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Proporre e votare per la prima volta un progetto di legge come i Dico è un atto gravemente immorale

Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
«Il Concilio Vaticano II ha, al riguardo, opportunamente ribadito che l’istituto del matrimonio “ha stabilità per ordinamento divino”,, perciò “questo vincolo sacro, in vista del bene sia dei coniugi e della prole che della società, non dipende dall’arbitrio dell’uomo” (Gaudium et spes, 48). Nessuna legge fatta dagli uomini può perciò sovvertire la norma scritta dal Creatore, senza che la società venga drammaticamente ferita in ciò che costituisce il suo stesso fondamento basilare. Dimenticarlo significherebbe indebolire la famiglia, penalizzare i figli e rendere precario il futuro della società» [Dal Discorso di Benedetto XVI ai partecipanti al Congresso internazionale sul diritto naturale, 12 febbraio 2007].
«Nel caso in cui si proponga per la prima volta all’assemblea legislativa un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge. Concedere il suffragio del proprio voto a un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale» [Congregazione per la Dottrina della fede, luglio 2003].

Benedetto XVI, incontrando i partecipanti al Congresso internazionale sul Diritto naturale promosso dalla Pontificia università lateranense ha richiamato l’importanza, per l’attuale momento storico, della legge morale naturale.
Viviamo in un momento di straordinario sviluppo nella capacità umana di decifrare le regole e le strutture della materia e nel conseguente dominio dell’uomo sulla natura. E tutti vediamo i grandi vantaggi di questo progresso e nello stesso tempo le minacce di una distruzione della natura per la forza del nostro fare.
Altro pericolo è il metodo della verificabilità empirica che ci permette di conoscere sempre più a fondo le strutture razionali della materia ma fermandosi solo ad esso ci rende sempre meno capaci di vedere la fonte di questa intelligibilità, la verità cioè la Ragione creatrice.
Autoriducendo la ragione alla capacità di vedere solo le leggi dell’essere materiale si diventa incapaci di vedere il messaggio etico contenuto nell’essere, messaggio chiamato dalla tradizione lex naturalis, la legge morale naturale. Una parola, questa, per molti oggi quasi incomprensibile a causa del concetto di natura non più metafisico, ma solamente empirico. Il fatto che la natura, l’essere stesso non sia più trasparente per un messaggio morale cioè normativo per tutti, crea un senso di disorientamento che rende precarie ed incerte le scelte della vita di ogni giorno. Lo smarrimento, naturalmente aggredisce in modo particolare le generazioni più giovani, che devono in questo contesto trovare le scelte fondamentali per la loro vita di esseri umani.
Alla luce di queste constatazioni emerge l’urgenza, la necessità prioritaria per tutte le confessioni cristiane, per tutte le religioni, di riflettere sul tema della legge naturale e di ritrovare la sua verità comune a tutti gli uomini. Tale legge, a cui accenna anche l’apostolo Paolo (Rm 2,14-15), è scritta nel cuore di ogni uomo ed è, di conseguenza, anche oggi non semplicemente inaccessibile. Questa legge ha come suo primo e generalissimo principio quello di “fare il bene ed evitare il male”. E’, questa, una verità la cui evidenza si impone immediatamente a ciascuno. Da essa scaturiscono gli altri principi più particolari, che regolano il giudizio etico sui diritti e sui doveri di ciascuno. Tale è il principio del rispetto per la vita umana dal suo concepimento fino al suo termine naturale, non essendo questo bene della vita proprietà dell’uomo ma dono gratuito di Dio.
Tale è pure il dovere di cercare la verità, presupposto necessario di ogni autentica maturazione della persona. Altra fondamentale istanza del soggetto è la libertà. Tenendo conto, tuttavia, del fatto che la libertà umana è sempre una libertà condivisa con gli altri, è chiaro che l’armonia delle libertà può essere trovata solo in ciò che è comune a tutti: la verità di ogni essere umano concreto, il messaggio fondamentale dell’essere stesso, la lex naturalis appunto. E come non menzionare, da una parte, l’esigenza di giustizia che si manifesta nel dare a ciascuno il suo e, dall’altra parte, l’attesa di solidarietà che alimenta in ciascuno, specialmente se disagiato, la speranza di un aiuto da parte di chi ha avuto una sorte migliore? Si esprimono, in questi valori di verità, di libertà, di giustizia, di solidarietà, di felicità, il senso religioso di ogni io, di ogni cuore umano in rapporto alla Ragione creativa a fondamento di norme inderogabili e cogenti che non dipendono dalla volontà del legislatore, come pretenderebbe il positivismo giuridico relativista, e neppure dal consenso che gli Stati possono ad esse prestare, come pretenderebbe chi subordina ideologicamente tutto alla democrazia, come tenderebbero gli stessi cattolici democratici. Sono norme che precedono qualsiasi legge umana e sono a fondamento dello stesso sistema democratico: come tali, non ammettono interventi di deroga da parte di nessuno.
