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Conoscenza, volontà e sentimento

Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
L’integrazione fra conoscenza, volontà e sentimento avviene nella voce vera della coscienza di ogni persona

«La persona umana non è, d’altra parte, soltanto ragione e intelligenza. Porta dentro di sé, iscritto nel più profondo del suo essere, il bisogno di amore, di essere amata e di amare a sua volta. (…) Ritorna dunque, insistente, la domanda se nella nostra vita ci possa essere uno spazio sicuro per l’amore autentico e, in ultima analisi, se il mondo sia davvero l’opera della sapienza di Dio. Qui, molto più di ogni ragionamento umano, ci soccorre la novità sconvolgente della rivelazione biblica: il Creatore del cielo e della terra, l’unico Dio che è la sorgente di ogni essere ama personalmente l’uomo, lo ama appassionatamente e vuole essere a sua volta amato da lui» [Benedetto XVI al IV Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona, 19 ottobre 2006]
«Santità, sono don Claudio, volevo fare una domanda circa la formazione della coscienza, in particolare riguardo alle giovani generazioni, perché oggi formare una coscienza coerente, una coscienza retta, sembra più difficile. Si scambia il bene e il male con il sentirsi bene e il sentirsi male, l’aspetto più emotivo. Allora volevo avere qualche consiglio da parte sua. Grazie…» [Incontro di Benedetto XVI con il Clero delle Diocesi di Belluno-Feltre e Treviso, 24 luglio 2007].

Formazione di una coscienza vera: problema, oggi, anche culturale
Non mi fermo alla risposta data nell’incontro ma attingo da altri interventi di Benedetto XVI. L’integrazione fra conoscenza, volontà e sentimento avviene, può avvenire nella voce della coscienza di ogni persona. La fede cristiana che si trasmette da persona a persona ha per sua stessa natura una struttura personale. E’ la risposta cosciente e libera della persona alla chiamata di un’altra. E’ l’incontro di due libertà e fa accadere una coscienza cristiana quando l’incontro, all’inizio dell’essere cristiani e di ogni testimonianza cristiana, avviene con la Persona di Gesù Cristo, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva per ogni coscienza.
Se l’essenza della fede cristiana, così come viene descritta nella Bibbia, non è l’idea che razionale sarebbe solo quanto è quantificabile, ma il più deciso riconoscimento dell’apertura originaria di ogni io a tutte le realtà o verità cioè della ragione come fondamento e destino di tutte le cose, possiamo aggiungere che la fede cristiana racchiude per sua natura una filosofia globale personale della libertà: è il coraggio della coscienza di fede nel Dio personale che ci ascolta, che ci ama e attende da ogni io umano la risposta di amore. Non c’è solo la libertà dalle religioni ma anche la libertà religiosa di poter dire di sì a Dio potendo dire di no. Problema nella formazione della coscienza è realmente il cuore di ogni io (cioè la sorgente dei sentimenti, dei pensieri e dei giudizi). “Allora, cosa ultimamente può muovere l’uomo nell’intimo, nella sua coscienza, nel suo cuore? “Con acuta conoscenza della realtà umana - dice il Papa in Sacramentum caritatis, 1 -, sant’Agostino ha messo in evidenza come l’uomo si muova spontaneamente, e non per costrizione, quando si trova in relazione con ciò che lo attrae e suscita in lui il desiderio. Domandandosi, allora, che cosa possa ultimamente muovere l’uomo nell’intimo, il santo Vescovo esclama: “Che cosa desidera l’anima più ardentemente della verità?”