"Coniugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze..."
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Salutando, mercoledì 6 dicembre, i fedeli delle Diocesi del Lazio con i loro Vescovi in occasione della Visita ad Limina Apostolorum, Benedetto XVI ha dato questo impegno: “Cari amici, vi incoraggio ad approfondire sempre di più la vostra vita di fede, tenendo sempre presenti gli orientamenti emersi dal recente incontro della Chiesa Italiana a Verona”.
E tra gli orientamenti sottolineati a Verona fondamentale è rispondere al pensiero contemporaneo e alla sua angusta attitudine scientista non deprimendo l’importanza del sapere scientifico, bensì accettando le opportunità che esso ci fornisce, in particolare la possibilità di cogliere la corrispondenza tra le strutture della nostra intelligenza, come la creazione della matematica, e le strutture reali dell’universo e fare di questa corrispondenza la base per chiedersi se non esista “un’unica intelligenza originaria” che ne sia il principio. Il libro della natura scritto in linguaggio matematico cioè la scienza positiva consente l’intuizione del Logos creatore, un oltre, non scientificamente accertabile, ma logicamente richiesto per capovolgere la tendenza a dare il primato all’irrazionale, al caso e alla necessità e ricondurre ad esso la nostra intelligenza e la nostra libertà. Su queste basi diventa anche di nuovo possibile “allargare gli spazi della nostra razionalità, riaprirla alle grandi questioni del vero e del bene, coniugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze, nel pieno rispetto dei loro metodi propri e della loro reciproca autonomia, ma anche nella consapevolezza dell’intrinseca unità che le tiene insieme”. E’ un compito che sta davanti a noi, un’avventura affascinante nella quale merita spendersi, per dare nuovo slancio alla cultura e per restituire alla fede cristiana piena cittadinanza.
Dialogo tra religioni
Realtà eminente nel dialogo tra le religioni, quindi tra le culture, Dio è insieme un contenuto della ragione umana che, al di là dalle fedi positive, ha sempre cercato una qualche Trascendenza per dare senso e risposta alle domande fondamentali della vita (chi sono? Da dove vengo e dove vado? Perché la presenza del male? cosa ci sarà dopo questa vita?), fondazione morale ed etica della famiglia umana e ordine filosofico del mondo.
Se l’esistenza di Dio non fa questione nel dialogo tra le religioni, accomunando fede e ragione come due ali di conoscenza nella ricerca della verità cioè della realtà in tutti gli ambiti, (et, et, non aut, aut), molteplici sono le concezioni che si danno sul chi è Dio, sull’essenza di Dio e i relativi suoi misteri. E ciò è all’origine delle conflittualità dottrinali, cultuali e morali sfociate spesso in guerre, di cui urge tentare la fine nel dialogo interreligioso ed ecumenico. Se i popoli vogliono convivere in pace in una laicità politica vera, nonostante la pluralità delle rispettive fedi o non fedi (rifiutando giustamente ogni sincretismo e ogni costrizione a credere o non credere) occorre fare appello alla razionalità umana e alla intrinseca unità della Verità, com’è la direttiva di Benedetto XVI in continuità con la Fides et ratio di Giovanni Paolo II. Si tratta di ridurre innanzitutto il fondamentalismo che non è solo quello di matrice islamica, ma anche quello dell’illuminismo, dello scetticismo, del laicismo, del relativismo, come di tutto ciò che antropologicamente è motivo di conflitto nelle religioni e va dunque respinto, per esempio, il politeismo, il panteismo, l’idolatria e la superstizione, l’amoralismo e l’immoralità negatrice dei diritti di ogni essere umano concreto. Ciò che non riuscì all’ateismo scientifico rischia di riuscire oggi al laicismo. In Europa sta passando di tutto come “nuove libertà, conquiste civili” in alleanza tra relativismo morale e democrazia. Se la ragione è ridotta a quella scientifica empiricamente esperimentabile e la morale a solo gusto soggettivo, le domande fondamentali sul senso dell’uomo e della vita divengono prive di significato. Solo la ragione allargata – in una rilettura dei discorsi di Benedetto XVI a Verona con l’onorevole Pera e Mons. Negri il 4 dicembre davanti a 800 persone – può portare a un dialogo e a un confronto.