La legge naturale è la sorgente da cui scaturiscono, insieme ai diritti fondamentali, anche imperativi etici che è doveroso onorare. Nell’attuale etica e filosofia del Diritto, sono largamente diffusi i postulati del positivismo giuridico cioè come se tutto dipendesse dalla volontà del legislatore. La conseguenza è che la legislazione diventa spesso solo un compromesso tra diversi interessi: si cerca di trasformare in diritti interessi privati o desideri che stridono con i doveri derivanti dalla responsabilità sociale. In questa situazione è opportuno ricordare che ogni ordinamento giuridico, a livello sia interno che internazionale, trae ultimamente la sua legittimità dal radicamento nella legge naturale, nel messaggio etico iscritto dalla Ragione creatrice nello stesso essere umano. La legge naturale è, in definitiva, il solo valido baluardo contro l’arbitrio del potere o gli inganni della manipolazione ideologica. La conoscenza di questa legge iscritta nel cuore di ogni uomo aumenta con il progredire della coscienza morale. E’ questo il progresso fondamentale senza il quale tutti gli altri progressi finiscono per risultare non autentici. La legge iscritta nella nostra natura è la vera garanzia offerta ad ognuno per poter vivere libero e rispettato nella propria dignità. Quanto fin qui detto ha applicazioni molto concrete se si fa riferimento alla famiglia, cioè a quell’”intima comunità di vita e d’amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie” (Gaudium et spes, 48). Il Concilio Vaticano II ha, al riguardo, opportunamente ribadito che l’istituto del matrimonio “ha stabilità per ordinamento divino”, e perciò “questo vincolo sacro, in vista del bene sia dei coniugi e della prole che della società, non dipende dall’arbitrio dell’uomo” (ibidem). Nessuna legge fatta dagli uomini può perciò sovvertire la norma scritta dal Creatore, senza che la società venga drammaticamente ferita in ciò che costituisce il suo stesso fondamento basilare. Dimenticarlo significherebbe indebolire la famiglia, penalizzare i figli e rendere precario il futuro della società.
Altra conseguenza, oggi fondamentale, della legge naturale è il dovere di riaffermare che non tutto ciò che è scientificamente fattibile è anche eticamente lecito. La tecnica, quando riduce l’essere umano ad oggetto di sperimentazione, finisce per abbandonare il soggetto debole all’arbitrio del più forte. Affidarsi ciecamente alla tecnica come all’unica garante di progresso, senza offrire nello stesso tempo un codice etico che affondi le sue radici in quella stessa realtà che viene studiata e sviluppata, equivarrebbe a fare violenza alla natura umana con conseguenze devastanti per tutti. L’apporto degli uomini di scienza è d’importanza primaria. Insieme col progredire delle nostre capacità di dominio sulla natura, gli scienziati devono anche contribuire ad aiutarci a capire in profondità la nostra responsabilità per l’uomo e per la natura a lui affidata. Su questa base è possibile sviluppare un fecondo dialogo tra credenti e non credenti; tra teologi, filosofi, giuristi e uomini di scienza, che possono offrire anche al legislatore un materiale prezioso per il vivere personale e sociale.

Etica pubblica per chi vuole appartenere alla Chiesa accogliendo il suo magistero
Il cardinale Ruini rispondendo a una domanda a margine di un convegno organizzato dall’Opera romana pellegrinaggi ha annunciato: “Su queste cose sono già state dette da parte nostra tante cose importanti…Ci sarà una parola meditata, una parola ufficiale, che si impegnativa per coloro che accolgono il magistero della Chiesa e che possa essere chiarificatrice per tutti”.
Si tratta di spiegare che la legittima autonomia della politica e la libertà dei singoli parlamentari non può basarsi su un relativismo democratico, e che difesa della vita, della famiglia, della libertà di educazione sono “principi non negoziabili”. Ci sono già due note della Congregazione per la dottrina della fede pubblicate nel gennaio e nel luglio del 2003. La prima, che tocca “alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita pubblica”, annovera le unioni di fatto tra i “punti nodali dell’attuale dibattito politico”, affermando che alla famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso “non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un riconoscimento legale”. La seconda nota, che tratta specificamente dei “progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”, precisa: “Nel caso in cui si proponga per la prima volta all’assemblea legislativa un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge. Concedere il suffragio del proprio voto a un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale”.

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