. Ogni uomo, infatti, porta in sé l’insormontabile desiderio della verità, ultima e definitiva. Per questo, il Signore Gesù, “via, verità e vita” (Gv 14,6), si rivolge al cuore anelante dell’uomo, che si sente pellegrino e assetato, al cuore che sospira verso la fonte della vita, al cuore mendicante della Verità. Gesù Cristo, infatti, è la Verità fatta Persona, che attira a sé il mondo”. Ma per desiderare, volere e sentire nella propria coscienza così occorre giungere a un giudizio su cosa sia realmente Cristo: nella nostra coscienza noi desideriamo, vogliamo, sentiamo quello che di fatto per ogni io stimiamo come un valore cioè come risposta e gioia alle nostre domande fondamentali. “Guardate - Luigi Giussani - che la conversione è nel desiderio”.
Nel Gesù di Nazaret Ratzinger testimonia e riesce a far sentire Gesù non solo un contemporaneo da incontrare Risorto ma soprattutto la persona che ancora oggi - forse, si potrebbe dire più coerentemente soprattutto oggi - esprime l’ultima parola di senso pieno e definitivo sulla condizione personale: “Solo in Dio e solo a partire da Dio si conosce veramente l’uomo” (p.327); parole che fanno eco a quelle conciliari: “In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo… proprio rivelando il mistero del Padre e del suo Amore svela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione” (GS 22). Solo nella misura in cui si fa conoscere e agisce da Dio come uomo, allora anche per ogni io umano si apre lo spazio per la fede in Lui e la vita di comunione con Dio: partecipare della natura divina e vivere in pienezza la propria trascendenza oltre il limite della morte. La missione di Gesù - e per conseguenza di quanti credono in Lui - è quella di rendere evidente per tutti in ogni tempo senza distinzione alcuna di cultura, razza e lingua che il Padre che il Figlio con il volto umano ha rivelato nello Spirito Santo è veramente Dio. L’incontro con la Persona di Gesù Cristo non può lasciare in alcuna neutralità; davanti a Lui si decide il senso della vita: “La venuta di quell’uomo è una notizia trasmessa fino a oggi, fino a oggi quell’evento è stato proclamato, annunciato, come l’evento di una Presenza, come l’incontro di due libertà. Che un uomo abbia detto: “Io sono Dio” e che questo venga riferito come un fatto presente è qualcosa che richiede prepotentemente una presa di posizione personale. Si può sorriderne, si può decidere di non curarsene: ciò significherà comunque che si è voluto risolvere il problema negativamente, che non si è voluto prendere atto di trovarsi di fronte a una proposta dei cui termini nessuna umana immaginazione potrà fantasticare qualcosa di più grande” (Luigi Giussani). E’ la consapevolezza cioè la coscienza di aver incontrato la sua persona e la sua parola come un’offerta a uscire da se stessi per entrare in una vita di relazione alla luce dell’amore che mi fa vivere per sempre. L’insistenza più potente che continua a fare la Persona viva di Gesù Cristo: la vita si compie nel dono di sé superando l’autarchia, l’autosufficienza cioè il peccato e la fede è personale quando è risposta, quando è esclusivamente trovata e vissuta come risposta alla propria umanità, quando solo Lui è la risposta compresa, sentita e voluta per tutti e per tutto.

