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Dio vuole persone che amino, con Lui

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
«E’ bello incontrare persone che nella nostra società cercano di dare al messaggio del Vangelo un volto; vedere persone anziane e giovani, che rendono concretamente sperimentabile nella Chiesa e nella società quell’amore dal quale noi, come cristiani, dobbiamo essere conquistati: è l’amore di Dio che ci fa riconoscere nell’altro il prossimo, il fratello o la sorella!» [Benedetto XVI, Incontro con il mondo del volontariato nel Wiener Konzerthaus, 9 settembre 2007].

Il generoso impegno del volontariato in Austria
Il volontariato, in Austria così diffuso, dà un contributo determinante al benessere generale del Paese. Questa solidarietà vissuta è nella Chiesa e nel civile un collante irrinunciabile per la società austriaca, e per la sua qualità umana. Secondo uno studio, uomini e donne prestano al volontariato 17 milioni di ore in ambito sociale e nell’aiuto ai vicini di casa; il valore in termini di produttività raggiunge i 3, 5 miliardi di euro, che corrispondono a circa 200.000 posti di lavoro effettivi.
Molto più importante della statistica dei numeri è la domanda sul perché tante persone si sentono e si dichiarano disposte a prestare opera di volontariato. Un tale impegno gratuito, nella spinta originaria di ogni io umano che Dio vuole che ami con Lui, consapevole o inconsapevole forma la propria personalità cioè la relazione col proprio e altrui essere dono e con il Donatore divino e si inserisce con un contributo attivo e responsabile nella vita sociale. Coscientemente la disponibilità ad una attività volontaristica può basarsi su molteplici e fra di loro diverse motivazioni. Spesso emerge solo il desiderio di fare qualcosa che abbia senso e sia utile nei nuovi campi di esperienza. Molti uomini, donne ma anche bambini e adolescenti, giovani cercano in ciò naturalmente e con buona ragione anche gioia ed eventi belli, un’esperienza di autentico cameratismo in una comune attività ricca di senso. Spesso le idee e le iniziative personali si collegano con un fattivo amore del prossimo; così il singolo viene integrato in un movimento o in una comunità che lo sostiene. ”Vorrei - dice il Papa - ringraziare ogni donna, ogni uomo, tutti i giovani e tutti i bambini - l’impegno volontaristico dei bambini, infatti, non di rado è imponente; si pensi solo all’azione dei ”Sternsinger” nel tempo natalizio. Soprattutto vorrei ringraziare anche per quei piccoli e grandi servizi e fatiche che non sempre danno nell’occhio. Grazie e ”Vergelt’s Gott” per il vostro contributo all’edificazione di una ”civiltà dell’amore”, che si pone al servizio di tutti e crea Patria! L’amore del prossimo non si può delegare; lo Stato e la politica, con le pur necessarie premure per lo Stato sociale, non possono sostituirlo. L’amore del prossimo richiede sempre l’impegno personale e volontario, per il quale certamente lo Stato può e deve creare condizioni generali favorevoli. Grazie a questo impegno, l’aiuto mantiene la sua dimensione umana e non viene spersonalizzato. E proprio per questo voi volontari non siete ”tappabuchi” nella rete sociale, ma persone che veramente contribuiscono al volto umano e cristiano della nostra società”.
Proprio i giovani desiderano che le loro capacità e i loro talenti vengano ”suscitati e scoperti”. I volontari vogliono essere chiamati in causa personalmente. ”Ho bisogno di te!”, ”Tu ne sei capace!”: quanto ci fa bene una tale richiesta. Proprio nella sua semplicità umana essa ci rimanda in modo indiretto a quel Dio che vuole persone che amino con Lui,persone che da tutta l’eternità con l’incarnazione del Figlio e la sua unione con ogni uomo ha pensato e voluto ciascuno come suo dono nel proprio e altrui essere come in tutto l’universo che ci circonda. Così Gesù ha chiamato gli uomini e ha dato loro il coraggio per la cosa grande che essi da sé non si sarebbero sentiti capaci di fare. Lasciarsi chiamare, decidersi e poi intraprendere un cammino senza la solita domanda circa l’utilità e il profitto - questo atteggiamento lascerà tracce risanatrici. Nell’enciclica Deus caritas est Benedetto XVI ha posto in rilievo come la Chiesa, in quanto famiglia di Dio, è e deve essere luogo dell’aiuto vicendevole e al tempo stesso della disponibilità per tutti coloro che hanno bisogno di aiuto, anche quando queste persone non appartengono alla Chiesa. I santi hanno indicato questa via con la loro vita. E’ un cammino interessante e appassionante, un cammino generoso e, proprio oggi, attuale. Il ”sì” a un impegno volontaristico e solidale è una decisione che rende liberi e aperti alle necessità dell’altro; alle esigenze della giustizia, della difesa della vita e della salvaguardia del creato. Negli impegni di volontariato entra in gioco la dimensione- chiave dell’immagine cristiana di Dio e dell’uomo: l’amore di Dio e del prossimo.

