I cattolici in comunione con il Papa si rivolgono alla ragione dei legislatori e alla loro coscienza
- Autore:
- Fonte:
Papa Benedetto XVI nel discorso alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi (22/12/2006) ha dato la spinta per un rinnovato impegno di promozione e difesa della famiglia: “A questo punto non posso tacere la mia preoccupazione per le leggi sulle coppie di fatto. Molte di queste coppie hanno scelto questa via perché - almeno al momento - non si sentono in grado di accettare la convivenza giuridicamente ordinata e vincolante del matrimonio. Così preferiscono rimanere nel semplice stato di fatto. Quando vengono create nuove forme giuridiche che relativizzano il matrimonio, la rinuncia al legame definitivo ottiene, per così dire, anche un sigillo giuridico. In tal caso il decidersi per chi già fa fatica diventa ancora più difficile. Si aggiunge poi, per l’altra forma di coppie, la relativizzazione della differenza dei sessi. Diventa così uguale mettersi insieme di un uomo e una donna o di due persone dello stesso sesso. Con ciò vengono tacitamente confermate quelle teorie funeste che tolgono ogni rilevanza alla mascolinità e alla femminilità della persona umana, come se si trattasse di un fatto puramente biologico; teorie secondo cui l’uomo - cioè il suo intelletto e la sua volontà - deciderebbero autonomamente che cosa sia o non sia. C’è in questo deprezzamento della corporeità, da cui consegue che l’uomo, volendo emanciparsi dal suo corpo - dalla ‘sfera biologica’ - finisce per distruggere se stesso. Se si dice che la chiesa non dovrebbe ingerirsi in questi affari, allora noi possiamo solo rispondere. Forse che l’uomo non ci interessa? I credenti, in virtù della grande cultura della loro fede, non hanno forse il diritto di pronunciarsi in tutto questo? Non è piuttosto il loro - il nostro - dovere alzare la voce per difendere l’uomo, quella creatura che, proprio nell’unità inseparabile di corpo ed anima, è immagine di Dio?”.
Di fronte a questo intervento argomentato, a Verona più di quaranta associazioni e movimenti hanno approfondito e sono arrivati a un giudizio condiviso in merito al progetto di legge governativo sulle unioni di fatto, su questa nuova realtà giuridica (la Costituzione italiana riconosce in modo esclusivo l’istituto del matrimonio) e su questo nuovo modello di vita, che oscura la percezione di alcuni valori fondamentali, svaluta l’istituzione matrimoniale e ha un influsso negativo sulla mentalità, soprattutto per le giovani generazioni. Molti dei diritti di cui parla il progetto di legge potrebbero essere garantiti per altre vie non nocive al corpo sociale, ad esempio attraverso un contratto delle persone interessate a partire dalla loro autonomia di cittadini. In tal caso si tratterebbe di diritti che hanno la loro base nella scelta individuale di due persone e non nel fatto, legalmente riconosciuto, della loro convivenza.
Congregazione della fede
Senza intaccare la legittima differenziazione politica degli appartenenti a queste associazioni e movimenti ma anche senza scivolare in una diaspora culturale tra cattolici, da evitare sempre, ci si è rifatti, per agire democraticamente ma da fedeli cattolici in comunione ecclesiale anche nell’autonomia politica, alla linea espressa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nelle “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali” del 3 giugno 2003: “Non è vera l’argomentazione secondo la quale il riconoscimento legale delle unioni omosessuali sarebbe necessario per evitare che i conviventi omosessuali perdano, per il semplice fatto della loro convivenza, l’effettivo riconoscimento dei diritti comuni che essi hanno in quanto persone e in quanto cittadini. In realtà, essi possono sempre ricorrere - come tutti i cittadini e a partire dalla loro autonomia privata - al diritto comune per tutelare situazioni giuridiche di reciproco interesse. Costituisce invece una grave ingiustizia sacrificare il bene comune e il retto diritto di famiglia allo scopo di ottenere beni che possono e debbono essere garantiti per vie non nocive per la generalità del corpo sociale” (n. 9). E per quanto riguarda il comportamento dovuto a politici che liberamente si presentano come cattolici democratici, ma non sui valori non negoziabili, c’è la nota dottrinale del 24 novembre 2002: “La coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti… Devono essere salvaguardate la tutela e la promozione della famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso…; ad essa non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un riconoscimento legale” (n. 4). Ci sono anche “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle persone omosessuali” del 3 giugno 2003: “Se tutti i fedeli sono tenuti a opporsi al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, i politici cattolici lo sono in particolare, nella linea della responsabilità loro propria. In presenza di progetti di legge favorevoli alle unioni omosessuali, sono da tener presenti le seguenti indicazioni etiche. Nel caso si proponga per la prima volta all’Assemblea legislativa un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge. Concedere il suffragio del proprio voto a un testo legislativo così nocivo è un atto gravemente immorale” (n. 10).
A Verona Vescovo e associazioni, movimenti
In un articolo di Fausto Pezzato sul Corriere di Verona del 22 febbraio 2007 si criticano come posizioni radicali quelle delle associazioni e movimenti: “Mentre a Roma, nell’anniversario del Concordato Prodi e Bertone cercavano di riannodare i fili del dialogo sulla famiglia e la regolarizzazione delle coppie di fatto, prima che accada l’irreparabile, cioè la rottura del patto tra il Vaticano e lo Stato italiano, a Verona accadeva qualcosa che nella sua dimensione e radicalità non sembra avere esempi in nessun’altra diocesi. La Chiesa mobilita tutte le “aggregazioni locali”, cioè l’associazionismo, una quarantina di sigle, ed emana un documento ultimativo, durissimo e non negoziabile che in pratica chiude ogni possibilità di incontro con la controparte”. Ma arriva un duro intervento del Vescovo Padre Flavio Roberto Carraro. La cornice è la celebrazione delle Ceneri in Cattedrale. Prendendo spunto dalla tragedia avvenuta in un paese della Diocesi, Valgatara dove un bambino di un anno è stato ucciso dalla madre ha definito “il ripetersi quasi quotidiano di simili tragedie”, come “una diabolica epidemia”. Ha trattato di vari delitti contro la persona, ma il vero affondo arriva sul tema della famiglia. Senza nominare i Dico entra nel dibattito che divide il mondo cattolico. “Sono decenni - ha sottolineato - che si chiedono leggi di protezione, promozione e mezzi di aiuto per la famiglia. Chi li ha visti? Ma basta qualche mese di governo per preparare un disastro, un’ulteriore spallata che butterà ulteriormente a terra la famiglia. E si ha perfino il coraggio, vergognoso - ha proseguito il Vescovo scandendo le parole - di dirci: “Non è così, vedrete!... Per favore almeno non ci si tratti da sciocchi”. “Fratelli e sorelle, noi personalmente chiediamoci: ho qualche responsabilità? Tecnica, politica, civile, amministrativa? Sono colpevole di omissione?”. Nel clima della Quaresima è un invito all’esame di coscienza.