Formazione della coscienza cristiana come finalità dell’amore pastorale
Nella tradizione cristiana “coscienza” vuol dire con - scienza: cioè noi, il nostro essere è aperto, può ascoltare la voce dell’essere stesso, la voce di Dio. La voce, quindi, dei grandi valori iscritta nel nostro essere e la grandezza di ogni uomo è proprio che non è chiuso in sé, non è ridotto alle cose materiali, quantificabili, ma ha un’interiore apertura per le cose essenziali, la possibilità di un ascolto cioè in lui c’è un’anima. Nella profondità del nostro essere possiamo ascoltare non solo i bisogni del momento, non solo le cose materiali, ma ascoltare la voce del Creatore stesso e così si conosce cosa è bene e cosa è male. Ma naturalmente questa capacità di ascolto deve essere educata e sviluppata. E proprio questo è l’impegno dell’annuncio che noi facciamo in Chiesa: sviluppare questa altissima capacità donata da Dio all’uomo di ascoltare la voce della verità e così la voce dei valori. Quindi un primo passo è di rendere coscienti le persone che la nostra stessa natura porta in sé un messaggio morale, un messaggio divino, che deve essere decifrato e che noi possiamo man mano conoscere meglio, ascoltare, se il nostro ascolto interiore rimane aperto, anzi sviluppato. Questa possibilità originaria di ogni io umano aperto alla realtà in tutti i fattori è propria di tutti gli uomini ragionevoli. Concretamente però è come fare questa educazione all’ascolto in chi ha inquinato questa possibilità originaria con tutte le sordità moderne, come far sì che ritorni questo ascolto, che sia realmente avvenimento, l’Effatà del Battesimo, l’apertura dei sensi interiori? E il Papa, nella situazione attuale nella quale ci troviamo, propone una combinazione di ragione e fede cioè un connubio, una sintesi tra una via laica e una via religiosa, la via della fede.
-     Tutti vediamo oggi che l’uomo potrebbe distruggere il fondamento della sua esistenza, la sua terra, e quindi che non possiamo più semplicemente fare con questa nostra terra, con la realtà affidataci, quanto vogliamo e quanto appare nel momento utile e promettente, ma dobbiamo rispettare le leggi interiori della creazione, di questa terra, imparare queste leggi e obbedire anche a queste leggi, se vogliamo sopravvivere. Quindi, questa obbedienza alla voce della terra, dell’essere, è più importante per la nostra felicità futura che le voci del momento, i desideri del momento. Insomma questo è un primo criterio da imparare: che l’essere stesso, la nostra terra, parla con noi e noi dobbiamo ascoltare se vogliamo sopravvivere e decifrare questo messaggio della terra. E se dobbiamo essere obbedienti alla voce della terra, questo vale ancora di più per la voce della vita umana. Non solo dobbiamo curare la terra, ma dobbiamo rispettare l’altro, gli altri. Sia l’altro nella sua singolarità come persona, come mio prossimo, sia gli altri come comunità che vive nel mondo e che deve vivere insieme. E vediamo che solo nel rispetto assoluto di questa creatura di Dio, di questa immagine di Dio che è l’uomo, ogni uomo, solo nel rispetto del vivere insieme sulla terra, possiamo andare avanti. E qui arriviamo al punto che abbiamo bisogno delle grandi esperienze morali dell’umanità, che sono esperienze nate dall’incontro con l’altro, con la comunità, l’esperienza che la libertà umana è sempre una libertà condivisa e può funzionare soltanto se condividiamo le nostre libertà nel rispetto di valori che sono comuni per tutti noi. Con questi passi si può far vedere la necessità di obbedire alla voce dell’essere, di obbedire alla dignità dell’altro, di obbedire alla necessità del vivere insieme le nostre libertà come una libertà, e per tutto questo conoscere il valore che vi è nel permettere una degna comunione di vita tra gli uomini.
-     Tra le grandi esperienze dell’umanità c’è la grande esperienza di questo grande pellegrinaggio del popolo di Dio, cominciato con Abramo, nel quale troviamo non solo le esperienze umane fondamentali, ma possiamo, tramite queste esperienze, sentire la voce del Creatore stesso che ci ama e che ha parlato con noi. Qui, in questo contesto, rispettando le esperienze umane che ci indicano la strada oggi e domani, i Dieci Comandamenti hanno sempre un valore prioritario, nel quale vediamo i grandi indicatori di strada. I Dieci Comandamenti riletti, rivissuti nella luce di Cristo, nella luce della vita della Chiesa e delle sue esperienze, indicano alcuni valori fondamentali ed essenziali: il quarto e il sesto comandamento insieme, indicano l’importanza del nostro corpo, di rispettare le leggi del corpo, della sessualità e dell’amore, il valore dell’amore fedele, la famiglia; il quinto comandamento indica il valore della vita ed anche il valore della vita comune; il settimo comandamento indica il valore della condivisione dei beni della terra e la giusta condivisione di questi beni, l’amministrazione della creazione di Dio; l’ottavo comandamento indica il grande valore della verità. Se, quindi, nel quarto, quinto e sesto comandamento abbiamo l’amore per il prossimo, nel settimo abbiamo la verità. Tutto questo non funziona senza la comunione con Dio, senza il rispetto di Dio e la presenza di Dio nel mondo. Un mondo dove Dio non c’è diventa in ogni caso un mondo dell’arbitrarietà e dell’egoismo. Solo se appare Dio c’è luce, c’è speranza. La nostra vita ha un senso che non dobbiamo produrre noi, ma che ci precede, ci porta.
In questo senso occorre prendere insieme le vie ovvie che oggi anche la coscienza laica può facilmente vedere, e cercare di guidare così alle voci più profonde, alla voce vera della coscienza, che si comunica nella grande tradizione della preghiera, della vita morale della Chiesa. Così, in cammino di paziente educazione, si può tutti imparare a vivere e a trovare la vera vita.

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