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Pensare cristianamente

Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
«Solo questa conoscenza della persona che è la verità, è la “vera gnosi”, l’espressione greca che sta per “conoscenza” per “intelligenza”. E’ l’edificio costruito dalla ragione sotto impulso di un principio soprannaturale. La fede stessa costruisce la vera filosofia, cioè la vera conversione nel cammino da prendere nella vita. Quindi l’autentica “gnosi” è uno sviluppo della fede, suscitato da Gesù Cristo nell’anima unita a Lui. Clemente distingue poi due gradini della vita cristiana.
- Primo gradino: i cristiani credenti che vivono la fede in modo comune, ma pur sempre aperta agli orizzonti della santità.
- E poi il secondo gradino: gli “gnostici”, cioè quelli che conducono già una vita di perfezione spirituale; in ogni caso il cristiano deve partire dalla base comune della fede attraverso un cammino di ricerca deve lasciarsi guidare da Cristo e così giungere alla conoscenza della Verità e delle verità che formano il contenuto della fede. Tale conoscenza, ci dice Clemente, diventa nell’anima una realtà vivente: non è solo teoria, è una terza vita, è una unione di amore trasformante. La conoscenza di Cristo non è solo pensiero, ma è amore che apre gli occhi, trasforma l’uomo e crea comunione con il Logos,con il Verbo divino che è verità e vita. In questa comunione, che è la perfetta conoscenza ed è amore, il perfetto cristiano raggiunge la contemplazione, l’unificazione con Dio» [Benedetto XVI, Udienza Generale, 18 aprile 2007].

Sono accaduti due interventi, uno il 17 aprile 2007 a Bologna con il cardinale Carlo Caffarra per l’inaugurazione della edizione italiana di “Sources Chrétiennes” e l’Udienza Generale del 18 aprile di Benedetto XVI su Clemente Alessandrino morto verso il 215, due interventi nei quali si impara a pensare cristianamente.
E il Papa ricorda che l’Alessandrino costruisce la seconda grande occasione di dialogo tra l’annuncio e la filosofia greca e ha citato il servo di Dio Giovanni Paolo II che nell’Enciclica Fides et ratio vede in Clemente un interprete della filosofia come “istruzione propedeutica alla fede cristiana” (n. 38). E di fatto Clemente è arrivato al punto di sostenere che Dio avrebbe dato la filosofia ai Greci “come un testamento loro proprio”. Per lui la tradizione filosofica greca, quasi alla pari della Legge per gli Ebrei, è ambito di “rivelazione”, sono due rivoli che in definitiva vanno al Logos stesso. Così Clemente continua a segnare con decisione il cammino di chi intende “dare ragione” della propria fede in Gesù Cristo. Ed egli può servire d’esempio ai cristiani, ai catechisti e ai teologi del nostro tempo, ai quali Giovanni Paolo II, nella medesima Enciclica, raccomandava di “recuperare ed evidenziare al meglio la dimensione metafisica della verità, per entrare in un dialogo critico ed esigente con il pensiero filosofico contemporaneo”.
E il cardinale Caffarra confessa che solo l’amicizia con i Padri, il dialogo con loro gli ha fatto imparare la logica cristiana, le leggi fondamentali del pensare cristiano cioè la legge dell’oggettività, la legge del cristocentrismo, la legge dell’et - et.

La legge della oggettività
L’oggettività è veramente la “porta d’ingresso”dentro al modo cristiano di pensare. L’inizio del cristianesimo è da porsi in una decisione di Dio, in una azione compiuta da Dio: “Piacque a Dio, nella sua bontà e sapienza, rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volontà (Ef 1,9) mediante il quale gli uomini per mezzo di Gesù Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre” (Dei Verbum 2). Se questo è l’inizio del cristianesimo, l’uomo non potrà mai neppure entrarvi se non si pone nell’attitudine realista di semplice apertura metafisica e ascolto della realtà Cioè: l’uomo non può costituirsi come criterio di misura per Dio, perché non è in realtà in quanto tale; la ragione dell’uomo non può porsi come misura della Parola che Dio gli rivolge, perché non lo è della parola che gli rivolge la realtà. Gesù ha detto che se non si diventa come bambini, non si entra in Dio che regna. Ora che cosa caratterizza in primo luogo l’infanzia? Il suo semplice guardare la realtà in modo tale da riconoscerla e ospitarla in sé così come essa è. Ecco perché il bambino ha un’immensa capacità di stupirsi. Ogni realtà incontrata custodisce per lui intatta la sua novità; è sempre per lui inaspettata, dal momento che non è mai pre-concetta, pre-giudicata.

