«Andate in tutto il mondo a portare la verità, la bellezza e la pace, che si incontrano in Cristo Redentore»
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Quest’oggi, io vi invito a continuare su questa strada, con una fede profonda, personalizzata e saldamente educata nel vivo corpo di Cristo, la Chiesa, che garantisce la contemporaneità di Gesù con noi” [Discorso di Benedetto XVI alla Fraternità di Comunione e liberazione nel 25° anniversario del riconoscimento pontificio].
«Noi - ha detto Juliàn Carròn, presidente della Fraternità - desideriamo vivere la novità che ci è capitata in tutte le situazioni e ambienti dove si svolge la nostra esistenza, confidando di poter testimoniare nella nostra piccolezza tutta la bellezza che ha invaso la nostra vita, in modo tale che possa essere incontrata».
L’incontro di Benedetto XVI, da lui stesso voluto in piazza san Pietro, con la fraternità di Comunione e liberazione, in occasione del XXV anniversario del riconoscimento pontificio, è avvenuto alle 12 di sabato 24 marzo dopo l’incontro con i vescovi europei riuniti in Vaticano, alle 11,15 nella Sala Clementina, in occasione dei festeggiamenti per i 50 anni dei Trattati di Roma. Il Papa li ha invitati a riconoscere “il lungo cammino” compiuto in mezzo secolo, che ha “condotto alla riconciliazione dei due polmoni, l’Oriente e l’Occidente”. Ma ha lanciato l’allarme sul suo futuro con parole forti e drammatiche.
L’Europa su una via che potrebbe portarla al congedo dalla storia
Il primo allarme è quello del crollo demografico: “L’Europa sembra incamminata su una via che potrebbe portarla al congedo della storia”. Benedetto XVI è andato al fondo di ogni questione morale, sostenendo che l’Europa necessita di liberarsi dal “pragmatismo” privo di “valori universali” che sta portando a “perdere fiducia nel proprio futuro”. Altro clima è stato l’incontro in piazza san Pietro riandando al 1982 quando la Fraternità di CL è stata innestata nel cuore della Chiesa con una bolla pontificia e con tre amici, Giovanni Paolo II, don Luigi Giussani e l’allora Joseph Ratzinger, che avevano colto nella via umana dell’amicizia quel consapevole rimando sacramentale a Dio dal volto umano in Gesù Cristo: “Il mio primo pensiero va al vostro fondatore, monsignor Luigi Giussani, al quale mi legano tanti ricordi e che mi era diventato amico”. Visibile la commozione nel ricordare quanto aveva richiamato nell’omelia del funerale nel Duomo di Milano, richiamando nell’ambiente familiare e parrocchiale della sua infanzia, un anticipo profetico del carisma:”questo coraggioso sacerdote, cresciuto in una casa povera di pane, ma ricca di musica - come amava egli stesso dire - sin dall’inizio fu toccato, anzi ferito, dal desiderio della bellezza, non di una bellezza qualunque. Cercava la Bellezza stessa, la Bellezza infinita che trovò in Cristo”. Di qui l’originale intuizione pedagogica di Comunione e liberazione nel proporre in modo affascinante e in sintonia con la cultura contemporanea, l’avvenimento cristiano, percepito come fonte di nuovi valori e capace di orientare l’intera esistenza”. Due amici dal cielo, Giussani e Giovanni Paolo II, il terzo divenuto Papa vedono con gioia il fascino umano di Cristo in sintonia con la cultura contemporanea nel colonnato del Bernini divenuto come un portico di un immenso chiostro di adulti, giovani, adolescenti, bambini che sotto la pioggia sottile intonano la preghiera delle Lodi, tutte recitate a una sola voce. La piazza è traboccante di giovani, famiglie con bambini, anziani: il cosiddetto “popolo di CL” è davvero un popolo di ogni età e condizione sociale, convenuto da tutto il mondo per “un gesto di preghiera” al centro della comunione ecclesiale, con “l’atteggiamento di attesa di quello che verrà detto e di domanda di essere disponibili ad accogliere ciò che il Papa dirà” (Carron). Qui i figli sono numerosi, qui non appare alcun congedo dalla storia, anzi tanta fiducia e speranza
Tentazione dell’Europa di lasciare il Cristianesimo per altre ideologie, ritenute più avanzate, più “efficaci”.
Il secondo allarme per l’Europa è quello dell’identità che si va perdendo e che il Cristianesimo aveva “contribuito a forgiare”, acquisendo un ruolo “non soltanto storico ma fondativo, perenne nei confronti dell’Europa”. Come si può pretendere oggi di “escludere un elemento essenziale dell’identità europea quale ‘ il cristianesimo”, nel quale “una vasta maggioranza di europei continua a identificarsi?”. “Se cediamo alla tentazione di lasciare il Cristianesimo per le “ideologie” di questo mondo – disse il servo di Dio Giovanni Paolo II alle celebrazioni veronesi in onore di Sant’Adalberto nel 1983 -, pensando di trovarle più “avanzate” o più efficaci, in realtà non andiamo avanti, ma torniamo indietro. Questo dovrebbe insegnarci la recente storia europea, nella quale si può costatare che l’acconsentire a quella tentazione non è stato senza rapporto con le catastrofi nelle quali essa è precipitata, sperimentando forme di barbarie sconosciute agli stessi antichi pagani”. E qui il Papa ha usato una delle parole più forti della tradizione cristiana, “apostasia” (defezione), per indicare la tendenza a “contestare” l’esistenza stessa di valori universali: “Questa singolare forma di apostasia da se stessa, prima ancora che da Dio, non la induce forse a dubitare della sua stessa identità?” Da quella apostasia il Papa vede derivare i grandi mali: abbandonati i “valori universali” si finisce col credere che “il bene comune sia sinonimo di compromesso”, ma esso - pur utile nel “bilanciamento degli interessi” - “si trasforma in male comune ogni qualvolta comporti accordi lesivi della natura dell’uomo”. Ci sono poi “correnti laicistiche e relativistiche” che tendono a “negare ai cristiani il diritto stesso di intervenire come tali nel dibattito pubblico” o ne “squalificano il contributo con l’accusa di voler tutelare ingiustificati privilegi”. Da qui il dovere per i cristiani di essere “presenti in modo attivo” in quel dibattito e di lottare perché sia almeno “salvaguardato il diritto all’obiezione di coscienza” quando “i diritti umani fondamentali fossero violati”. Di fronte a questi problemi e a inedite possibilità Benedetto XVI guarda con tanta fiducia a tutti i movimenti “inseriti nella comunità ecclesiale…in dialogo paziente con i pastori” e quindi all’articolata famiglia spirituale della Fraternità: “Comunione e liberazione è una esperienza comunitaria della fede, nata nella Chiesa non da una volontà organizzativa della gerarchia, ma originata da un incontro rinnovato con Cristo e così, possiamo dire, da un impulso derivante ultimamente dallo Spirito Santo. Ancor oggi essa si offre come una possibilità di vivere in modo profondo e attualizzato la fede cristiana, da una parte con una totale fedeltà e comunione con il Successore di Pietro e con i pastori che assicurano il governo della Chiesa; dall’altra, con una spontaneità e una libertà che permettono nuove e profetiche realizzazioni apostoliche e missionarie”.