In prossimità della Quaresima...
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«Il Sacramento della penitenza, che tanta importanza ha nella vita del cristiano, rende attuale l’efficacia redentrice del Mistero Pasquale di Cristo. Nel gesto dell’assoluzione, pronunciata a nome e per conto della Chiesa, il confessore diventa il tramite consapevole di un meraviglioso evento di grazia. Ottemperando con docile adesione al Magistero della Chiesa, egli si fa ministro della consolante misericordia di Dio, evidenzia la realtà del peccato e manifesta al tempo stesso la smisurata potenza dell’amore divino, amore che ridona la vita. La confessione diventa quindi una rinascita spirituale, che trasforma il penitente in una nuova creatura. Questo miracolo di grazia solo Dio può operarlo, e lo compie attraverso le parole e i gesti del sacerdote. Sperimentando la tenerezza e il perdono del Signore, il penitente è più facilmente spinto a riconoscere la gravità del peccato, più deciso nell’evitarlo per restare e crescere nella riannodata amicizia con Lui» [Benedetto XVI ai Penitenzieri della quattro basiliche pontificie romane, 19 febbraio 2007].
In questa sintesi il Papa ha evidenziato la meraviglia del Sacramento della Penitenza e dei sacerdoti che vi si dedicano con impegno. In questo misterioso processo di rinnovamento interiore il confessore non è spettatore passivo ma strumento attivo della misericordia divina. Necessita quindi che egli unisca ad una buona sensibilità spirituale e pastorale una seria preparazione teologica, morale e pedagogica che lo renda capace di comprendere il vissuto della persona. Gli è poi assai utile conoscere gli ambiti sociali, culturali e professionali di quanti si accostano al confessionale, per poter offrire idonei consigli ed orientamenti spirituali e pratici. Non dimentichi, - ha precisato Benedetto XVI - il sacerdote, che in questo Sacramento egli è chiamato a svolgere il compito di padre, di giudice spirituale, di maestro e di educatore. Tutto questo esige un continuo e costante aggiornamento.
Ma in primo luogo il ministero del confessionale riveste soprattutto un carattere spirituale e quindi alla saggezza umana, alla preparazione teologica occorre pertanto unire profonda vena di spiritualità alimentata dal contatto orante e continuo con Cristo, Maestro e Redentore. In virtù dell’Ordinazione presbiterale il confessore svolge un peculiare servizio sacramentale “in persona Christi”, con una pienezza di doti umane che vengono rafforzate dalla Grazia. Suo modello è Gesù, l’inviato del Padre; la sorgente a cui attinge abbondantemente è il soffio vivificante dello Spirito Santo. Dinnanzi a così alta responsabilità le forze umane sono sicuramente inadeguate, ma l’umile fedele adesione ai disegni salvifici di Cristo rende i confessori testimoni della redenzione universale da Lui operata, attuando il monito di san Paolo che dice: “E’ stato Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo… affidando a noi la parola della riconciliazione” (2 Cor 5,19).
Come sacerdoti occorre radicare in se stessi questo messaggio di salvezza e lasciarsi trasformare, confessandosi spesso, profondamente. Cristo ha scelto i sacerdoti per essere i soli a poter perdonare i peccati in suo nome: si tratta allora di uno specifico servizio ecclesiale al quale dare sempre la priorità.