Leggere ed amare la Scrittura viva, attuale parola di Dio, così come il Concilio lo ha voluto
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...L'unità della Scrittura non è un fatto puramente storico-critico, benché l'insieme, anche dal punto di vista storico, sia una processo interiore della Parola che, letta e compresa sempre in modo nuovo nel corso di successive relectures, continua a maturare. Ma questa unità è in definitiva, appunto, un fatto teologico: questi scritti sono un'unica Scrittura, comprensibili fino in fondo solo se letti nell'analogia fidei come unità in cui c'è un progresso verso Cristo e, inversamente, Cristo attira a sé tutta la storia; e se, d'altra parte, questo ha la sua vitalità nella fede della Chiesa. Con altre parole mi sta molto a cuore che i teologi imparino a leggere e ad amare la Scrittura come, secondo la Dei Verbum, il Concilio lo ha voluto: che vedano l'unità interiore della Scrittura - una cosa aiutata oggi dall'"esegesi canonica" (che senz'altro si trova ancora in un timido stadio iniziale) - e che poi di essa facciano una lettura spirituale, che non è una cosa esterna di carattere edificante, ma invece un immergersi interiormente nella presenza della Parola» [Incontro con i Vescovi della Svizzera del 7 novembre 2006].
Benedetto XVI ha espresso ai vescovi della Svizzera "un desiderio molto specifico. La nostra esegesi ha fatto grandi progressi; sappiamo davvero molto sullo sviluppo dei testi, sulla suddivisione delle fonti ecc., sappiamo quale significato può aver avuto la parola in quell'epoca". E questo metodo storico - critico, come ha ricordato la Dei Verbum cioè il Concilio, è una dimensione essenziale della fede, che è un fatto storico, da cui sempre partire. "Non crediamo semplicemente a un'idea; il cristianesimo non è una filosofia, ma un avvenimento che Dio ha posto in questo mondo, è una storia che Egli in modo reale ha formato e forma come storia insieme con noi. Per questo, nella nostra lettura della Bibbia l'aspetto storico deve veramente essere presente nella sua serietà ed esigenza: dobbiamo effettivamente riconoscere l'evento e, appunto, questo "fare storia" da parte di Dio nel suo operare". E quindi è necessario lasciarsi aiutare da chi conosce bene le circostanze storiche, tutti gli elementi del passato, il modo di composizione dei libri, le intenzioni degli autori e molti altri elementi letterari e storico critici. Un metodo semplicemente storico cerca di distillare in maniera pura il momento storico del divenire, di delimitarlo da tutti gli altri e di fissarlo nella sua specificità. In alcune occasioni i testi biblici si studiano e si interpretano come se si trattasse di semplici testi dell'antichità senza, però, quei presupposti filosofici e ideologici di chi esclude la stessa possibilità della rivelazione, del miracolo e dell'intervento di Dio. Tali metodi sono molto utili e necessari nel loro ambito di applicazione, ma non possono avere, per loro stessa natura, l'ultima comprensione di un testo biblico il cui elemento determinante è l'ispirazione e il canone: è una storia che Dio in modo reale ha formato e continua a formare come storia insieme con noi. La Scrittura - malgrado i suoi molti autori umani e la lunga storia della sua formazione - è un libro, una reale unità intrinseca per quanto ricca di tensioni. Come libro ispirato è opera di un solo autore, che ha un aspetto umano e divino: essa deriva dall'unico soggetto storico del popolo di Dio, che pur in mezzo a tutte le metamorfosi della sua storia non ha mai perso l'identità con se stesso. Dove esso non parla in maniera accidentale e periferica ma attingendo al centro della propria identità, lì esso parla per gradi, in base all'evoluzione della sua storia, però parla sempre come l'unico e medesimo popolo. E qui siamo all'aspetto divino, unitario, del tutto: tale identità interiore poggia sulla guida da parte dell'unico Spirito. Ecco soprattutto la struttura della "rilettura": un testo antico viene riletto in un altro libro, cent'anni dopo, e viene capito in profondità quanto non era ancora percepibile in quel precedente momento, anche se era già contenuto nel testo precedente.
