Nel successore di Pietro abbiamo il riferimento incrollabile della nostra fede
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Fin dal cosiddetto Concilio di Gerusalemme Pietro - Udienza generale del 7 giugno - svolge una funzione direttiva (At 15 e Gal 2,1-10), e proprio per essere, come ha voluto Gesù Cristo, il testimone della fede autentica Paolo stesso riconoscerà in lui una certa qualità di “primo” (1 Cor 15,5). Il fatto, poi, che diversi dei testi chiave riferiti dai Vangeli a Pietro possano essere ricondotti al contesto dell’Ultima Cena, in cui Cristo conferisce a Pietro il ministero di confermare i fratelli (Lc 22,31), mostra come la Chiesa che nasce dal memoriale pasquale celebrato nell’Eucaristia abbia nel ministero affidato a Pietro uno dei suoi elementi costitutivi.
Questa contestualizzazione del Primato di Pietro nell’Ultima Cena, nel momento istitutivo dell’Eucaristia, Pasqua del Signore, e del Suo corpo che è la Chiesa, indica anche il senso ultimo di questo Primato: Pietro, per tutti i tempi, dev’essere il custode della comunione con Cristo; deve guidare alla comunione con Cristo; deve preoccuparsi che la rete non si rompa e possa così perdurare la comunione universale con chi ha creduto prima di noi, con chi crede con noi e dopo di noi.
Solo insieme, con chi ha creduto prima di noi e con chi crederà dopo di noi, possiamo oggi essere con Cristo, che è il Signore di tutti. Responsabilità di Pietro e di chi gli succede è di garantire, in continuità fin dagli apostoli, la comunione con Cristo con la carità di Cristo, guidando alla realizzazione di questa carità nella vita di ogni giorno.
Ecco il perché della preghiera continua di tutta la Chiesa affinché il Primato di Pietro, affidato a povere persone umane, possa sempre essere esercitato in questo senso originario voluto dal Signore e possa così essere sempre più riconosciuto nel suo vero significato dai fratelli non ancora in piena comunione con noi.
E su questo tema ecumenico Joseph Ratzinger in Collaboratori della verità (pp. 49-50) fa delle lucide argomentazioni che documentano come senza il riferimento incrollabile della fede al successore di Pietro essa decadrebbe in una delle tanti varianti ideologiche che dominano il mondo: Sarebbe certamente folle aspettarsi in un prossimo futuro un’unione universale della cristianità che faccia perno sul papato, nel senso del riconoscimento della successione apostolica nel vescovo di Roma. Forse appartiene ai vincoli e ai limiti costitutivi di tale ministero anche il fatto che esso non può mai essere compiutamente adempiuto e che perciò deve sperimentare le resistenze di quegli stessi credenti in Cristo, che di esso sottolineano quanto non è potere apostolico vicario bensì potestà giurisdizionale o personale.
Proprio in tal modo, però, può trovare attuazione anche una funzione unificatrice del pontefice, che trascende i confini della comunione della Chiesa cattolica romana. Anche quando viene contestata l’istanza di autorità inerente al suo ministero, infatti, il papa rimane punto di riferimento di una responsabilità assunta e testimoniata, al cospetto del mondo, per l’annuncio della fede. Egli rappresenta una provocazione e una sfida, da tutti percepita e a tutti rivolta, a perseguire la più grande fedeltà possibile a quella Parola; come anche un’istanza e una sfida a lottare per l’unità, e a portare le responsabilità per ciò che la rende ancora incompleta.
In questo senso - conclude Ratzinger -, pur nella separazione fra le confessioni è dato rinvenire nel papato una funzione che agisce a favore dell’unità della Chiesa: una funzione che, in ultima analisi, nessuno può seriamente pensare di comprendere se non ponendola in correlazione alla vicenda storica, spesso drammatica, della cristianità. Per il papato e per la Chiesa cattolica, la critica rivolta al papato stesso dalla cristianità non cattolica resta un pungolo a cercare una realizzazione del servizio di Pietro sempre più conforme alla missione di Cristo. E, d’altro canto, per la cristianità non cattolica il pontefice rappresenta la visibile istanza e il permanente richiamo alla concreta unità, che è compito affidato alla Chiesa e che dovrebbe essere il suo specifico volto di fronte al mondo.