L’impegnarsi a titolo volontaristico costituisce un’eco della gratitudine ed è la verità della trasmissione dell’amore ricevuto e che si desidera
Visto così, l’impegno a titolo gratuito ha molto a che fare con la Grazia. Una cultura che vuole conteggiare tutto e tutto pagare, che colloca il rapporto tra gli uomini in una sorte di busto costrittivo di diritti e di doveri, sperimenta grazie alle innumerevoli persone impegnate a titolo gratuito che la vita stessa è un dono immeritato e questa è la sua realtà, la sua verità che rende tutti liberi nei rapporti reciproci. Per quanto diverse, molteplici o anche contraddittorie possano essere le motivazioni e anche le vie dell’impegno volontaristico, alla base di tutte sta in fin dei conti quella profonda comunanza che scaturisce dalla ”gratuità”. E’ gratuitamente che abbiamo ricevuto la vita, ogni vita dal concepimento alla morte naturale, dal Creatore, gratuitamente siamo stati liberati dalla via cieca del peccato e del male, gratuitamente ci è stato e ci viene continuamente dato lo Spirito di figli nel Figlio con i suoi molteplici doni, gratuitamente destinati alla vita eterna nell’anima e nel corpo. Nell’Enciclica Deus caritas est Benedetto XVI ha scritto: ”L’amore è gratuito; non viene esercitato per raggiungere altri scopi” (35). Questa logica della gratuità è collocata al di là del semplice dovere e potere morale. Senza un continuo sviluppo dell’impegno volontaristico il bene comune e la società non potevano, non possono e non potranno perdurare. La spontanea disponibilità vive e si dimostra al di là del calcolo e del contraccambio atteso; essa preserva dal rischio che le giuste regole di mercato diventino selvagge e dittatoriali. Ogni uomo concreto, infatti, è molto di più nel proprio e altrui essere dono del Donatore divino di un semplice fattore economico da valutare solo con criteri economici. Il progresso e la dignità di una società dipendono sempre di nuovo proprio da quelle persone che fanno di più del loro stretto dovere.

