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Sacerdoti e laici nell’adempimento della missione della Chiesa

Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
«Infine vorrei soffermarmi ancora su un problema tanto urgente quanto carico di emotività: il rapporto tra sacerdoti e laici nell'adempimento della missione della Chiesa. Quanto sia importante la collaborazione attiva per la vita della Chiesa, lo scopriamo sempre di più nella nostra cultura secolare. Desidero ringraziare di cuore i laici che, in virtù della forza del battesimo, sostengono in modo vivo la Chiesa. Proprio perché la testimonianza attiva dei laici è tanto importante, è altrettanto importante che i profili specifici delle diverse missioni non vengano confusi. L'omelia durante la Santa Messa è un compito legato al ministero ordinato; quando è presente un numero sufficiente di sacerdoti e diaconi, spetta a loro la distribuzione della Santa Comunione. Inoltre, continua ad essere avanzata la richiesta perché i laici possano svolgere delle funzioni di guida pastorale. A tale riguardo, non possiamo discutere le questioni che vi sono connesse solo alla luce della pastorale, poiché qui si tratta di verità di fede, vale a dire la struttura sacramentale-gerarchica voluta da Gesù Cristo per la sua Chiesa. Poiché questa si fonda sulla Sua volontà come anche la delega apostolica poggia sul Suo mandato, esse sono sottratte all'intervento umano. Solo il sacramento dell'Ordinazione autorizza chi lo riceve a parlare e ad agire in persona Christi. E' questo, cari Confratelli, che bisogna inculcare sempre di nuovo con grande pazienza e sapienza, traendone poi le necessarie conseguenze» [Discorso ai Vescovi della Conferenza Episcopale della Repubblica Federale di Germania, il 10 novembre 2006].

Considero un avvenimento cioè la grazia di un incontro con la Persona di Gesù Cristo, che sempre dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva, constatare soggettivamente nel mio io una corrispondenza fra il magistero di Benedetto XVI e quello a cui è aperto il mio cuore di fedele, di sacerdote e per questo scrivo: perché altri, sotto la preminente azione dello Spirito, possano esperimentare analoga corrispondenza: sarebbe importante ricevere riscontri. Come constato un avvenimento continuo utilizzare il Compendio e il Catechismo della Chiesa cattolica e sentirmi nel mio io in comunione con il magistero ordinario di tutta la Tradizione che è la garanzia della comunità in quanto vive: lo strumento più grande della comunicazione del vero nella vita della Chiesa è la sua stessa continuità. Si chiama Tradizione, uno dei cinque ambiti su cui ha riflettuto il Convegno ecclesiale di Verona. La Tradizione è la coscienza della comunità che vive ora, ricca della memoria di tutta la sua vicenda storica, nell'attesa continua del mondo che continua ad accadere come speranza nel, per il mondo, non del mondo.
La presa di coscienza soggettiva con la presenza della persona di Gesù Cristo risorto non è scontata nemmeno per un fedele sacerdote, laico, consacrato, pur oggettivamente avvenuta e che avviene nei sacramenti, nella struttura sacramentale gerarchica, ma è un fatto, un avvenimento o grazia attuale che mi fa non solo sapere ma sentirmi amato con la possibilità di amare con un amore vero.
Questa corrispondenza, questa attrazione attraverso la via umana alla Verità e alla Vita è Gesù risorto che la fa accadere col dono del Suo Spirito su ogni io in relazione con volti concreti, in ogni cuore umano come grazia attuale, perché possiamo andare a Lui e lavorare nell'attesa subito di continui doni e della vita eterna del mondo che verrà. Ma dove poter abbracciarLo sempre? La Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi è l'ambiente in cui può accadere l'incontro con la persona di Gesù risorto a due livelli:

  • oggettivo: attraverso la preghiera la cui anima è la Sacra Scrittura, il settenario sacramentale soprattutto l'Eucaristia, la struttura sacramentale - gerarchica, il rapporto con la Madre di Dio e tutti i Santi, tutti i battezzati, missionariamente tutti gli uomini;
  • soggettivo: quando accade una corrispondenza, un rimando a Lui, attraverso il volto di persone concrete, viene facilitato l'incontro con Lui perché si percepisce a livello esistenziale più intensamente il senso di una vita vera e di una attesa eterna, una relazione profonda di vero amore.


Siccome Benedetto XVI con tutti i Vescovi, Presbiteri, diaconi fa parte della continua struttura sacramentale gerarchica ministeriale cioè per i tutti i battezzati egli è oggettivamente la mediazione continua per l'incontro con la persona di Gesù risorto oggi, può divenirlo anche soggettivamente come avvenimento, come grazia attuale quando ci si sente di rapportarci col cuore, constatando anche una corrispondenza. E finora, per me, per grazia, tutti i suoi interventi li ho vissuti e li sto vivendo come avvenimenti che mi fanno vivere la vita della Chiesa nella sua continuità e fedeltà dinamica, ultimi in ordine di tempo gli interventi a Verona, e quelli con i Vescovi svizzeri e i Vescovi tedeschi sul rapporto tra sacerdoti e laici nell'adempimento della missione della Chiesa.

