I Sacerdoti: scelti, consacrati e inviati per far emergere la contemporaneità di Cristo
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Attingendo dai vari interventi di Benedetto XVI ai Sacerdoti emerge lo stupore per il dono del ministero sacerdotale, la condivisione della sollecitudine pastorale per tutti i credenti e per l’umanità intera, e in modo particolare la generosa collaborazione per la porzione del Popolo di Dio affidato dal rispettivo Ordinario ad ogni presbitero. Uguale, anche se diversa la modalità di risposta dell’amore verginale, pastorale e laicale, “il percorso” verso in quel “non più io” del Battesimo e della Cresima che l’Ordinazione sacerdotale dona in modo nuovo e al contempo chiede.
Vengono proposti i testi precisi tratti dall’Incontro con i Sacerdoti della diocesi di Albano, 1-9-2006, e quello ai seminaristi, ai sacerdoti, alle religiose e ai religiosi e ai membri dell’Opera Pontificia per le Vocazioni di speciale consacrazione, Altotting-Germania, 11 settembre 2006. Solo i titoli e le sottolineature sono mie.
Stare con Lui ed essere mandati: la missione del sacerdote
La descrizione più concisa della missione sacerdotale… ci è data dall’evangelista Marco che, nel racconto della chiamata dei Dodici dice: “ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli” (Mc 3,14). Stare con Lui e, come inviati, essere in cammino verso la gente - queste due cose vanno insieme e, insieme, costituiscono l’essenza della vocazione spirituale, del sacerdozio. Stare con Lui ed essere mandati - due cose inscindibili tra loro. Solo chi sta “con Lui” impara a conoscerlo e può annunciarlo veramente. Chi sta con Lui, non trattiene per sé ciò che ha trovato, ma deve comunicarlo. Avviene come ad Andrea che disse al suo fratello Simone: “Abbiamo trovato il Messia!” (Gv 1,41). “E lo condusse da Gesù”, aggiunge l’evangelista (Gv 1,42). San Gregorio Magno, in una sua omelia, disse una volta che gli angeli, a qualunque distanza vadano con le loro missioni, si muovono sempre in Dio. Sono sempre con Lui. Partendo dagli angeli, san Gregorio pensò ai vescovi e ai sacerdoti: ovunque vadano, dovrebbero sempre “stare con Lui”. La prassi lo afferma: dove i sacerdoti, a causa dei grandi compiti, permettono che lo stare col Signore si riduca sempre più, lì perdono infine, nonostante la loro attività forse eroica, la forza interiore che li sostiene. Quello che fanno diventa un vuoto attivismo. Stare con Lui - come si può realizzare? Bene, la prima cosa e la più importante per il sacerdote è la Messa quotidiana, celebrata sempre con profonda partecipazione interiore. Se la celebriamo veramente da persone oranti, se uniamo la nostra parola e il nostro agire alla parola che ci precede e al rito della celebrazione eucaristica, se nella comunione ci lasciamo veramente abbracciare da Lui e lo accogliamo - allora stiamo con Lui.
Stare con Lui nella Liturgia delle ore
Un modo fondamentale dello stare con (il Signore) è la Liturgia delle Ore: in essa preghiamo da uomini bisognosi del dialogo con Dio, coinvolgendo però anche tutti gli altri che non hanno il tempo e la possibilità per una tale preghiera. Perché la nostra Celebrazione eucaristica e la Liturgia delle Ore rimangano colme di significato, dobbiamo dedicarci sempre di nuovo alla lettura spirituale della Sacra Scrittura; non soltanto decifrare e spiegare parole del passato, ma cercare la parola che il Signore rivolge a me personalmente, ora e qui. Solo così saremo in grado di portare la Parola sacra agli altri come Parola presente e vivente di Dio.
