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Esiziale l’equiparazione tra Scrittura e parola di Dio

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it

«…impossibile definire la Scrittura semplicemente come ‘la rivelazione’ (la parola di Dio), come invece oggi avviene nel linguaggio corrente. La Scrittura è la testimonianza essenziale della rivelazione, ma la rivelazione è qualcosa di vivo, di più grande - perché sia tale essa deve giungere a destinazione e deve essere percepita, altrimenti essa non è divenuta ‘rivelazione’ (parola di Dio). La rivelazione non è una meteora precipitata sulla terra, che giace da qualche parte come una massa rocciosa da cui si possono prelevare dei campioni di minerale, portarli in laboratorio e analizzarli. La rivelazione ha degli strumenti, ma non è separabile dal Dio vivo, e interpella sempre la persona viva a cui essa giunge. Il suo scopo è sempre quello di raccogliere gli uomini, di unirli tra loro - per questo implica la Chiesa. Ma se si dà questa sporgenza della rivelazione (della parola di Dio) rispetto alla Scrittura, allora l’ultima parola su di essa non può venire dall’analisi dei campioni minerali - il metodo storico - critico -, ma di essa fa parte l’organismo vitale della fede di tutti i secoli. Proprio questa sporgenza della rivelazione (della parola di Dio) sulla Scrittura, che non può a sua volta essere espressa in un codice di formule, è quel che chiamiamo ‘tradizione’» [Joseph Ratzinger, La mia vita, pp. 91-92].
«…il compito incompiuto del post - concilio in rapporto alla Bibbia sta proprio in questo suo collocarla all’interno dell’atto rivelativo di cui è testimonianza (perché possa divenire rivelazione, parola di Dio). In tal modo si evita anzitutto quell’esiziale equiparazione tra Scrittura e parola di Dio che appartiene a tanto linguaggio ecclesiale corrente e manifesta il distacco crescente tra la Scrittura e la Chiesa, sottraendo alla fede ecclesiale la decisione circa il senso ultimo della Scrittura. Riportata, come vuole il Concilio, al ruolo di testimonianza della Rivelazione, la Scrittura ne istituisce un passaggio essenziale, ma non nega che la Rivelazione si compie solo nell’atto stesso del suo raggiungere la fede del credente.
Tale collocazione della Scrittura all’interno della Rivelazione non solo ne salvaguarda il rapporto con la Tradizione e con la Chiesa, ma ne garantisce anche la prospettiva dialogica che elimina in radice i pericoli dei riduzionismi storicistici ed eticistici incombenti oggi nelle letture bibliche» [Giuseppe Betori, La Parola nel tempo della Missione, p. 69].

