Utilizzate, per favore, con zelo il Compendio e il Catechismo della Chiesa Cattolica!
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"Sebbene sia necessario esprimersi con forza contro i mali che ci minacciano, dobbiamo correggere l'idea che il cattolicesimo sia solo "una serie di proibizioni". Occorrono qui una solida catechesi e un'attenta "formazione del cuore", e a questo proposito in Irlanda siete benedetti da solide risorse nella vostra rete di scuole cattoliche e da tanti insegnanti religiosi e laici impegnati, che si dedicano con serietà all'educazione dei giovani. Continuate ad incoraggiarli nel loro lavoro e assicuratevi che i loro programmi catechetici siano fondati sul Catechismo della Chiesa, come pure sul nuovo Compendio. Bisogna evitare una presentazione superficiale dell'insegnamento cattolico, perché solo la pienezza della fede può comunicare la forza liberatrice del Vangelo. Esercitando la vostra vigilanza sulla qualità dei programmi di studio e dei libri utilizzati, e proclamando la dottrina della Chiesa nella sua interezza, esercitate la vostra responsabilità di annunciare "la parola (...) in ogni occasione opportuna e non opportuna (...) con ogni magnanimità e dottrina" (2 Tm 4,2)" [Discorso di Benedetto XVI ai Vescovi di Irlanda in visita ad Limina Apostolorum].
Dio o c’è o non c’è. Ci sono solo due opzioni. O si riconosce la priorità della ragione, della Ragione creatrice che sta all’inizio di tutto ed è principio di tutto (Dei Verbum n. 3) - la priorità della ragione è anche priorità della libertà - o si sostiene la priorità dell’irrazionale anche fideistico, emotivo, per cui tutto quanto funziona sulla nostra terra e nella nostra vita sarebbe solo occasionale, marginale, un prodotto irrazionale - la ragione sarebbe addirittura un prodotto della irrazionalità.
In questo orizzonte occorre mettere a fuoco il rapporto tra Scrittura, anima di tutta la vita e la missione della Chiesa, soprattutto nella attenta “formazione del cuore” e l’intelligenza ecclesiale della fede cioè il Catechismo della Chiesa Cattolica, il Compendio. Questo è il tema del Sinodo nell’ottobre del 2008. Certo i pastori, che non hanno dal ministero pastorale l’abilitazione all’insegnamento della teologia scientifica, e quindi attingono dai teologi l’argomentare più adeguato all’intelligenza della fede di fronte all’attuale contesto culturale, però sono loro abilitati, responsabili nell’annunciare “la parola (…) in ogni occasione opportuna e non opportuna (…) con ogni magnanimità e dottrina” (2 Tm 4,2). E il ministero dell’annuncio si impone anche per la teologia, oggi attraverso lo strumento del Catechismo della Chiesa Cattolica, come pure sul nuovo Compendio.
L’assimilazione più profonda del Catechismo nella vita e nella missione della Chiesa è ancora in fieri. Ma ormai urge che la predicazione e l’annunzio vi trovino un aiuto nel cogliere e trasmettere la dottrina della Chiesa nella sua interezza, nella certezza, nella chiarezza e nella bellezza della fede cattolica che rendono luminosa la vita dell’uomo anche oggi. A questa oggettività di una solida catechesi, necessaria ma non sufficiente perché occorre anche un’attenta “formazione del cuore” cioè il connubio di oggettività e soggettività con testimoni entusiasti ed entusiasmanti. Oggi la teologia, che per via di un’eccessiva specializzazione e dell’inaridimento razionalista rischia di farsi sterile e grigia, deve nuovamente cogliere, attraverso il silenzio e la contemplazione di chi insegna e di chi studia,la “meravigliosa unità del mistero di Dio” (Giovanni Paolo II, Costituzione apostolica Fidei depositum per la pubblicazione del Catechismo, n. 3) e giungere alle gioie della bellezza della fede e a meravigliarsi della sua forza vitale; la catechesi deve trarne incoraggiamento nel riconoscere suo compito prioritario la trasmissione della dottrina della fede evitando proposte teologiche non sufficientemente fondate relative soprattutto alla confessione di fede cristologica. Per tutti i credenti, compresi quelli che hanno la vocazione nella Chiesa all’insegnamento della teologia scientifica, il Catechismo è “una norma sicura per l’insegnamento della fede (ibid., n. 4), deve aiutarli a conoscere meglio la loro fede, a viverla più profondamente e a trasmetterla con più convinzione. L’insegnamento conciliare, cui si rifà il Catechismo, ha posto in evidenza gli elementi specifici del compimento della rivelazione, intesa come manifestazione del Dio dal volto umano in Gesù Cristo, rivelando contemporaneamente chi è Dio, Padre che vuole tutti salvi e chi è l’uomo, come fu inteso nella creazione e a cosa è destinato con l’incarnazione, passione, morte, risurrezione, ascensione e invio dello Spirito. E’ il risultato della libera e assoluta iniziativa di Dio. Il suo oggetto è Dio stesso e i propositi della sua volontà, vale a dire che Dio non ci fa semplicemente conoscere qualche cosa, bensì se stesso, come Dio vivente in Gesù Cristo, suo Figlio, soggetto e non oggetto della teologia, della catechesi. La sua finalità è la comunione e la partecipazione di vita con il Padre, resa possibile mediante Gesù Cristo per opera dello Spirito Santo che ci fa figli nel Figlio. La Sacra Scrittura non va letta come un Catechismo ma pregarla realmente come Parola di Dio che parla, ponendosi in colloquio, in preghiera con Dio, in comunione con la famiglia di Dio. Quindi non si può leggere da soli la Sacra Scrittura. Importante leggere la Bibbia in modo molto personale, in un colloquio personale con Dio, ma nello stesso tempo in compagnia di persone con cui si cammina. Occorre che nella compagnia ci siano persone che conoscano ben tutte le circostanze storiche, tutti gli elementi caratteristici del passato, ma per far cogliere che parole apparentemente del passato sono anche parole del presente con gli amici che sono in cammino con me e cercano, insieme con me, come vivere con Cristo, quale vita ci viene dalla Parola di Dio.
