli impulsi delle passioni, voi che non sapevate di quale legge si trattasse, avete protestato con forza: ‘Non voglio altra legge che me stesso, voglio godere di essere libero!’
Ecco come avete incominciato ad odiarMi ed a perseguitarMi!
Ma Io che sono vostro Padre vi amavo e mentre con tanto accanimento lavoravate contro di Me, il mio Cuore più che mai si riempiva per voi di tenerezza. Così trascorsero gli anni della vostra vita... forse numerosi...
Oggi non posso più a lungo contenere il mio amore per voi! E vedendovi in guerra aperta contro Colui che tanto vi ama, vengo a dirvi Io stesso quello che sono. Sono Gesù, e questo nome significa Salvatore. Perciò ho le mani forate dai chiodi che Mi tennero confitto alla croce su cui sono morto per vostro amore... I miei piedi portano i segni delle stesse piaghe e il mio Cuore è aperto dalla lancia che mi trafisse dopo la mia morte!...
Così Io mi presento a voi per insegnarvi chi sono Io e quale è la mia legge. Non v’intimorite, è legge di amore!... Allorché Mi conoscerete troverete la pace e la felicità. Vivere come orfani è triste! Venite, figli, venite al Padre vostro!

Andiamo incontro a quelle povere anime che Mi perseguitano perché non Mi conoscono. Voglio dir loro chi sono Io, e ciò che esse sono:
Sono il vostro Dio e il vostro Padre! Il vostro Creatore e il vostro Salvatore! Voi siete mie creature, miei figli, miei redenti anche, poiché a prezzo della mia vita e del mio sangue vi ho liberati dalla schiavitù e dalla tirannia del peccato. Voi avete un ‘anima grande, immortale e creata per una beatitudine eterna: una volontà capace di bene, un cuore che ha bisogno di amare e di essere amato...
Se voi cercate nei beni terrestri e passeggeri l’appagamento delle vostre aspirazioni, avrete sempre fame e non troverete mai l’alimento che pienamente sazia. Vivrete sempre in lotta con voi stessi, tristi, inquieti, turbati.
Se siete poveri e vi guadagnate il pane col lavoro, le miserie della vita vi colmeranno di amarezza. Sentirete dentro di voi insorgere l’odio contro i vostri padroni e forse giungerete al punto di desiderare la loro sventura affinché anch’essi siano soggetti alla legge del lavoro. Sentirete pesare su di voi la stanchezza, la rivolta, la disperazione stessa, perché la vita è triste e poi, alla fine, bisognerà morire!...
Sì, umanamente considerato, tutto ciò è duro! Ma io vengo a mostrarvi la vita in una realtà opposta a quella che voi vedete:
Voi che, privi dei beni terreni, siete obbligati al lavoro sotto la dipendenza di un padrone, per sovvenire ai vostri bisogni non siete affatto degli schiavi, ma creati per essere liberi... Voi che cercate l’amore, e vi sentite sempre insoddisfatti, siete fatti per amare, non ciò che passa, ma ciò che è eterno.
Voi che amate tanto la vostra famiglia, e che dovete assicurarle, per quanto dipende da voi, il benessere e la felicità quaggiù, non dimenticate che, se la morte ve ne separerà un giorno, non sarà che per breve tempo...
Voi che servite un padrone e che dovete lavorare per lui, amarlo e rispettarlo, prender cura dei suoi interessi, farli fruttare col vostro lavoro e la vostra fedeltà, non dimenticate che questo padrone non è vostro padrone che per pochi anni, poiché la vita scorre rapida e vi conduce là dove non sarete più degli operai, ma dei re per l’eternità!
L’anima vostra, creata da un Padre che vi ama, non di un amore qualsiasi, ma di un amore immenso ed eterno, troverà un giorno, nel luogo della felicità senza fine preparatovi dal Padre, la risposta a tutti i suoi desideri!
Là troverete la ricompensa al lavoro di cui avrete sopportato il peso quaggiù.
Là troverete la famiglia tanto amata sulla terra e per la quale avrete sparso i vostri sudori.
Là vivrete eternamente, poiché la terra non è che un’ombra che scompare e il cielo non passerà mai!
Là vi unirete al Padre vostro che è vostro Dio. Se sapeste quale felicità vi attende!
Forse ascoltandomi direte: ‘In quanto a me non ho la fede, non credo all’altra vita!’. Non avete fede? Ma allora, se non credete in Me, perché Mi perseguitate? Perché vi ribellate alle mie leggi, e combattete quelli che mi amano? […]
Non credete alla vita eterna?... DiteMi se vivete felici quaggiù; non sentite anche voi il bisogno di qualche cosa che non potete trovare sulla terra?
Quando cercate il piacere e lo raggiungete, non vi sentite soddisfatti... Se volete accumulare ricchezze e riuscite ad ottenerle non vi sembrano mai bastanti... Se avete bisogno di affetto e se lo trovate un giorno, presto ne siete stanchi... No, nulla di tutto ciò è quello che voi cercate!...
Ciò che bramate non lo troverete sicuramente quaggiù, perché ciò di cui avete bisogno è la pace, non quella del mondo, ma quella dei figli di Dio, e come potrete trovarla in seno alla rivolta? Ecco perché voglio mostrarvi dove è questa pace, dove troverete questa felicità, dove estinguerete quella sete che vi tortura da così lungo tempo.
Non ribellatevi se Mi sentite dire: tutto ciò lo troverete nel compimento della mia legge: no, non spaventatevi di questa parola: la mia legge non è tirannica, è una legge d’amore! Sì, la mia legge è d’amore perché sono vostro Padre.