Gloria di Dio è ogni uomo vivente e la vita di ogni uomo è la visione di Dio
Incontrare la Persona viva di Gesù Cristo, sentirsi guardati da Lui ci contagia di amore divino, del modo divino di amare, completamente gratuito, grazia. Vi sono sguardi che possono andare a vuoto o addirittura portarci al disprezzo di sé stessi, degli altri e di ciò che ci circonda. E sguardi invece che possono conferire riguardo ed esprimere amore. Le persone, che sotto la premente e decisiva azione guida dello Spirito o amore trinitario, si impegnano gratuitamente si sentono prossimi a tutti, conferiscono al prossimo considerazione, ricordano la dignità sacra di ogni essere umano concreto comunque ridotto e suscitano gioia e speranza. Gli esponenti del volontariato sono custodi ed avvocati dei diritti di ogni uomo e della sua dignità.
Con lo sguardo di Gesù è collegata ancora un’altra forma del guardare. ”Lo vide e passò oltre”, si legge nel Vangelo del sacerdote e levita che vedono l’uomo mezzo morto giacere al margine della strada, ma non intervengono (Lc 10,31.32). C’è chi vede e finge di non vedere, ha la necessità davanti ai suoi occhi e tuttavia rimane indifferente, questo fa parte anche delle correnti fredde del nostro tempo. Nello sguardo degli altri, proprio di quell’altro che ha bisogno del nostro aiuto, sperimentiamo l’esigenza concreta dell’amore cristiano. Gesù Cristo non ci insegna una mistica ”degli occhi chiusi”, ma una mistica ”dello sguardo aperto” e con ciò del bene e quindi del dovere assoluto di percepire e far propria la condizione degli altri, la situazione in cui si trova quell’uomo che, secondo il Vangelo, diventa nostro prossimo. Lo sguardo di Gesù, la scuola degli occhi del Risorto e quindi presente e unito ad ogni essere umano introduce in una vicinanza umana, nella solidarietà, nella condivisione del tempo, nella condivisione delle doti e anche dei beni materiali. Perciò quanti operano nelle Istituzioni caritative della Chiesa - dice il Papa nella Deus caritas est - si distinguono, devono distinguersi per il fatto che non si limitano ad eseguire in modo abile la cosa conveniente al momento - importante anche questo -, ma si dedicano all’altro con le attenzioni suggerite dal cuore. Questo cuore vede sempre dove c’è bisogno di amore e agisce subito, è aperto per lasciarsi turbare di fronte al bisogno dell’altro. Allora trovo il mio prossimo, o meglio: è lui, il Risorto a trovarmi, a venirmi incontro, a chiedermi come un mendicante.
Il dono e quindi il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo ricorda che a Dio stesso, mediante l’amore del prossimo, noi cristiani consapevolmente tributiamo l’onore. Chiara la parola di Gesù: ”Tutto quello che avete fatto a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Se in ogni uomo concreto che incontriamo è presente Gesù, unito con l’incarnazione con ogni uomo, quei collaboratori che svolgono il ministero dell’amore per il prossimo nella Chiesa, non possono non essere che persone che sono toccate all’incontro e dall’amore con la Persona del risorto e quindi del Padre nello Spirito Santo. Cristo ha conquistato il loro cuore con il suo amore dato in dono, risvegliando l’amore per il prossimo e quindi tutta l’attività gratuita può diventare un’esperienza di Dio. La partecipazione alle situazioni ed alle necessità degli uomini conduce ad un ”nuovo” stare insieme ed opera ”producendo senso”. Così il servizio gratuito può aiutare a far uscire le persone dall’isolamento, a sviluppare l’”Io, ma non più io” dell’esistenza cristiana fondata sul Battesimo, la formula della ”novità” cristiana chiamata a trasformare il mondo e a dare la gioia pasquale integrando nella comunità ecclesiale.
”Alla fine - ha ricordato Benedetto XVI - vorrei ricordare la forza e l’importanza della preghiera per quanti sono impegnati nel lavoro caritativo. La preghiera a Dio è via d’uscita dall’ideologia o dalla rassegnazione di fronte all’illimitatezza del bisogno. I cristiani continuano a credere, malgrado tutte le incomprensioni e confusioni del mondo circostante, nella ”bontà di Dio” e nel ”suo amore per gli uomini” (Tt 3,4). Essi, pur immersi come gli altri uomini nella drammatica complessità delle vicende della storia, rimangono saldi nella certezza che Dio è Padre e ci ama, anche se il suo silenzio rimane incomprensibile per noi”.
Non è sufficiente, anche se prioritario, il proprio dovere in famiglia e nella professione e per farlo bene ci vuole già molta forza e un grande amore e impegnandosi a servizio anche per gli altri, mettendo il proprio prezioso tempo libero a servizio dell’uomo e della sua dignità, il proprio cuore si dilata anche per la famiglia e la professione. I volontari non sentono prossimo solo il vicino ma anche nel ”lontano” prossimo che da Dio è accettato e che, con il nostro aiuto, viene raggiunto dall’opera di redenzione compiuta da Cristo e che vuole operare con noi. L’altro, il prossimo nel senso del Vangelo, diventa per noi come un patner privilegiato di fronte alle pressioni e costrizioni del mondo in cui viviamo. Chi rispetta la ”priorità del prossimo”, vive ed agisce secondo il Vangelo e prende parte alla missione della Chiesa, che sempre guarda ogni uomo in tutti i suoi ambiti e vuol fargli sentire l’amore senza misura di Dio sia per il percorso naturale e sia per la destinazione eterna della vita.

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