Stare con Lui e l’Adorazione Eucaristica
Un modo essenziale dello stare con il Signore è l’Adorazione eucaristica…Il Signore, in una delle sue parabole, ci racconta del tesoro nascosto nel campo; chi l’ha trovato vende tutti i suoi averi per poter comprare il campo, perché il tesoro nascosto supera ogni altro valore. Il tesoro nascosto, il bene sopra ogni altro bene, è il Regno di Dio - è Gesù stesso, il regno in persona. Nell’Ostia sacra Egli è presente, il vero tesoro, sempre per noi raggiungibile. Solo nell’adorazione di questa sua presenza impariamo a riceverlo in modo giusto - impariamo il comunicarci, impariamo dall’interno la celebrazione dell’Eucaristia. Vorrei citare in questo contesto una bella parola di Edith Stein, la santa Compatrona d’Europa: “Il Signore è presente nel tabernacolo con divinità e umanità. Egli è lì, non per se stesso, ma per noi: perché è la sua gioia stare con gli uomini. E perché sa che noi, così come siamo, abbiamo bisogno della sua vicinanza personale. La conseguenza per quanti pensano e sentono normalmente è quella di sentirsi attratti e soffermarsi lì ogniqualvolta e finché è loro concesso (Gesammelte Werke VII, 136f). Amiamo lo stare col Signore! Là possiamo parlare con Lui di tutto. Possiamo esporgli le nostre domande, le nostre preoccupazioni, le nostre angosce. Le nostre gioia. La nostra gratitudine, le nostre delusioni, le nostre richieste e le nostre speranze. Là possiamo anche ripetergli sempre di nuovo: “Signore, manda operai nella tua messe” Aiutami ad essere un buon lavoratore nella tua vigna!”
La Chiesa è viva! Abbiamo speranza
Abbiamo speranza… per la Chiesa? Rispondo senza esitazione: sì! Naturalmente abbiamo speranza: la Chiesa è viva! Abbiamo duemila anni di storia della Chiesa, con tante sofferenze, anche con tanti fallimenti: pensiamo alla Chiesa in Asia Minore, la grande e fiorente Chiesa dell’Africa del Nord, che con l’invasione musulmana è scomparsa. Quindi porzioni di Chiesa possono realmente scomparire, come dice san Giovanni nell’Apocalisse, o il Signore tramite Giovanni: Se non ti ravvederai verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto” (2,5). Ma, d’altra parte, vediamo come tra tante crisi la Chiesa è risorta con una nuova giovinezza, con una nuova freschezza. Nel secolo della Riforma, la Chiesa Cattolica appariva in verità quasi finita. Sembrava trionfare questa nuova corrente, che affermava: adesso la Chiesa di Roma è finita. E vediamo che con i grandi santi, come Ignazio di Lodola, Teresa d’Avila, Carlo Borromeo ed altri, la Chiesa risorge. Trova nel Concilio di Trento una nuova attualizzazione e una rivitalizzazione della sua dottrina. E rivive con grande vitalità. Vediamo il tempo dell’Illuminismo, nel quale Voltaire ha detto: “Finalmente è finita questa antica Chiesa, vive l’umanità!”. E cosa succede, invece? La Chiesa si rinnova. Il secolo XIX diventa il secolo dei grandi santi, di una nuova vitalità per tante Congregazioni religiose, e la fede è più forte di tutte le correnti che vanno e vengono. E’ così anche nel secolo passato. Ha detto una volta Hitler: “La Provvidenza ha chiamato me, cattolico, per farla finita con il cattolicesimo. Solo un cattolico può distruggere il cattolicesimo”. Egli era sicuro di avere tutti i mezzi per distruggere finalmente il cattolicesimo. Ugualmente la grande corrente marxista era sicura di realizzare la revisione scientifica del mondo di aprire le porte al futuro: la Chiesa è alla fine, è finita! Ma, la Chiesa è più forte, secondo le parole di Cristo. E’ la vita di Cristo che vince nella sua Chiesa.