iene riletto ancora nuovamente e di nuovi si capiscono altri aspetti, altre dimensioni della Parola, e così in questa permanente rilettura (la Scrittura interpretata mediante la Scrittura) e riscrittura nel contesto di una continuità e unità profonda, mentre si succedevano i tempi dell'attesa messianica, è cresciuta la Sacra Scrittura. Infine, dopo la venuta di Cristo e con l'esperienza degli apostoli la Parola, il darsi in tanti modi del Verbo, della Persona divina, si è reso definitivo, così che non vi possono più essere riscritture, ma continuano ad essere necessari nuovi approfondimenti della nostra comprensione, "dovendo la Sacra Scrittura essere letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell'analogia della fede" (Dei Verbum, n. 12).
"L'unità della Scrittura - continua Benedetto XVI ai vescovi della Svizzera - non è un fatto puramente storico - critico, benché l'insieme, anche dal punto di vista storico, sia un processo interiore della Parola che, letta e compresa sempre in modo nuovo nel corso di successive riletture, continua a maturare. Ma questa unità è in definitiva, appunto, un fatto teologico: questi scritti sono un'unica Scrittura, comprensibile fino in fondo solo se letti nell'analogia fidei come unità in cui c'è un progresso verso Cristo e, inversamente, Cristo attira a sé tutta la storia; e se, d'altra parte, questo ha una sua vitalità nella fede della Chiesa…mi sta molto a cuore che i teologi imparino a leggere e ad amare la Scrittura così come, secondo la Dei Verbum, il Concilio lo ha voluto: che vedano l'unità interiore della Scrittura… e che poi facciano una lettura spirituale, che non è una cosa esterna di carattere edificante, ma invece un immergersi interiormente nella presenza della Parola… Mi sembra un compito molto importante fare qualcosa in questo senso… Non so come realizzarlo concretamente…"
In realtà Benedetto XVI ne ha dato una esemplificazione ai giovani in preparazione alla XXI G.M. della Gioventù il 6 aprile. "Occorre leggere la Sacra Scrittura non come un qualunque libro storico…occorre leggerla come Parola di Dio, ponendosi cioè in colloquio con Dio. Si deve inizialmente pregare, parlare con il Signore… Un secondo punto è: la Sacra Scrittura introduce con la famiglia di Dio. Quindi non si può leggere da soli la Sacra Scrittura. Certo, è sempre importante leggere la Bibbia in modo molto personale, in un colloquio personale con Dio, ma nello stesso tempo è importante leggerla in una compagnia di persone con cui si cammina". Benedetto XVI, non ritenendo possibile ma nemmeno necessario che tutti abbiamo la strumentazione storico - critica che fa conoscere come Dio ha parlato nel passato, una parola dei tempi di allora, ritiene però necessario lasciarsi aiutare dai grandi maestri della Lectio divina per cogliere che parole apparentemente del passato sono anche parole del presente. "Generalmente, poi, è opportuno leggerla anche in compagnia con gli amici che sono in cammino con me e cercano, insieme con me, come vivere con Cristo, quale vita ci viene dalla Parola di Dio. Un terzo punto: se è importante leggere la Sacra Scrittura aiutati dai maestri,accompagnati dagli amici, i compagni di strada, è importante in particolare leggerla nella grande compagnia del Popolo di Dio pellegrinante nella Chiesa…Quindi la comunione della Chiesa è il soggetto vivente della Scrittura. Anche adesso il soggetto principale è l stesso Signore, il quale continua a parlare nella Scrittura che è nelle nostre mani. Penso che dobbiamo imparare questi tre elementi: leggere in colloquio personale con il Signore; leggere accompagnati da maestri che hanno l'esperienza della fede, che sono entrati nella Sacra Scrittura; leggerla nella grande compagnia della chiesa, nella cui Liturgia questi avvenimenti diventano sempre di nuovo presenti, nella quale il Signore parla adesso con noi, così che man mano entriamo sempre più nella Scrittura, nella quale Dio parla realmente con noi, oggi".
Un simile rinnovamento farebbe cogliere e fruttificare il n. 24 della Dei Verbum e cioè che la Scrittura è, deve essere "l'anima della teologia", "il fondamento" per la catechesi, per la liturgia, per la predicazione, per la vita morale cristiana, per la devozione dei fedeli.