Superare il fideismo
E Benedetto XVI si rivolge innanzitutto ai cattolici denunciando la terza deellenizzazione (la prima con la Riforma del XVI secolo, la seconda con la teologia liberale del XIX e XX secolo) presente in molte argomentazioni bibliche e teologiche riportando a quell’atteggiamento di tipo fideistico che corrisponde al cosiddetto biblicismo. Si argomenta,dato l’attuale predominio della cultura debole e la crisi della filosofia, che della ragione possiamo benissimo fare a meno nella fede, tanto abbiamo la Bibbia che ci garantisce nella conoscenza della verità; qualcuno parla addirittura di una presenza ingombrante e dannosa di ogni metafisica divina. Contro il biblicismo si è schierato con forza nella Fides et ratio Giovanni Paolo II in nome della ragione e della Tradizione (Benedetto XVI in Turchia ha richiamato l’impatto duraturo, fin dall’Apostolo Andrea, fra il messaggio cristiano e la cultura ellenica purificata). “Non mancano neppure pericolosi ripiegamenti sul fideismo, che non riconosce l’importanza della conoscenza razionale e del discorso filosofico per l’intelligenza della fede, anzi per la stessa possibilità di credere in Dio. Un’espressione oggi diffusa di tale tendenza fideistica è il “biblicismo”, che tende a fare della sacra Scrittura o della sua esegesi l’unico punto di riferimento veritativo” (n. 55). Quanto ha insistito mons. Luigi Giussani sul Senso religioso nel percorso educativo alla fede e alle ragioni della ragione cioè alla moralità.
La ragione umana è in grado di parlare di Dio con la libertà di poterlo accogliere o rifiutare in privato e in pubblico come la vera laicità salvaguarda e questo al di là delle possibili religioni positive e al di là delle rivelazioni soprannaturali. E’ sempre esistita una “teologia razionale” e, sul piano religioso e cristiano, il Magistero, soprattutto nel Vaticano I e nel Vaticano II ha sempre condannato il fideismo come il razionalismo: non si può volare con un’ala sola verso la verità.
La possibilità di una teologia che afferma l’esistenza di Dio prescindendo da una fede religiosa si trova già in san Paolo: “Infatti, dalla creazione del mondo, le sue (di Dio) perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, sono contemplate e comprese dagli uomini attraverso le opere da lui compiute”(Rm 1,20). E partendo da quest’anima biblica tutta la storia della filosofia (soprattutto della filosofia di ispirazione cristiana) si sentirà autorizzata a produrre, all’interno della metafisica, un capitolo di “teologia razionale”, di “senso religioso della vita”, tutto proteso a fondare e sviluppare la cosiddetta “coscienza naturale di Dio”; dove per “naturale” si intende ciò che è insito nella stessa costituzione dell’uomo in quanto essere spirituale e razionale. E dice il Concilio Vaticano II: “Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della umana ragione dalle cose create” (DV, n. 6). Lo studio della filosofia è richiesto ai chierici (Ot, n.16) e ai fedeli laici (Aa., n.29). Questo occorre ricordarlo a tanti cattolici che contagiati dal secolarismo, dal “pensiero debole” e dal relativismo, non credono più alla filosofia e si limitano così alla storia positiva, alle scienze, all’etica sociale, alla spiritualità! Per essere buoni credenti è sufficiente la “filosofia, il senso religioso dei piccoli”, ma rimane ingiustificato il rifiuto della speculazione dal momento che l’”intelletto” è uno dei sette doni dello Spirito.
Intrinseca unità della verità
Contrariamente alla pluralità delle religioni, dei misteri, c’è l’unicità della ragione cui si richiama Benedetto XVI. La razionalità umana (comprendente il giudizio logico, il principio di non contraddizione) non può che essere una. E’ un vaniloquio asserire l’esistenza di tante verità. Verità di ragione e verità di fede non sono una “doppia verità”: la verità non può sdoppiarsi, e le verità di fede non possono contrastare con la conoscenza naturale dell’uomo. Ragione e fede, le due ali verso la verità, non si pongono mai sul piano della contraddittorietà, ma solo come differenti modi conoscitivi.
E per l’intrinseca unità che tiene insieme teologia, filosofia e le scienze Benedetto XVI ha ricordato il giorno accademico nell’Università Regensburg dove tutti si ritrovavano a lavorare nel tutto dell’unica ragione, anche se non tutti potevano condividere la fede.
“Sostando –nella celebre Moschea Blu di Istanbul – qualche minuto in raccoglimento in quel luogo di preghiera, mi sono rivolto all’unico Signore del cielo e della terra”. E qui ha indicato l’evidenza della religione come rapporto individuale e sociale dell’uomo col Dio creatore.