La legge del cristocentrismo
La legge del cristocentrismo è la “chiave di volta” di tutto l’edificio cristiano. “La convinzione - così è enunciata in Fides et ratio n.80,3 - fondamentale di questa “filosofia” racchiusa nella Bibbia è che la vita umana e il mondo hanno un senso e sono diretti verso il loro compimento, che si attua in Gesù Cristo. Il mistero dell’Incarnazione resterà sempre il centro a cui riferirsi per poter comprendere l’enigma dell’esistenza umana, del mondo creato e di Dio stesso. In questo mistero le sfide per la filosofia si fanno estreme, perché la ragione è chiamata a far sua la logica che abbatte le barriere in cui essa stessa rischia di rinchiudersi. Solo qui, però, il senso dell’esistenza raggiunge il suo culmine. Si rende intelligibile, infatti, l’intima essenza di Dio e dell’uomo: nel mistero del Verbo incarnato, natura divina e natura umana, con la rispettiva autonomia, vengono salvaguardate e insieme si manifesta il vincolo unico che le pone in reciproco rapporto senza confusione”. Ed è chiara la formulazione di S. Bonaventura per cui il verbo incarnato è al centro di tutto, l’unica metafisica reale e non solo formale. Egli è il centro dell’essere, perché è il punto di incontro dell’essere creato con l’Essere divino; Egli è il centro della vita soprannaturale poiché è attraverso di Lui che viene a noi ogni grazia dal Padre e ciascuno di noi giunge al Padre; Egli è misura di ogni rettitudine morale; Egli è il centro e il mezzo di ogni conoscenza vera. Per cristocentrismo si intende: ragiona, pensa cristocentricamente colui che afferma che Gesù Cristo Verbo incarnato crocefisso - risorto è stato voluto da Dio Padre creatore e predestinatore come prima realtà extra - divina e quindi motivo e causa di tutto il creato, nel senso che ne è la causa esemplare, finale ed efficiente sia nell’ordine della creazione e della grazia. Nella sua prima omelia pasquale e poi a Verona, Papa Benedetto ha detto: “La risurrezione di Cristo…se possiamo una volta usare il linguaggio della teoria dell’evoluzione, è la più grande “mutazione”, il salto assolutamente più decisivo verso una dimensione totalmente nuova, che nella lunga storia della vita e dei suoi sviluppi mai si sia avuta: un salto in un ordine completamente nuovo, che riguarda noi e concerne tutta la storia…E’ un salto di qualità nella storia dell’evoluzione e della vita in genere verso una nuova vita futura, verso un mondo nuovo che, partendo da Cristo, già penetra continuamente in questo nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé” (15 aprile 2006).

La legge dell’et - et
La legge dell’et - et è la legge che tiene unito tutto l’edificio cristiano e gli dà compattezza. E’ la legge più importante perché è la più facile da verificare: è il “codice” con cui l’edificio cattolico si fa conoscere. Nella visione cattolica Dio è uno e trino, Gesù è vero Dio e vero uomo, la Chiesa è corpo mistico di Cristo e istituzione umana; la persona umana è corpo e spirito; ragione e fede; grazia e libertà.
Ecco perché pensare cristianamente non è facile; non lo è mai stato. Oggi il penare cristianamente è insidiato continuamente da un soggettivismo che imprigiona l’uomo dentro al reticolato di opinioni senza senso obiettivo. E c’è chi propone una oggettività senza alcuna soggettività, senza alcun avvenimento, libertà.
Pensare cristianamente è però necessario, splendido perché la vita è atto della libertà soggettiva e la libertà si radica nel pensiero oggettivo.

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