Nel travaglio del nostro tempo, la fede deve veramente avere la priorità
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Questo è solo l’inizio di un colloquio di Benedetto XVI con i Vescovi svizzeri su punti cruciali di tutta la pastorale, a cominciare dalla fede in Dio. “Nel cristianesimo non si tratta di un enorme fardello di cose diverse, ma tutto ciò che dice il Credo e che lo sviluppo della fede ha svolto esiste solo per rendere più chiaro alla nostra vista il volto di Dio. Egli esiste ed Egli vive; in Lui crediamo; davanti a Lui, in vista di Lui, nell’essere – con Lui e da Lui viviamo. Ed in Gesù Cristo, Egli è, per così dire, corporalmente con noi. Questa centralità di Dio deve, secondo me, apparire in modo completamente nuovo in tutto il nostro pensare ed operare. E’ ciò che poi anima anche le attività e che, in caso contrario, possono facilmente decadere in attivismo e diventare vuote”.
In questa prima sottolineatura il Papa ricorda che la fede o risposta adeguata alla rivelazione divina guarda decisamente verso Dio e spinge a metterci continuamente in movimento verso di Lui, un affidarsi a Lui e accogliere la sua verità, in quanto garantita da Lui, che è la verità stessa. Certo la fede è sempre un dono e l’uomo, per credere, ha bisogno della grazia di Dio e dell’ausilio interiore dello Spirito santo, “il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia a tutti dolcezza nel sentire e nel credere alla verità. Affinché l’intelligenza della rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito santo per mezzo dei suoi doni perfeziona continuamente la fede” (Dei Verbum, n. 5).
Benedetto XVI sembra qui sintetizzare tre aspetti dell’insegnamento conciliare.
Primo, la fede va intesa come dedizione di tutta la persona a Dio che si rivela e si comunica. E’ ascolto e obbedienza nella sua accezione originale e, per questo, sequela. Tramite l’obbedienza della fede, l’essere umano si abbandona, interamente e liberamente, a Dio prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto della volontà, e assentendo volontariamente alla rivelazione data da lui. L’essere umano accoglie come verità ciò che Dio ha detto di sé, precisamente perché Dio la ha testimoniato, non perché lo rivela la ragione. L’aspetto dottrinale della fede – l’insieme delle verità rivelate che il Compendio propone raccolgono la testimonianza di Dio –deve essere compreso personalmente: la libera dedizione di tutta la persona a Dio che si rivela permette di accogliere la testimonianza divina. Se si dimentica questo secondo aspetto, non si comprendono le ripercussioni morali dell’atto di fede.
Secondo, l’adesione a Dio, che è la fede, ha la sua origine, il suo mezzo e il suo fine in Dio. La sua origine in Dio, perché Dio prende l’iniziativa. Molte volte e in diversi modi aveva parlato nei tempi antichi (Eb 1,1), ma in Gesù Cristo, suo Figlio incarnato, abbiamo la sua parola definitiva (Gv 1,14-16). Il suo mezzo, perché la grazia divina mette in esercizio la libertà umana e illumina la ragione affinché possa riconoscere la presenza del Signore, rendendo possibile, inoltre il primo gesto di apertura e di accoglienza proprio della semplicità di cuore (Mt 11,25), il suo fine, perché il movimento della fede tende a Dio.
Terzo, la comprensione della rivelazione è un dono dello Spirito santo che con i suoi doni, va continuamente perfezionando la fede. Senza la vita dello Spirito, la fede non si perfeziona e la rivelazione finisce col non essere compresa.
Ma il Papa richiama anche un secondo punto cruciale della fede: “L’altra cosa è che non possiamo inventare noi stessi la fede componendola di pezzi “sostenibili”, ma che crediamo insieme con la Chiesa. Non tutto ciò che insegna la Chiesa possiamo comprendere, non tutto deve essere presente in ogni vita. E’ però importante che siamo con-credenti nel grande IO della Chiesa, nel suo Noi vivente, trovandoci così nella grande comunità della fede, in quel grande soggetto, in cui il Tu di Dio e l’Io dell’uomo veramente si toccano; in cui il passato delle parole della Scrittura diventa presente, i tempi si compenetrano a vicenda, il passato è presente e, aprendoci verso il futuro, lascia entrare nel tempo il fulgore dell’eternità, dell’Eterno. Questa forma completa della fede, espressa nel Credo, di una fede in e con la Chiesa come soggetto vivente, nel quale opera il Signore – questa forma di fede dovremmo cercare di mettere veramente al centro delle nostre attività. Lo vediamo anche oggi in modo molto chiaro: lo sviluppo, là dove è stato promosso in modo esclusivo senza nutrire l’anima, reca danni. Allora le capacità tecniche crescono, sì, ma da esse emergono soprattutto nuove possibilità di distruzione. Se insieme con l’aiuto a favore dei Paesi in via di sviluppo, insieme con l’apprendimento di tutto ciò che l’uomo è capace di fare, di tutto ciò chela sua intelligenza ha inventato e che la sua volontà rende possibile, non viene contemporaneamente anche illuminata la sua anima e non arriva la forza di Dio, si impara soprattutto a distruggere. E per questo, credo, deve nuovamente farsi forte in noi la responsabilità missionaria: se siamo lieti della nostra fede, ci sentiamo obbligati a parlarne agli altri. Sta poi nella mani di Dio in che misura gli uomini potranno accoglierla”.
Vivere e operare secondo la fede significa necessariamente professare in modo completo e integrale il messaggio di Gesù Cristo, poiché una “selezione” dei diversi aspetti del suo insegnamento, i pezzi “sostenibili” nella cultura attuale, vale a dire accettarne alcuni e rifiutarne altri, non risponderebbe alla rivelazione del Padre, bensì “alla carne e al sangue” (Mt 16,17), “perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” (Mc 8,33): E’ di vitale importanza mantenere integro il deposito della fede, così come Cristo lo ha affidato alla Chiesa che oggi, in modo completo, lo propone nel Catechismo. Così fu affermato fin dai primordi della Chiesa. Dalla negazione di un aspetto della professione di fede si passa alla perdita totale della fede stessa, in quanto selezionando alcuni aspetti e rifiutandone altri non si rispetta la fede stessa, in quanto selezionando i pezzi “sostenibili” dalla attuale cultura e rifiutandone altri non si rispetta la testimonianza di Dio ma le ragioni umane. Quando si altera la chiarezza e la bellezza della fede cattolica che rendono luminosa la vita dell’uomo anche oggi tutta la vita del cristiano ne resta compromessa.
N.B.: Ho abbinato l’intervento del Papa con il documento dei Vescovi spagnoli (27-31/3/2006).