Testimonianza di unità e di amore...
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«Siamo riuniti, cristiani ortodossi, cattolici e protestanti, - e insieme con noi ci sono anche degli amici ebrei - siamo riuniti per cantare insieme le Lodi serali di Dio. Il cuore di questa liturgia sono i salmi, nei quali confluiscono l'Antica e la Nuova Alleanza (...) Preghiamo il Signore di renderci vedenti! Aiutiamoci a vicenda a sviluppare questa capacità, per poter rendere vedenti anche gli uomini del nostro tempo, così che a loro volta, attraverso tutto il mondo da loro stessi costruito, riescano a riscoprire Dio!
Perché, attraverso tutte le barriere storiche, possano di nuovo scorgere Gesù, il Figlio mandato da Dio, nel quale vediamo il Padre» [Benedetto XVI, Vesperi nel Duomo di Regensburg, 12 settembre].
«L'invocazione corale al Signore perché sia Egli a realizzare, nei tempi e nei modi a Lui solo noti, la piena unità di tutti i suoi discepoli deve estendersi ad ogni giorno dell'anno. Inoltre l'armonia di intenti nella diaconia per alleviare le sofferenze dell'uomo, la ricerca della verità del messaggio di Cristo, la conversione e la penitenza, sono tappe obbligate attraverso le quali ogni cristiano degno di questo nome deve unirsi al fratello per implorare il dono dell'unità e della comunione» [Benedetto XVI, Udienza Generale, 17 gennaio 2007].
Nell'Udienza Generale del 17 gennaio 2007 Benedetto XVI ha innanzitutto commentato il tema biblico della Settimana di preghiera per l'unità di cristiani "Fa sentire i sordi e fa parlare i muti", tema tratto dal Vangelo di Marco in riferimento alla guarigione di un sordomuto da parte di Gesù. "Riacquistato l'udito e riavuto il dono della parola, quell'uomo suscitò l'ammirazione degli altri raccontando quanto gli era capitato". "Ogni cristiano, - ha commentato il Papa in riferimento esplicito alla colpa d'origine - spiritualmente sordo e muto a causa del peccato originale, con il Battesimo riceve il dono del Signore che mette le sue dita sulla sua faccia, e così, tramite la grazia del Battesimo, diventa capace di ascoltare la parola di Dio e di proclamarla ai fratelli. Anzi a partire da quel momento è suo compito maturare nella conoscenza e nell'amore di Cristo così da poter annunziare e testimoniare efficacemente il Vangelo".
Ha quindi indicato come oggi concretamente contribuire ecumenicamente a rendere più visibile la comunione tra cristiani e la loro fedeltà al comando del Signore. E' senz'altro possibile subito l'armonia di intenti nella diaconia per alleviare uniti le sofferenze dell'uomo.
E poi ha richiamato, rifacendosi all'incontro nel Duomo di Regensburg, il dono dell'unità e della comunione con i rappresentanti della Chiesa ortodossa, conversione e penitenza con gli amici della varie tradizioni della Riforma, l'impegno per tutti, ebrei compresi, a riscoprire Dio e i conseguenti orientamenti che faccia diventare la vita veramente vita.
Le due dimensioni della comunione con i rappresentanti della Chiesa ortodossa
Partendo dalla Prima Lettera di Giovanni così ha attualizzato Benedetto XVI: "La nostra koinonia è anzitutto comunione col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo nello Spirito Santo; è la comunione con lo stesso Dio Trino, resa possibile dal Signore mediante la sua incarnazione e l'effusione dello Spirito. Questa comunione con Dio crea poi anche la koinonia tra gli uomini, come partecipazione alla fede degli apostoli e così come comunione nella fede - una comunione che nell'Eucaristia diventa "corporea", edificando l'unica Chiesa che si espande oltre i confini (1 Gv 1,3). Io spero e prego che questi colloqui (era prossimoil dialogo teologico a Belgrado) portino frutti e che la comunione col Dio vivente che ci unisce, come la comunione tra noi nella fede tramandata dagli apostoli, si approfondiscano e maturino fino a quell'unità piena, dalla quale il mondo può riconoscere che Gesù Cristo è veramente l'inviato di Dio, il Figlio di Dio, il salvatore del mondo (Gv 17,21). "Perché il mondo creda" è necessario che noi siamo una cosa sola: la serietà di questo impegno deve animare il nostro dialogo".
