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La natura della persona umana fonda il matrimonio e la famiglia, il matrimonio e la famiglia svelano la verità della persona

Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
«La via che conduce all’altra persona passa per Dio (cioè per la Verità). Se non si dà questo tramite alla nostra unità, noi restiamo eternamente divisi l’uno dall’altro da abissi che neanche la più sincera delle buone intenzioni potrà mai colmare.
Raramente, forse, l’inacessibilità ultima dell’altra persona e l’impossibilità di donarsi reciprocamente e di comprendersi durevolmente sono state sperimentate in modo così drammatico come nel nostro secolo. Hermann Hesse l’ha espresso in questo modo: “Vivere significa esser soli: nessuno conosce l’altro, ognuno è solo”… Il fatto che il mistero trinitario si attesti come realtà presente nel nostro mondo umano offre una risposta a questa esperienza e alla sua problematicità. Lo Spirito Santo ha qualcosa da dire in merito al fondamentale interrogativo umano che chiede come sia possibile che io rimanga me stesso, egualmente rispetti la alterità dell’altra persona, e tuttavia io esca realmente dalla prigione della solitudine e attinga intimamente un altro individuo. [Ratzinger, Trasmissione alla Radio Bavarese, 16 maggio 1986].

Le religioni dell’Oriente hanno cercato di rispondere alla questione elaborando la dottrina del nirvana. Esse affermano: finché esiste l’“io”, non c’è via d’uscita. Proprio l’“io” costituisce un’insormontabile barriera. Perciò, io devo “diluire” la mia individualità fino a lasciar scomparire ogni tratto della “mia”fisionomia come “io”.
La risposta cristiana offre un’altra soluzione, alternativa a quella del nirvana: la Trinità. La Trinità è quell’ultima unità, nella quale l’esser dell’uno di fronte all’altro di un “io” e di un “tu” non viene annullato, bensì inscritto e ordinato nell’azione dello Spirito Santo. In Dio vi è una pluralità di persone, e proprio in questo modo egli è piena realizzazione di un’ultima unità.
Dio non ha creato la persona perché questa finisca per annichilirsi, bensì perché essa si erga in tutta la sua natura e dispieghi il suo mistero interiore, avvolta dallo Spirito Santo, in cui è l’unità delle diverse persone» [Ratzinger, Trasmissione alla Radio Bavarese, 16 maggio 1986].

Il cardinale Carlo Caffarra ha fatto una prefazione alla pubblicazione Familia Via Ecclesiae (Cantagalli 2006), sintetizzando una fedeltà creativa di Giovanni Paolo II in relazione alla Tradizione della Chiesa su tutti i grandi temi della dottrina cristiana circa il matrimonio, in continuità con quanto l’allora cardinal Ratzinger aveva espresso nella Trasmissione alla Radio Bavarese il 16 maggio 1986. Due sono le vie che Giovanni Paolo II percorre nel suo Magistero: dalla persona umana al matrimonio - famiglia; dal matrimonio - famiglia alla persona umana. La prima è la via fondativa: la natura della persona umana fonda il matrimonio e la famiglia. La seconda è la via rivelativa: il matrimonio e la famiglia svelano la verità della persona umana.
Attraverso la lettura dell’originaria esperienza di Adamo icona di ogni uomo, come è narrata nel secondo capitolo della Genesi, Giovanni Paolo II coglie due costitutivi essenziali della persona umana.
L’uomo dimora certamente nel mondo, ma solo l’uomo conosce se stesso, nel mondo che invece non conosce. E’ una vera e propria “solitudine originaria” creata dalla soggettività dell’uomo, dall’emergere del suo io nei confronti di chi non può dire “io”. Essere qualcuno è essere essenzialmente altro che essere qualcosa.
Ma nello stesso tempo la persona umana sente il bisogno originario di comunicare con altri. La scoperta che l’uomo fa della propria soggettività nei confronti del mondo diventa la scoperta della soggettività umana come tale; l’espressione della solitudine originaria implica la tensione originaria alla comunione, e pertanto il suo “io” si trova costituzionalmente legato all’altro: Adamo scopre - afferma se stesso pienamente nella scoperta - affermazione di Eva e questa connessione è l’essenza e la definizione dell’amore. Essa denota una dimensione essenziale della persona poiché la vocazione originaria della persona è l’amore; in quanto essa indica la perfetta realizzazione del rapporto uomo - donna è amore attuato nella sua integrità e il corpo, nel suo significato sponsale, è il linguaggio della persona. La correlazione originaria fra le persone umane è la correlazione uomo - donna.

