L’incontro con il Risorto
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«Dalla sintesi tra la fede, frutto dell’incontro soggettivo con la Persona di Gesù Cristo per opera dei missionari, e le culture oggettive precolombiane “è nata la ricca e profonda religiosità popolare, nella quale appare l’anima dei popoli latinoamericani:
- L’amore a Cristo sofferente, il Dio della compassione, del perdono e della riconciliazione; il Dio che ci ha amati fino a consegnarsi per noi;
- L’amore al Signore presente nell’Eucaristia, il Dio incarnato, morto e risuscitato per essere Pane di Vita;
- Il Dio vicino ai poveri e a coloro che soffrono;
- La profonda devozione alla Santissima Vergine di Guadalupe, l’Aparecida, la Vergine delle diverse invocazioni nazionali e locali. (…)
Questa religiosità si esprime anche nella devozione ai santi con le loro feste patronali, nell’amore al Papa e agli altri Pastori, nell’amore alla Chiesa universale come grande famiglia di Dio e che non può né deve mai lasciare soli o nella miseria i suoi propri figli. Tutto ciò forma il grande mosaico della religiosità popolare che è il prezioso tesoro della Chiesa cattolica in America Latina, e che essa deve proteggere, promuovere e, quando fosse necessario, anche purificare» [Benedetto XVI, Sessione inaugurale dei lavori della Quinta Conferenza Generale dell’Episcopato latino americano e dei caraibi, 13 maggio 2007].
Ogni cristiano vive il concreto vissuto fraterno oggettivo, cui l’ha inserito l’avvenimento soggettivo dell’incontro con la Persona di Cristo, con il cuore soddisfatto in tutte le proprie attese. E Benedetto XVI sta offrendo un percorso di educazione alla fede e alla morale attraverso i suoi interventi: a Ratisbona invitando ad uscire dalle chiusure di una ragione ridotta all’empiricamente verificabile per una apertura al Donatore divino del proprio e altrui essere come di tutto il mondo che ci circonda, al Convegno di Verona ha richiamato ad una fede amica dell’intelligenza, nell’incontro con la Fraternità di Comunione e Liberazione a memorizzare soggettivamente la bellezza del cristianesimo, l’avvenimento che ha ferito il suo cuore e di tanti cercando oggettivamente di maturare una fede intelligente, profonda, personalizzata, radicata nel vivo corpo di Cristo, la Chiesa che garantisce ciò che è la ragione stessa del suo essere ed operare: la contemporaneità di Cristo con noi per tutti e per tutto.
Tutti questi contenuti Benedetto XVI li ha esplicitati commentando il tema della Quinta Conferenza Generale: “Discepoli e missionari di Gesù Cristo, affinché i nostri popoli in Lui abbiano vita”.
E’ compito della Chiesa custodire e alimentare la fede del Popolo di Dio e quindi ricordare ai fedeli di questo Continente, che in virtù del loro Battesimo, sono chiamati ad essere discepoli e missionari di Gesù Cristo. Ma “essere discepoli e missionari di Gesù Cristo - ha osservato il Papa - e cercare la vita “in Lui” suppone che si sia profondamente radicati in Lui”. Soggettivamente la fede è quello che è cioè personale e si comunica da persona a persona quando è accaduta e vissuta come risposta al desiderio del proprio cuore. Se non è risposta alla propria umanità ci si può buttare nel fuoco per gli altri, dare tutte le proprie sostanze, impegnarsi missionariamente e pastoralmente con tutta l’oggettività ortodossa, ma la presenza di Cristo continuerà ad essere sentita lontano e tale sarà sentita da chi ci incontra. Ed ecco gli interrogativi di Benedetto XVI per i due livelli di incontro, oggettivo e soggettivo, che può accadere nella Chiesa con Gesù:
“Che cosa ci dà realmente Cristo? Perché vogliamo essere discepoli di Cristo? La risposta è: perché speriamo di trovare nella comunione con Lui la vita, la vera vita degna di questo nome, e per questo vogliamo farlo conoscere agli altri, comunicare loro il dono che abbiamo trovato in Lui: Ma questo è veramente così?Siamo realmente convinti che Cristo è la via, la verità, la vita?
Davanti alla priorità della fede (personale, soggettiva) in Cristo e della vita “in Lui”, formulata nel titolo di questa V Conferenza Generale, potrebbe sorgere un’altra questione: Questa priorità (personale, soggettiva), non potrebbe essere per caso una fuga verso l’intimismo, verso l’individualismo religioso, un abbandono della realtà urgente dei grandi problemi economici, sociali, politici dell’America Latina e del mondo, ed una fuga dalla realtà verso un mondo spirituale?