Possa riuscirci - da entrambe le parti cioè cristianità cattolica e non cattolica - di accettare sempre, senza riserve, l’interrogazione che ci è rivolta e il compito che ci viene assegnato; e così nell’obbedienza al Signore, possa accaderci di diventare quel “luogo di pace” che anticipa la “nuova creazione”, il regno di Dio”.
“Il nostro gesto - l’udienza a tutto il movimento il 24 marzo richiama Carròn come cristianità cattolica - vuole essere un riconoscimento di ciò che il Papa rappresenta per la nostra vita e un’espressione del nostro desiderio di seguirlo. Andare a Roma è un segno di adesione semplice e totale alla sua persona e al suo magistero, di cui siamo tanto grati. In quante occasioni la nostra vita si è sentita sostenuta dalle sue parole!”
Si tratta, per chi si sente unito alla cristianità cattolica, di andare dal Santo Padre con la speranza certa di fede che egli rivolga una parola per essere saggi e per costruire sulla roccia!
Cosa significa costruire sulla roccia?
Vuol dire anche costruire su Pietro e con Pietro. A lui infatti il Signore disse: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16,16). Se Cristo, la Roccia, la pietra viva e preziosa da risorto, chiama il suo apostolo che lo rende sacramentalmente visibile pietra, significa che egli vuole Pietro, e insieme a lui la Chiesa intera, siano segno visibile dell’unico Salvatore e Signore. Occorre veramente - come ricordava il servo di Dio Giovanni Paolo II e ricorda Benedetto XVI - non aver paura a costruire la nostra vita nella Chiesa e con la Chiesa, fieri dell’amore per il Papa e per la Chiesa a lui affidata. E occorre non lasciarsi illudere da coloro che vogliono contrapporre Cristo, alla Chiesa, al Papa. C’è un’unica roccia sulla quale vale la pena costruire la casa. Questa roccia è l’incontro con la Persona di Cristo risorto, con chi lo visibilizza per tutta la Chiesa. C’è solo una pietra su cui vale la pena poggiare tutto per non divenire una delle tante varianti ideologiche che dominano il mondo. Questa pietra è colui a cui Cristo risorto ha detto e dice in continuità dinamica: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,18).
Ai giovani polacchi, il 27 maggio 2006 a Cracovia, Benedetto diceva: “Voi giovani avete conosciuto bene il Pietro dei nostri tempi. Perciò non dimenticate che né quel Pietro che sta osservando il nostro incontro dalla finestra di Dio Padre, né questo Pietro che ora sta dinnanzi a voi, né nessun Pietro successivo sarà mai contro di voi, né contro la costruzione di una casa durevole sulla roccia. Anzi, impegnerà il suo cuore ed entrambe le mani nell’aiutarvi a costruire la vita su Cristo e con Cristo…è una parola di speranza. Gesù dice che, nonostante lo scatenarsi degli elementi, la casa non è crollata, perché era fondata sulla roccia. In questa sua parola c’è una straordinaria fiducia nella forza del fondamento, la fede che non teme smentite perché confermata dalla morte e risurrezione di Cristo… Cari giovani amici, la paura dell’insuccesso può a volte frenare perfino i sogni più belli. Può paralizzare la volontà e rendere incapaci di credere che possa esistere una casa costruita sulla roccia. Può persuadere che la nostalgia della casa è soltanto un desiderio giovanile e non un progetto per la vita. Insieme a Gesù dite a questa paura: “Non può cadere una casa fondata sulla roccia”! Insieme con san Pietro dite alla tentazione del dubbio: “Chi crede in Cristo non resterà confuso!”. Siate testimoni della speranza, di quella speranza che non teme di costruire la casa della propria vita, perché sa bene di poter contare sul fondamento che non crollerà mai: Gesù Cristo nostro Signore”.
Su questa fede ci si può spiegare perché alle udienze chi vi partecipa per vedere nel Papa Pietro cioè Cristo risorto che guida la Chiesa e attraverso di essa il mondo siano sempre di più e tra questi il 24 marzo la Fraternità di Comunione e Liberazione tutta tesa ad ascoltarlo e seguirlo.