Cristo come rivelazione, come parola di Dio è il centro di tutta la testimonianza della Scrittura: guardare a lui che incontro come Persona viva, che mi parla qui e ora nel noi del vissuto ecclesiale, come in continuità ha parlato in tutta la tradizione, è il nostro primo e principale compito. Come dice la prima lettera di Clemente, la lettera di uno dei primi successori di Pietro: “teniamo dunque il nostro sguardo incrollabilmente rivolto al sangue redentore di Gesù Cristo”. Ma cosa significa tutto ciò, percepire Cristo come il centro che mi parla qui e ora attraverso la testimonianza della Scrittura, accoglierlo in vissuti fraterni di comunione ecclesiale autorevolmente guidata, come la risposta, come il pane che è vita, come il Verbo vivente tra noi del Dio vivente Padre, Figli e Spirito Santo?
La Scrittura come anima della liturgia e quindi del vissuto fraterno di comunione ecclesiale, della dottrina, della teologia, della catechesi espone questa semplice e insieme grande idea di fondo (che è stata nel contempo il cuore del moto spirituale del Concilio e oggi di ogni esperienza di rinnovamento autentico), dicendo: “Fa che viviamo di ogni parola che esce dalla tua bocca”, e quindi dalla persona vivente del Risorto sacramentalmente presente, colui che parla ancora oggi come parlava allora nella sua fase terrena, come Parola unica, perfetta e definitiva di Dio, portando a compimento le precedenti. Cristo è il cuore della Sacra Scrittura, la sua unica parola di Dio che si esprime in molte parole. Fa che viviamo delle parole che servono a farci comprendere il Verbo, la parola di Dio come Scrittura in atto: e tali parole bibliche, analizzate anche con il contributo storico. critico, sono tali, divengono parola di Dio in lui che mi parla qui e ora e per la sua grazia.
Tutto ciò ci invita a rivolgerci alla testimonianza della sacra Scrittura: ci rinvia al fatto che nella Scrittura ci viene incontro la parola vivente di Dio. Questa è una sorgente che sempre ci offre nuovamente risposta introducendoci attraverso i sacramenti, l’Eucaristia in particolare, in una dimensione di vita profondamente nuova, avviata dall’accadimento del Risorto, in questo mondo; solo a partire attraverso la Scrittura che diviene continuamente parola di Dio noi ritroviamo la via alla Verità che ci conduce al nostro cuore, a noi stessi e a Dio, e così edifichiamo il mondo facendo emergere quel grande “sì” che in Gesù Cristo Dio ha detto e dice all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza.
Insieme al cristocentrismo cioè al volto umano di Dio come via alla Verità e alla Vita del Dio vivente, Padre, Figlio e Spirito Santo, la seconda istanza concreta del Concilio è stata quella di impiantare la testimonianza della Sacra Scrittura come anima della liturgia e dell’annuncio perché possa accadere la parola di Dio nel centro del vissuto cristiano di comunione ecclesiale autorevolmente guidata, e di ricondurci così al cuore della fede. Non conoscere la testimonianza della Scrittura come anima di tutta la vita sacramentale della Chiesa significa non conoscere Cristo, non percepirlo oggi nella Sua viva voce, afferma san Girolamo. E noi conosciamo la Scrittura, aiutati anche esternamente dall’analisi storico critica, ma soltanto nell’avvenimento, sotto la preminente e decisiva azione guida dello stesso Spirito che l’ha ispirata, nel dialogo con quelle parole che così diventano qui e ora parola di Dio, della persona vivente del Risorto, a me che ascolto con questa fede. Cristo è il cuore di tutta la lettera di amore di Dio che è la Scrittura e la sua unica Parola si esprime in molte parole per rivelarci come si può lasciarci assimilare a Lui, diventare una cosa sola con Lui e come questa fusione possa realizzarsi in pratica, cioè nel vissuto morale, rendendo attuali nell’incontro liturgico i fatti e i detti della sua fase terrena. La fede non è in rapporto con qualcosa di lontano, fatti e detti di una persona di altri tempi, per la quale si debbano intraprendere grandi ricerche storico critiche, magari attraversare un oceano o spingersi fin nelle profondità della terra. Parla di una realtà, di una Persona vicina: il Verbo è presente nel tuo cuore: devi solo rientrare in te stesso, là lo troverai perché Gesù è risorto, è presente in ogni volto, è il Signore, il datore di ogni bene.
Con queste espressioni, Paolo nomina entrambe le formule di confessione usate nella Chiesa e che costituiscono il nucleo della nostra professione di fede. Egli dice: se tu ti inoltri davvero nelle domande fondamentali, in te senza di te, del tuo cuore, esperimentando che niente e nessuno ti può adeguatamente rispondere, ti apri nello stesso tempo a Gesù Cristo non solo come Verità ma come valore unico per te. E, reciprocamente: tu ti inoltri per davvero nelle domande fondamentali “chi sono? Da dove vengo? Dove vado?” del tuo cuore solo quando ti rendi conto che l’autarchia, l’autosufficienza cioè il peccato non ti offre quello che attendi ma ti apri, ti affidi, credi nella fede e con la fede della Chiesa vivente. “In questa adesione di fede con e nella chiesa vivente -Joseph Ratzinger in L’Osservatore romano, 13 (1983), n.8,p.12) - nel lasciarsi sostenere insieme ad essa - persino quando molti particolari della vita (anche della Scrittura) restano oscuri e incompresi - noi veniamo compaginati e custoditi nella comunione della fede, le apparteniamo e a essa comunichiamo. E leggeremo correttamente la Scrittura a partire dal suo centro, dalla sua intima unità, quando la leggeremo in accordo con la fede della Chiesa” e solo così la testimonianza della Scrittura, sotto la preminente e decisiva azione guida dello Spirito del Risorto, diviene per me Parola di Dio che opera qui e ora concretamente quello che annuncia. E’ veramente esiziale allora identificare Scrittura con parola di Dio.

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