Condividi:

Compromesso e valori non negoziabili

Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
Il compromesso, legittimo bilanciamento politico di interessi particolari diversi, esteso a "valori non negoziabili" comporta sempre accordi antidemocratici lesivi della natura di ogni uomo concreto

«…non si può pensare di edificare un’autentica “casa comune” europea trascurando l’identità propria dei popoli di questo nostro Continente. Si tratta infatti di identità storica, culturale e morale, prima ancora che geografica, economica o politica; un’identità costituita da un insieme di valori universali, che il Cristianesimo ha contribuito a forgiare, acquisendo così un ruolo non soltanto storico, ma fondativo nei confronti dell’Europa. Tali valori, che costituiscono l’anima del Continente, devono restare nell’Europa del terzo millennio come “fermento di civiltà”. Se infatti essi dovessero venir meno, come potrebbe il “vecchio” Continente continuare a svolgere la funzione di “lievito” per il mondo intero? Se, in occasione del 50.° dei Trattati di Roma, i Governi dell’Unione desiderano “avvicinarsi” ai loro cittadini, come potrebbero escludere un elemento essenziale dell’identità europea qual è il Cristianesimo, in cui una vasta maggioranza di loro continua a identificarsi? Non è motivo di sorpresa che l’Europa odierna, mentre ambisce di porsi come una comunità di valori, sembri sempre più spesso contestare che ci siano valori universali ed assoluti? Questa singolare forma di “apostasia” da se stessa, prima ancora che da Dio, non la induce forse a dubitare della sua stessa identità? Si finisce in questo modo per diffondere la convinzione che la “ponderazione dei beni” sia l’unica via per il discernimento morale e che il bene comune sia sinonimo di compromesso. In realtà, se il compromesso può costituire un legittimo bilanciamento di interessi particolari diversi, si trasforma in male comune ogniqualvolta comporti accordi lesivi della natura dell’uomo» [Benedetto XVI ai Vescovi europei, 24-3-2007].


Nel ricordo dello sforzo di edificazione della nuova Europa dal marzo di cinquant'anni or sono si dovevano richiamare quegli ideali che hanno ispirato e guidato statisti di grande levatura, quali Alcide De Gasperi in Italia, Konrad Adenauer in Germania, Robert Schuman in Francia, facendone i padri dell'Europa contemporanea. E non è significativo che, tra i principali promotori della unificazione del continente, vi siano stati uomini animati da profonda fede cristiana? Non fu forse dai valori evangelici della libertà e solidarietà che essi trassero ispirazione per il loro coraggioso disegno? Un disegno, peraltro, che ad essi appariva giustamente realistico, nonostante le prevedibili difficoltà, per la lucida consapevolezza che essi avevano del ruolo svolto dal cristianesimo nella formazione e nello sviluppo delle culture presenti nei diversi Paesi del continente.
Giovanni Paolo II nella Lettera ai Vescovi italiani del 6 gennaio 1994, affermava di essere convinto che "l'Italia ha moltissimo da offrire a tutta l'Europa. Le tendenze che oggi mirano ad indebolire l'Italia sono negative per l'Europa stessa e nascono anche sullo sfondo della negazione del cristianesimo. In una tale prospettiva si vorrebbe creare una Europa, e in essa anche un'Italia, che siano apparentemente "neutrali" sul piano dei valori, ma che in realtà collaborino alla diffusione di un modello postilluministico di vita. Ciò si può vedere anche in alcune tendenze operanti nel funzionamento di istituzioni europee. Contro l'orientamento di coloro che furono i padri dell'Europa unita, alcune forze, attualmente operanti in questa comunità, sembrano piuttosto ridurre il senso della sua esistenza e della sua azione ad una dimensione puramente economica e secolaristica".

L'Europa sulla via del congedo dalla storia?
Ed è quello che Benedetto XVI mette in guardia, dopo aver ricordato ciò che di positivo è maturato nel lungo cammino soprattutto la riconciliazione dei due "polmoni" - l'Oriente e l'Occidente - legati da una storia comune, ma arbitrariamente separati da una cortina di ingiustizia e l'esigenza condivisa di stabilire un sano equilibrio fra la dimensione economica e quella sociale, attraverso politiche capaci di produrre ricchezza e di incrementare la competitività, senza trascurare le legittime attese dei poveri e degli emarginati. Ma sotto il profilo demografico, si deve purtroppo constatare che l'Europa sembra incamminata su una via che potrebbe portarla al congedo della storia. E ciò, oltre a mettere a rischio la crescita economica, può anche causare enormi difficoltà alla coesione sociale e, soprattutto, favorire un individualismo, disattento alle conseguenze per il futuro avvenire.
Ma il Papa richiama l'inadeguatezza del processo stesso di unificazione europea sul mito metarazionale illuminista ritenuto capace di avere la forza di unire al di sopra della nazione le passioni e il cuore degli europei, senza tener conto delle attese dei cittadini.
"Una comunità che si costruisce - ha detto Benedetto XVI ai partecipanti al Congresso del 24 marzo - senza rispettare l'autentica dignità dell'essere umano, dimenticando che ogni persona è creata ad immagine di Dio, finisce per non fare il bene di nessuno. Ecco perché appare sempre più indispensabile che l'Europa si guardi da quell'atteggiamento pragmatico, oggi largamente diffuso, che giustifica sistematicamente il compromesso sui valori umani essenziali, come se fosse l'inevitabile accettazione di un presunto male minore. Tale pragmatismo, presentato come equilibrato e realista, in fondo tale non è, proprio perché nega quella dimensione valoriale ed ideale, che è inerente alla natura umana. Quando, poi, su un tale pragmatismo si innestano tendenze e correnti laicistiche e relativistiche, si finisce per negare ai cristiani il diritto stesso di intervenire come tali nel dibattito pubblico e, per lo meno, se ne squalifica il contributo con l'accusa di voler tutelare ingiustificati privilegi. Nell'attuale momento storico e di fronte a molte sfide che lo segnano, l'Unione Europea per essere valida garante dello stato di diritto ed efficace promotrice di valori universali, non può non riconoscere con chiarezza l'esistenza certa di una natura umana stabile e permanente, fonte di diritti comuni a tutti gli individui, compresi coloro stessi che li negano. In tale contesto, va salvaguardato il diritto all'obiezione di coscienza, ogniqualvolta i diritti fondamentali fossero violati".
Per Benedetto XVI, in continuità con Giovanni Paolo II, l'Italia, pur invasa da una nuova ondata di illuminismo e di laicismo, per cui sarebbe razionalmente valido soltanto ciò che è sperimentabile e calcolabile, "costituisce - come ha rilevato al Convegno di Verona - al tempo stesso un terreno assai favorevole per la testimonianza cristiana… la Chiesa in Italia renderà un grande servizio non solo a questa Nazione, ma anche all'Europa e al mondo, perché è presente ovunque l'insidia del secolarismo e altrettanto universale è la necessità di una fede vissuta in rapporto alle sfide del nostro tempo".
"Cari amici - ha concluso Benedetto XVI - so quanto è difficile difendere strenuamente questa verità dell'uomo. Non stancatevi però e non scoraggiatevi! Voi sapete di avere il compito di contribuire a edificare con l'aiuto di Dio una nuova Europa, realistica ma non cinica, ricca di ideali e libera da ingenue illusioni, ispirata alla perenne e vivificante verità del Vangelo. Per questo siate presenti in modo attivo nel dibattito pubblico…".

Vai a "L'insegnamento del Papa oggi"