Legami più stretti fra Chiesa Cattolica e le Chiese ortodosse
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Questo incarico lasciatoci dai fratelli Pietro e Andrea è lungi dall'essere compiuto. Al contrario, oggi esso è ancora più urgente e necessario. Esso infatti riguarda non soltanto le culture toccate marginalmente dal messaggio del Vangelo, ma anche le culture europee da lunga data profondamente radicate nella tradizione cristiana. Il processo di secolarizzazione ha indebolito la tenuta di quella tradizione; essa anzi è posta in questione e persino rigettata. Di fronte a questa realtà, siamo chiamati, insieme con tutte le altre comunità cristiane, a rinnovare la consapevolezza dell'Europa circa le proprie radici, tradizioni e valori cristiani ridando loro nuova vitalità. I nostri sforzi per edificare legami più stretti fra Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse sono parte di questo compito missionario. Le divisioni sono uno scandalo per il mondo ed un ostacolo per la proclamazione del Vangelo. Alla vigilia della passione e morte, il Signore, attorniato dai discepoli, pregò con fervore che essi fossero uno, così che il mondo possa credere (Gv 17,21). E' solo attraverso la comunione fraterna tra i cristiani e attraverso il reciproco amore che il messaggio dell'amore di Dio per ogni uomo e donna diverrà credibile. Chiunque getti uno sguardo realistico al mondo cristiano oggi scoprirà l'urgenza di tale testimonianza" [Discorso di Benedetto XVI nella Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo nella festa di sant'Andrea Apostolo, 30 novembre 2006].
La secolarizzazione provoca una spinta alla piena comunione fra Chiesa di Roma e di Costantinopoli
Dopo l’incontro di Paolo VI e il Patriarca Atenagora nel gennaio del 1964 e la rimozione delle scomuniche del 1054 il 7 dicembre 1965 alla vigilia della sessione finale del Concilio Vaticano II e dopo la visita di Giovanni Paolo II a Costantinopoli nel 1979 e le visite a Roma del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I cresce un comune impegno per proseguire sulla strada verso il ristabilimento - con la grazia di Dio - della piena comunione fra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli e c’è oggi un’urgenza che si impone al dialogo ecumenico. Le culture europee da lunga data profondamente radicate nella tradizione cristiana, perfino ciò che è maturato nei sette Concili Ecumenici che Ortodossi e Cattolici riconoscono come autorevoli per la fede e la disciplina della Chiesa nel primo millennio di unità, con il processo di secolarizzazione “tutto è posto in discussione o addirittura rigettato”. All’origine della “secolarizzazione interna” che insidia la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse nel nostro tempo, ci sono i processi di secolarizzazione che stanno profondamente segnando la civiltà europea, tentata da una silenziosa apostasia da Dio. Anche a motivo di alcune proposte teologiche non sufficientemente fondate c’è il rischio in Cattolici e Ortodossi dell’abbandono e del non riconoscimento dell’essenza specificamente cristiana, in special modo del valore definitivo e universale di Cristo nella sua rivelazione, nella sua condizione di Figlio del Dio vivente, nella sua presenza reale nella Chiesa e di conseguenza sta crescendo un soggettivismo e relativismo secolarizzato nella morale sia dei cattolici e sia degli ortodossi. Nella Dichiarazione comune tra il Santo Padre Benedetto XVI e il Patriarcato Bartolomeo I al n. 3 si dice: “Come Pastori, abbiamo innanzitutto riflettuto sulla missione di annunciare il Vangelo nel mondo di oggi. Questa missione: “Andate dunque, e ammaestrate tutte le nazioni” (Mt 28, 19), oggi è più che mai attuale e necessaria, anche in paesi tradizionalmente cristiani. Inoltre non possiamo ignorare la crescita della secolarizzazione, del relativismo e perfino del nichilismo, soprattutto nel mondo occidentale. Tutto ciò esige un rinnovato e potente annuncio del Vangelo, adatto alle culture del nostro tempo. Le nostre tradizioni rappresentano per noi un patrimonio che deve essere continuamente condiviso, proposto e attualizzato. Per questo motivo, dobbiamo rafforzare la collaborazione e la nostra testimonianza comune davanti a tutte le nazioni”. Nella gerarchia delle verità credere ieri, oggi sempre, per cattolici e ortodossi è affidarsi al Dio vivente, Padre, Figlio e Spirito santo, Unico Dio, che si è dato definitivamente a noi nel volto umano in Gesù Cristo: egli è Dio, la verità ultima e definitiva; svela chi è l’uomo, in quanto ci rivela la relazione necessaria e appropriata con Dio; Egli è la verità assoluta della storia e della creazione. Pietro, di questa fede, è la “roccia” sulla quale è stata edificata la Chiesa e da Roma ha potuto esercitare una responsabilità universale. “Su questa base - Benedetto XVI nella Divina Liturgia - il Papa Giovanni Paolo II fece l’invito ad entrare in dialogo fraterno, con lo scopo di identificare vie nelle quali il ministero petrino potrebbe oggi essere esercitato, pur rispettandone la natura e l’essenza, così da “realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri” (Ut unum sint, 95). E’ mio desiderio oggi richiamare e rinnovare tale invito”.
