Lo strumento più grande della comunicazione del vero nella vita della Chiesa è la sua stessa continuità: si chiama Tradizione
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Radicandosi saldamente nella dottrina biblica della creazione, Ireneo confuta il dualismo e il pessimismo gnostico che svalutavano le realtà corporee come oggi l’idealismo nega l’insuperabile differenza sessuale. Egli rivendicava decisamente l’originaria santità della materia, del corpo, della carne, non meno che dello spirito.
Con Ireneo la prima sintesi della fede o Catechismo della dottrina cristiana
Ma la sua opera va ben oltre la confutazione dell’eresia: si può dire che egli si presenta come il primo grande teologo della Chiesa, che ha creato la teologia sistematica, il più antico catechismo della dottrina cristiana; egli stesso parla del sistema della teologia, cioè dell’interna coerenza di tutta la fede. Al centro della sua dottrina sta la questione della “regola della fede” e della sua trasmissione. Per Ireneo la “regola della fede” coincide in pratica con il Credo degli Apostoli, e ci dà la chiave per interpretare il Vangelo, per interpretare il Credo alla luce del Vangelo. Il simbolo apostolico, che è una sorta di sintesi del Vangelo, ci aiuta a capire che cosa vuol dire, come dobbiamo leggere il Vangelo stesso.
Quando i padri del Sinodo del 1985 chiesero a Giovanni Paolo II un Catechismo della Chiesa cattolica egli anziché alla competente Congregazione del Clero affidò l’“équipe” a Ratzinger, dotato di misura, di saggezza, di spirito di sintesi, ma soprattutto conoscitore dei Padri, di Ireneo per il quale la fede cerca la sintesi: “la verità è sinfonica” per cui l’enorme diversità e l’incredibile ricchezza della tradizione cristiana sono di una coerenza molto più grande di tutte le divergenze. Ratzinger si è dovuto confrontare con quanto proclamava e proclama il pensiero post-moderno: lo strutturalismo, l’accostamento solo storico-critico della Bibbia insegnano che la sintesi non è possibile, che non si può attingere l’origine, che la coerenza è un fantasma, che oltre che impossibile sarebbe inutile produrre oggi una sintesi della dottrina cattolica. Ma il Catechismo della Chiesa Cattolica e il suo Compendio ha dimostrato e dimostra, in continuità fin dal Catechismo di Ireneo, che la sintesi è realizzabile, che l’espressione organica e organizzata della dottrina della fede oggi è possibile, anzi nell’incertezza di questo periodo storico e di questa società è necessario offrire agli uomini la certezza della fede completa della Chiesa. La chiarezza e la bellezza della fede cattolica sono ciò che rendono luminosa la vita dell’uomo anche oggi, se viene presentata da testimoni entusiasti ed entusiasmanti.
Il cristiano arriva alle verità divine attraverso la vita stessa della comunità, unita al Vescovo, a sua volta unito al Vescovo di Roma
Di fatto il Vangelo predicato da Ireneo è quello che egli ha ricevuto da Policarpo, Vescovo di Smirne, e il Vangelo di Policarpo risale all’apostolo Giovanni, di cui Policarpo era discepolo. E così il vero insegnamento non è quello inventato dagli intellettuali al di là della fede semplice della Chiesa. Il vero Evangelo è quello impartito dai Vescovi che lo hanno ricevuto in una catena ininterrotta dagli Apostoli. Questi non hanno insegnato altro che proprio questa fede semplice, che è anche la vera profondità della rivelazione di Dio. Così - ci dice Ireneo - non c’è una dottrina segreta dietro il comune Credo della Chiesa. Non esiste un cristianesimo superiore per intellettuali. La fede pubblicamente confessata dalla Chiesa è la fede comune di tutti. Solo questa fede è apostolica, viene dagli Apostoli, cioè da Gesù e da Dio. Aderendo a questa fede trasmessa pubblicamente dagli Apostoli ai loro successori, i cristiani devono osservare quanto i Vescovi dicono, devono considerare specialmente l’insegnamento della Chiesa di Roma, preminente e antichissima. Questa Chiesa, a causa della sua antichità, ha la maggiore apostolicità, infatti trae origine dalle colonne del Collegio apostolico, Pietro a Paolo. Con la Chiesa di Roma devono accordarsi tutte le Chiese, riconoscendo in essa la misura della vera tradizione apostolica, dell’unica fede comune della Chiesa.
Questa catechesi di Benedetto XVI sembra una risposta a chi afferma oggi che alla Chiesa è affidato il ministero pastorale; ad essa spetta portare l’annuncio ai credenti, non di insegnare ai teologi. Ma una separazione del genere tra annuncio e dottrina non fa altro che riproporre quella divisione dei gnostici del tempo di Ireneo, riproponendo il rapporto tipico nel paganesimo tra mito e filosofia, simbolismo religioso e ragione illuminata. Ma il cristianesimo ha effettuato l’emancipazione dei semplici, ha rivendicato anche per loro la facoltà di essere, nel vero senso della parola, “filosofi”; vale a dire, di comprendere ciò che è proprio e peculiare del cuore di ogni uomo altrettanto bene quanto lo comprendono i dotti; anzi, meglio dei dotti. Le parole di Gesù sulla stoltezza dei sapienti e sulla sapienza dei piccoli (Mt 11,25) hanno proprio questo scopo: fondare il cristianesimo, ed Ireneo ne è protagonista fin dalle origini, come religione popolare, come una religione in cui non vive un sistema a due classi. Non a tutti gli uomini è permesso dedicarsi alla scienza teologica; a tutti, però, è aperta la via alle grandi intuizioni di fondo di fede e ragione. E il magistero difende la fede comune, in cui non vi è differenza di classe tra dotti e semplici. L’affermazione che la Chiesa con il suo ministero pastorale è abilitata all’annuncio e non all’insegnamento della teologia scientifica è certamente corretta. Ma il ministero dell’annuncio, il magistero ordinario del Papa e dei Vescovi in comunione con lui si impone anche per la teologia.
