Dio regna e il desiderio di ogni cuore di aprirsi a Lui è inestirpabile
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«Insoddisfazione, inquietudine e tristezza ci dicono che il desiderio del cuore è inestirpabile - come un dato che nessun nichilismo può vincere -. Neanche la nostra menzogna, i nostri tentativi di far finta che non esiste, è in grado di sradicarlo» [Juliàn Carròn, in Corriere della sera, 28/12/2006].
Il contesto umano e culturale in cui viviamo, da evangelizzare, è segnato da tanta confusione, con l’urgenza, però, di una certezza. Tutta la confusione in cui siamo sommersi e che insidia anche la Chiesa del nostro tempo non può, però, evitare l’emergere del desiderio di verità, giustizia e felicità che lo costituisce.
L’analisi che Carròn fa nell’articolo, e in tutti gli incontri, richiama che il cuore di ogni uomo resta come un baluardo contro il nichilismo. Pur ferito dalla colpa di origine, da tanti peccati il desiderio del cuore di aprirsi a Dio che regna è inestirpabile. Neanche la nostra menzogna, i nostri tentativi di far finta che non esiste, è in grado di sradicarlo. Perfino quando arriva a odiare se stesso, a desiderare di autodistruggersi, anche nell’abisso della dimenticanza di Dio e del proprio io si può riaccendere il desiderio di tornare a casa. Fu così per il Figliol prodigo. Dare credito al cuore, al desiderio di tornare a casa, è l’inizio della ripresa.
Quanto è deleterio abituarsi a parlare del Natale come sentimento, come rito già saputo fino al punto che la fede non interessa, nemmeno a tanti che frequentano la Chiesa, piuttosto che come Fatto eccezionale e continuo del darsi definitivo del Dio vivente, Padre, Figlio, Spirito Santo, con l’Incarnazione del Figlio in un volto umano di bambino, oggi in una particola. Egli stesso non verrà una volta o l’altra in un futuro indeterminato ma è presente ed è determinante per tutta la famiglia umana, per la storia, per il mondo. Gesù, però, ci avverte, che Dio regna, il Suo regno non viene in modo che si possa, per così dire, mettersi sul lato della strada ed osservare il suo arrivo. “E’ in mezzo a voi” (Lc 17,20s). Ed esso si sviluppa dove e quando viene realizzata la volontà di Dio. E’ presente dove vi sono persone, anche poche di numero, che in vissuti fraterni di comunione ecclesiale si aprono al suo arrivo e così lasciano che Dio continui ad entrare nel mondo. Perciò Gesù risorto è il Regno di Dio in persona che vince, impera: Dio è diventato bambino, risorto particola, Emmanuele, Dio con noi e noi possiamo toccare Dio, avvicinarci a Dio, dargli del Tu. E dove e quando questo accade, anche con poche persone, il mondo si salva. L’esplosione del progresso rischia di portare gli interessi altrove. “Ma com’è possibile - si domanda Benedetto XVI per svegliare chi è distratto cioè per evangelizzare - che un uomo dica “no” a ciò che vi è di più grande; che non abbia tempo per ciò che è più importante; che chiuda in se stesso la propria esistenza?”. E risponde: “In realtà, non hanno mai fatto l’esperienza di Dio (pur, forse, frequentando la Messa ogni Domenica e conoscendo le idee bibliche e teologiche); non hanno mai sperimentato quanto sia delizioso essere “toccati” da Dio!”. Ma come oggi, a più di duemila anni dalla sua nascita terrena di bambino, possiamo essere “toccati” da Dio, dall’Emmanuele o Dio con noi? Solo attraverso l’umanità cambiata di testimoni - risponde Carròn -, non perché eticamente, moralmente più buoni, ma perché presi e afferrati da un Fatto cristiano che muove tutta la loro vita a tentare e ritentare giusti comportamenti in ogni ambito o santità, come è accaduto, d’improvviso, ai pastori: “Venite a vedere” Per voi un bambino è nato!”.
Ecco come il Natale può divenire una speranza per tutti, perché Lui è tra noi e in noi c’è l’urgenza il desiderio di aprirsi a Lui, di guardarsi e lasciarsi “ferire” dalla sua bellezza così come descrive la liturgia di Natale: “Nel mistero del Verbo incarnato è apparsa agli occhi della nostra mente la luce nuova del tuo fulgore”. Carròn termina con le parole di Pasolini: “L’occhio guarda… è l’unico che può accorgersi della bellezza… la bellezza si vede perché è viva, e quindi reale. Diciamo, meglio, che può capitare di vederla: Dipende da dove si svela. Il problema è avere gli occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la bellezza esista: Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finto limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio”. E oggi, come due mila anni fa. La fede non è opinione, è certezza, è roccia: Dio regna, Gesù risorto vince, impera, e ogni cuore, anche quello del figlio che dopo l’iniziazione cristiana non vuole più incontrare Cristo nemmeno la domenica perché tutto si annebbia, conserva il desiderio di felicità come un impeto impazzito. Ma la mamma e il papa che hanno la vera certezza di fede che Dio regna, che Cristo vince e ogni cuore ha un desiderio inestirpabile di aprirsi a Lui, di gridare: “Vieni, Signore Gesù!”, sanno attendere e non disperano mai!