Il consenso circa la giustificazione con gli amici delle varie tradizioni della Riforma
Felice del lieto esito dell'impegno di faticosa ricerca per trovare il consenso circa la giustificazione, consenso cui hanno aderito anche il "Consiglio Mondiale delle chiese metodiste", Benedetto XVI osserva che nella teologia il tema della giustificazione è un tema essenziale, ma pastoralmente non così nella vita dei fedeli che rischia di essere appena presente. "Anche se a causa degli eventi drammatici del nostro tempo il tema del perdono reciproco si mostra di nuovo in tutta la sua urgenza (aggiungiamo noi: in questi giorni anche in Italia) - del fatto che ci è necessario innanzitutto il perdono da parte di Dio, la giustificazione per mezzo di Lui, si è poco consapevoli. In gran parte non risulta più alla coscienza moderna - e tutti, in qualche modo, siamo "moderni" - il fatto che davanti a Dio abbiamo veramente dei debiti e che il peccato è una realtà che può essere superata soltanto per iniziativa di Dio. Dietro a questo affievolirsi del tema della giustificazione e del perdono dei peccati sta in definitiva un indebolimento del nostro rapporto con Dio. Per questo, il nostro primo compito sarà forse quello di riscoprire in modo nuovo il Dio vivente nella nostra vita, nel nostro tempo e nella nostra società". Ciò che ci distingue come cristiani è la fede cioè nel fatto storico che Gesù è il Figlio di Dio venuto nella carne, il volto umano di Dio. "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato". Chi è Dio, lo sappiamo da Gesù Cristo: dall'unico che è Dio. E mediante Lui che veniamo a contatto con Dio. E Benedetto XVI osserva che nell'epoca degli incontri multireligiosi si è facilmente tentati di attenuare questa confessione centrale o addirittura di nasconderla, non rendendo con ciò un servizio all'incontro, né al dialogo. Con ciò rendiamo soltanto Dio meno accessibile, meno conosciuto per gli altri e per noi stessi. Urge porre in discussione in modo completo e non soltanto frammentario, in un rapporto "interculturale" più che "multicultuale", la nostra immagine di Dio. Per esserne capaci, deve crescere ed approfondirsi in tutti i cristiani la nostra comunione personale con Cristo e il nostro amore per Lui. E in questa nostra comune confessione e in questo nostro comune compito non esiste alcuna divisione tra noi. C'è solo da pregare affinché questo fondamento comune si rafforzi sempre più, relativizzando tutte le altre diversità.
Vedenti Cristo per dare uniti testimonianza di amore
Ma Benedetto si è soffermato soprattutto sul versetto 14 della Prima Lettera di Giovanni: "Noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo". Testimoniamo, siamo testimoni. Ogni confessione cristiana punta a diventare testimonianza. La parola soggiacente a martirio cioè testimonianza rievoca il fatto, che il testimone di Gesù Cristo afferma la sua testimonianza con l'intera esistenza, con la vita e la morte. "Noi abbiamo veduto". Perché abbiamo veduto oggi, qui e ora, la presenza del risorto possiamo essere testimoni. Quanto è importante che ognuno di noi - le generazioni successive - esperimentino l'avvenimento dell'incontro con la Persona di Gesù Cristo risorto e diventino cristiani perché vedenti, al fine di potere, come vedenti, dare testimonianza. Preghiamo il Signore che ci renda vedenti e aiutiamoci reciprocamente a sviluppare questa capacità, per poter rendere vedenti anche gli uomini del nostro tempo,a cominciare da quei laici che si dichiarano cristiani di ragione, come ha dichiarato il senatore Pera a Verona. Tutti i cristiani, di qualunque confessione, possono aiutarsi a vicenda a non essere solo cristiani della Scrittura, nella quale la rivelazione si è riflessa allora come parola scritta, per poter rendere vedenti anche gli uomini del nostro tempo e così scoprire Dio! e perché, attraverso tutte le barriere storiche, possano di nuovo scorgere Gesù, il Figlio mandato dal Padre. Essere vedenti, testimoni di Gesù Cristo significa soprattutto testimoni di un determinato modo umano e attraente di vivere e in un mondo pieno di confusione testimoniare orientamenti che rendono una vita veramente vita. E' questo oggi, ecumenicamente, il più importante compito comune a tutti i credenti e da affrontare con grande decisione pubblica: è responsabilità dei cristiani, in quest'ora, rendere visibili quegli orientamenti di un giusto vivere, che a noi si sono chiariti vedendo Gesù Cristo. Egli ha riassunto nel suo cammino di vita tutte le parole della Scrittura: "Ascoltatelo!" (Mc,97), oggi, qui e ora.
Ma il terzo rilievo della 1 Lettera di Giovanni è agape, amore. L'amore è veramente la sintesi della Legge e dei profeti. E tutti, come cristiani, "abbiamo creduto all'amore". Sì, all'amore ogni uomo può credere. Come cristiani testimoniamo la nostra fede così che appaia come forza dell'amore, "perché (anche oggi) il mondo creda" (Gv 17,21)!