Centralità dell’Eucaristia come pilastro fondamentale della domenica e di tutta la vita ecclesiale
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Con l'evento della risurrezione, la creazione e la redenzione raggiungono il loro compimento. Nel "primo giorno dopo il sabato", le donne e poi i discepoli, incontrando il Risorto, compresero che quello era "il giorno fatto dal Signore" (Sal 117,24), il "suo" giorno, il dies Domini. Così, infatti, lo canta la liturgia: "O giorno primo ed ultimo, giorno radioso e splendido del trionfo di Cristo"» [Lettera di Sua Santità Benedetto XVI al Cardinale Francis Arinze in occasione della giornata di studio promossa dalla Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti su: La Messa domenicale per la santificazione del popolo cristiano].
Il Dio dal volto umano in Gesù Cristo risorto ci parla e agisce oggi nella grande compagnia della Chiesa. Quindi anche adesso, nei vissuti fraterni di comunione ecclesiale convenendo insieme almeno la Domenica per la Liturgia, tutti gli avvenimenti della storia della salvezza diventano sempre di nuovo presenti: è lo stesso Gesù Cristo risorto il soggetto principale. All'origine dell'essere cristiano e quindi della continua testimonianza di credenti c'è, ci deve essere almeno ogni Domenica, l'incontro con la persona di Gesù Cristo, che dà alla vita di figli nel Figlio fin dal Battesimo il suo orizzonte e con ciò la direzione decisiva.
La liturgia, in quanto opera di Cristo e azione della sua Chiesa, realizza e manifesta il suo Mistero come segno visibile della comunione tra Dio e gli uomini, assimilando i fedeli sempre più a Cristo e introducendoli nella vita nuova della comunità fraterna. Per questo, anche se non esaurisce tutta l'azione della Chiesa, la liturgia costituisce il culmine e la fonte della vita ecclesiale, in cui si fa presente e si professa il mistero della fede. La trasmissione della fede, l'annuncio missionario, il servizio al mondo nella carità, la preghiera cristiana, la speranza rispetto alle realtà future, tutta la vita della chiesa hanno nella liturgia la loro fonte e il loro termine. Questo è "il fatto cristiano" oggettivo, credibile, ma occorre che divenga soggettivamente credibile per me, per i miei amici con i quali vivo, con le persone con cui si cammina.
"Per i primi cristiani - Benedetto XVI nella Lettera citata - la partecipazione alle celebrazioni domenicali costituiva la naturale espressione della loro appartenenza a Cristo, della comunione al suo Corpo mistico, nella gioiosa attesa del suo ritorno glorioso. Tale appartenenza si manifestò in maniera eroica nella vicenda dei martiri di Abitene, i quali affrontarono la morte esclamando: "Sine dominico non possumus", cioè senza riunirci insieme la domenica per celebrare l'Eucaristia non possiamo vivere"
Quanto più oggi, per evangelizzare in un mondo che cambia, occorre richiamare la realtà oggettiva del giorno del Signore e testimoniare, a cominciare dai bambini, con il proprio entusiasmo soggettivo che nel Giorno del Signore, non possiamo essere felici senza la Messa. "Il contesto culturale - sempre Benedetto XVI nella Lettera citata - in cui viviamo, segnato spesso dall'indifferenza religiosa e dal secolarismo che offusca l'orizzonte del trascendente, non deve far dimenticare che il Popolo di Dio, nato dall'Evento pasquale, ad esso deve ritornare come ad inesauribile sorgente, per comprendere sempre meglio i tratti della propria identità e le ragioni della propria esistenza. Il Concilio Vaticano II, dopo aver indicato l'origine della domenica, così prosegue: "In questo giorno i fedeli devono riunirsi insieme per ascoltare la Parola di Dio e partecipare all'Eucaristia, e così far memoria della Passione, della Risurrezione e della gloria del Signore Gesù e rendere grazie a Dio che li ha rigenerati per una speranza viva mediante la Risurrezione di Gesù Cristo dai morti" (SC, n. 106).
Alla Domenica i fedeli devono riunirsi insieme per ascoltare la Parola di Dio e partecipare all'Eucaristia
"La domenica - Benedetto XVI nella Lettera citata - non è stata scelta dalla comunità cristiana, bensì dagli Apostoli, ed anzi da Cristo stesso, il quale in quel giorno, "il primo giorno della settimana", risorse ed apparve ai discepoli (Mt 28,1; Mc 16,9; Lc 24,1; Gv 20,1.19; 1 Cor 16,2), rinnovando l'apparizione "otto giorni dopo" (Gv 20,26). La domenica è il giorno in cui il Signore risuscitato si fa presente tra i suoi e li invita alla sua mensa e si partecipa a loro perché anch'essi, uniti e conformati a Lui, possano nel modo debito rendere culto a Dio. Mentre pertanto, incoraggio ad approfondire sempre più l'importanza del "Giorno del Signore", mi preme evidenziare la centralità dell'Eucaristia come pilastro fondamentale della domenica e di tutta la vita ecclesiale. Infatti in ogni Celebrazione eucaristica domenicale si attua la santificazione del popolo cristiano, fino alla domenica senza tramonto, giorno del definitivo incontro di Dio con le sue creature".
E al Convegno di Verona, ricordando che la nostra forza è dunque nutrirci della sua parola e del suo corpo, unirci alla sua offerta per noi, ha richiamato un altro appuntamento domenicale oltre la Messa cioè adorarlo presente nell'Eucaristia: "prima di ogni attività e di ogni nostro programma, infatti, deve esserci l'adorazione, che ci rende davvero liberi e ci dà i criteri per il nostro agire".