Il Gesù storico e il Cristo della fede non sono due figure diverse...
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«Dopo Verona si può essere testimoni della speranza solo se siamo pienamente consapevoli che stiamo camminando con Cristo crocefisso e risorto, il quale è vivo e presente nella sua Chiesa. E che questo Cristo è lo stesso dei Vangeli» [Intervista al cardinal Antonelli, Avvenire 24 gennaio 2007].
Il cardinal Ruini, che aveva spiegato ai suoi preti di Roma l’accentuazione di verità-amore del magistero di Benedetto XVI, nella prolusione in apertura dei lavori del Consiglio permanente della Cei di lunedì 22 gennaio ha ricordato l’annuncio della Sala Stampa della Santa Sede il 21 novembre 2006 sulla pubblicazione della prima parte del libro di Ratzinger - Benedetto XVI Il Cristo storico è quello della fede. Ha espresso le ragioni di attendere la pubblicazione con gioia un po’ impaziente per superare “quella separazione tra “il Cristo della fede” e il reale “Gesù storico” che l’esegesi basata sul metodo storico - critico sembra aver reso sempre più profonda, con la conseguenza di allontanare da noi “la figura stessa di Gesù”, provocando una situazione “drammatica” per la fede, perché “rende incerto il suo autentico punto di riferimento”. Ha quindi rivolto un forte e affettuoso invito “ai nostri amici teologi ed esegeti…perché facciano proprio questo progetto e contribuiscano a realizzarlo con il loro ingegno e la loro competenza, specialmente riguardo a quel cuore della nostra fede che è il Figlio di Dio e il Figlio dell’uomo”, aggiungendo che “il prossimo Sinodo dei vescovi, che avrà luogo nell’ottobre 2008 sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, costituirà a sua volta una felice opportunità per approfondire la consapevolezza del legame che unisce tra loro la Scrittura e la Chiesa”.
In Benedetto XVI non c’è solo la preoccupazione biblico - teologica, ma pastorale richiamando tutti i cristiani ad approfondire gli aspetti di ragionevolezza della fede. Osserva il card. Antonelli: “Fin dall’inizio la conoscenza storica e la fede cristiana hanno camminato di pari passo. La prima Lettera di Giovanni inizia dicendo: “Quello che abbiamo visto con i nostri occhi, quello che abbiamo udito con le nostre orecchie, quello che abbiamo toccato con le nostre mani, questo noi vi annunciamo”. Del resto Gesù stesso, nel Vangelo, chiede agli apostoli e ai discepoli di usare l’intelligenza, rimproverandoli quando non lo fanno. Dunque il Nuovo Testamento, pur essendo un documento della fede in cui la storia di Gesù è riletta alla luce della esperienza pasquale, si basa su quanto Gesù ha veramente detto e fatto. Perciò, oggi, anche noi siamo chiamati a recuperare questa dimensione storica fondamentale. E non solo nella teologia, ma anche nella catechesi. Ho l’impressione che, invece, sovente diamo ai ragazzi e ai fedeli un’immagine soprattutto moralistica della fede, senza trasmettere loro l’idea che il cristianesimo è storia: è la storia della salvezza in atto. E Gesù cammina in mezzo a noi e ci invita a seguirlo. Una storia che continua nel presente, dunque. Quando dico storia, non intendo solo storia di Gesù fino alla sua morte. Egli è risorto, è vivente e Paolo dice che è Gesù stesso che oggi evangelizza i popoli. Certamente lo fa per mezzo della Chiesa, ma Lui è il primo evangelizzatore. Questa consapevolezza della presenza di Gesù nella storia della Chiesa dobbiamo ricuperarla a tutti i livelli. A livello di catechesi, di esperienza di fede e di studi teologici. Anche perché ci sono i segni concreti. Il Concilio Vaticano I dice che la Chiesa stessa è un segno di credibilità. E il Vaticano II insegna che i santi, ad esempio, sono un segno che Cristo sta mantenendo le sue promesse. Così anche i miracoli, che egli stesso aveva preannunciato (basti pensare ai miracoli riconosciuti per le beatificazioni e le canonizzazioni). Del resto sarebbe difficile per noi credere ad un uomo vissuto 2000 anni fa. Uno, se deve metter in gioco la propria vita, lo fa per un Salvatore vivente, che dà segni di essere vivo. E questo Salvatore è lo stesso Gesù storico dei Vangeli”.
C’è anche un motivo storico - contingente per cui oggi si torna a parlare tanto del Gesù storico, un motivo pure ricordato dal card. Antonelli: “In realtà sono ormai quasi 200 anni che il Nuovo testamento viene sottoposto a un esame storico - critico, che spesso, però, manipola i testi, per costruire un’immagine di Cristo secondo certe ideologie. Oggi in particolare cerca di postdatare al massimo i vangeli canonici e gli altri scritti neotestamentari e nello stesso tempo di anticipare la data dei Vangeli apocrifi (tra gli uni e gli altri corre almeno un secolo), proprio per mettere tutto sullo stesso piano e per avere appigli su cui costruire un’immagine di Gesù secondo le mode del nostro tempo. E’ una operazione non solo “culturale”, ma anche commerciale, visto che gli scritti e gli spettacoli di argomento religioso tirano molto”. E quindi in questa confusione cresce il bisogno di certezze.