Dio è la realtà fondante, non un Dio pensato o ipotetico, bensì il Dio dal volto umano
Come primo passo, possiamo rispondere a questa domanda con un’altra: Che cosa è questa “realtà”?. Che cosa è il reale? Sono “realtà” solo i beni materiali, i problemi sociali, economici e politici? Qui sta precisamente il grande errore delle tendenze dominanti nell’ultimo secolo, errore distruttivo, come dimostrano i risultati tanto dei sistemi marxisti quanto di quelli capitalisti. Falsificano il concetto di realtà con l’amputazione della realtà fondante e per questo decisiva che è Dio. Chi esclude Dio dal suo orizzonte falsifica il concetto di “realtà” e, in conseguenza, può finire solo in strade sbagliate e con ricette distruttive.
La prima affermazione fondamentale è, dunque, la seguente: Solo chi conosce Dio, conosce la realtà e può rispondere ad essa in modo adeguato e realmente umano. La verità di questa tesi risulta evidente davanti al fallimento di tutti i sistemi che mettono Dio tra parentesi.
Ma sorge immediatamente un’altra domanda: Chi conosce Dio? Come possiamo conoscerlo? (…) Per il cristiano il nucleo della risposta è semplice: Solo Dio conosce Dio, solo suo Figlio che è Dio da Dio, Dio vero, lo conosce. Ed Egli, “che è nel seno del Padre, lo ha rivelato” (Gv 1,18). Di qui l’importanza unica e insostituibile di Cristo per noi, per l’umanità. Se non conosciamo Dio in Cristo e con Cristo, tutta la realtà si trasforma in un enigma indecifrabile; non c’è via e, non essendoci via, non ci sono né vita né verità.
Dio è la fonte fondante, non un Dio solo pensato e ipotetico, bensì il Dio dal volto umano; è il Dio-con-noi, il Dio dell’amore fino alla croce. Quando il discepolo (personalmente, soggettivamente) arriva alla comprensione (oggettiva) di questo amore di Cristo “fino alla fine”, non può mancare di rispondere a questo amore se non con un amore simile: “Ti seguirò dovunque tu vada” (Lc 9,57).
Possiamo ancora farci un’altra domanda: Che cosa ci dà la fede in questo Dio? La prima risposta è: ci dà una famiglia, la famiglia universale di Dio nella Chiesa cattolica. La fede ci libera dall’isolamento dell’io, perché ci porta alla comunione: l’incontro con Dio e, in sé stesso e come tale, incontro con fratelli, un atto di convocazione, di unificazione, di responsabilità verso l’altro e verso gli altri. In questo senso, l’opzione preferenziali per i poveri è implicita nella fede cristologica in quel Dio che si è fatto povero per noi, per arricchirci con la sua povertà (2 Cor 8,9).
Come conoscere soggettivamente e oggettivamente Cristo per poterlo seguire e vivere con Lui, per trovare la vita in Lui e per comunicare questa vita agli altri, alla società e al mondo?
Innanzitutto, Cristo ci si dà a conoscere nella sua persona, nella sua vita e nella sua dottrina per mezzo della Parola di Dio. (…) Per questo, bisogna educare il popolo alla lettura e alla meditazione della Parola di Dio: che essa divenga il suo alimento affinché, per propria esperienza (personale, soggettiva), i fedeli vedano che le parole di Gesù sono spirito e vita (Gv 6,63). Altrimenti, come annuncerebbero un messaggio il cui contenuto e spirito non conoscono a fondo? Dobbiamo dare il nostro impegno missionario e tutta la nostra vita sulla roccia della Parola di Dio. Per questo, incoraggio i Pastori a forzarsi di farla conoscere.
Un grande mezzo per introdurre (oggettivamente) il Popolo di Dio nel mistero di Cristo è la catechesi. In essa si trasmette in forma semplice e sostanziosa il messaggio di Cristo. Converrà pertanto intensificare la catechesi e la formazione nella fede, tanto dei bambini quanto dei giovani e degli adulti. La riflessione matura sulla fede è luce per il cammino della vita e forza per essere testimoni di Cristo. Perciò si dispone di strumenti molto preziosi come sono il Catechismo della Chiesa Cattolica e la sua versione più breve, il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. (…)In questo sforzo per conoscere (oggettivamente) il messaggio di Cristo e renderlo guida della propria vita, bisogna ricordare che l’evangelizzazione si è sviluppata sempre insieme con la promozione umana e l’autentica liberazione cristiana. “Amore a Dio ed amore al prossimo si fondono tra loro: nel più umile troviamo Gesù stesso ed in Gesù troviamo Dio” (Deus caritas est, n. 15). Per lo stesso motivo, sarà anche necessaria una (oggettiva) catechesi sociale ed una adeguata formazione nella dottrina sociale della Chiesa, essendo utile per ciò il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. La vita cristiana non si esprime solamente nelle virtù personali, ma anche nelle virtù sociali e politiche”.
Quando il discepolo, attraverso il volto di persone concrete e di vissuti fraterni di comunione si è incontrato, si incontra personalmente con Cristo e si è innamorato di Lui e vive la certezza della fede completa della Chiesa in un connubio di soggettivo e oggettivo, non può smettere di annunciare al mondo la chiarezza e la bellezza della fede cattolica che rendono luminosa la vita dell’uomo anche oggi. Questo in particolare se viene presentata da testimoni entusiasti ed entusiasmanti.