Importante leggere la Sacra Scrittura aiutati da maestri, accompagnati dagli amici, i compagni di strada ma soprattutto nella grande compagnia del Popolo di Dio pellegrinante, cioè nella Chiesa. Con la venuta di Cristo e l’esperienza degli apostoli, la Parola si è resa definitiva, così che non vi possono essere, come è avvenuto nell’Antico Testamento, riscritture, ma nuovi approfondimenti della nostra comprensione, quindi nuovi Catechismi.
Quindi la comunione della Chiesa è il soggetto vivente della Scrittura. Ma anche adesso il soggetto principale è lo stesso Signore, il quale continua a parlare attraverso la Scrittura che è nelle nostre mani, a farsi presente ed agire nei Sacramenti, così che man mano entriamo sempre più nella comprensione, nella intelligenza della fede, come il Catechismo ci documenta.
La pienezza della rivelazione avviene in Gesù Cristo, di modo che conoscere Cristo significa conoscere Dio dal volto umano: “Chi ha visto me ha visto il Padre “ (Gv 14,9). Gesù Cristo, il Figlio eterno del Padre fatto uomo nel seno purissimo della vergine Maria per opera dello Spirito Santo, è la parola definitiva all’umanità. L’essenza specificamente cristiana è il valore definitivo e universale di Cristo nella sua rivelazione, nella sua condizione di Figlio di Dio vivente, nella sua presenza reale nella Chiesa, nella sua vita offerta e promessa come paradigma della condotta morale. La Chiesa sarà portata alla sua pienezza alla fine dei tempi (At 3,21), quando il genere umano, insieme a tutto l’universo, sarà rinnovato. La speranza rispetto alla vita del mondo futuro è costitutiva della condizione del cristiano. Siamo cristiani precisamente per la fede nella risurrezione di Cristo, principio e causa della nostra stessa risurrezione, della “mutazione”, del salto decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova avvenuta fin dal Battesimo (1 Cor 15,21).
Quando si seminano dubbi ed errori rispetto alla fede della Chiesa nella venuta del Signore nella gloria alla fine dei tempi, rispetto alla risurrezione della carne, al giudizio particolare e finale, al purgatorio, alla possibilità reale di condanna eterna (inferno) o di eterna beatitudine (paradiso), si incide negativamente sulla vita cristiana di tutti coloro che sono ancora pellegrini su questa terra, perché si resta allora “nell’ignoranza circa quelli che sono morti” e si cade nella tristezza di quanti non hanno speranza (1 Ts 4,13). Il silenzio su queste verità della nostra fede, nell’ambito della predicazione e della catechesi, è causa di disorientamento tra i fedeli che sperimentano nella propria esistenza le conseguenze della scissione tra quello in cui si crede, quello che si celebra, quello che si vive e quello che si prega. Non accade così usando il Catechismo.
A riguardo della parte morale cioè la vita in Cristo, con le drammatiche contese sui fondamenti specifici, sul rapporto tra Rivelazione e ragione, tra ragione ed essere (natura) nel Catechismo emergono le grandi decisioni fondamentali della fede. Diveniamo conformi all’essere quando diveniamo conformi a Cristo, e diveniamo conformi a Cristo quando diveniamo amanti con Lui. La sequela di Cristo e la comprensione di tutti i singoli doveri a partire dal comandamento dell’amore sono collegate l’una all’altra; entrambi non sono separabili dalla parola nascosta eppure percepibile della creazione. Così come creazione e redenzione, annuncio dell’essere e annuncio della Rivelazione sono inseparabili, così sono anche in relazione ragione e fede, essere e ragione. Nel Catechismo la ragione appartiene alla natura umana; “naturale” è per l’uomo ciò che è conforme alla sua ragione, e conforme alla sua ragione è ciò che lo apre a Dio. Parlando di natura umana come norma della morale occorre tener presente l’unità inscindibile di corpo e di anima, di dimensione spirituale e dimensione corporale nell’unico essere di ogni io. Il Catechismo non riconosce alcuna ragione “autonoma” e autosufficiente (razionalismo), nessuna ragione per la quale la barriera fra ragione ed essere, ragione e Logos di Dio sia impenetrabile, cosicché l’uomo possa e debba basarsi solo sulle proprie valutazioni per ciò che deve essere valore morale. Il catechismo conosce con la tradizione l’indebolimento della ragione appesantita dal peccato, ma conosce anche la sua non compromessa capacità di percepire il Creatore e la creazione. Questa capacità è rinnovata dall’incontro con Cristo, che come Logos di Dio non esclude la ragione, ma la riporta a sé. In questo senso, il Catechismo, proprio nella sua parte morale, è impregnato dell’ottimismo dei redenti, ben lontano dall’essere solo “una serie di proibizioni”.