Voglio insegnarvi ciò che è questa legge, e ciò che è il mio Cuore che ve la dà, questo Cuore che non conoscete e che così spesso ferite! Voi Mi cercate per darMi la morte, ed Io vi cerco per darvi la vita! Chi di noi trionferà? E la vostra anima rimarrà sempre così dura nel contemplare Colui che vi ha dato la sua vita e tutto il suo amore?

Josefa, vuoi che ti manifesti i miei desideri? Guarda le mie piaghe: vorrei farvi penetrare i peccatori. Sì, in questa notte, voglio attirare in esse molte anime! Prendi la mia croce, i chiodi, la corona. Io andrò in cerca delle anime e quando saranno sull’orlo dell’abisso concederò loro la luce perché ritrovino la vera vita. Prendi la mia croce, custodiscila bene!... Tu sai che è un grande tesoro!. […]
E ora vado a cercare le anime perché voglio che tutte Mi conoscano e Mi amino!. […]
Non posso più contenere l’amore che ho per esse, e l’amore è così grande che trionferà di ogni resistenza! Si, voglio che Mi amino! Voglio essere il loro re! Andiamo ad attirarle nelle mie piaghe. Andrò a cercarle, e quando le avrò trovate, tornerò a riprendere la mia croce. Ora, Josefa, soffri per Me!... […]

La società è pervertita allorché coloro che la governano agiscono senza giustizia e senza verità. Ma quando il capo sa dirigerla, certo ancora molti seguiranno le vie storte, ma la maggioranza andrà in massa incontro alla luce e alla verità... Lo ripeto, la mia grazia accompagnerà le mie parole e coloro che le faranno conoscere: la verità trionferà, la pace governerà le anime e il mondo!... Il mio regno verrà. […]

[Gesù si rivolge poi ai cristiani che hanno abbandonato la fede e la Chiesa e le perseguitano (riferendosi alle ideologie del Novecento)]:

So che non Mi conoscete e che non Mi amate, anzi Mi odiate e Mi perseguitate. Tuttavia Io vi amo di un amore infinito. Voglio farvi conoscere quell’eredità a cui avete diritto, e il poco che dovete fare per acquistarla: Credete al mio amore e alla mia misericordia. Mi avete offeso: Io vi perdono. Mi avete perseguitato: Io vi amo. Mi avete ferito con le parole e le opere: voglio farvi del bene e aprirvi i miei tesori. Non pensate che Io ignori quale fu la vostra vita fin qui: so che avete disprezzato le mie grazie, forse anche profanato i miei Sacramenti. Ma vi perdono!... E se volete vivere felici in terra e assicurare nello stesso tempo la vostra eternità, fate d’ora innanzi quanto vi dirò. […]

L’uomo non è creato per restare sempre quaggiù: è fatto per l’eternità. Se dunque è immortale, deve vivere non per quello che muore, ma per ciò che dura. Giovinezza, ricchezza, sapienza, gloria umana, tutto questo è un niente... passa e finisce! Dio solo sussiste in eterno! Il mondo e l’umana società sono pieni di odio e di continue lotte, popoli contro popoli, nazioni contro nazioni, individui contro individui, perché il fondamento della fede è quasi del tutto scomparso.
Rinasca la fede e tornerà la pace e regnerà la carità! La fede non nuoce alla civiltà, né si oppone al progresso. Anzi, più è radicata negli individui e nei popoli, più crescono in loro la saggezza e la scienza, poiché Dio è sapienza e scienza infinita. Ma dove non c’è più la fede, la pace scompare, e con essa la civiltà, la cultura, il vero progresso...
poiché Dio non è nella guerra!... Allora non ci sono che divisioni di idee, lotte di classe, e nell’uomo stesso ribellione delle passioni contro il dovere. Allora sparisce tutto ciò che fa la nobiltà dell’uomo: non rimane che la rivolta, l’insubordinazione, la guerra!...

Ah! Lasciatevi convincere dalla fede e sarete grandi! Lasciatevi dominare dalla fede e sarete liberi! Vivete secondo la fede e non morrete eternamente!

(da: Josefa Menendez, Invito all’Amore, ed. Shalom, pp. 331ss)

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