Ma Benedetto XVI ha detto che “l’apostolo Andrea rappresenta l’incontro fra la cristianità primitiva e la cultura greca. Questo incontro, particolarmente nell’Asia Minore, divenne possibile grazie specialmente ai grandi Padri della Cappadocia, che arricchirono la liturgia, la teologia e la spiritualità sia delle Chiese Orientali sia di quella Occidentali. Il messaggio cristiano, come il chicco di grano (Gv 12,24), è caduto su questa terra e ha portato molto frutto. Dobbiamo essere profondamente grati per l’eredità che ne è derivata dal fruttuoso incontro fra il messaggio cristiano e la cultura ellenica. Ciò ha avuto un impatto duraturo sulle Chiese dell’Oriente e dell’Occidente. I Padri Greci ci hanno lasciato un prezioso tesoro dal quale la Chiesa continua ad attingere ricchezze antiche e nuove (Mt 13,52)”. “Alla tesi che il patrimonio greco, criticamente purificato, - Benedetto XVI a Regensburg - sia una parte integrante della fede cristiana si oppone la richiesta della deellenizzazione del cristianesimo”. Da un giudizio critico a tutti e tre i tentativi, dall’inizio all’età moderna fino “alla terza onda della deellenizzazione che si diffonde attualmente… non è semplicemente sbagliata; è tuttavia grossolana e imprecisa”.
Nella Dichiarazione comune molto si attendono dalla Commissione mista che si è riunita in settembre a Belgrado, ospitata dalla Chiesa ortodossa serba, trattando il tema: “Conciliarità e autorità nella Chiesa” a livello locale, regionale e universale e ha intrapreso una fase di studio sulle conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa cioè della presenza reale in lei del Risorto: è l’Eucaristia che fa la Chiesa. Si riunirà di nuovo il prossimo anno a Ravenna con l’augurio di un uovo incontro Bartolomeo I e Benedetto XVI.
Totalmente uniti su tre ambiti etici
«4. Abbiamo valutato positivamente il cammino verso la formazione dell’Unione Europea. Gli attori di questa grande iniziativa non mancheranno di prendere in considerazione tutti gli aspetti che riguardano la persona umana ed i suoi inalienabili diritti, soprattutto la liberà religiosa, testimone e garante di ogni libertà. In ogni iniziativa di unificazione, le minoranze debbono esser protette, con le loro tradizioni culturali ed i loro valori cristiani, per assicurare il rispetto della storia, come pure per contribuire alla cultura dell’Europa futura, la qualità delle relazioni umane a tutti i livelli…Su questa terra, il messaggio del Vangelo e l’antica tradizione culturale si sono saldati. Questo vincolo, che così tanto ha contribuito all’eredità cristiana che ci è comune, resta attuale e recherà ancora frutti in avvenire per l’evangelizzazione e per la nostra unità.
5…vogliamo affermare che l’uccisione di innocenti nel nome di Dio è un’offesa a Lui e alla dignità umana. Tutti dobbiamo impegnarci per un rinnovato servizio all’uomo e per la difesa della vita umana, di ogni vita umana. Abbiamo profondamente a cuore la pace in Medio Oriente, dove nostro Signore ha vissuto, ha sofferto, è morto ed è risorto, e dove vive, da tanti secoli, una moltitudine di fratelli cristiani. Desideriamo ardentemente che la pace sia ristabilita su quella terra, che si rafforzi la coesistenza cordiale tra le sue diverse popolazioni, tra le Chiese e le diverse religioni che vi si trovano.
6. Nell’epoca attuale, davanti ai grandi pericoli per l’ambiente naturale, vogliamo esprimere la nostra preoccupazione per le conseguenze negative che possono derivare per l’umanità e per tutta la creazione di un progresso economico e tecnologico che non riconosce i propri limiti».