Lo strumento della comunicazione del vero nella Chiesa si chiama Tradizione
Benedetto XVI riporta il genuino concetto di Tradizione apostolica di Ireneo in tre punti:
a) “La Tradizione apostolica è “pubblica”, non privata o segreta. Per Ireneo non c’è alcun dubbio che il contenuto della fede trasmessa dalla Chiesa è quello ricevuto dagli Apostoli e da Gesù, dal Figlio di Dio. Non esiste altro insegnamento che questo. Pertanto chi vuole conoscere la vera dottrina basta che conosca “la Tradizione che viene dagli Apostoli e la fede annunciata agli uomini”: tradizione e fede che “sono giunte fino a noi attraverso la successione dei vescovi” (Adv. Haer. 3,3,3-4). Così successione dei Vescovi, principio personale e Tradizione apostolica, principio dottrinale coincidono.
b) La Tradizione apostolica è “unica”. Mentre infatti lo gnosticismo è suddiviso in molteplici sètte, la Tradizione della Chiesa è unica nei suoi contenuti fondamentali, che - come abbiamo visto - Ireneo chiama appunto regula fidei o veritatis: e così perché è unica, crea unità attraverso i popoli, attraverso le culture diverse delle lingue e delle culture. C’è una frase molto preziosa di Sant’Ireneo nel libro Contro le eresie: “La Chiesa, benché disseminata in tutto il mondo, custodisce con cura (la fede degli Apostoli), come se abitasse una casa sola; allo stesso modo crede in queste verità, come se avesse una sola anima e lo stesso cuore; in pieno accordo queste verità proclama, insegna e trasmette, come se avesse una sola bocca. Le lingue del mondo sono diverse, ma la potenza della tradizione è unica e la stessa: le Chiese fondate nelle Germanie non hanno ricevuto né trasmettono una fede diversa, né quelle fondate nella Spagne o tra i Celti o nelle regioni orientali o in Egitto o in Libia o nel centro del mondo” (1,10,1-2). Si vede già in questo momento, siamo nell’anno 200, l’universalità della Chiesa, la sua cattolicità e la forza unificante della verità, che unisce queste realtà così diverse, dalla Germania, alla Spagna, all’Italia, all’Egitto, alla Libia, nella comune verità rivelataci da Cristo.
c) Infine, la Tradizione apostolica è… “pneumatica” cioè spirituale, guidata dallo Spirito Santo… Non si tratta infatti di una trasmissione affidata all’abilità di uomini più o meno dotti, ma allo Spirito di Dio, che garantisce la fedeltà della trasmissione della fede. E’ questa la “vita” della Chiesa, ciò che rende la Chiesa sempre fresca e giovane, cioè feconda di molteplici carismi. Chiesa e Spirito per Ireneo sono inseparabili: “Questa fede”, leggiamo ancora nel terzo libro Contro le eresie, “l’abbiamo ricevuta dalla Chiesa e la custodiamo: la fede, per opera dello Spirito di Dio, come un deposito prezioso custodito in un vaso di valore ringiovanisce sempre e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene…Dove è la Chiesa, lì è lo Spirito di Dio; e dove è lo Spirito di Dio, lì è la Chiesa e ogni grazia” (3,24,1).
Per Ireneo, la Tradizione ininterrotta cioè il declinarsi, garantito dal magistero, della comunità in quanto vive in continuità viva e dinamica, non è tradizionalismo o nostalgia solo del passato, perché questa Tradizione è sempre internamente vivificata dallo Spirito Santo, è Avvenimento, è Accadimento continuo dell’incontro con la Persona viva di Cristo che con il dono del Suo Spirito la fa di nuovo vivere, la fa essere interpretata e compresa dinamicamente nella vitalità della Chiesa. Stando al suo insegnamento, la fede della Chiesa viene trasmessa in modo che appaia quale deve essere, cioè “continua”, “pubblica”, “unica”, “pneumatica”, “spirituale”. A partire da ciascuna di queste caratteristiche si può condurre un fruttuoso discernimento circa l’autentica trasmissione della fede nell’oggi della Chiesa. Più in generale nella dottrina di Ireneo la dignità di ogni uomo, corpo e anima, maschio e femmina, è saldamente ancorata nella creazione divina, nell’immagine di Cristo e nell’opera permanente di santificazione dello Spirito del Risorto. Tale dottrina è come una “via maestra” per chiarire insieme a tutte le persone di buona volontà l’oggetto e i confini del dialogo sui valori, e per dare slancio sempre nuovo all’azione missionaria della Chiesa, alla forza della verità che è la fonte di tutti i veri valori del mondo.