Culmine a Verona è stata la Liturgia eucaristica allo Stadio il 19 ottobre. Il Papa, ricordando anzitutto che il "cuore di ogni evento ecclesiale è l'Eucaristia", si è rivolto a un'assemblea visibilmente ecclesiale cioè per sua natura articolata nelle sue inconfondibili componenti - "Fratelli Vescovi con i Presbiteri e i Diaconi", "i delegati delle Diocesi e delle aggregazioni laicali religiose, religiosi e laici" - "un manipolo di persone sprovviste di umane risorse e forti soltanto della loro fede", coscienti, però, personalmente che "la Buona Notizia resta sempre la stessa: Cristo è morto e risorto per la nostra salvezza". "Convinti di condividere con tutto il mondo occidentale una cultura caratterizzata dalla secolarizzazione, in cui Dio scompare sempre più dalla coscienza pubblica, in cui l'unicità della figura di Cristo sbiadisce e in cui i valori formati dalla tradizione della Chiesa perdono sempre più la loro efficacia" (Ai Vescovi della Germania) è decisivo "non allontanarsi da Gerusalemme" cioè "rimanere nella Chiesa…dove attingere dai Sacramenti l'unzione dello Spirito Santo… In questi giorni la Chiesa che è in Italia, obbedendo al comando del Signore risorto, si è radunata, ha rivissuto l'esperienza originaria del Cenacolo, per ricevere nuovamente il dono dall'Alto… ora, consacrati dalla sua 'unzione', andate! Portate il lieto annuncio ai poveri, fasciate le piaghe dei cuori spezzati, proclamate la libertà agli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, promulgate l'anno di misericordia del Signore. Ricostruite le antiche rovine, rialzate gli antichi ruderi, restaurate le città desolate. Sono tante le soluzioni difficili che attendono un intervento risolutore" (Verona).

Con un linguaggio biblico Benedetto XVI considera l'impatto tra evangelizzazione e cultura secolarizzata "una sfida provvidenziale e affrontarla con coraggio. Noi cristiani non dobbiamo temere il confronto spirituale con una società che dietro la sua ostentata superiorità intellettuale nasconde la perplessità dinnanzi alle domande esistenziali ultime. Le risposte che la Chiesa trae dal Vangelo del Logos fatto uomo in verità si sono dimostrate valide nei confronti con il pensiero degli ultimi due millenni; hanno una valenza duratura. Rafforzati da questa consapevolezza, possiamo dare conto a tutti coloro che ci chiedono ragione della speranza che è in noi (1 Pt 3,15). Questo vale anche per i nostri rapporti con i fedeli delle altre religioni, soprattutto con i molti musulmani… ai quali andiamo incontro con rispetto e benevolenza". Per questa animazione cristiana del temporale ci rendiamo conto "quanto sia importante la collaborazione attiva dei laici per la vita della Chiesa, lo scopriamo sempre più nella nostra cultura secolare. Desidero ringraziare di cuore tutti i laici che, in virtù della forza del battesimo, sostengono in modo vivo la Chiesa. Proprio perché la testimonianza attiva dei laici è tanto importante, è altrettanto importante che i profili specifici delle diverse missioni non vengano confusi". E qui Benedetto XVI esemplifica, come aveva fatto ai Vescovi della Svizzera: "L'omelia durante la Santa Messa è un compito legato al ministero ordinato; quando è presente un numero sufficiente di sacerdoti e di diaconi, spetta a loro la distribuzione della Santa Comunione. Inoltre, continua ad essere avanzata la richiesta perché i laici possano svolgere delle funzioni di guida pastorale" (Ai Vescovi della Germania).

Anzi alcuni autori difendono e diffondono concezioni erronee sul ministero ordinato nella Chiesa. Tramite "la terza deellenizzazione che si diffonde attualmente… [non è semplicemente sbagliata; è tuttavia grossolana e imprecisa]" (Regensburg) separano Cristo dalla Chiesa, come se non fosse nella volontà di Gesù Cristo fondare la sua Chiesa. Una volta rotto il vincolo tra la volontà di Cristo e la Chiesa, si cerca l'origine della costituzione gerarchica della Chiesa in ragioni puramente umane, frutto di mere congiunture storiche. S'interpreta così la testimonianza biblica sulla base di presupposti ideologici, selezionando alcuni testi ed elementi e dimenticandone altri. Si parla di "modelli di Chiesa" che sarebbero presenti nel Nuovo Testamento: di fronte alla Chiesa delle origini, "caratterizzata dal discepolato e dal carisma", libera da vincoli, sarebbe nata poi la Chiesa "istituzionale e gerarchica". Il modello di Chiesa "chiesa gerarchica, legale, piramidale", sorto successivamente, sarebbe distante dalle affermazioni neotestamentarie, che pongono l'accento sulla comunità e pluralità dei carismi e ministeri, così come sulla fraternità cristiana, intesa nel suo complesso come sacerdotale e consacrata e quindi sarebbe segno dei tempi l'attuale crisi vocazionale al ministero. "Questo modo di presentare la Chiesa - osservano i Vescovi Spagnoli nella loro Nota del 27-31/3/2006 al n. 43 - non ha fondamento reale nella Sacra Scrittura né nella tradizione ecclesiale, deforma gravemente il disegno di Dio sul corpo di Cristo che è la Chiesa, portando i fedeli su posizioni di scontro dialettico. In quest'ottica, la ricchezza di carismi e ministeri suscitati dallo Spirito Santo non si considera a favore del bene comune (1 Cor 12,4-12), bensì come espressione di soluzioni umane che rispondono più a lotte di potere che alla volontà positiva del Signore". Chiaro ed essenziale il giudizio di Benedetto XVI ai Vescovi della Germania. "A tale riguardo non possiamo discutere questioni che vi sono connesse solo alla luce della convenienza pastorale, poiché qui si tratta di verità di fede, vale a dire della struttura sacramentale gerarchica voluta da Gesù Cristo per la sua Chiesa. Poiché questa si fonda sulla Sua volontà come anche la delega apostolica poggia sul Suo mandato, esse sono sottratte all'intervento umano. Solo il sacramento dell'Ordinazione autorizza chi lo riceve a parlare ed a agire in persona Christi. E' questo, cari Confratelli, che bisogna inculcare sempre di nuovo con grande pazienza e sapienza, traendone poi le necessarie conseguenze".

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