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Egli cammini dove noi camminiamo, Egli viva dove noi viviamo

Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it


«Al termine della celebrazione eucaristica ci uniremo in processione, quasi a portare idealmente il Signore Gesù per tutte le vie e quartieri di Roma. Lo immergeremo, per così dire, nella quotidianità della nostra vita, perché Egli cammini dove noi camminiamo, perché Egli viva dove noi viviamo (…) in ogni Eucaristia, anche in quella di stasera, noi “annunziamo la morte del Signore finché egli venga” (1 Cor 11,26). Noi camminiamo sulle strade del mondo sapendo di aver Lui al fianco, sorretti dalla speranza di poterlo un giorno vedere a viso svelato nell’incontro definitivo. Intanto già ora noi ascoltiamo la sua voce che ripete, come leggiamo nel Libro dell’Apocalisse: “Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). La festa del Corpus Domini vuole rendere percepibile, nonostante la durezza del nostro udito interiore, questo bussare del Signore. Gesù bussa alla porta del nostro cuore e ci chiede di entrare non soltanto per lo spazio di un giorno, ma per sempre» [Omelia del Corpus Domini, 7 giugno 2007].

Quando l’evangelista Luca scrive il suo Vangelo, narrando il miracolo della moltiplicazione dei cinque pani e due pesci con cui Gesù sfamò la folla “in una zona deserta”, conclude dicendo: “Tutti ne mangiarono e si saziarono” (Lc 9,11b - 17). Tutti: è infatti desiderio del Signore che ogni essere umano si nutra dell’Eucaristia, perché l’Eucaristia è per tutti. Se nel Giovedì Santo viene posto in evidenza lo stretto rapporto che esiste tra l’Ultima Cena e il mistero della morte di Gesù in croce, il Corpus Domini, con la processione e l’adorazione corale dell’Eucaristia, si richiama l’attenzione sul fatto che Cristo si è immolato per l’intera umanità. Rendergli possibile il suo passaggio fra le case e per le strade della città, per coloro che vi abitano e si aprono liberamente a Lui è un’offerta di gioia, di vita immortale, di pace e di amore. Ogni persona umana non ha solo fame del pane - cibo materiale. Essa ha fame di verità, di giustizia, di bontà. In una parola: di felicità e vita vera. Certamente l’umanità possiede “cinque pani e due pesci”. Ha cioè a disposizione beni e mezzi pur, purtroppo, non equamente distribuiti, ma questi non sono in grado di soddisfare il nostro bisogno profondo di una beatitudine illimitata. L’uomo in realtà non basta a se stesso; l’uomo sorpassa infinitamente l’uomo. E’ stato ed è un grave errore anche per una giusta e necessaria redistribuzione di beni puntare a vivere “come se Dio non esistesse”; come se “i cinque pani e i due pesci” che l’uomo ha a disposizione gli bastassero. Certo il miracolo compiuto dal Signore contiene un esplicito invito ad offrire ciascuno il proprio contributo. Egli benedice i cinque pani e i due pesci; non sono buttati; entrano nel miracolo del dono e li eleva e li rende capaci di saziare la nostra fame. Egli prende i cinque pani e i due pesci dell’amore fra l’uomo e la donna, e lo trasforma nel sacramento del matrimonio. Prende i cinque pani e i due pesci di noi sacerdoti, e ci trasforma in ministri della sua salvezza. Prende il nostro umano soffrire e lo trasforma in completamento di ciò che manca alle sue sofferenze per il suo corpo che è la Chiesa. Prende la nostra morte e la trasforma nell’ingresso nella vita eterna. Prende un pezzo di pane (particola) e lo trasforma in carne del crocefisso risorto, si fa suo sangue il vino. E’ la nostra fede nell’Eucaristia, il Mistero che costituisce il cuore della Chiesa. Il Mistero eucaristico è il dono che Gesù Cristo fa di se stesso, rivelandoci e donandoci l’amore infinito di Dio per ogni uomo. Questa è la perpetua e vivente eredità che Gesù ci ha lasciato nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, eredità che domanda di essere costantemente ripensata, rivissuta, affinché possa imprimere la sua inesauribile efficacia su tutti i giorni della nostra vita mortale.

“Mistero della fede!”
Con queste parole il sacerdote proclama davanti a tutti il mistero cioè la realtà divino umana che accade nella celebrazione liturgica e manifesta il suo stupore di fronte alla conversione sostanziale del pane e del vino nel corpo e sangue del Signore Gesù, una realtà che supera ogni comprensione umana. E non dobbiamo meravigliarci se anche oggi, soprattutto oggi con una ragione che si autoriduce a cogliere solo l’empiricamente verificabile, molti fanno fatica ad accettare la Presenza della Persona del Crocefisso risorto nell’Eucaristia. Fu così fin dal giorno in cui, nella sinagoga di Cafarnao, Gesù dichiarò apertamente di essere venuto per darci in cibo la sua carne e il suo sangue. Il linguaggio apparve “duro” e molti si tirarono indietro. Allora come adesso l’Eucaristia resta “segno di contraddizione” e non può non esserlo, perché un Dio dal volto umano, con un cuore umano cioè si fa carne e sacrifica se stesso per la vita del mondo, per tutti, senza trascurare anche chi lo trascura, senza rifiutare anche chi lo rifiuta, che rimane fedele anche verso chi lo tradisce, pone in crisi tutto un certo tipo di cultura dominante. Ma con umile fiducia la Chiesa, i piccoli fanno propria la fede di Pietro e degli altri apostoli, e con loro proclama: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68).

Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli
L’Eucaristia, almeno della Domenica, è il cibo necessario e riservato a coloro che nel Battesimo sono stati liberati dalla schiavitù e sono diventati figli; cessano di essere figli liberi senza questo cibo almeno la Domenica poiché il gesto narrato nel Vangelo invocando lo Spirito santo continua anche oggi; è il cibo che sostiene i cristiani nel lungo cammino dell’esodo attraverso il deserto dell’umana esistenza. Come la manna per il popolo di Israele, così per ogni generazione cristiana l’Eucaristia è l’indispensabile nutrimento che la sostiene mentre attraversa il deserto di questo mondo, inaridito da sistemi ideologici ed economici che non promuovono la vita, ma piuttosto la mortificano; un mondo dove domina la logica del potere e dell’avere piuttosto che quella del servizio e dell’amore; un mondo dove non di rado trionfa la cultura della violenza e della morte. Ma anche in situazioni così difficili Gesù risorto ci viene incontro e ci infonde sicurezza: Egli stesso è “il pane della vita” (Gv 6,35.48). Mentre nella nutrizione materiale, è il cibo che viene trasformato nel nostro organismo, nella nutrizione eucaristica siamo noi ad essere trasformati, sapendo e pensando in grazia di Dio chi riceviamo, nel cibo che mangiamo, cioè in Cristo Signore, nel Crocefisso risorto. Veramente non ci è dato su questa terra di vivere un incontro più profondo con Lui e in processione lo immergiamo nella quotidianità della nostra vita, perché Egli cammini dove noi camminiamo, perché Egli viva dove noi viviamo.

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