Matrimonio di natura e matrimonio di grazia
Chi vive l’esperienza dell’amore coniugale, vive in forma privilegiata l’esperienza dell’essenza dell’amore e quindi dell’essenza della persona. Non è un fatto puramente culturale, senza alcun fondamento nella natura della persona umana. Di qui la logica dell’indissolubilità matrimoniale, della procreazione responsabile, della castità coniugale. Quanto il Magistero di fede della Chiesa dice a riguardo dell’indissolubilità, della procreazione responsabile, della castità coniugale è pensabile, dicibile, comprensibile da tutti alla luce della grandezza e dignità della persona umana intesa nella verità intera.
E la verità intera comprende non solo l’essere dono del Donatore divino della natura ma anche l’economia culturale della salvezza dell’uomo progettata in Cristo dal Padre e realizzata nella pienezza dei tempi. La persona umana è universalmente - concretamente questa: creata in Cristo, decaduta dalla sua originaria giustizia e da Lui redenta, per essere in Cristo partecipe della stessa vita divina. Matrimonio e famiglia seguono la sorte della persona umana nella storia della salvezza: esiste il “principio” del matrimonio nella sua originaria bellezza; esiste il matrimonio “decaduto”; esiste il matrimonio “redento” e “trasfigurato” in Cristo.
La considerazione del matrimonio “al principio” è il tema della sua sacramentalità originaria. Poiché il matrimonio è costituito dall’autodonazione delle persone, evento essenzialmente spirituale ma che si realizza e si esprime nella corporeità, esso (matrimonio) ha una originaria struttura sacramentale: realizza un avvenimento spirituale mediante un segno, come il patrimonio storico ci documenta.
La sacramentalità propriamente detta, quella cristiana, è l’elevazione della originaria sacramentalità a significare efficacemente la partecipazione di due battezzati al vincolo sponsale che unisce Cristo risorto e la Sua Chiesa.
Questa relazione fra “matrimonio di natura” e “matrimonio di grazia” indica sia l’unità di natura - grazia dell’economia salvifica e sia che la “cristianizzazione” del matrimonio non è qualcosa di estrinseco alla vita ed esperienza coniugale, ma ne è la piena realizzazione, perché solo nel mistero del Verbo incarnato l’uomo conosce e realizza perfettamente se stesso.

Da quale malattia l’amore redentivo guarisce?
L’elevazione soprannaturale della naturale sacramentalità del matrimonio assume carattere redentivo: è redenzione cioè sana il matrimonio naturale. Da quale malattia l’amore redentivo di Cristo guarisce l’uomo e la donna che si sposano?
C’è la tendenza a sradicare il valore proprio della persona dalla propria sessualità, producendo o l’incontinenza o la “frigidità” o l’insignificanza. Il proprio corpo non è più la trasparenza della persona e il corpo dell’altro non è più inteso come linguaggio della sua persona che diventa incapace di fare dono di sé, quindi di realizzarsi. La mancanza di castità o concupiscenza è sempre il sintomo di un “cuore duro” incapace di amare.
Questa è la malattia da cui Cristo guarisce l’uomo e la donna ridonando la capacità di amare cioè di impiantare dentro il linguaggio della sessualità l’autodonazione della persona. E ciò diventa possibile perché mediante il dono dello Spirito Santo l’uomo e la donna diventano partecipi della stessa capacità di amare di Cristo. La “redenzione del corpo” operata da Cristo apre però alla persona umana non solo la via dell’autorealizzazione secondo la forma coniugale, ma anche secondo la forma verginale, vera novità questa dell’economia salvifica cristiana; è il frutto più originale dell’atto redentivo di Cristo, della redenzione della sessualità operata da Cristo.
Ecco perché fin dal 28 gennaio 1979, rivolgendosi ai vescovi riuniti a Puebla Giovanni Paolo II diceva: “Fate ogni sforzo affinché vi sia una pastorale della famiglia. Dedicatevi a un settore così prioritario, con la certezza che l’evangelizzazione nel futuro dipende in gran parte dalla ‘Chiesa domestica’. E’ la scuola dell’amore, della conoscenza di Dio, del rispetto alla vita, alla dignità dell’uomo”.

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